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Quasi il 50% dichiara di essere un futuro harraga

La Spagna e Annaba, le “star” dell’andata senza ritorno

di Salim Koudil, Liberté, 3 dicembre 2008

Mentre la Spagna e l’Italia sono le mete predilette, Annaba resta il luogo di concentramento di tutti i candidati all’emigrazione clandestina.

Quasi la metà degli intervistati affermano che tenteranno l’emigrazione clandestina, se se ne presenterà l’occasione. Tra di loro, i più tentati sono quelli che possiedono un livello di studi superiore. Che è come dire quale sia lo stato d’animo dei nostri universitari, la cui marginalizzazione è più evidente. E ciò rafforza soprattutto l’appello di quelli che chiedono ai dirigenti del paese che, prima di chiedere agli espatriati di rientrare, occorre fare di tutto per evitare che i nostri cervelli locali partano.
Per quelli che vogliono lasciare clandestinamente il paese, le barche e i pescherecci sono, per l’86,2% degli intervistati, i mezzi migliori per effettuare la traversata in mare.
Nelle regioni dell’Ovest, la sola ed unica risposta ottenuta dal sondaggio è: barche e pescherecci.
Per partire bisogna pagare, e pagare parecchio. E qui dipende tutto da quanti soldi si hanno. Il 72,4% si dice pronto a sborsare da 1 a 10 “brique” (per chi non lo sapesse, un “brique” equivale a 10.000 dinar, circa 105 euro), mentre il 5,5% non esiterebbe a sborsare più di 30 “brique”.
Alla domanda: “ se aveste la possibilità di ottenere un visto regolare pagando una somma importante, quanto sareste disposti a spendere?”, il 43% ha risposto: “da 110.000 a 200.000 dinar (da 1.155 a 2.100 euro)”. Quanto alle mete predilette degli emigranti clandestini potenziali, i paesi più citati – e questa non è una sorpresa – sono la Spagna e l’Italia.
L’Inghilterra, con la sua leggendaria politica di immigrazione, viene subito dopo. Per contro la Francia occupa la quarta posizione, un risultato che sarebbe stato sorprendente solo qualche anno fa.
Manifestamente informati, gli intervistati affermano che i due paesi che non espellono gli harraga sono la Spagna e l’Inghilterra (rispettivamente il 37,4% ed il 35,5%) Ciò che è più o meno vero, se si paragonano alla Francia e l’Italia.
Quest’ultimo paese ha, d’altra parte, firmato con l’Algeria, nel settembre 2007, un accordo di estradizione, mentre la Francia è sempre più “impenetrabile”, una tendenza che si è accentuata con l’arrivo di Sarkozy all’Eliseo.
Il fatto che i nostri giovani conoscano la situazione dell’immigrazione in Europa si spiega col fatto che, prima di prendere il largo, le reti di harraga passano giornate intere nei cyber ad informarsi sui paesi e le loro leggi sull’immigrazione ed a seguire il meteo, per poter approfittare del primo miglioramento per imbarcarsi. Senza dimenticare i sofisticati mezzi utilizzati: motori sempre più veloci e l’uso di GPS per non perdersi in mare.
Quanto al luogo di partenza degli harraga, Annaba (col 25,7%) è la città più citata, sopravanzando largamente Oran. Il fatto non sorprende perché la Coquette  (soprannome di Annaba, ndt) è diventata dal gennaio 2007 un vero eldorado per gli harraga e la situazione non promette di cambiare. Come è d’altra parte confermato dalle numerose imbarcazioni intercettate, quasi quotidianamente, sulle coste di Annaba.
Quanto alle ragioni degli harraga, per il 14,9% si tratta di incoscienza, mentre l’81,5% dice che è per “andarsene dal paese” e “costruirsi un avvenire”.
Risposte che ci hanno ricordato quello che ci ha detto un ragazzo di 20 anni incontrato ad Annaba alla vigilia della sua partenza, quasi un anno fa:”In mancanza di una prospettiva per l’avvenire, mi sarò guadagnato almeno…un’avventura”.


 




 

Famiglie degli harraga spariti

La speranza come leitmotiv

di Salim Koudil

Oltre agli harraga ed ai potenziali harraga, ci sono anche gli harraga spariti. Si tratterebbe di diverse centinaia, secondo più fonti, e questa situazione dolorosa ha spinto un gruppo ad impegnarsi a fondo. Si tratta del collettivo delle famiglie degli harraga spariti, i cui rappresentanti, soprattutto Kamel Belabed e Boubekeur Sabouni, si danno da fare da più di un anno nella speranza di ritrovare tracce dei loro figli. “Non intendiamo mollare e andremo fino in fondo, fino al giorno in cui troveremo una risposta alla nostra ricerca” ci dice Belabed. Non ha notizie di suo figlio dal 17 aprile 2007, quando aveva tentato di partire come harraga dalle coste di Annaba. Spera sempre di ritrovarlo, secondo quanto ci ha detto: “Ci credo sempre. Mi hanno riferito delle voci secondo cui potrebbe essere in prigione in Francia. Altri giovani harraga sono allo stesso modo segnalati nelle prigioni tunisine, ma nessuno ci vuole aiutare. Siamo completamente abbandonati dalle Autorità del paese”. Ci racconta un episodio che gli dà la forza di insistere negli sforzi che ha fatto e che intende continuare a fare: “Mi è stato appena confermato che la famiglia di un giovane di Oran ha ritrovato le sue tracce dopo due anni di ricerche. Il ragazzo era stato catturato su una barca dagli Spagnoli che lo hanno consegnato ai Marocchini. Adesso è in prigione a Casablanca”.