Il 15 gennaio 2006 s’ insediava nel Palacio Carondelet (sede della Repubblica Ecuadoriana) il nuovo Presidente dell’ Ecuador l’economista Rafael Vincente Correa Delgado dopo la vittoria elettorale conseguita il 26 novembre 2006. Un Presidente che, secondo analisti e politici, s’ ispira ad un nazionalismo progressista di sinistra simile ad altri Presidenti del Continente come Evo Morales (Bolivia) e Hugo Chàvez (Venezuela). Lo stesso Rafael Correa si autoproclama come “un umanista cristiano di sinistra” che propone una politica d’integrazione regionale con gli altri paesi progressisti del continente.

Correa non è mai stato un filo – marxista, ne ha mai fatto parte di gruppi politici che si richiamano al socialismo. La sua formazione è tutt’altra. Sin dai primi anni di studio ha sempre frequentato istituti religiosi e cattolici come il Colegio Catolico de San Jose di Guayaquil, l’Università Cattolica di Guayaquil ed anche all’estero ha studiato nell’Universite Catholique de Louvrain in Belgio. Ha fatto parte del gruppo dei boy – scout per circa 20 anni diventandone il Presidente all’ età di 15 anni. Sin da giovane ha mostrato attitudini di liderazco assumendo incarichi dirigenziali in alcune prestigione organizzazioni come : Presidente dell’Associazione Culturale Studentile di Guayaquil (ACEL), Presidente dell’Associazione degli Studenti d’Economia dell’Ecuador (AEAA) e successivamente Presidente Nazionale della Federazione Universitaria dell’Ecuador (FEUC).

Ancor prima di diventare Presidente della Repubblica ha occupato un altro importante incarico: Ministro dell’Economia e delle Finanze durante la Presidenzia Palacio. Durante i suoi 106 giorni al Dicastero dell’Economia si è palesata la sua differente impronta politica e la rinnovata gestione economica del Paese. Un forte incremento per le politiche sociali ed un ostile posizione contro le direttive del FMI (Fondo Monetario Internazionale) e la BMI (Banca Mondiale). Non durò molto il suo lavoro nel Governo Palacio e cosi dopo appena quasi 3 mesi lasciò in forte polemica.

Da qui inizia l’ascesa verso la Presidenza della Repubblica. Nel 2006 “scende in campo” e lancia la sua candidatura alla Presidenza. Fonda il Movimento Alianza Pais che s’ispira ad un socialismo umano e cristiano e che s ‘integra nel Progetto Bolivariano di fede Chavista. Un cartello elettorale, più che un partito tradizionale,che ha al suo interno movimenti di destra come “Ruptura de los 25″ e organizzazioni di sinistra radicale come “Alianza Bolivariana Alfarista” il cui leader Chauvin (ex sottosegretario di Governo) é  oggi in carcere.

La vittoria alla Presidenza della Repubblica il 26 novembre del 2006 apre la strada al nuovo corso che prenderà il nome di Revolución Ciudadana che si riassume in 4 punti:  1) Revolución Politica ( Riforma elettorale – Nuova Costituzione Popolare ), 2) Revolución Etica (maggior trasparenza e nuovi valori etici e morali in campo politico – legge sulla trasparenza dei candidati), 3) Revolución Economica (Redistribuzione delle risorse e delle ricchezze – Riforma Tributaria rivolta verso il basso), 4) Revolución Sociale, Educativa e Salute ( Riforme nel campo della sanità, nel campo dell’ istruzione e nel campo culturale. Istruzione gratuita, sanità pubblica potenziata, istituzione del primo Ministro ella Cultura dell’Ecuador  dal 1979).

In questi 3 anni la Revolución Ciudadana segue la sua corsa con risultati nei vari settori,  apprezzati sopratutto dal popolo, dalla gente comune che vede in questo giovane Presidente un cambiamento relativo ma pur sempre un cambio positivo.

Non sono mancati e non mancano certamente forti contraddizioni all’interno del processo in corso. In primis le organizzazioni che compongono il Partito personalistico del Presidente. Un cartello elettorale che si basa molto sulla figura carismatica del suo leader e contraddistinto da  una contrapposizione di forze politiche differenti ideologicamente tra loro. Una cittadinanza non ancora matura e partecipe al 100% al cambiamento. Resistono ancora forti ingranaggi clientelari anche all’interno del partito al Governo per non parlare dei restanti partiti “elettorali”. Una maggioranza al potere non salda e stabile in tutte le riforme (Legge delle Miniere – Educazione e Comunicazione in discussione). Non sono mancati, oltretutto, abbandoni come quello di Alberto Acosta (ex Presidente dell’Assemblea Costituente, in collisione sul progetto costituzionale) ed ultima quella del Ministro degli Esteri, Fander Falconi ( in collisione con il progetto ITT)). Entrambi appartenevano alla Direzione Politica dell¡ Alianza Pais.  Se le opposizioni si ricompattano attorno al giovane giornalista Carlos Vera autore del libro più letto in questi mesi in Ecuador “Nunca Mordaza”, il popolo continua a sostenere il progetto politico di Rafael Correa impegnato  in questi giorni a rivitalizzare la Revolución Ciudadana. Sono in programma fino al 30 gennaio incontri e seminari in tutto il Paese.

di Davide Matrone


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