mintpressnews, 16 luglio 2021 (trad.ossin)
 
Il governo degli Stati Uniti può causare miseria economica al popolo cubano, ma non può, a quanto pare, convincerlo a rovesciare il proprio governo
 
Il nuovo fiasco degli Stati Uniti a Cuba
Alan Macleod
 
La Avana – All’inizio della settimana, Cuba è stata scossa da una serie di manifestazioni di piazza antigovernative. L’establishment statunitense ha immediatamente solidarizzato coi manifestanti, mettendo in campo tutto il suo peso politico. Sembra tuttavia che Washington sia coinvolta in tali eventi molto più di quanto non le sia consentito di ammettere pubblicamente.
 
Una manifestazione contro il governo cubano, ma... a Miami, non a Cuba
 
Come riferito da molti, le manifestazioni, che sono cominciate domenica nella città di San Antonio de los Baños, nella parte ovest dell’isola, sono state guidate e appoggiate da artisti e musicisti, soprattutto della corrente hip-hop dinamica.
 
’Per chi non conosce Cuba, le manifestazioni cui assistiamo sono state promossa da artisti, e non da politici. La canzone ’Patria y Vida’ spiega con forza come si sentono i giovani Cubani. Ed è talmente forte che rischiate la prigione se tentate di cantarla a Cuba’, ha dichiarato il senatore della Florida Marco Rubio, riferendosi ad un brano del rapper Yotuel.
 
Sia NPR, che il New York Times, hanno entrambi pubblicato articoli dettagliati sulla canzone e su come essa abbia galvanizzato il movimento. NPR ha usato il titolo ’The Hip-Hop Song That’s Driving Cuba’s Unprecedented Protests’ [La canzone Hip-Hop che alimenta manifestazioni senza precedenti]. Lo stesso Yotuel ha guidato una manifestazione di solidarietà a Miami.
 
Ma quello che gli articoli non menzionano, è che rapper cubani come Yotuel sono stati da tempo reclutati dal governo statunitense, per diffondere malcontento nella nazione dei Caraibi. Le più recenti pubblicazioni concernenti i finanziamenti erogati dalla National Endowment for Democracy (NED) – un organismo creato dall’amministrazione Reagan come copertura della CIA – dimostrano che Washington tenta di infiltrarsi nel mondo artistico cubano per provocare un cambiamento di regime. ’Gran parte di quanto facciamo oggi è il frutto del lavoro segreto fatto dalla CIA nel corso di 25 anni’, ha dichiarato una volta Allen Weinstein, co-fondatore della NED, al Washington Post.
 
14 luglio 2021, Yotuel in posa coi dipendenti in un ristorante cubano nel quartiere di  Little Havana a Miami. Wilfredo Lee | AP
 
 
Per esempio, un progetto che si definisce ’Empowering Cuban Hip-Hop Artists as Leaders in Society’ [Fornire agli artisti hip-hop cubani i mezzi per diventare leader nella società], afferma di avere come obiettivo di ’promuovere la partecipazione dei cittadini e il cambiamento sociale’ e di ’promuovere la consapevolezza sul ruolo degli artisti hip-hop per il rafforzamento della democrazia nella regione’. Un altro progetto che si definisce ’Promuovere la libertà di espressione a Cuba attraverso le arti’, intende aiutare gli artisti locali a realizzare progetti legati alla ’democrazia, ai diritti umani e alla memoria storica’ e contribuire ad ’accrescere la consapevolezza sulla realtà cubana’. Questa ’realtà’, come ha dichiarato lo stesso presidente Joe Biden questa settimana, è che il governo cubano è un ’regime autoritario’ che ha inflitto ’decenni di repressione, mentre i suoi leader non fanno che arricchirsi’.
 
Tra le altre operazioni attualmente finanziate dalla NED, ricordiamo quelle per accrescere la capacità della società civile cubana a ’proporre alternative politiche’ e ad ’assicurare la transizione verso la democrazia.’ L’agenzia non svela mai i nomi di coloro con cui lavora all’interno di Cuba, né fornisce alcuna altra informazione precisa, lasciando i Cubani a chiedersi se tutti i gruppi che contestano, sia pure larvatamente, l’assetto politico e sociale siano segretamente finanziati da Washington.
 
