Stampa

 

ProfileCrisi siriana, settembre 2017 - La situazione sul fronte siro/iracheno a metà agosto evolve progressivamente in favore delle forze governative, anche se Daesh oppone una ostinata resistenza alle diverse offensive che l' incalzano..

 

Cf2R (Centre Français de Recherche sur le Renseignement), 3 settembre 2017 (trad. ossin)
 
Siria/Iraq: Il punto sulle operazioni militari
Alain Rodier 
 
 
La situazione sul fronte siro/iracheno a metà agosto evolve progressivamente in favore delle forze governative, anche se Daesh oppone una ostinata resistenza alle diverse offensive che l' incalzano. Vengono segnalati i primi casi di resa nelle mani delle forze curde o di Hezbollah, e questo rappresenta una assoluta novità. Da parte sua, Al-Qaeda «canale storico» sta assumendo una posizione egemone su tutti gli altri movimenti ribelli siriani, eccetto Daesh
 
 
Le offensive estive delle forze governative siriane
 
Realizzando quattro zone di «de-escalation» - nel sud-est della Siria, nella Ghuta-Est, nelle regioni di Homs e di Efrin – come deciso nel corso dei negoziati di Astana, Mosca ha messo a segno un colpo da maestro. Infatti ciò ha consentito di disimpegnare parte delle forze governative siriane e utilizzarle su altri fronti. Gli accordi di cessate-il-fuoco intervenuti in queste regioni sono posti sotto la sorveglianza di unità delle polizia militare della Federazione russa. Il compito non è privo di rischi per questi soldati russi, che si ritrovano così esposti in prima linea.
 
Bachar el-Assad ha approfittato del rafforzamento delle sue unità di attacco per realizzare considerevoli avanzate nell'est della Siria, col sostegno diretto dei suoi alleati russi e iraniani. Le sue forze continuano tuttavia ad essere continuamente attaccate – ma con molta minore intensità del passato – nelle regioni di Laodicea, tra  Hama e Homs, ma anche a La Ghuta dove i movimenti ribelli si scontrano anche regolarmente tra di loro.
 
Nella regione di Deraa, nel sud-ovest del paese, si sarebbe costituita una nuova coalizione: il Fronte Nazionale per la liberazione della Siria. Raggrupperebbe Jabhat Ansar al-Islam, le Brigate del martire Majid al-Khatib, Suqour Bait Sahm, Suqour al-Jolan, Suqour al-Badiya, Tawheed Kataeb Horan, Shahda al-Sabiteen, il battaglione Jund al-Asima e la divisione n°16 (forze speciali), Fajr al Tawheed e Salaheddin. Naturalmente l'importanza di questa coalizione, che solo sulla carta è composta da «divisioni», è da prendere con beneficio di inventario. Si tratta, tutt'al più, di gruppi locali che hanno deciso di non combattersi più tra di loro, come avevano sempre fatto fino ad allora.
 
Più a est, l'offensiva di Hezbollah lanciata all'inizio di luglio sulla frontiera siro-libanese si è conclusa con negoziati che hanno stabilito l'allontanamento dei “ribelli” e delle loro famiglie, trasferiti dal Libano verso la Siria. Anche l'esercito libanese è intervenuto, a partire dal 5 agosto, nelle regioni di Qaa e di Ras Baalbeck per allontanare gruppuscoli affiliati a Daesh. Un cessate-il-fuoco è intervenuto a fine agosto. All'esito di negoziati con Hezbollah, gli elementi sopravvissuti di Daech (300 combattenti più 300 civili) hanno ottenuto l'autorizzazione a trasferirsi nella regione di  Deir ez-Zor, in Siria. Il trasferimento è stato effettuato con 17 bus,  provocando la rabbia di Statunitensi e Iracheni. Stando così le cose, il convoglio è attualmente bloccato in una zona controllata dalle forze governative siriane. Il fatto che Damasco ed Hezbollah accettino di negoziare con Daesh non deve essere interpretato come un atto di clemenza, ma come un gesto politico forte rivolto alle popolazioni sunnite, e destinato a pesare sulle future trattative per il controllo del paese.
 
Contro ogni evidenza, Beirut nega che vi sia stata concertazione tra le sue forze, Hezbollah e il governo di Damasco. Occorre ricordare che l'esercito libanese è sostenuto dagli Occidentali che considerano il ramo armato di Hezbollah libanese una organizzazione terrorista e Bachar el-Assad come un criminale di guerra che dovrà essere un giorno deferito dinanzi il Tribunale Penale Internazionale...
 
