Le Devoir.com – 22 novembre 2010


Sinistra e Destra – A ognuno la sua definizione di libertà
di Denis Blondin

Ascoltando gli esponenti di primo piano della Destra quebecchese (del Quebec) proclamare il loro slogan più importante, “Troppo Stato, non abbastanza libertà individuale”, molta gente ha pensato che avessero colto nel segno. Come dimostrano i sondaggi che vedono un partito puramente virtuale raggiungere più del 39% delle intenzioni di voto (CROP, ottobre 2010) e gli ideatori del Reseau Liberté-Québec che confermano il loro successo. Eppure, nella nostra storia, la “libertà” è una bandiera che è stata sventolata dalla Sinistra molto prima che dalla Destra. Ma si tratta della stessa libertà? E perché questo mito trova tanti seguaci oggi, tra gente che non condivide certamente gli ideali di sinistra?

Le caricature della libertà

Durante le decine di millenni durante i quali gli esseri umani hanno vissuto raggruppati in piccole comunità sparse in immensi territori, la nozione di libertà non aveva probabilmente alcun senso. Era come l’acqua per i pesci. Per quelli che si sono trovati sottomessi a un tiranno o a un padrone, ne aveva invece sicuramente molto. Questa libertà, sinonimo di affrancamento,  non è stata ancora conquistata da tutti gli esseri umani. Nello stesso tempo, per la parte ricca dell’umanità che preferisce considerarsi “libera”, la libertà come affrancamento ha perduto completamente di senso e ne ha assunto un altro diverso.
Il più diffuso tra questi nuovi significati di libertà è l’allargamento delle possibilità di scelta. Quante marche e modelli di shampoo, di antisudorifico o di rossetto sono disponibili in una farmacia Jean Coutu (catena di drugstore canadesi, ndt)? Nonostante lo spreco derivante da una simile concezione di libertà, si può arrivare a pensare che il livello di felicità possa elevarsi grazie ai 250 programmi di studio del primo ciclo all’Università di Montreal o ai 500 canali della tivù via cavo.
Questo concetto di libertà non teme l’inflazione, ma comporta altri effetti negativi. Soprattutto, è così che la libertà si confonde col privilegio, vale a dire la possibilità che fare delle scelte che non sono alla portata di tutti: scuola privata, clinica privata, polizia privata, ecc. Poco a poco, la libertà comincia a coincidere con la possibilità di imporre la propria volontà agli altri. E’ la libertà della volpe nel pollaio, secondo una nota espressione.

Il prezzo della libertà moderna

Ciò di cui i cittadini delle società ricche non sembrano essere coscienti è che, optando per una libertà definita dall’ampliamento delle possibilità di scelta, essi hanno scelto di sottomettersi anche ad una serie di vincoli che riducono la loro libertà. Si tratta di costrizioni diverse da quelle che discendono dalla servitù o dalla schiavitù ma il loro moltiplicarsi potrebbe finire con pesare molto. Più forse di quanto si possa guadagnare in libertà con l’ampliamento delle possibilità di scelta.
Queste costrizioni sono di tre tipi. Prima di tutto ci sono evidentemente le innumerevoli leggi, regolamenti, norme, obbligazioni e controlli imposti dallo Stato e dalle altre amministrazioni pubbliche. Basti pensare alle imposte e ai vincoli edilizi.
E tutti questi controlli non sono solo delle amministrazioni statali, perché lo stesso fanno quelle private, anche se godono di poteri meno autoritativi. E noi, o come dipendenti o come clienti, vi siamo comunque sottomessi. Si pensi solo ai nostri contratti di assicurazione o di telefonia mobile, ai servizi finanziari offerti dai consulenti finanziari delle nostre banche. Dei metodi delle burocrazie pubbliche o private, ognuno di noi avrebbe molte cose da raccontare a proposito di regole strampalate o assurde.
E oltre ai poteri delle istituzioni, c’è un altro livello di costrizioni, più inconsapevoli e più eversive. Sono quelle che derivano dal nostro subconscio, che ci impone il rispetto di altre innumerevoli norme, obblighi e controlli. E’ la lista di tutti i “Bisogna che”. Per esempio, nessuna legge ci obbliga a decorare la casa per Halloween, ad accompagnare i bambini ai corsi di danza o di hockey. Giacché anch’essi sono moltissimi, questo tipo di obblighi autoimposti possono finire per gravare molto sul bilancio complessivo delle limitazioni della nostra libertà.

