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The Grayzone, 27 ottobre 2023 (trad.ossin)
 
Al di là della propaganda, cosa è davvero successo il 7 ottobre?
Max Blumenthal
 
 
L'esercito israeliano ha ricevuto l'ordine di bombardare le case israeliane e perfino le proprie basi dopo essere stato sopraffatto dai militanti di Hamas il 7 ottobre. Quanti cittadini israeliani che si dice siano stati “bruciati vivi” sono stati in realtà uccisi dal fuoco amico?
Numerose nuove testimonianze di cittadini israeliani si aggiungono alle prove già esistenti che l’esercito israeliano ha ucciso i propri cittadini, nel corso dei tentativi di neutralizzare gli uomini armati palestinesi
 
 
 
 
Tuval Escapa, un membro della squadra di sicurezza del Kibbutz Be'eri, ha istituito una hotline per stabilire un coordinamento tra i residenti del kibbutz e l'esercito israeliano. Ha detto al quotidiano israeliano Haaretz che, quando la disperazione ha cominciato a prendere il sopravvento, “i comandanti sul campo hanno preso decisioni difficili – incluso bombardare le case israeliane per eliminare i terroristi insieme agli ostaggi”.
 
Un altro report, sempre pubblicato su Haaretz, riferisce che l’esercito israeliano è stato “costretto a richiedere un attacco aereo” contro la propria struttura all’interno del valico di Erez verso Gaza, “al fine di respingere i terroristi” che ne avevano preso il controllo. In quel momento, la base era piena di ufficiali e soldati dell’amministrazione civile israeliana.
 
Questi rapporti indicano che dall'alto comando militare è arrivato l'ordine di attaccare case e altre aree all'interno di Israele, anche a costo di sacrificare molte vite israeliane.
 
Una donna israeliana di nome Yasmin Porat ha confermato, in un’intervista concessa a Radio Israel, che i militari “senza dubbio” hanno ucciso numerosi civili israeliani durante gli scontri a fuoco con i militanti di Hamas il 7 ottobre. "Hanno eliminato tutti, compresi gli ostaggi", ha affermato, riferendosi alle forze speciali israeliane.
 
Come hanno scritto David Sheen e Ali Abunimah su Electronic Intifada, Porat ha descritto un “fuoco incrociato molto, molto pesante” e il bombardamento dei carri armati israeliani, che ha causato molte vittime tra gli israeliani.
 
Mentre era trattenuto dagli uomini armati di Hamas, Porat ha ricordato: “Non ci hanno in alcun modo abusato. Siamo stati trattati in modo molto umano… Nessuno ci ha usato violenza”.
 
Ha aggiunto: “L’obiettivo era rapirci e portarci a Gaza, non ucciderci”.
 
Secondo Haaretz, l'esercito è riuscito a ripristinare il controllo su Be'eri solo dopo aver effettivamente "bombardato" le case degli israeliani che erano stati fatti prigionieri. "Il prezzo è stato terribile: sono stati uccisi almeno 112 residenti di Be'eri", riporta il giornale. “Altri sono stati rapiti. Ieri, 11 giorni dopo il massacro, in una delle case distrutte sono stati scoperti i corpi di una madre e di suo figlio. Si ritiene che altri corpi giacciano ancora tra le macerie”.
 
Gran parte dei bombardamenti a Be'eri sono stati effettuati da equipaggi di carri armati israeliani. Come ha notato un giornalista del quotidiano i24 sponsorizzato dal Ministero degli Esteri israeliano, durante una visita a Be'eri, "case piccole e pittoresche [sono state] bombardate o distrutte" e “i prati ben curati [sono stati] squarciati dai cingoli di un veicolo blindato, forse un carro armato”.
 
Anche gli elicotteri d'attacco Apache hanno avuto un ruolo importante nella risposta dell'esercito israeliano il 7 ottobre. I piloti hanno detto ai media israeliani di essersi precipitati sul campo di battaglia senza alcuna informazione di intelligence, incapaci di distinguere tra combattenti di Hamas e non combattenti israeliani, eppure determinati a “svuotare la pancia” delle loro macchine da guerra. "Non sapevo su chi sparare, perché c’era tanta gente", ha commentato un pilota Apache.
 
Il video girato da uomini armati di Hamas in uniforme chiarisce che hanno sparato intenzionalmente a molti israeliani con fucili Kalashnikov il 7 ottobre. Tuttavia, il governo israeliano non si è accontentato di fare affidamento su prove video verificate. Invece, continua a promuovere affermazioni screditate di “bambini decapitati”, mentre distribuisce fotografie di “corpi bruciati in modo irriconoscibile”, per insistere sul fatto che i militanti hanno sadicamente immolato i loro prigionieri, e ne hanno persino violentato alcuni prima di bruciarli vivi.
 