Con l'obiettivo di liberare Deir ez-Zor dove la guarnigione[1] è assediata dal luglio 2014, le forze governative hanno lanciato due offensive e le loro prime linee si troverebbero adesso a soli trenta chilometri dalla periferia orientale della città.
 
- La prima offensiva proviene dalla regione di Aleppo e segue le rive sud dell'Eufrate dove le forze governative, guidate dalla apprezzata Tiger Force, hanno assunto il controllo delle località di  Salamiyah e Al-Suknah. Per potere assicurare da una posizione più prossima l'appoggio alle truppe di terra, è stata creata una base avanzata russa a Resafa, a sud-ovest di Raqqa, dove le truppe di Daesh ancora presenti si trovano ad essere totalmente accerchiate. Perché partecipi alla riconquista, le forze governative hanno formato una unità sunnita, I Falchi dell'Eufrate (Suqour al-Furat), principalmente composta da elementi della tribù Chaitat che si era opposta a Daesh nel 2014[2].
 
Una voce insistente pretende che gli Statunitensi e le Forze democratiche siriane (FDS[3]) potrebbero lanciare una offensiva verso sud-est lungo la riva nord dell'Eufrate, per impadronirsi della frontiere con l'Iraq prima delle forze di Damasco. Ma è anche possibile che, caduta Raqqa, le FDS non intendano spingersi più oltre.
 
- La seconda offensiva siriana, lanciata dal 5° Corpo d'armata con l'aiuto di milizie sciite straniere – soprattutto gli Afghani di Liwa al-Fetimiyoun – a partire dalla regione di Palmira, lungo l'autostrada M-20, ha dapprima permesso di raggiungere la frontiera irachena, dove si sono congiunte alle Unità di mobilitazione popolare irachene composte da combattenti sciiti appoggiati da Teheran. Da notare che molte unità sciite irachene combattono, non solo in Iraq, ma anche al fianco delle forze governative in Siria, come le milizie Kata'ib Imam Ali, Akata'ib al-Sabriun, Sayyid al-Shuhada e Asa'id Ahl al-Haq. Sono indipendenti da Bagdad e fedeli solo a Teheran, che va estendendo la propria influenza in Siria e in Iraq[4].
 
Le due offensive governative hanno prodotto un'azione a tenaglia (quella proveniente da Aleppo verso sud e quella di Palmira verso nord) e si sono ricongiunte il 19 agosto, riuscendo ad accerchiare i jihadisti di Daesh ancora presenti nel deserto centrale siriano, e da cui ancora minacciano permanentemente le regioni di Homs e di Hama. La «sacca» che restava nelle mani di Daesh a fine agosto si restringe progressivamente, nonostante la resistenza accanita e la configurazione del terreno che è tale da rendere quasi impossibile impedire ai ribelli, se lo volessero, di infiltrasi verso l'est.
 
A sud-est, le forze dell'Esercito Siriano Libero (ESL) – appoggiate da forze speciale statunitensi e britanniche – presenti intorno a Al-Tanf, sono oramai contenute, a sud dalle unità governative che hanno ripreso il controllo di parte della frontiera con la Giordania, e a nord da quelle che si sono ricongiunte alle milizie sciite irachene. La situazione sembra dunque bloccata, al momento, in questa regione che rientra nelle zone di «de-escalation», dove quindi nessuna aviazione dovrebbe teoricamente intervenire. Con discrezione, Washington ha accettato il deal proposto da Mosca, giacché gli Statunitensi non sembrano più «avere le mani» in Siria.
 
I Curdi siriani all'offensiva
 
Nel nord-est, gli Statunitensi continuano ad appoggiare direttamente le FDS, che hanno preso il controllo della città vecchia di Raqqa a inizio settembre, e dove la resistenza di Daesh resta vivissima, nonostante le perdite pesanti. E' stata annunciata l'uccisione di tre «giornalisti», che seguivano la battaglia, dai bombardamenti della coalizione.
 
Il cantone di Efrin, nel nord-est della Siria - controllato dalle Unità di protezione del popolo (YPG)[5] – è relativamente tranquillo, colpito solo questa estate da qualche tiro di artiglieria turca che ha prodotto un po' di animazione. Efrin è oramai una «zona di de-escalation» e i Russi hanno rafforzato le loro forze di polizia militare sul campo per assicurarsi che il cessate-il-fuoco venga rispettato da tutte le parti, soprattutto i Turchi.
 
