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www.independent.co.uk, 22 aprile 2012 (trad. Ossin)



Bahrein: scontri violenti e intensificazione delle manifestazioni per la democrazia
Emily Dugan, David Tremayne


Ieri una massa di manifestanti mascherati ha lanciato bombe molotov contro la polizia del Bahrein che ha risposto con gas lacrimogeni, trasformando le strade in un campo di battaglia alla vigilia del Gran Premio di Formula 1, che i manifestanti considerano un avvenimento che intende glorificare un governo repressivo. Circa 7000 manifestanti hanno brandito cartelli che chiedevano riforme democratiche mentre la polizia brutalizzava i manifestanti.


Il governo del Bahrein ha speso quasi 25 milioni di dollari per ospitare l’avvenimento sportivo nella speranza di mostrare il ritorno alla normalità in questo regno del Golfo, dopo le violente repressioni dell’anno scorso contro i manifestanti della Primavera araba. Ma le immagini impressionanti del fumo e delle strade ingombre di macerie rischiano di provocare imbarazzo alla Formula 1 ed ai generosi sponsor delle grandi marche.


I manifestanti sono rimasti scossi dalla morte di uno di loro, il cui corpo crivellato di colpi è stato scoperto sul tetto di una casa ieri dopo gli scontri con la polizia. Alcuni militanti dell’opposizione hanno dichiarato che Salah Abbas Habib, di 36 anni, faceva parte di un gruppo di manifestanti che è stato aggredito e fatto segno di colpi d’arma da fuoco da parte della polizia, venerdì nel villaggio sciita di Shakhura, situato a circa 10 km a ovest della capitale Manama. Il ministro dell’interno del Bahrein ha tentato di calmare la rabbia provocata da questa morte, annunciando l’apertura di una inchiesta per “omicidio”. Il corpo di Habib è stato trasportato in un ospedale dove le forze di sicurezza impediscono alla famiglia di avvicinarsi.


La popolazione a maggioranza sciita tenta di spezzare il quasi monopolio di potere esercitato dalla maggioranza sunnita. Almeno 50 persone sono morte negli scontri con la polizia da febbraio 2011, nel corso di quella che costituisce la più lunga protesta di piazza della Primavera araba. Il Regno è governato dalla dinastia sunnita al-Khalifa che detiene i diritti sulle corse della Formula 1 e che ha legami assai stretti con l’Occidente.


Fumo nero si levava ieri dalle barricate di pneumatici incendiati nei villaggi a maggioranza sciita mentre proseguivano le manifestazioni contro il regime. Nel villaggio di Diraz, nel nord-ovest, migliaia hanno marciato per protestare contro la morte di Habib. Alcune delle manifestazioni più virulente vi sono state in un quartiere vicino a quello dove abitava, vicino a al-Bilal al-Quadeem.


Decine di veicoli blindati erano posizionati lungo l’autostrada che porta alla pista di corsa che si trova fuori dalla capitale, per proteggere l’avvenimento sportivo. Si sono viste delle squadre che strappavano i manifesti che parlavano delle uccisioni durante le manifestazioni, manifesti che erano stati affissi lungo tutta l’autostrada principale di Manama, utilizzata dagli equipaggi della Formula 1 e dai fan.


Sulla stessa pista di corsa, guardie armate assicuravano la sicurezza 24h su 24. I piloti ignorano del tutto quanto accade all’esterno. Quando gli hanno chiesto cosa ne pensasse della morte di un manifestante, Sebastien Vettel ha risposto: “Ne sento adesso parlare per la prima volta. Non so cosa sia successo, dunque mi è difficile commentare”.


Quando hanno chiesto al pilota inglese di F1, Lewis Hamilton, quale fosse il suo messaggio per i fan del Medio Oriente, egli ha ignorato i manifestanti, dichiarando: “Apprezzo molto tutto questo sostegno e spero che saranno numerosi questo week end”.


Il Centro per i diritti dell’uomo del Bahrein ha riferito ieri che alcuni manifestanti erano stati gravemente feriti durante gli scontri di venerdì e sabato con la polizia, alcuni dei quali feriti alla testa e con membra spezzate. Afferma anche che un manifestante, Mohammed Hassan, 26 anni, è stato picchiato e arrestato venerdì sera e non ha diritto ad una avvocato. Dopo essere stato trasportato all’ospedale Salmaniya, sembra che sia in stato di detenzione. Gli organizzatori ritengono che sia stato preso di mira per la sua apparizione il mese scorso alla televisione USA durante la trasmissione Dan Rather Reports.


Il dott. Jasim Husain, ex deputato del principale partito di opposizione, Al Wefaq, che si è dimesso in segno di protesta contro gli avvenimenti dell’anno scorso, ha detto che la morte di Habib dimostra l’esistenza di “gravi problemi” in seno ai servizi di sicurezza ed ha avvisato che il suo funerale potrebbe dare luogo a nuove proteste. Tuttavia, malgrado le violenze del governo contro i manifestanti, egli ritiene che la corsa di F1 debba proseguire. “L’annullamento della competizione non farebbe che rafforzare gli estremisti del regime che ne approfitterebbero per aggravare la repressione”.


Mentre un gruppo di manifestanti di raggruppavano ieri davanti alla sede della F1 a Londra per protestare contro la tenuta della competizione in Bahrein, la famiglia del dissidente Abdulhadi al-Khawaja, che prosegue lo sciopero della fame da 2 mesi, ha dichiarato che  probabilmente gli resta solo qualche ora di vita.