’Il Dipartimento di Stato, l’Agenzia Statunitense per lo sviluppo internazionale e l’Agenzia Statunitense per i media mondiali hanno tutti finanziato programmi di sostegno ad artisti, giornalisti, blogger e musicisti cubani’, ha dichiarato a MintPress Tracey Eaton, una giornalista che dirige The Cuba Money Project. ’È impossibile dire quanto denaro dei contribuenti statunitensi sia stato versato per la realizzazione di questi programmi nel corso degli anni, perché i dettagli di molti programmi sono tenuti segreti’, ha aggiunto.
 
Un'offerta di aiuto attualmente in corso da parte dell'organizzazione sorella del NED, la USAID, offre finanziamenti per un valore di $ 2 milioni a gruppi che utilizzino la cultura per provocare cambiamenti sociali a Cuba. I candidati potranno, entro il 30 luglio, chiedere fino a $ 1 milione ciascuno. L'annuncio stesso fa riferimento alla canzone di Yotuel: “Artisti e musicisti sono scesi in piazza per protestare contro la repressione del governo, producendo inni come 'Patria y Vida', che non solo ha sensibilizzato tutto il mondo sulla difficile situazione del popolo cubano, ma è anche diventato un grido di battaglia per il cambiamento sull'isola’.
 
Soprattutto gli ambienti hip-hop sono da tempo nel mirino di agenzie statunitensi come la NED e l’USAID. Sempre più popolari, alla fine degli anni 1990, i rapper locali hanno avuto un impatto considerevole sulla società, contribuendo a imporre all’attenzione temi e questioni poco discussi fino a quel momento. Gli Stati Uniti hanno visto nelle loro pungenti critiche al razzismo un mezzo di pressione da poter sfruttare e hanno tentato di assoldarli, per quanto sia difficile sapere fino a che punto si siano spinti, giacché pochi rapper erano disposti a prestarsi ad una simile operazione.
 
Il grafico qui sotto mostra quanto denaro alcuni artisti hanno ricevuto dal governo USA. Fonte : Cuba Money Project
 
 
MintPress ha intervistato la professoressa Sujatha Fernandes, sociologa dell’Università di Sydney e specialista della cultura musicale cubana. Fernandes ha dichiarato :
 
« Per molti anni, perseguendo progetti di regime change, organizzazioni come l’USAID hanno tentato di infiltrarsi nei gruppi di rap cubani e finanziare operazioni segrete per provocare proteste giovanili. Questi programmi hanno comportato un livello spaventoso di manipolazione degli artisti cubani, hanno messo Cubani a rischio e rischiato di provocare la chiusura di spazi critici di dialogo artistico che molti avevano lavorato duramente per costruire».
 
Altri ambienti cui le organizzazioni statunitensi dispensano attenzione e risorse sono quelli del giornalismo sportivo - che il NED spera di utilizzare come "veicolo per raccontare le realtà politiche, sociali e culturali della società cubana" - e i gruppi di genere e LGBTQ+, vedendo l’Impero anche in questi temi, evidentemente, un’opportunità per approfondire le crepe della società cubana.
 
Il bilancio della Camera dei Rappresentanti USA, pubblicato all'inizio di questo mese, stanzia fino a 20 milioni di dollari per "programmi di democrazia" a Cuba, compresi quelli che sostengono "la libera impresa e le organizzazioni imprenditoriali private". Cosa si intenda per "democrazia" è indicato con chiarezza nel documento, che afferma senza mezzi termini che "nessuno dei fondi messi a disposizione in base a tale paragrafo può essere utilizzato per l'assistenza al governo di Cuba". Pertanto, qualsiasi menzione di "democrazia" a Cuba è praticamente sinonimo di sovversione.
 