Tra Efrin e l'Eufrate, nella zona conquistata dall'esercito turco nel corso dell'operazione Scudo dell'Eufrate lanciata nell'agosto del 2016 – che ha consentito di tagliare il Kurdistan siriano (il Rojava) in due -, Ankara tenta di costituire un Esercito Nazionale Siriano composto da movimenti ribelli turcomanni e salafiti-nazionalisti come Ahrar al-Cham. L'iniziativa è stata approvata a inizio settembre dal Consiglio islamico Siriano e dal governo siriano ad interim, due organizzazioni di opposizione in esilio che hanno base in Turchia. I loro detrattori le chiamano: «l'opposizione dei palazzi». L'obiettivo di Ankara è di creare un interlocutore «presentabile» contrapposto al governo di Bachar el-Assad nella prospettiva di un ipotetica soluzione negoziata della crisi siriana.
 
Hayat Tahrir al-Cham assume il controllo di Idlib
 
Violenti scontri hanno avuto luogo a inizio luglio nella provincia di Idlib. Si sono risolti a vantaggio della coalizione Hayat Tahrir al-Cham (HTC) a scapito del suo ex alleato Ahrar al-Cham, uno dei gruppi ribelli più potenti del paese. HTC è riuscito a cacciare  Ahrar al-Cham dalla città di Idlib[6] e da una trentina di villaggi dei dintorni. Dopo questi scontri, taluni gruppi sono passati da una coalizione all'altra. Ma è HTC  che ne ha attratto di più, in qualche modo il premio del vincitore.
 
Preso atto della sconfitta, Ahrar al-Cham ha cambiato leader, designando Hassan Sufan come nuovo capo. Questo ex detenuto della prigione di Sednaya (dal 2005 al 2016), di sinistra reputazione, passa per essere un abile negoziatore avendo molti contatti, acquisiti durante una rivolta nella prigione nel 2008, con gli islamisti radicali. Sulla scia della sua designazione, ha rivoluzionato da cima a fondo la struttura dirigente del movimento.
 
Attraverso HTC – che, secondo Mosca sarebbe forte di 15 000 attivisti la maggioranza dei quali viene dall'ex movimento Fronte al Nusra[7] – é la nebulosa guidata da Ayman Al-Zawahiri (Al Qaeda) che sta riprendendo influenza nell'Ovest siriano, ma sotto un'altra bandiera teoricamente indipendente. Per fare un paragone, i Russi stimano gli effettivi attuali di Daesh in Siria in circa 9 000 combattenti.
 
Evoluzione della situazione in Iraq
 
La battaglia di Mosul lanciata il 17 ottobre 2016 è ufficialmente terminata a luglio 2017 con un massacro indescrivibile. Sono morti molti civili, ma gli assalitori li sospettavano di essere favorevoli a Daesh, cosa non del tutto falsa. Come previsto già prima dell'inizio dell'offensiva, sono cominciati dei problemi di governance, perché quasi tutta la città è ridotta in macerie, i servizi collettivi non funzionano più e incombe un disastro umanitario.
 
Nel resto del paese, Daesh controlla ancora la provincia di Al Anbar, posta al centro-ovest del paese, e il bastione di Al Qaim, situato sulla frontiera con la Siria di fronte alla città di Abou Kamal. Le milizie irachene sciite e l'esercito regolare hanno lanciato un'offensiva che ha permesso di riprendere Tal Afar. Il loro prossimo obiettivo è la città di Hawija, a sud di Kirkuk. Ma Daesh resta in grado di realizzare importanti azioni terroriste in tutto il territorio, specialmente a Bagdad.
 
Il governo centrale di Bagdad si oppone energicamente al referendum proposto per il 25 settembre dal governo regionale del Kurdistan (KRG), dominato dal Partito democratico del Kurdistan (PDK) di Massud Barzani. E' possibile che venga rinviato «a una data ulteriore» - magari indefinitamente – in quanto il progetto è mal visto anche dagli Iraniani, dai Turchi e, oramai, anche dall'Unione Patriottica Curda (UPK) guidata da Jalal Talabani, alleato di Teheran. Inoltre Mosca e Washington non sono favorevoli ad una divisione dell'Iraq, che potrebbe costituire un precedente anche per altri paesi nel mondo.
 
Nella provincia di Sinjar, gli Yazidi – le cui Unità di resistenza del  Sinjar (YBS) operano sotto il controllo stretto delle YPG e del PKK – mantengono una posizione di predominio con grande collera di  Bagdad e del KRG, che chiedono continuamente, ma invano, alle YPG e al PKK di tornarsene in Siria. Tutto questo dimostra come siano oramai intrecciati i due paesi: Curdi marxisti siriani sono presenti nell'Iraq del nord, e milizie irachene sciite sono presenti nella Siria centrale...
 
