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Camerun: totalitarismo o stato di diritto?

di Micheline Messi


Mentre la comunità internazionale si commuove per la morte del giornalista Bibi Ngota nella prigione centrale di Yaoundé, è il caso di ricordare che altri drammi altrettanto tragici si consumano in questi luoghi nel complice silenzio di quella stessa comunità internazionale e della stampa. Se il presidente Paul Biya ha il merito, fin dalla sua ascesa al potere il 6 novembre 1982, di avere soppresso lo stato di assedio che il defunto presidente Ahmadou Ahidjo aveva imposto col pretesto di combattere la guerriglia nell’ovest del Camerun, al centro e nella regione del Littoral, occorre anche constatare con amarezza che col pretesto dell’operazione “Sparviero”, la giustizia camerunese che vola in aiuto della mano tesale dal potere politico, ha consacrato, addirittura rafforzato, la logica della detenzione amministrativa  un tempo criticata.
E questa opzione è dimostrata dal rifiuto categorico di applicare il nuovo codice di procedura, che fa della detenzione l’eccezione e della libertà la regola.
Infatti, tra i drammi menzionati, segnaleremo i casi dei processi legati all’operazione “sparviero” e soprattutto quello del Crédit Foncier del Camerun (CFC), che vede i condannati in primo grado che hanno impugnato la assai controversa sentenza dell’11 luglio 2008 ancora in attesa della fissazione del processo di appello, dopo ben due anni!
Discretamente interpellati, né il presidente del Tribunal de grande instance di Mfoundi a Yaoundé, né il suo capo sezione della chambre criminelle sanno nulla della sorte di questo appello.
E’ stato nel corso di questa lunga attesa (che conferisce al giudizio di primo grado un carattere definitivo) che André Bo’oto A Ngon, ex ministro delle Finanze, ex ministro della Funzione pubblica, ex presidente del consiglio di amministrazione della SONARA, della SCDP e del Credito Fondiario del Camerun, è morto nel 2008 nella Prigione centrale di Yaoundé nell’indifferenza totale dei suoi compagni politici di ieri, ma anche delle cancellerie occidentali che hanno ciononostante applaudito e incoraggiato il lancio di questa operazione che sembrava avere come obiettivo la moralizzazione della Cosa Pubblica.
E’ giocoforza tuttavia rilevare che, oramai indispettite, queste cancellerie non sembrino più interessarsi ala sorte dei processi avviati con grande sbandieramento pubblicitario dallo Stato del Camerun.
Per ciò che concerne la Società Immobiliare del Camerun (SIC), altra procedura avviata con l’operazione “sparviero”, l’ultima udienza del processo d’appello ha avuto luogo il 6 ottobre 2008; la Corte Suprema del Camerun, investita di una questione di competenza territoriale, aveva a disposizione 45 giorni, stando al disposto dell’articolo 474del codice di procedura penale, per restituire il dossier alla Corte competente per la prosecuzione del dibattimento.
Diciannove mesi dopo, invece dei quarantacinque giorni fissati dalla legge, il processo della Société Immobilière du Cameroun (SIC), così come quello del Crédit Foncier du Cameroun, è bloccata nei cassetti dei magistrati che, a dire di fonti introdotte e ben informate, attendono le istruzioni della cancelleria e/o del Presidente della Repubblica del Camerun.
Al di là degli spiacevoli casi di morte ricordati più su, il dramma sociale che vivono le famiglie degli imputati interpella sia le autorità politiche camerunesi che la comunità internazionale.
I dossier CFC e SIC sembrano iscriversi in una logica oscura di calcoli politici che mal si conciliano con la legge e la pura e semplice vicenda giudiziaria. Il Presidente Paul Biya che non perde occasione di dichiarare nel corso dei grandi incontri internazionali e ai media stranieri che il Camerun è uno Stato di diritto, deve dimostrare che ciò è vero, incoraggiando la giustizia a rispettare le procedure e il diritto nell’esame di questi dossier, nel momento in cui altre persone (Olanguena Awono, Abah Abah Polycarpe, Atangana Mebara, Ahman Adama, ecc…) sono già sul banco degli imputati.  



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1) L'Operazione "Sparviero"


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