 
Sfruttare le difficoltà economiche
 
Le manifestazioni sono cominciate domenica, dopo che un’interruzione di corrente aveva lasciato gli abitanti di San Antonio de los Baños privi di elettricità nella calura estiva. Questa sembra essere stata la scintilla che ha spinto centinaia di persone a manifestare in piazza. Tuttavia, l’economia cubana vive ultimamente gravi difficoltà. Come ha dichiarato a MintPress il professor Aviva Chomsky dell’Università di Stato di Salem, autore di ’A History of the Cuban Revolution’ :
 
‘L'attuale situazione economica di Cuba è piuttosto disastrosa (come lo è, devo sottolineare, quella di quasi tutti i paesi del Terzo Mondo). L'embargo statunitense (o, come lo chiamano i Cubani, blocco) è stato un altro ostacolo (oltre agli ostacoli affrontati da tutti i paesi poveri) nella lotta di Cuba contro il COVID-19. Il crollo del turismo è stato devastante per l'economia cubana, ancora una volta, come lo è stato praticamente per tutti i paesi a forte vocazione turistica”.
 
Tuttavia, Chomsky ha anche notato che potrebbe essere un errore etichettare tutti i manifestanti come fautori del libero mercato. “È interessante notare che molti dei manifestanti stanno effettivamente protestando contro le riforme capitaliste di Cuba, piuttosto che contro il socialismo. "Hanno soldi per costruire hotel ma noi non abbiamo soldi per il cibo, stiamo morendo di fame", ha detto un manifestante. Questo è il capitalismo in poche parole!” afferma Chomsky.
 
Il senatore della Florida Rick Scott mostra una foto di manifestanti cubani durante una conferenza stampa a Washington, il 13 luglio 2021. J. Scott Applewhite | AP
 
Eaton non condivide l’idea che tutti i manifestanti siano al soldo degli Stati Uniti. ’È certo che gran parte della rivolta sia stata spontanea, guidata da Cubani disperati, poveri, affamati e stanchi dell’incapacità del loro governo di dare risposte ai loro bisogni primari’, ha dichiarato. Però qualche indizio mostra che almeno qualcuno di essi non si limitava a denunciare la mancanza di cibo nei negozi o di medicine nelle farmacie. Alcuni manifestanti hanno sfilato sventolando la bandiera statunitense e hanno ricevuto l’immediata approvazione del governo USA.
 
’Siamo al fianco del popolo cubano e delle sue richieste di libertà’, si legge nella dichiarazione ufficiale della Casa Bianca. Julie Chung, segretario aggiunto ad interim di Biden all’Ufficio degli affari dell’emisfero occidentale del Dipartimento di Stato USA ha aggiunto:
 
’Il popolo cubano continua a esprimere con coraggio il proprio desiderio di libertà di fronte alla repressione. Chiediamo al governo cubano di: astenersi da ogni violenza, dare ascolto alle richieste del suo popolo, rispettare i diritti dei manifestanti e dei giornalisti. Il popolo cubano ha atteso anche troppo per  ¡Libertad !’
 
I repubblicani si sono spinti ancora oltre. Il sindaco di Miami, Francis Suarez, ha preteso che gli Stati Uniti intervenissero militarmente, dichiarando a Fox News che gli Stati Uniti dovrebbero mettere insieme una ’coalizione di intervento militare potenziale a Cuba’. Nel frattempo, il deputato della Florida Anthony Sabbatini faceva appello ad un cambio di regime sull’isola twittando:
 
 
Gli alti responsabili comunisti di Cuba devono ricevere adesso un ultimatum : Contribuire immediatamente alla transizione verso un governo non comunista, o essere processati e poi giustiziati.
 
La gioia dei media mainstream
 
Anche i media mainstream hanno mostrato particolare interesse verso le proteste, cui hanno dedicato molti articoli e molto spazio audiovisivo. È raro che si dedichi tanto spazio alle manifestazioni popolarti che si svolgono in America Latina. In Colombia si sono registrati mesi e mesi di sciopero generale contro un governo repressivo, mentre ad Haiti ci sono manifestazioni quasi ogni giorno da tre anni, ed esse sono state totalmente ignorate fino ai primi di questo mese, quando il presidente filo-statunitense Jovenel Moïse è stato assassinato.
 
Anche le conseguenze delle sanzioni statunitensi sono state costantemente minimizzate, o non sono state addirittura nemmeno menzionate nei reportage. Per esempio, il comitato editoriale del Washington Post si è schierato coi manifestanti, affermando che il presidente cubano Miguel Díaz-Canel aveva ‘reagito con prevedibile disonestà… scaricando la colpa sugli Stati Uniti e sull’embargo commerciale statunitense’. Altri media non hanno nemmeno menzionato l’embargo, suggerendo ai lettori la sensazione che si trattasse solo di una sollevazione democratica contro una dittatura dai giorni contati.
 
