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ProfileCrisi siriana, febbraio 2016 - La situazione in Siria ha raggiunto un punto di svolta e una drammatica escalation della guerra appare sempre più evidente (nella foto, la base aerea russa in Siria)

 

sakeritalia, 13 febbraio 2016
 
Diciottesima settimana dell’intervento russo in Siria: una drammatica escalation sembra imminente
The saker
 
La situazione in Siria ha raggiunto un punto di svolta e una drammatica escalation della guerra appare sempre più evidente. Diamo un’altra un’occhiata a come siamo arrivati a questa condizione
 
La base aerea russa in Siria
 
Durante la prima fase delle operazioni, le forze armate siriane non erano in grado di conseguire degli immediati successi strategici. La cosa non è affatto sorprendente. E’ importante ricordare che, durante le prime settimane dell’intervento, i Russi non avevano fornito supporto aereo diretto ai Siriani. Avevano invece scelto di demolire sistematicamente l’intera infrastruttura del Daesh (nota: intendo per “Deash” “tutti” i terroristi presenti in Siria), comprendente posti comando, centri comunicazione, depositi di carburante e munizioni, vie di rifornimento, ecc. Questo è stato un lavoro importante ma non ha avuto un impatto immediato sulle operazioni dell’esercito siriano. In seguito, i Russi si sono rivolti verso altri due importanti obbiettivi: respingere il Daesh nella provincia di Latakia e colpire il contrabbando di petrolio fra il Daesh e la Turchia. La prima operazione era necessaria per garantire la sicurezza del gruppo d’attacco russo e la seconda per colpire le fonti di finanziamento del Daesh. Solo a questo punto i Russi si sono seriamente dedicati al supporto aereo ravvicinato. Non solo, i Russi sono passati direttamente all’intervento sul campo.
 
La seconda fase è stata introdotta gradualmente, senza troppa fanfara, ma è quella che ha fatto la differenza sul terreno: Russi e Siriani hanno iniziato a lavorare in stretto coordinamento e questa collaborazione si è presto attestata su un livello quantitativamente superiore, che ha permesso ai comandanti siriani di utilizzare la potenza di fuoco russa con grande efficacia. Inoltre, i Russi hanno anche fornito ai Siriani equipaggiamento moderno, compresi carri armati T-90, sistemi di artiglieria di ultima generazione, radar di controbatteria, apparati per visione notturna, ecc. Infine, secondo diversi comunicati russi, in certi settori, per azioni nelle retrovie del Daesh, sono state usate anche le squadre per le operazioni speciali (composte sopratutto da Ceceni). Come risultato di tutto questo, per la prima volta l’esercito siriano è passato dai successi tattici alle vittorie strategiche e, per la prima volta, i Siriani hanno incominciato a liberare le città-chiave per importanza strategica.
 
Infine, i Russi hanno scatenato una fantastica tempesta di fuoco sul Daesh in alcuni punti cruciali del fronte. A nord di Homs, i Russi hanno bombardato un settore per 36 ore di fila. Secondo gli ultimi aggiornamenti del Ministero della Difesa Russo, solo fra il 4 e l’11 febbraio, il contingente aereo schierato nella Repubblica Araba Siriana ha compiuto 510 missioni, colpendo 1.888 obbiettivi dei terroristi. Questi feroci bombardamenti hanno avuto l’effetto desiderato e l’esercito siriano ha iniziato ad avanzare lentamente lungo il confine turco-siriano, impegnando allo stesso tempo le forze del Daesh ancora dislocate nella parte nord di Aleppo. Così facendo, Russi e Siriani hanno minacciato di tagliare le vie di rifornimento con la Turchia, assolutamente vitali per il Daesh. Secondo fonti russe, i combattenti del Daesh sono così demoralizzati che costringono la popolazione locale a fuggire verso la frontiera turca, cercando di nascondersi nelle colonne dei profughi civili.
 
