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ProfileCrisi siriana, gennaio 2016 - “Nessuna nuova, buona nuova”, perché, oltre ai Russi non è rimasto in campo nessuno, dal momento che tutti gli altri sono allo sbando completo (nella foto, militari russi mostrano ai giornalisti la città di Salma liberata)

 

saker italia, 17 gennaio 2016
 
 
Quindicesima settimana dell’intervento russo in Siria: nessuna nuova, buona nuova
The saker
 
 
Potremmo dire che l’intervento russo in Siria si è trasformato in una specie di routine: i Russi bombardano, e anche tanto, e i Siriani avanzano su quasi tutti i fronti, ma lentamente. Anche se chi si aspettava un rapido crollo del Daesh, seguito da una serie di importanti vittorie delle truppe governative, potrebbe essere sconcertato, io personalmente sono abbastanza incoraggiato da questi eventi. Ecco perché
 
Militari russi mostrano ai giornalisti la città di Salma liberata
 
Potremmo dire che l’intervento russo in Siria si è trasformato in una specie di routine: i Russi bombardano, e anche tanto, e i Siriani avanzano su quasi tutti i fronti, ma lentamente. Anche se chi si aspettava un rapido crollo del Daesh, seguito da una serie di importanti vittorie delle truppe governative, potrebbe essere sconcertato, io personalmente sono abbastanza incoraggiato da questi eventi. Ecco perché.
 
Se i Siriani non hanno vinto con una rapida Blitzkrieg, questo è dovuto sopratutto al fatto che un tale tipo di offensiva non è in pratica fattibile. I Siriani non hanno mai avuto la possibilità di concentrare abbastanza forze su un’unica direttrice di attacco e di fatto operare uno sfondamento. Ai Siriani manca inoltre la potenza di fuoco necessaria per “ammorbidire” le difese del Daesh prima di tentare un tale tipo di offensiva. Infatti, il compito secondario delle Forze Aerospaziali Russe è stato quello di fornire dall’aria quel volume di fuoco che manca alla fanteria siriana. Comunque, anche se una Blitzkrieg è sempre molto spettacolare, anche se rischiosa, esiste un altro tipo di guerra, molto ben sperimentata, che può dare ottimi risultati: la guerra di logoramento. Non mi sto riferendo naturalmente a quel tipo di combattimento, tipico della Prima Guerra Mondiale, ma piuttosto a quello siriano vero e proprio.
 
I Russi stanno inesorabilmente riducendo le capacità belliche del Daesh a diversi livelli: stanno colpendo i loro posti di comando, i depositi di munizioni, le reti logistiche, le basi di addestramento e così via. Dal momento che molti di questi bersagli sono stati ormai distrutti, i Russi stanno anche fornendo sempre più supporto aereo ravvicinato, come dire che che ora le missioni che eseguono sono coordinate direttamente con le operazioni dell’esercito siriano. Ci sono sempre più testimonianze del fatto che ora ufficiali russi operino a stretto contatto con le unità siriane di prima linea. Questa cooperazione e questo coordinamento ravvicinato fra Russi e Siriani ha contribuito ad ottenere molte piccole vittorie e almeno  una importante: Salma, città strategica nel nord-est della provincia di Latakia, è stata ora completamente liberata. Guardate questo video della liberazione della città, è in russo ma non occorre traduzione.
 
 
 
Guardate qui per gli ultimi progressi, un servizio dal Quartier Generale, sottotitolato in italiano.
 
 
Guardando al lato negativo, i Siriani e i Russi non hanno ancora trovato il modo per togliere al Daesh il suo vantaggio maggiore: la possibilità di far affluire sempre più combattenti in Siria attraverso la Turchia ed altre nazioni. A questo punto non è chiaro chi sia in vantaggio in questa competizione, se cioè i Siriani riescano ad uccidere più Tafkiri di quanti possa farne arrivare il Daesh. In ogni caso, quello che è certo è che i Siriani stanno avanzando e questo significa che, anche se l’arrivo di nuovi guerriglieri è sicuramente un problema per i Siriani, non è tale da consentire al Daesh di arrestare l’avanzata siriana.
 
Ho anche già detto in passato che i Russi stanno fornendo ai Siriani moderne batterie di artiglieria, in grado di garantire un volume di fuoco organico e potente alle loro truppe di terra.
 
Recentemente c’è stata un’altra interessante notizia: ci sono indicazioni secondo cui ora la Russia starebbe fornendo armi direttamente ad Hezbollah. Se queste voci fossero confermate (più o meno, nessuno ufficialmente riconoscerebbe la cosa), questa sarebbe una risposta molto elegante ai bombardamenti israeliani dei depositi di armi di Hezbollah. Per quanto riguarda gli Iraniani, possiamo essere certi, che, in ogni caso, possono avere tutto quello che è disponibile sul mercato russo. In altre parole la Russia sta, lentamente ma saldamente ricostruendo le potenzialità dell’esercito siriano.
 