Eppure l’embargo produce effetti particolarmente dannosi, e d’altronde documenti del governo USA dicono chiaramente che l’obiettivo che si propongono le sanzioni statunitensi è quello di ’ridurre i salari monetari e reali, di provocare la fame, la disperazione e il rovesciamento del governo’ – esattamente la situazione che attualmente si vive a Cuba. Il professor Chomsky a osservato :
 
’L’embargo/blocco statunitense è una delle cause (non la sola) della crisi economica a Cuba. Gli Stati Uniti hanno apertamente e continuamente dichiarato che l’obiettivo dell’embargo è quello di distruggere l’economia cubana per rovesciare il governo. Non è quindi solo ragionevole ritenere, ma è addirittura evidente, che gli Stati Uniti abbiano una parte di responsabilità in quello che accade’.
 
Chomsky ha anche criticato il modo in cui i media hanno presentato gli eventi, dicendo :
 
’Osservate il modo in cui i media hanno trattato le manifestazioni di Black Lives Matter o di Occupy Wall Street nel nostro paese. Quel che sempre accade è che, quando la gente protesta nei paesi capitalisti, i media non dicono mai che la causa dei problemi per cui manifestano è il capitalismo. Quando la gente manifesta nei paesi comunisti o socialisti, i media dicono che la causa dei problemi è il comunismo o il socialismo’.
 
I media hanno insistito sull’ampiezza e la massiccia partecipazione delle manifestazioni antigovernative, insistendo sul fatto che le contro-manifestazioni in sostegno del governo erano meno numerose, nonostante le immagini dimostrino il contrario. Riferisce Reuters: ’Migliaia di persone sono scese in piazza a La Avana domenica, anche nel centro storico, ed erano molti di più dei partigiani del governo che sventolavano la bandiera cubana e inneggiavano a Fidel.’
 
Se davvero fosse stato così, non si capisce perché tanti media abbiano utilizzato le immagini delle manifestazioni filogovernative per dimostrare che quelle contrarie erano imponenti e partecipate. The Guardian, Fox News, The Financial Times, NBC e Yahoo ! News hanno tutti pubblicato la foto di una grande manifestazione di sostegno al governo, affermando falsamente che si trattava di una manifestazione antigovernativa. Eppure tutti questi giornalisti avrebbero dovuto capirlo, per la presenza di tante bandiere rosse e nere su cui c’era scritto ‘26 luglio’ (il nome del partito politico di Fidel Castro). Dal canto loro, CNN e National Geographic hanno illustrato i loro articoli sulle manifestazioni a Cuba con le immagini delle manifestazioni organizzate a Miami dalle fronde anticastriste presenti negli USA – manifestazioni che peraltro appaiono ben più partecipate di quelle che si sono tenute 150 km più a sud.
 
 
I trucchetti dei social media
 
Anche i social media hanno giuocato un ruolo importantissimo di manipolazione nel tentativo di trasformare una manifestazione locale in un avvenimento di rilievo nazionale. Mary Murray, direttrice per l’America Latina di NBC, ha osservato che è stato solo dopo che le immagini della manifestazione sono state riprese e amplificate dalla comunità degli espatriati a Miami che il movimento ha ‘cominciato ad allargarsi’, e questo fa pensare che la crescita del movimento sia stata in parte artificiale. Quando il governo ha bloccato internet, le manifestazioni sono cessate.
 
L’hashtag #SOSCuba è rimasto attivo per più di un giorno. Ci sono ormai più di 120 000 foto in Instagram che utilizzano questo hashtag. Ma, come ha dichiarato a MintPress Arnold August, autore di diversi saggi su Cuba e le relazioni cubano-statunitensi, gran parte dell’attenzione rivolta alle proteste era il frutto di operazioni artificiali:
 
’Anche l’ultimo tentativo di regime change affonda le sue radici in Spagna. Storicamente, l’ex potenza coloniale che ha governato Cuba ha giocato un ruolo molto importante in tutti i tentativi di regime change, non solo a Cuba, ma per esempio anche in Venezuela. L’operazione di luglio ha utilizzato intensamente robot, algoritmi e account creati per l’occasione’.
 