Libertà della Destra o libertà della Sinistra?

Storicamente patrimonio della “Sinistra”, il richiamo alla libertà è stato accaparrato dalla Destra e trasformato in una richiesta di riduzione dell’intervento statale – una trasformazione già realizzata nella maggior parte dei paesi del terzo mondo. Nella nostra società è assai difficile distinguere i vincoli posti dallo Stato da quelli delle altre istituzioni (imprese, sindacati, associazioni). Quanto a quelli inconsci, essi non sono per nulla legati agli orientamenti politici, ma è forse la percezione del loro peso complessivo che ci rende così sensibili agli slogan della Destra.

Privatizzazioni

E’ possibile che le proposte della Destra possano contribuire a restaurare le nostre ridotte libertà? Questa Destra che si pretende “lucida” sogna soprattutto le privatizzazioni. E’ certa che una doppia rete di scuole o di cliniche possa contribuire ad allargare l’arco delle scelte – quelle dei ricchi. Tuttavia l’esperienza insegna che i sistemi pubblici, come Hydro-Québec o l’assicurazione pubblica automobilistica sono più efficaci e meno cari, in tal modo aumentando la ricchezza collettiva e riducendo il saldo globale delle imposte.
La Destra sogna anche il PPP  (Public-Private Partnerships). Ed è proprio qui che si raggiungeranno senza dubbio i prossimi apici di burocratizzazione e assurdità. Un sintomo: già il contratto di privatizzazione del Metro di Londra occupa 135 volumi, per un totale di 28.000 pagine.
Il principio dell’utente-pagatore è un altro slogan di questo programma. Possiamo sempre aumentare il numero dei contatori d’acqua o i caselli di pagamento ma c’è un costo supplementare prodotto da questo bel principio. Come far pagare ciascun utilizzatore di un servizio pubblico senza costituire nuove e costose strutture burocratiche per la raccolta dei pagamenti? I moduli per il pagamento delle imposte non sono già di per sé ridicolmente complesse?
L’allargamento delle possibilità di scelta non aumenta lo spazio di libertà, perché si accompagna ad una moltiplicazione dei vincoli. La Destra ci propone in realtà di andare ancora più oltre in questa direzione. E’ sicuro che i ricchi temono di meno questa moltiplicazione degli obblighi legati alla complessità delle istituzioni. Ciò perché il loro bilancio personale dei nuovi obblighi acquisiti è compensato dai privilegi esercitati. Ma per la stragrande maggioranza dei cittadini, la libertà individuale rischia di ridursi ancora di più se i progetti della Destra si realizzassero.
Senza tradire i suoi obiettivi politici, il discorso della Sinistra potrebbe anche invocare la reale libertà, la creazione di ricchezza – per esempio, la ricchezza collettiva delle miniere e dell’energia, che si riverbera anche in ricchezza individuale attraverso la riduzione delle imposte o un miglioramento dei servizi educativi e sanitari – o la “riduzione” dello Stato in termini di semplificazione, di efficacia e di eliminazione degli sprechi. Oltre a disinnescare lo slancio della Destra e alimentare un vero dibattito sulla posta in gioco, questo discorso potrebbe alimentare una essenziale presa di coscienza, perché è stato proprio facendo leva su di un sentimento incosciente di alienazione che il discorso attualmente dominante è riuscito a promuovere il suo programma.
 


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