L’obiettivo di una tale infondata esposizione delle atrocità da parte di Tel Aviv è chiaro: dipingere Hamas come “peggiore dell’ISIS”, cercando contemporaneamente un sostegno all’indiscriminato bombardamento da parte dell’esercito israeliano della Striscia di Gaza, che ha provocato oltre 7.000 morti, tra cui almeno 2.500 bambini al momento della pubblicazione... Mentre centinaia di bambini feriti a Gaza sono state curate per quelle che un chirurgo ha descritto come “ustioni di quarto grado” causate da nuove armi, l’attenzione dei media occidentali rimane concentrata sui cittadini israeliani presumibilmente “bruciati vivi” il 7 ottobre.
 
Tuttavia, le prove crescenti degli ordini di fuoco amico impartiti dai comandanti dell’esercito israeliano suggeriscono fortemente che almeno alcune delle immagini più sconcertanti di cadaveri israeliani carbonizzati, case israeliane ridotte in macerie e carcasse di veicoli bruciati presentate ai media occidentali siano state, in realtà, opera degli equipaggi dei carri armati e dei piloti di elicotteri che hanno coperto il territorio israeliano con proiettili, cannoni e missili Hellfire.
 
Sembra infatti che il 7 ottobre l'esercito israeliano abbia fatto ricorso alle stesse tattiche impiegate contro i civili a Gaza, accrescendo il bilancio delle vittime dei propri cittadini, attraverso l'uso indiscriminato di armi pesanti.
 
Israele bombarda la propria base, centro nevralgico dell'assedio di Gaza
 
Hamas e la Jihad islamica palestinese (PIJ) hanno lanciato l'operazione Al-Aqsa Flood alle 6 del mattino del 7 ottobre, travolgendo rapidamente le basi militari con cui Israele mantiene l'assedio della Striscia di Gaza. Il principale degli obiettivi perseguito da Hamas e PIJ era il rilascio dei palestinesi imprigionati da Israele, tra cui circa 700 bambini che ogni anno vengono imprigionati e 1.264 palestinesi attualmente detenuti senza accuse.
 
Lo scambio del 2011 con Gilad Shalit, un soldato israeliano catturato cinque anni prima e rilasciato in cambio di 1.027 prigionieri, ha fornito una chiara ispirazione per Al-Aqsa Flood. Assaltando basi militari e kibbutz, i militanti palestinesi miravano a catturare quanti più soldati e civili israeliani possibile e a riportarli vivi a Gaza.
 
L'assalto fulminante ha immediatamente travolto la Divisione israeliana di Gaza. Il video registrato dalle telecamere GoPro montate sui caschi dei combattenti palestinesi mostra i soldati israeliani uccisi in rapida successione, molti ancora vestiti di biancheria intima e colti di sorpresa. Almeno 340 soldati attivi e ufficiali dell'intelligence sono stati uccisi il 7 ottobre, rappresentando quasi il 50% delle morti israeliane confermate. Le vittime includevano ufficiali di alto rango come il colonnello Jonathan Steinberg, il comandante della Brigata Nahal israeliana. (Sono stati uccisi anche molti soccorritori e civili israeliani armati).
 
Il valico di Erez è la sede di una formidabile struttura militare e di coordinamento delle attività governative nei territori [occupati] (COGAT), che funge da centro nevralgico dell'assedio israeliano a Gaza. Quando il 7 ottobre venne invaso dai combattenti palestinesi mentre ospitava frotte di burocrati dell’esercito, l’esercito israeliano fu preso dal panico.
 
Secondo Haaretz, il comandante della Divisione Gaza, Brig. Gen. Avi Rosenfeld, “si trincerò nella sala di guerra sotterranea della divisione insieme a un pugno di soldati e donne, cercando disperatamente di salvare e organizzare il settore sotto attacco. Molti soldati, la maggior parte dei quali non combattenti, sono stati uccisi o feriti all'esterno. La divisione è stata costretta a richiedere un attacco aereo contro la stessa base [Erez Crossing] per respingere i terroristi”.
 
Il video diffuso dal COGAT israeliano dieci giorni dopo la battaglia – e l'attacco aereo israeliano – mostra gravi danni strutturali al tetto della struttura del valico di Erez.
 