 

In pochi giorni, l’hashtag #SOSCUBA ha accompagnato più di 120 000 foto in Instagram

 
August ha osservato che il primo account che ha lanciato l’hashtag #SOSCuba in Twitter era infatti localizzato in Spagna. È un account che ha postato quasi 1 300 tweet solo l’11 luglio. L’hashtag è stato ripreso da centinaia di account che twittavano esattamente le stesse frasi in spagnolo, anche con gli stessi errori di battitura. Uno dei messaggi maggiormente ricorrenti diceva (tradotto dallo spagnolo): ’Cuba attraversa la più grande crisi umanitaria dall’inizio della pandemia. Chiunque pubblicherà dei post con l’hashtag #SOSCuba ci aiuterà molto. Chiunque voglia darci una mano deve usare l’hashtag’. Un altro messaggio, dove si leggeva ’Noi Cubani non vogliamo la fine dell’embargo se ciò dovesse aiutare il regime e la dittatura a sopravvivere, noi vogliamo che se ne vadano, basta col comunismo’, è stato talmente ripetuto, da acquistare vita propria e alcuni utilizzatori di media sociali lo hanno parodiato, postando il testo a commento di foto di manifestazioni sotto la Tour Eiffel, di foto di gente che si affollava a Disneyland, o di foto del giuramento di Trump. Il giornalista spagnolo Julian Macías Tovar ha anche calcolato il numero sospetto di account recentissimi che utilizzavano l’hashtag.
 
Gran parte di questa operazione era talmente grossolana che non avrebbe potuto non essere scoperta, e molti account, compreso quello che ha lanciato per primo l’hashtag #SOSCuba, sono stati poi sospesi per violazione delle regole. Tuttavia lo stesso Twitter ha deciso di collocare le manifestazioni in testa alla sua rubrica ’Che cosa sta succedendo’ per oltre 24 ore, dando quindi un rilievo ai fatti che hanno ancor più amplificato il movimento.
 
La direzione di Twitter manifesta da tempo aperta ostilità nei confronti del governo cubano. Nel 2019, ha sospeso in modo coordinato praticamente tutti gli account dei media di Stato cubani, oltre a quelli del partito comunista. Un’iniziativa che si iscriveva nella più ampia iniziativa di sopprimere o vietare gli account favorevoli ai governi che il Dipartimento di Stato USA considera nemici, soprattutto Venezuela, Cina e Russia.
 
 
Nel 2010, l’USAID creò segretamente un’applicazione cubana di social media chiamata Zunzuneo, spesso definita il Twitter cubano. Al suo apogeo, contava 40 000 utilizzatori cubani – un numero importantissimo all’epoca per un’isola nota per la poca diffusione di internet. Alcuni degli utilizzatori ignoravano che l’applicazione era stata segretamente concepita e commercializzata dal governo USA. L’obiettivo era quello di creare un servizio che alimentasse piano piano i Cubani di propaganda per un regime change e li spingesse verso manifestazioni che tentassero di realizzare una rivoluzione colorata.
 
Per nascondere la propria diretta partecipazione al progetto, il governo USA organizzò un incontro segreto con il fondatore di de Twitter, Jack Dorsey, per spingerlo a investire nel progetto. Non si sa in quale misura, perché quest’ultimo ha sempre rifiutato di rispondere a domande su tale argomento. E non è stata l’unica applicazione anti-governativa che gli Stati Uniti hanno finanziato a Cuba. Tuttavia, tenuto conto di quanto accaduto in queste settimane, e dei legami sempre più stretti tra la Silicon Valley e gli organismi della sicurezza nazionale USA, è possibile che ilo governo statunitense consideri inutili ulteriori operazioni di camuffamento: Twitter opera già apertamente come uno strumento di regime change.
 
