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ProfileCrisi siriana, dicembre 2016 - Il tempo dei grandi massacri USA potrebbe allora avere una piccola speranza di cessare. Alleluia! (nella foto, l'esercito di Assad nei quartieri liberati di Aleppo est)
 
entrefilets, 29 novembre 2016 (trad. ossin)
 
Siria, l’ultimo massacro dell’Impero?
entrefilets
 
Lo scorso ottobre, Mosca e Damasco hanno accettato una ennesima tregua «umanitaria» voluta dallo zio Sam per salvare i suoi barbuti bloccati nella sacca di Aleppo est. Per più di 3 settimane, la Russia non ha effettuato alcun attacco aereo, limitandosi ad un meticoloso lavoro di intelligence e organizzando dei corridoi umanitari per permettere l’evacuazione dei civili. Da parte loro, i tagliatori di teste moderati del Blocco atlantista impedivano alla popolazione di usare questi corridoi e si riarmavano e riorganizzavano per preparare una grande offensiva che riuscisse a spezzare l’assedio di Aleppo est. Lanciata a fine ottobre, l’operazione si è risolta in un ultimo tentativo disperato e, a inizio novembre, la risposta delle truppe siriane e di Hezbollah ha completamente rovesciato la situazione. Tre settimane dopo, la resistenza è spezzata e sul punto di cedere. La conquista di Aleppo rappresenta la fine delle ultime speranze occidentali di ribaltare la situazione. Per quasi 6 anni, l’Impero USA e le sue succursali d’Europa e del Golfo hanno inondato il paese di orde di jihadisti, permettendo tra l’altro la nascita di Daesh in una ennesima operazione di cambiamento di regime, fallimentare e sanguinosa quanto le precedenti.
 
L'esercito di Assad nelle zone liberate di Aleppo est
 
Fiasco e vaso di Pandora
 
Non dispiaccia ai propagandisti de l’im-Monde o di Libération, ma non c’è mai stata una guerra civile in Siria. Fin dai primi mesi di quella che fallacemente venne presentata come una «primavera araba», la macchina da guerra statunitense era infatti all’opera attraverso i suoi canali abituali di Riyadh soprattutto e, all’epoca comunque, anche di Ankara. Due mesi dopo le stupide e sanguinose repressioni organizzate dal governo siriano contro legittime contestazioni popolari, i primi carichi di armi e di mercenari arrivavano così nel paese, sotto la supervisione della CIA.
Perché? Per il petrolio come sempre. Già in rapporti problematici con la Russia di Valdimir Putin, l’Impero e i suoi supporter del Golfo volevano infatti far transitare i loro preziosi oleodotti attraverso una Siria senza Bachar al-Assad e dunque resa più docile, dal momento che appariva impossibile anche il passaggio attraverso l’Iraq sciita. Un progetto come sempre meraviglioso sulla carta immaginata a Langley (località dove ha sede la CIA, ndt), ma che si è rapidamente trasformato in un fiasco e ha aperto un vaso di Pandora da cui sono sgorgate tutte le più contraddittorie ambizioni regionali.
 
La Russia e l’arco sciita vincono la scommessa
 
Oggi, l’imminente caduta di Aleppo potrebbe in qualche modo significare l’inizio della fine della guerra in Siria. Certamente occorreranno mesi per annientare Daesh e, nel nord del paese, il braccio di ferro tra Ankara e i Curdi andrà avanti fino alla fine, con buone speranze però di vedere nascere il Rojava tanto sognato dai Curdi.
Infine Mosca e Damasco dovranno ancora accordarsi sul territorio siriano da riconquistare veramente, scegliendo tra l’intero paese o solo la Siria utile.
Ma fin d’ora appare già certo che l’Impero USA è il grande perdente di questo mostruoso confronto.
 
La sua nuova sortita in Medio Oriente ha infatti prodotto l’esatto opposto di quel che ha costituito l’asse della sua politica bellicista negli ultimi quindici anni: vale a dire l’obiettivo di controllare le rotte energetiche ed impedire la costituzione di quell’arco sciita che comincia in Afghanistan, prosegue lungo l’Iran, attraversa l’Iraq (diventato oramai sciita grazie ad un altro intervento illuminato dell’Impero), si prolunga nei centri del governo siriano, per terminare con Hezbollah libanese (ed eventualmente una amichevole estensione ad Hamas palestinese).
E come se non bastasse, questo arco potente è oramai totalmente rivolto verso.... la Russia di Vladimir Putin, in cui ha trovato un alleato responsabile e affidabile.
In sintesi, tutti gli ultimi interventi dell’Impero USA nella regione hanno prodotto la sua espulsione pura e semplice dal Medio Oriente, provocando nel frattempo una crisi migratoria che favorisce la distruzione dell’Europa filo-USA e la disseminazione del terrorismo internazionale.
Il fiasco è totale, addirittura affascinante, e dovrà senz’altro diventare oggetto di studi nella rubrica degli “esempi di quello che non si dovrebbe mai fare” in tutte le scuole militari del mondo.
 
L’Impero USA si distrugge così per overdose da se stesso.
Resta da sperare che Trump arrivi sano e salvo alla Casa Bianca per prendere atto di questa nuova distribuzione delle carte.
Il tempo dei grandi massacri USA potrebbe allora avere una piccola speranza di cessare.
Alleluia!