 
Elicotteri Apache israeliani attaccano le basi di Israele: “Non so su chi sparare”
 
Alle 10:30, secondo un resoconto fornito dai militari al quotidiano israeliano Mako, “la maggior parte delle forze [palestinesi] era già rientrata a Gaza”. Ma, a causa del crollo totale della Divisione Gaza dell'esercito israeliano, saccheggiatori, curiosi e guerriglieri di basso livello, non necessariamente sotto il comando di Hamas, sono affluiti liberamente in Israele.
 
A questo punto, i due squadroni di elicotteri Apache israeliani avevano 8 elicotteri in volo, "e non c'erano quasi informazioni che aiutassero a prendere decisioni fatali", ha riferito Mako. Gli squadroni non raggiunsero la piena forza fino a mezzogiorno.
 
Mentre l’ondata di infiltrazioni da Gaza seminava il caos sul terreno, i piloti israeliani scombussolati scatenavano una frenesia di salve di missili e mitragliatrici: “I piloti Apache testimoniano di aver sparato un’enorme quantità di munizioni, svuotato la “pancia dell’elicottero” in pochi minuti, volato per riarmarsi e sono tornati in aria, ancora e ancora. Ma non hanno fornito alcun aiuto e lo hanno capito”, ha riferito Mako.
 
Sembra che gli elicotteri Apache si siano concentrati sui veicoli che tornavano a Gaza dal festival di musica elettronica Nova e dai kibbutz vicini, attaccando le auto pensando che all'interno potevano trovarsi prigionieri israeliani. Hanno sparato anche su persone disarmate che scendevano dalle auto o camminavano a piedi nei campi alla periferia di Gaza.
 
 
In un'intervista al notiziario israeliano Mako, un pilota Apache ha parlato del tormentoso dilemma se sparare alle persone e alle auto che tornavano a Gaza. Sapeva che molti di quei veicoli potevano contenere prigionieri israeliani. Ma ha scelto comunque di aprire il fuoco. “Ho scelto obiettivi”, ha detto il pilota “che mi sembrava non offrissero alte probabilità che ospitassero ostaggi”. Tuttavia, ha ammesso che il suo giudizio “non era al 100%”.
 
"Capisco che dobbiamo sparare qui e velocemente", ha detto a Mako il comandante dell'unità Apache, il tenente colonnello E., in un altro report. “Sparare alle persone nel nostro territorio: è qualcosa che non avrei mai pensato di dover fare”.
 
Il tenente colonnello A., un pilota di riserva della stessa unità, ha raccontato dell’enorme confusione che regnava: "Non sapevo contro chi sparare, perché c’era troppa gente".
 
Un report sugli squadroni Apache del quotidiano israeliano Yedioth Aharanoth ha evidenziato che “i piloti si sono resi conto che c’era un’enorme difficoltà nel distinguere all’interno degli avamposti e degli insediamenti occupati tra chi era un terrorista e chi era un soldato o un civile… All'inizio il volume di fuoco contro migliaia di terroristi era enorme, e solo a un certo punto i piloti hanno cominciato a rallentare gli attacchi e a selezionare attentamente gli obiettivi”.
 
Un comandante di squadriglia ha spiegato a Mako come sia stato in dubbio se attaccare la casa di una famiglia israeliana occupata dai militanti di Hamas e abbia poi finito con l’aprire il fuoco con colpi di cannone. "Le nostre forze non erano ancora riuscite a raggiungere questo insediamento", ha ricordato il pilota, "e io ho lanciato tutti i missili, che sono le armi più precise".
 
Con la famiglia all’interno di un rifugio antiaereo fortificato, il pilota “ha deciso di sparare con un cannone a una distanza di soli 30 metri, una decisione molto difficile. Ho sparato in modo che, se si fossero trovati lì in quel momento, sentissero il rumore delle bombe, capissero che noi sapevamo che erano lì, con la speranza che fuggissero. Ti dico la verità, ero proprio seccato di dover sparare contro quella casa".
 
Alla fine, i piloti di elicotteri israeliani hanno attribuito tutte le responsabilità alle tattiche intelligenti di Hamas per rendere difficile la distinzione tra militanti armati e non combattenti israeliani. "L'esercito di Hamas, a quanto pare, ha deliberatamente creato difficoltà ai piloti di elicotteri e agli operatori degli UAV", ha affermato Yedioth Aharanoth.
 
Secondo il giornale israeliano, “abbiamo capito che i militanti armati avevano istruzioni di camminare lentamente all’interno degli insediamenti e degli avamposti, e in nessun caso di correre, per far credere ai piloti che fossero israeliani. Questo inganno ha funzionato per molto tempo, finché i piloti Apache si sono resi conto che dovevano ignorare ogni forma di prudenza. Solo intorno alle 9 del mattino alcuni di loro hanno cominciato a sparare con i cannoni sui terroristi di loro iniziativa, senza l’autorizzazione dei superiori”.
 