Questo successo strategico russo e siriano significa che tutte le nazioni che sostengono il Daesh, comprese Turchia, Arabia Saudita e Stati Uniti, sono di fronte al completo fallimento di tutti i loro tentativi per rovesciare Assad e dividere la Siria allo scopo di trasformarne una parte in una sorta di “Jihadistan”. Gli Americani, naturalmente, questo non possono ammetterlo, e per quanto riguarda i Sauditi, le loro minacce di invadere la Siria sono abbastanza risibili. Questo lascia tutto sulle spalle di Erdogan, che sembra più che felice di fornire all’Occidente un altro alleato pazzo e volutamente irresponsabile, che cerca con ogni mezzo di privare “gli avversari” di tutto quello che assomiglia anche lontanamente ad una vittoria.
 
Sembra che Erdogan stia prendendo in considerazione due opzioni. La prima è un’operazione terrestre in Siria, per ripristinare le linee di rifornimento del Daesh ed impedire ai Siriani di controllare il confine. Ecco una bella illustrazione (presa da un video di SouthFront) di come questo potrebbe apparire.
 
 
Secondo diverse fonti, Erdogan dispone, per portare a termine una tale invasione, di circa 18.000 uomini, con aerei, blindati ed artiglieria dislocati lungo il confine.
 
Il secondo piano è ancora più semplice, almeno in teoria: creare una no-fly-zone su tutta la Siria. Erdogan ha parlato diverse volte di questa opzione, l’ultima volta giovedì 11.
 
Non c’è bisogno di dire che entrambi questi piani sono assolutamente illegali secondo il diritto internazionale e costituirebbero un atto di aggressione, “il supremo crimine internazionale”, secondo il Tribunale di Norimberga, perchè “racchiude all’interno tutto quanto il male possibile”. Non che questo possa scoraggiare un megalomane come Erdogan.
 
Erdogan e i suoi sostenitori in Occidente sosterranno naturalmente che ad Aleppo è in atto un disastro umanitario, o magari anche un genocidio, che c’è la “responsabilità di proteggere” (la famosa R2P) e che non occorre nessuna risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per intraprendere quello che è chiaramente un “atto umanitario”. Sarebbe di nuovo “Sarajevo 2.0″ o “Kosovo 2.0″. I media occidentali sono attualmente impegnati con la demonizzazione di Putin e, proprio di recente hanno fornito, per tutti quei poveri diavoli che ancora danno loro ascolto, le seguenti “perle”.
 
Putin ha “probabilmente” ordinato l’assassinio di Litvinenko.
Putin ha ordinato l’assassinio di Litvinenko perchè lo stesso Litvinenko stava per rivelare che Putin è un pedofilo (seriamente, non sto scherzando, controllate voi stessi!).
La Terza Guerra Mondiale inizierebbe con l’invasione russa della Lettonia.
Secondo il Ministero del Tesoro americano, Putin è un uomo corrotto.
Secondo George Soros, Putin vuole la “disintegrazione dell’Unione Europea” e la Russia è una minaccia ancora più grande del Jihad.
La Russia fa così paura che il Pentagono vuole quadruplicare gli stanziamenti per la difesa dell’Europa.
Putin sta rafforzando l’ISIS in Siria ed è responsabile del flusso dei profughi.
 
Non c’è bisogno di allungare l’elenco, vi siete fatti l’idea. E’ veramente di nuovo come in Bosnia, Kosovo, Iraq, Libia, con le identiche “lacrime di coccodrillo” e le stesse motivazioni per un’aggressione illegale. Solo che al posto di Sarajevo, “città martire, assediata dai macellai serbi”, adesso abbiamo “Aleppo, città martire assediata dai macellai siriani”. Prossimamente mi aspetto ad Aleppo anche qualche auto-attentato, per “provare” che “il mondo” “deve agire” per “impedire un genocidio”.
 
Naturalmente, la grossa differenza è che Yugoslavia, Serbia, Iraq e Libia erano tutte praticamente indifese nei confronti dell’Impero Anglo-Sionista. Non così la Russia.
 