Comunque, il grosso evento delle ultime due settimane è in realtà un non-evento. E’ il fatto che la “coalizione alternativa” degli Stati Uniti ha conseguito esattamente il nulla. Non solo la grande conferenza tenutasi in Arabia Saudita è stata un totale fallimento in seguito all’abbandono di Ahara al-Sham, ma anche il recente tentativo saudita di aprire una crisi con l’Iran è scivolato via senza portare tangibili risultati. Stessa cosa per quanto riguarda l’intervento francese in risposta ai massacri di Parigi: la Charles de Gaulle è partita per la Siria e poi più nulla. Non è successo letteralmente niente di una certa importanza. Passando poi all’Egemone Mondiale, sembra che lo Zio Sam semplicemente non sappia cosa fare: abbiamo visto uscire da Washington tutta una serie di insipide dichiarazioni, seguite dal vuoto. I Turchi sono ora alle prese con una situazione interna che peggiora giorno dopo giorno, e anch’essi sembrano non avere idee su come comportarsi in Siria.
 
Ecco perché penso “nessuna nuova, buona nuova”, perché nessuna nuova significa che, oltre ai Russi non è rimasto in campo nessuno: qualunque sia la velocità delle avanzate russo-siriane contro il Daesh, essi sono gli unici a fare praticamente qualcosa, dal momento che tutti gli altri sono allo sbando completo.
 
Per un certo tempo il Pentagono ha accarezzato l’idea di sostenere un’offensiva curda contro la città di al-Raqqah, descritta come la “capitale del Daesh”, ed erano anche state mandate truppe speciali americane a sostegno dei Curdi, ma si è capito rapidamente che i Turchi si opponevano categoricamente ad un’operazione del genere. Peggio ancora, i Curdi stessi si sono rifiutati di fornire carne da cannone per un’offensiva americana contro il Daesh. Alla faccia del grande piano.
 
In altre parole, sembra che in questo momento non esista alcun piano fattibile da parte di Stati Uniti, NATO, UE, Turchia, Arabia Saudita ecc. Gli unici protagonisti che, non solo hanno un progetto, ma che stanno realmente perseguendo i loro obbiettivi a lungo termine, sono Russia ed Iran. E’ anche notevole il fatto che il piano russo-iraniano sia dotato di grande flessibilità: se possibile, Russi ed Iraniani vorranno arrivare alla miglior situazione sul campo prima di impegnarsi in qualunque negoziato sul futuro della Siria. Se ciò non fosse possibile e l’Impero continuasse a raddoppiare la posta in gioco, allora il piano B è semplice: la sconfitta militare del Daesh.
 
La prova migliore che Russi ed alleati sono disposti a sostenere una campagna bellica prolungata è la recente firma, fra Russia e Siria, del SOFA (Accordo sullo Stato delle Forze), che in pratica normalizza la presenza russa in Siria e che non ha un limite temporale. Infatti, se una delle due parti volesse ritirarsi dall’accordo, dovrebbe dare all’altra un preavviso di un anno. E’ molto probabile che Iraniani e Siriani abbiano anch’essi un accordo di tal genere, ma non è ancora stato reso pubblico.
 
Ci sono un sacco di ipotesi su una possibile operazione terrestre russa in Siria. Io non ne sono affatto convinto. Non solo le autorità e gli esperti militari russi hanno scartato un’opzione del genere, ma il fatto è che l’esercito russo semplicemente non è configurato per un simile tipo di proiezione di forza a lunga distanza. Certo, in teoria la Russia potrebbe inviare truppe aviotrasportate, con il supporto di un’unità operativa navale, ma questo sarebbe in contrasto con la sua dottrina militare e porterebbe con sé molti, gravi rischi potenziali. A meno che non subentrino eventi eccezionali, non credo proprio che il Cremlino rischierebbe una mossa così azzardata.
 
Così sembra che il piano sia questo:
 
1 Stabilizzare il governo siriano (fatto)
2 Guerra di logoramento contro il Daesh (in corso)
3 Ricostruzione delle forze armate siriane (in corso)
4 Stabilire una presenza militare russa permanente (fatto)
5 Prevenire l’instaurazione di una no-fly-zone da parte di USA/NATO (fatto)
6 Costringere l’Impero a negoziare con Assad (in corso)
7 Impedire gli aiuti al Daesh da parte di Turchia, Arabia saudita e Qatar (in corso)
8 Cooptare quanta più opposizione armata ad Assad in un unico fronte anti-Daesh (in corso)
9 Fornire aiuti militari ad Iran ed Hezbollah (in corso)
10 Tenere i guerriglieri del Daesh lontani dalla Russia e dai loro alleati nel Caucaso e nell’Asia Centrale (in corso)
11 Cercare di convincere gli Europei che la loro posizione in Medio Oriente (e altrove) è controproducente e che dovrebbero lavorare con la Russia per ripristinarne la stabilità (nessun risultato finora)
12 Cercare di allontanare l’Europa dagli Stati Uniti (nessun risultato finora)
 
Penso che un piano del genere combini con successo obbiettivi a corto e a lungo termine, e che abbia buone possibilità di successo, almeno nei primi 10 punti. Però, non vedo alcun segnale di indebolimento della presa che gli Stati Uniti (grazie alle sottomesse elites parassite al potere) hanno sull’Europa. Se non altro, il completo fallimento del viaggio di Hollande a Washington ha dimostrato che anche alla Francia non rimane più neanche un briciolo di sovranità.