E così, senza essere in grado di distinguere in alcun modo tra palestinesi e israeliani, i piloti hanno scatenato una furia di colpi di cannoni e missili indiscriminata sulle aree israeliane sottostanti.
 
Una delle tante case del Kibbutz Be’eri che sembra essere stata bombardata con armi pesanti
 
L'esercito israeliano “ha eliminato tutti, compresi gli ostaggi”, sparando proiettili di carri armati contro le case dei kibbutz
 
Le foto delle conseguenze dei combattimenti all'interno dei kibbutz come Be'eri – e del bombardamento israeliano di queste comunità – mostrano macerie e case carbonizzate che ricordano le conseguenze degli attacchi di carri armati e artiglieria israeliani all'interno di Gaza. Come ha detto ad Haaretz Tuval Escapa, il coordinatore della sicurezza del Kibbutz Be'eri, i comandanti dell'esercito israeliano avevano ordinato di “bombardare le case dei loro occupanti per eliminare i terroristi insieme agli ostaggi”.
 
Yasmin Porat, una partecipante al festival musicale Nova fuggita nel Kibbutz Be'eri, ha detto alla radio israeliana che quando le forze speciali israeliane sono arrivate durante una situazione di stallo con ostaggi, "hanno eliminato tutti, compresi gli ostaggi perché c'era un fuoco incrociato molto, molto pesante".
 
“Dopo un folle fuoco incrociato”, ha continuato Porat, “due proiettili di carri armati sono stati sparati nella casa. È una piccola casa kibbutz, niente di grande".
 
Case distrutte nel Kibbutz Be'eri in seguito ai combattimenti del 7 ottobre, che includevano il bombardamento delle residenze da parte dei carri armati israeliani
 
Un video pubblicato dall'account Telegram degli Israel's South Responders mostra i corpi degli israeliani che sono stati scoperti sotto le macerie di una casa distrutta da una potente esplosione – probabilmente il proiettile di un carro armato. Il New York Post di destra ha pubblicato un articolo su un incidente simile riguardante il corpo di un ragazzo trovato bruciato sotto le rovine della sua casa a Be'eri.
 
Il fenomeno dei cadaveri carbonizzati, con le mani e le caviglie legate, ritrovati in gruppi sotto le macerie delle case distrutte, solleva anche interrogativi sul fuoco dei carri armati “amici”.
 
Yasmin Porat, l'ostaggio sopravvissuto di Be'eri, ha descritto come i militanti di Hamas avessero legato le mani dei suoi compagni dietro la schiena. Dopo che un comandante della milizia palestinese si è arreso, facendosi scudo di uno di questi ostaggi per non essere ucciso, ha visto quest’ultimo a terra ancora vivo. Ha affermato che le forze di sicurezza israeliane “senza dubbio” hanno ucciso lui e gli altri ostaggi mentre aprivano il fuoco sui militanti rimasti all'interno, anche con proiettili di carri armati.
 
Le forze di sicurezza israeliane hanno anche aperto il fuoco sugli israeliani in fuga, avendoli scambiati per uomini armati di Hamas. Una residente di Ashkelon di nome Danielle Rachiel ha raccontato di essere stata quasi uccisa dopo essere fuggita dal festival musicale Nova, dopo l’attacco da parte dei militanti di Gaza. “Quando abbiamo raggiunto la rotonda [in un kibbutz], abbiamo visto le forze di sicurezza israeliane!” Rachel ha ricordato. “Abbiamo tenuto la testa bassa [perché] sapevamo automaticamente che avrebbero sospettato di noi, a bordo di una piccola macchina scassata… dalla stessa direzione da cui provenivano i terroristi. Le nostre forze hanno iniziato a spararci!”
 
“Quando le nostre forze ci hanno sparato, i finestrini sono andati in frantumi”, ha continuato. È stato solo quando abbiamo gridato in ebraico: “Siamo israeliani!” che la sparatoria è cessata e siamo stati portati in salvo.
 
Dalla video testimonianza di Danielle Rachiel del 7 ottobre
 
Alcuni israeliani non sono stati fortunati come Rachel. Adi Ohana è stato ucciso dalla polizia israeliana vicino a casa sua dopo essere stato scambiato per un guerrigliero palestinese. "Un uomo innocente è stato ucciso nel modo più negligente possibile", si è lamentata sua nipote. I media israeliani si stanno ora riempiendo di notizie di militari che hanno ucciso altri israeliani, proprio mentre difendevano le loro case da uomini armati palestinesi.
 