In termini esclusivamente militari, la Russia ha compiuto un certo numero di passi importanti: ha richiesto una “verifica” su larga scala della “preparazione al combattimento” dei distretti militari meridionali e centrali. In pratica questo significa che tutte le forze russe sono in stato di allerta, specialmente le Forze Aerospaziali, le Truppe Aviotrasportate, l’Aviazione da Trasporto e naturalmente tutte le truppe russe in Crimea e la Flotta del Mar Nero. Il primo risultato pratico di queste “esercitazioni” è non solo quello di renderle immediatamente disponibili, ma è anche quello di renderne difficoltosa la localizzazione. Questo non solo è una misura di protezione per le forze mobilizzate, ma rende anche molto difficile per il nemico capire che cosa esattamente stiano esse facendo. Ci sono anche segnalazioni di come gli aerei russi AWACS (Sistema di Allarme e Controllo Aviotrasportato), gli A-50M, stiano regolarmente volando sulla Siria. In altre parole, la Russia ha preso tutte le misure necessarie per entrare in guerra con la Turchia.
 
Esercitazioni turco-saudite
 
Non c’è bisogno di dire che anche Turchi e Sauditi hanno annunciato manovre militari congiunte. Hanno anche dichiarato che aerei sauditi, in supporto all’invasione della Siria, condurranno attacchi partendo dalla base di Incirlik.
 
Allo stesso tempo, i Russi hanno lanciato un’iniziativa per la pace centrata su un cessate il fuoco che dovrebbe iniziare il 1° marzo, o, secondo le ultime indiscrezioni, il 15 febbraio. Lo scopo è trasparente: interrompere l’iniziativa turca per un’invasione della Siria. E’ evidente che la diplomazia russa sta facendo tutto il possibile per evitare una guerra con la Turchia.
 
Ancora una volta mi tocca ripetere quello che ho già detto un milione di volte in passato: il piccolo contingente russo in Siria è in una condizione molto precaria: lontano dalla Russia e molto vicino (45 km.) alla Turchia. Non solo, ma i Turchi hanno più di 200 aerei da caccia pronti ad attaccare, mentre i Russi probabilmente hanno in totale meno di 20 Su-30/35/34. Si, questi sono aerei molto avanzati, di generazione 4++, e saranno supportati dalle batterie di S-400, ma il rapporto di forza rimane comunque terribile 1:10.
 
La Russia ha comunque un grosso vantaggio rispetto alla Turchia: ha una quantità di bombardieri a lungo raggio, armati con bombe a caduta e missili da crociera, capaci di colpire i Turchi dappertutto, in Siria come in Turchia. Infatti la Russia ha anche la capacità di bombardare le basi aree turche, e i Turchi questo non possono impedirlo e neanche rispondere con azioni di rappresaglia. Il grosso rischio per la Russia a questo punto sarebbe che la NATO interpretasse queste azioni come un’aggressione russa contro una stato membro, specialmente se fosse colpita l'(in)fame base aerea di Incirlik.
 
Erdogan deve anche prendere in considerazione un altro rischio reale: anche se indubbiamente capaci, le forze turche potrebbero non essere minimamente all’altezza di quelle curde e siriane, già temprate da anni di guerra, in modo particolare le ultime, visto che sono rinforzate da Iraniani ed Hezbollah. I Turchi hanno avuto alti e bassi nei confronti dei Curdi: li soverchiano sempre con il numero e la potenza di fuoco ma non sono mai riusciti a neutralizzarli, sottometterli o eliminarli. C’è infine la possibilità che i Russi debbano usare le forze di terra, sopratutto se venisse veramente minacciato il contingente di stanza a Khmeimim.
 
A questo proposito, lasciatemi dire subito che la proiezione di una simile forza aviotrasportata così lontano dai confini russi per proteggere un piccolo contingente come quello di Khmeimim, non è  compito per le Truppe Aviotrasportate, almeno non “secondo il manuale”. Però, almeno in teoria, se si trovassero di fronte ad un possibile attacco al personale di Khmeimim, i Russi potrebbero decidere di far sbarcare una forza aviotrasportata della consistenza di un reggimento, circa 1.200 uomini, con mezzi di trasporto, blindati e artiglieria. Queste truppe potrebbero essere integrate da un battaglione di Fanti di Marina, cioè da altri 600 uomini circa. Potrebbe sembrare poco a confronto dei presunti 18.000 soldati che Erdogan avrebbe ammassato alla frontiera, ma tenete presente che solo una parte di questi 18.000 sarebbe disponibile per un attacco di terra alla base di Khmeimim e che le Truppe Aviotrasportate Russe possono trasformare direttamente in hamburgher anche forze molto più consistenti (per far conoscenza con le moderne Truppe Aviotrasportate Russe, guardate per favore qui). Francamente, non credo che i Turchi cercheranno di invadere Khmeimim, ma qualsiasi operazione terrestre turca di un certo livello renderebbe questo scenario almeno plausibile e i comandanti russi non sono certo nella condizione di considerare Erdogan sano di mente, non dopo l’abbattimento del Su-24. Dopo quell’episodio, i Russi sanno che devono solamente prepararsi al peggio.
 
