Stampa



Irib, 5 ottobre 2014 (trad, ossin)



Guerra contro Daech: perché Obama ha già fallito?


Secondo Foreign Policy, il verdetto è irreversibile: Obama ha fallito nella guerra contro Daech. La coalizione, quella che ha formato con l’aiuto delle monarchie arabe e della NATO, già assapora la sconfitta, e l’unica conseguenza sarà di prolungare nel tempo il “progetto di guerra contro il terrorismo”, un progetto che già entra “nel secondo decennio della sua esistenza” (!!) e che ha provocato “migliaia di morti, miliardi di dollari di danni” in tutto il mondo!! Ma quali sono i caratteri della sconfitta statunitense?


Sconfitta politica

La colazione anti-Daech è nata morta, perché non ha saputo mettere insieme un ampio sostegno politico. L’unione, l’alleanza, la coalizione che Obama aveva promesso, non si è formata, e i paesi-chiave, la cui partecipazione avrebbe garantito il successo, non ci sono. Il sostegno politico alla coalizione si riduce, in tutto e per tutto, alla Gran Bretagna, al Canada, alla Germania, all’Australia, ai Paesi Bassi, al Belgio, alla Francia, sul versante europeo, e a Israele, all’Arabia saudita, alla Turchia e agli Emirati Arabi Uniti, sul versante medio-orientale. Occorre ricordare che gli attacchi aerei vengono condotti esclusivamente dagli Stati Uniti, perché gli altri paesi giocano un ruolo del tutto ausiliario. Il Qatar, l’Arabia Saudita e la Turchia sono stati quasi costretti a entrare nella coalizione, e se lo hanno fatto, è stato solo in virtù di loro specifici interessi, spesso contraddittori.

La coalizione anti-Daech esclude poi i veri nemici di Daech, che sono la Siria, l’Iran, la Russia e la Cina, vale a dire degli Stati che, per più di una ragione, vedono in queste milizie la loro bestia nera. Ma la sconfitta politica della coalizione ha anche un aspetto nazionale. Negli Stati Uniti tutti i sondaggi danno la maggioranza degli Statunitensi contrari alla politica estera di Obama, e la vicenda della guerra contro Daech non fa eccezione. Peggio, vi sono degli Occidentali che sono stati sedotti dal discorso di Daech e si trovano adesso nei ranghi di questa milizia terrorista. Le ingerenze militari di Obama in Medio Oriente non si contano più, e questa politica a briglia sciolte è valsa agli Stati Uniti l’odio crescente dei Mussulmani, esacerbati dai continui interventi dell’Occidente.

Un terzo aspetto di questa sconfitta politica deve essere ricercato nello stesso Iraq, un paese che continua a subire interventi militari da parte degli USA. Un paese, le cui fondamenta sono state terremotate nel 2003, e che soffre da allora di contraddizioni politiche interne, che hanno bloccato qualsiasi possibilità di progresso. La presenza USA ha creato dei conflitti interni, delle lacerazioni, dei contrasti, che la politica “anti Medio Oriente” della Casa Bianca ha continuamente attizzato. In Siria e in Iraq, gli USA hanno messo i Sauditi contro gli Iraniani, i Turchi contro i Sauditi, e il Qatar contro tutti gli altri. Più di 10 anni dopo l’intervento di Bush, la guerra anti terrorista combatte più gli Stati della regione, che i terroristi in guerra contro questi ultimi. Senza l’Iran e la Siria, e ignorando il ruolo della Russia e della Cina, gli USA si sono cacciati da loro stessi in una situazione mediorientale invivibile.


Sconfitta militare

Vi sono tre aspetti del fallimento militare della coalizione: Obama non ha, con tutta evidenza, alcuna strategia di uscita. Ogni guerriero, quando comincia una guerra, deve pensare a come poterne uscire. Quanto tempo durerà realmente la guerra contro Daech? Quali saranno i costi reali di questa guerra? La risposta di Obama sembra deludente: Suzanne Rice ha annunciato su CNN che si tratta di una guerra “durevole”. E’ una strategia che porta dritti nel pantano. Qualche settimana fa, Obama confessava di non avere alcuna strategia per combattere Daech!

Il secondo aspetto riguarda il fatto che Obama non ha voluto impegnare truppe sul suolo. Gli attacchi aerei non provocheranno troppi danni. Il peggior errore del comandante di un esercito è di dire al nemico che non si impegnerà mai nella guerra sul terreno. Eppure è stato questo il messaggio inviato da Obama a Daech.

Il terzo aspetto della sconfitta militare della coalizione è nella guerra in sé. Nessuna crisi è stata mai risolta con le armi. La guerra non è una soluzione alla situazione esecrabile del Medio oriente. La guerra per procura USA/Russia in Ucraina, le politiche anti cinesi degli Stati Uniti in Asia non aiuteranno inoltre a far vincere a Washington la guerra contro Daech.


Sconfitta economica e sociale

Questo fallimento ha due aspetti: le guerre precedenti nella regione hanno provocato alle popolazioni infinite sofferenze. I popoli del Medio Oriente nutrono per questo motivo un rancore infinito contro l’Occidente. Un milione di morti in Iraq, dal 2003; milioni di profughi dall’Iraq e dalla Siria.

Gli interventi armati dell’Occidente in Medio oriente ne hanno danneggiato le infrastrutture, ridotto la mano d’opera, vale a dire le capacità che i paesi vittime dovranno impiegare anni a ricostruire. Sono generazioni intere in Medio Oriente che sono stati, così per caso, riportate all’età della pietra. Le società, economicamente distrutte, ci metteranno secoli a ricostruirsi.

La gente in Medio oriente si chiede questo: nel 2001, gli Stati uniti hanno scatenato una serie di guerre senza fine contro di noi, per annientare i Talebani, Al Qaeda. Più di 14 anni dopo, i Talebani sono in buona forma in Afghanistan. E Al Qaeda ha proliferato, dando alla luce Daech, contaminando, oltre l’Iraq, anche la Siria e il Libano… Per chi ci prendono gli Stati uniti?