Cuba da sempre nel mirino
 
Alla fine del XIX secolo, gli Stati Uniti avevano completato la conquista del loro territorio continentale; la frontiera venne dichiarata chiusa nel 1890. Quasi subito, hanno cominciato a cercare possibilità di espansione verso ovest, nel Pacifico – verso le Hawaii, le Filippine e Guam. Ma guardavano anche verso sud. Nel 1898, gli Stati Uniti sono intervenuti nella guerra di indipendenza di Cuba contro la Spagna, sfruttando il misterioso affondamento dello U.S.S. Maine come un pretesto per invadere ed occupare Cuba. Gli Stati Uniti hanno sfruttato Cuba come uno Stato vassallo per decenni, fin quando il regime di Batista venne rovesciato dalla rivoluzione del 1959 che portò Fidel Castro al potere.
 
Gli Stati Uniti hanno tentato un’invasione fallita dell’isola nel 1961, l’invasione della Baia dei Porci, che determinò l’avvicinamento di Castro all’Unione Sovietica, preparando così il terreno per la crisi dei missili di Cuba dell’anno successivo. Gli Stati Uniti avrebbero tentato di assassinare Castro centinaia di volte, senza successo. Hanno però posto in essere un’accanita e prolungata guerra terrorista contro Cuba e le sue infrastrutture, utilizzando anche armi biologiche. A ciò si aggiunga una prolungata guerra economica, il blocco statunitense dell’isola da 60 anni, che ha frenato lo sviluppo dell’isola. E, oltre a tutto questo, hanno bombardato la nazione caraibica di propaganda anticomunista. TV Martí, una rete mediatica che ha sede in Florida, è costata al contribuente statunitense più di mezzo miliardo di dollari dalla sua creazione, avvenuta nel 1990, per quanto il governo cubano sia riuscito a coprirne il segnale e che dunque praticamente nessuno la segua.
 
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, Cuba è rimasta priva del suo principale partner commerciale, al quale aveva adattato la propria economia. Senza acquirenti garantiti per il suo zucchero, e senza le importanti sovvenzioni di petrolio russo, l’economia è crollata. Sentendo odore di sangue, gli Stati uniti hanno incrudelito le sanzioni. Ciononostante, Cuba è riuscita a uscire da questo periodo difficilissimo, noto col nome di ’periodo speciale’.
 
Con la vittoria elettorale di una serie di governi di sinistra anti-imperialisti in tutta l’America Latina negli anni 2000, l’amministrazione Obama è stata costretta a orientarsi verso una normalizzazione delle relazioni diplomatiche con l’isola. Però il presidente Donald Trump ha nuovamente mutato rotta, intensificando il blocco economico e vietando le vitali rimesse dei Cubano-statunitensi verso l’isola. Il consigliere di Trump, John Bolton, ha definito Cuba, il Venezuela e il Nicaragua come la ’troïka della tirannide’ – un chiaro riferimento al discorso di George Bush sull’asse del male, lasciando prevedere una prossima azione militare. Negli ultimi giorni, l’amministrazione Trump ha anche detto che Cuba era uno Stato che sostiene il terrorismo.
 
Per quanto Biden avesse fatto intendere che avrebbe potuto riportare la politica estera USA verso Cuba all’epoca di Obama, fino ad oggi non ha fatto quasi niente per smarcarsi dalla linea di Trump, e il suo appoggio senza ambiguità alle manifestazioni di questa settimana ne è solo l’ultimo esempio.
 
Malgrado una enorme copertura mediatica mondiale, l’incoraggiamento e la legittimazione offerta dai leader mondiali, compreso lo stesso presidente degli Stati Uniti, quest’ultima fiammata si è spenta dopo appena 24 ore. Nella maggior parte dei casi, le contro-manifestazioni hanno effettivamente delegittimato le proteste, senza bisogno che intervenissero le forze dell’ordine.
 
Il governo USA può provocare la miseria economica del popolo cubano, ma non può – a quanto sembra – convincerlo a rovesciare il suo governo. ’I fatti recenti di Cuba sono in realtà lo USS Maine del 2021’, ha dichiarato August. Se si è trattato davvero di un tentativo di rivoluzione colorata, come lascia intendere August, non è riuscito, limitandosi a poco più di una campagna di tweet che si è rivelata un fiasco.
 

 

Ossin pubblica articoli che considera onesti, intelligenti e ben documentati. Ciò non significa che ne condivida necessariamente il contenuto. Solo, ne ritiene utile la lettura

 

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