Ciò che è chiaro e che in qualsiasi guerra fra Russia e Turchia, la NATO dovrà prendere una decisione fondamentale: è pronta l’Alleanza ad entrare in guerra con una potenza nucleare come la Russia per proteggere un pazzoide come Erdogan? E’ difficile immaginare che Stati Uniti e NATO possano fare qualcosa di così folle, ma, sfortunatamente, la guerre hanno la caratteristica di andare fuori controllo molto rapidamente. Le teorie militari moderne hanno messo a punto molti eccellenti modelli di escalation, ma purtroppo nessuna valida ipotesi su come potrebbe avvenire una de-escalation (non che io sappia, almeno). Come si fa a fare marcia indietro senza farla apparire una resa, o almeno senza ammettere di essere dalla parte più debole?
 
La situazione attuale è stracolma di asimmetrie pericolose ed instabili: il contingente russo in Siria è esiguo ed isolato e non può proteggere la Siria dalla NATO, e neanche dalla Turchia, ma in caso di guerra aperta fra Russia e Turchia, quest’ultima non ha alcuna possibilità di vittoria, neanche una. In una guerra convenzionale che metta di fronte NATO e Russia, personalmente credo che nessuna delle due parti accetterebbe di perdere (qualunque sia il significato di “vincere” o “perdere” in questo contesto), senza aver prima usato le armi nucleari. Questo mi fa credere che gli Stati Uniti non possano permettersi un Erdogan che attacchi il contingente russo in Siria, non durante un’invasione di terra o nel tentativo di imporre una no-fly-zone.
 
Il problema per gli Stati Uniti è  che  non hanno più nessuna speranza di raggiungere il loro obbiettivo principale in Siria: “impedire alla Russia di vincere”. Nelle menti deliranti dei governanti anglo-sionisti la Russia è solo una “potenza locale”, a cui non può certo essere permesso di sfidare la “nazione indispensabile”. E la Russia sta facendo esattamente questo, sia in Siria che in Ucraina e l’intera politica di Obama sulla Russia è nel caos. Può permettersi di apparire così debole nell’anno delle elezioni? Può lo “stato profondo” americano lasciare che l’Impero venga umiliato e le sue debolezze messe in luce?
 
Le ultime notizie mi fanno chiaramente capire che la Casa Bianca ha preso la decisione di permettere a Turchia ed Arabia Saudita di invadere la Siria. Le autorità ufficiali turche stanno dicendo apertamente che un’invasione è alle porte e che lo scopo di tale operazione sarebbe quello di fermare l’avanzata dell’esercito siriano lungo il confine e presso Aleppo. Gli ultimi resoconti parlano anche di cannoneggiamenti turchi su Aleppo. Niente di tutto questo potrebbe accadere senza il pieno supporto del CENTCOM e della Casa Bianca.
 
Sembra che l’Impero pensi che il Daesh non abbia la forza sufficiente per rovesciare Assad, almeno non fino a quando sarà sostenuto dalle Forze Aerospaziali Russe, così manderà allo sbaraglio i Turchi e i Sauditi, nella speranza di cambiare le sorti di questa guerra, o, se ciò non fosse possibile, per suddividere la Siria in “zone di responsabilità”, tutto con il pretesto di combattere il Daesh, naturalmente.
 
Il contingente russo in Siria dovrà presto far fronte ad una sfida molto seria e non vedo come potrebbe farcela da solo contro questa nuova minaccia. Spero tanto di sbagliarmi, ma devo ammettere che un “vero” intervento russo in Siria è più reale che mai, con i Mig-31 e tutto il resto. Nei prossimi giorni vedremo probabilmente una drammatica escalation del conflitto in Siria.