Gli Statunitensi appoggiano a distanza il KRG ma diffidano sempre di più dell'UPK, considerato troppo vicino a Teheran, dal momento che l'Iran è stato nuovamente iscritto nella lista dei paesi «dell'asse del male» della nuova amministrazione Trump.
 
Rafforzamento delle posizioni della Russia e dell'Iran
 
Suprema umiliazione per gli Stati Uniti che hanno deciso di rendere più dure le sanzioni contro l'Iran, il ministro della Difesa iracheno, il maggiore-generale Erfan al-Hilayi, e il suo omologo iraniano, il brigadiere-generale Hossein Dehqan, hanno firmato, il 22 luglio a Teheran, un memorandum di cooperazione militare finalizzato alla lotta congiunta contro il terrorismo, a proteggere le frontiere e a sviluppare azioni congiunte nei campi della formazione e della tecnologia. Da notare che Teheran ha anche migliorato i suoi rapporti con Ankara.
 
Parallelamente, Bagdad ha deciso anche di intensificare i suoi contatti con Mosca per controbilanciare l'influenza degli USA. In tale quadro, l'Iraq dovrebbe acquistare ingente materiale militare dalla Russia, soprattutto carri e aerei. Occorre ricordare che la vendita di prodotti moderni comporta sempre la presenza di istruttori e di tecnici del paese fornitore, e missioni di assistenza che tendono sempre a diventare eterne.
 
In Siria, Mosca si è stabilmente insediata nella base aeronavale di  Mmeymim (Tartus), grazie ad un contratto di affitto della durata di 49 anni, firmato lo scorso gennaio con Damasco. Ciò permette alla Russia di intervenire nel Mediterraneo orientale e in tutto il Vicino Oriente. Questo dispositivo dovrebbe completarsi in futuro con delle «agevolazioni» di scalo nel porto di acque profonde di Tobruk (Libia). E' per questo che la Russia appoggia il maresciallo Khalifa Haftar, che controlla questa regione.
 
Se Daesh è in ritirata sui fronti siriano e iracheno – e ha perfino accettato di negoziare la resa di alcuni dei suoi combattenti con Damasco, Hezbollah e l'esercito libanese[8] -, Al-Qaeda «canale storico» riesce ad accrescere la propria influenza in Siria, attraverso lo HTC che si impone progressivamente sugli altri movimenti “ribelli”. Questi ultimi non vedono oramai altra speranza di salvezza, che non sia quella di moltiplicare le denunce di «attacchi chimici» a carico del governo di Damasco, sperando che ciò provochi un intervento militare occidentale (la famosa «linea rossa»).
 
Ma i due movimenti salafiti-jihadisti continuano ad avere come ideologia comune l'odio verso i «miscredenti, gli ebrei e i crociati» e il programma di colpirli, dovunque sia loro possibile, con atti terroristi. In questo campo, Daesh conserva incontestabilmente il primato (cfr. Gli attentati di Barcellona).
 
Infine vi è l'immenso problema dei milioni di rifugiati siriani e iracheni. Se quelli che sono rimasti all'interno dei due paesi stanno cominciando a tornare a casa, mano mano che le condizioni di sicurezza e sanitarie lo permettono (Mosul e alcuni quartieri di Aleppo sono campi di macerie), sembra che non valga altrettanto per quelli che sono andati all'estero. Il problema dei migranti dunque proseguirà.
 
 
Note:
 
    [1] Essenzialmente la 137a brigata meccanizzata.
    [2] Come rappresaglia, i salafiti-jihadisti avevano massacrato 700 dei suoi membri.
    [3] L'aggettivo «Democratico» non significa granché, i Curdi che le compongono in maggioranza sono dei marxisti-leninisti e una parte dei volontari stranieri proviene dagli ambienti anarchici che auspicano una «rivoluzione mondiale».
    [4] A termine, l'Iran spera di poter ottenere uno sbocco sul Mediterraneo, creando dei corridoi posti in sicurezza che attraversino i due paesi.
    [5] Il braccio armato del Partito dell'Unione Democratica (PYD).
    [6] Che conta due milioni di abitanti, la metà dei quali rifugiati.
    [7] Ha ufficialmente «divorziato consensualmente» da Al-Qaeda centrale il 28 luglio 2016, assumendo il nome di Fateh al-Cham. Ma nessuno è tanto stupido da crederci...
    [8] Beirut e Hezbollah hanno ottenuto in cambio la restituzione dei corpi dei prigionieri assassinati da Daesh.