Le foto delle “atrocità di Hamas” pubblicate in Israele, ormai scomparse, raffiguravano combattenti di Hamas morti?
 
Tra i video più raccapriccianti delle conseguenze del 7 ottobre, pubblicati anche sull'account Telegram di South Responders, si vede un'auto piena di cadaveri carbonizzati all'ingresso del Kibbutz Be'eri. Il governo israeliano le ha presentate come vittime israeliane della sadica violenza di Hamas. Tuttavia, la carrozzeria in acciaio fuso, il tetto crollato dell'auto e i cadaveri completamente bruciati all'interno, testimoniano un colpo diretto da parte di un missile Hellfire.
 
È anche possibile che gli occupanti maschi dell'auto fossero attivisti di Hamas accorsi dopo lo sfondamento delle recinzioni. Potrebbero anche essere tornati a Gaza con prigionieri israeliani all'interno della loro auto.
 
 
Sembra che l'ambasciatore israeliano all'ONU, Gilad Erdan, abbia presentato foto che mostravano combattenti di Hamas morti, durante la sua invettiva del 26 ottobre alle Nazioni Unite. Erdan gesticolava con rabbia sul podio, urlando che “stiamo combattendo contro animali” e poi ha mostrato un foglio dotato di codice QR, con la didascalia “Scansiona per vedere le atrocità di Hamas”.
 
Quando ho scansionato il codice, quello stesso giorno a mezzogiorno, ho trovato circa 8 immagini macabre di corpi bruciati e parti del corpo annerite. Una (attualmente ritirata, ndt) mostrava un mucchio di cadaveri maschili completamente carbonizzati, ammucchiati in un cassonetto. Possibile che i soccorritori e i medici israeliani abbiano riservato un simile trattamento ai cadaveri di ebrei israeliani?
 
Sembra che tutti gli israeliani uccisi il 7 ottobre siano stati raccolti in sacchi individuali e trasportati agli obitori. Al contrario, numerosi video registrati dagli stessi israeliani mostravano questi ultimi mentre profanavano i cadaveri degli uomini armati di Hamas uccisi dalle forze di sicurezza, spogliandoli nudi, urinando su di loro e mutilando i loro corpi. Gettare i loro corpi in un cassonetto sembrerebbe rientrare piuttosto in questo modo di comportarsi riservato ai cadaveri di Hamas.
 
Poco più di dodici ore dopo che l’ambasciatore Erdan aveva presentato le presunte foto delle atrocità di Hamas alle Nazioni Unite, il file di Google Drive conteneva solo un breve video (attualmente non mostra nulla, ndt). Tra le foto misteriosamente scomparse c'era l'immagine del cassonetto pieno di corpi bruciati. Era stato cancellato perché mostrava combattenti di Hamas bruciati da un missile Hellfire, e non israeliani “bruciati vivi” da Hamas?
 
L'ambasciatore israeliano Gilad Erdan alle Nazioni Unite, il 26 ottobre. Il codice QR da lui visualizzato attualmente porta a un avviso 404
 
Distruzioni che ricordano gli attacchi israeliani a Gaza
 
Alcuni soccorritori arrivati sui luoghi della carneficina nel sud di Israele dopo il 7 ottobre hanno affermato di non aver mai visto una simile distruzione. Per coloro che sono stati testimoni del bombardamento israeliano della Striscia di Gaza, tuttavia, le immagini delle case bombardate e delle auto bruciate in Israele hanno qualcosa di familiare.
 
Mentre raccontavo dell’assalto israeliano a Gaza durato 51 giorni nel 2014, mi sono imbattuto in un veicolo distrutto nel centro di Gaza City appartenente a un giovane tassista di nome Fadel Alawan, che era stato assassinato da un drone israeliano dopo aver inconsapevolmente accompagnato un combattente di Hamas ferito in un vicino ospedale. All'interno dell'auto, si potevano ancora vedere i resti del sandalo di Alawan fusi nel pedale dell'acceleratore.
 
Nel pomeriggio del 7 ottobre, placidi insediamenti e strade deserte nel sud di Israele erano carbonizzati e fiancheggiati da auto bombardate che somigliavano molto a quelle di Alawan. I combattenti di Hamas, dotati di armi leggere, erano davvero capaci di provocare una distruzione su scala così ampia?
 
 
Il governo israeliano sta distribuendo foto delle vittime del fuoco amico?
 
Lo scorso 23 ottobre, il governo israeliano ha riunito membri della stampa internazionale per una sessione di propaganda ufficiosa. Secondo il Times of Israel, all'interno di una base militare chiusa, i funzionari hanno tempestato la stampa con film snuff e una serie di spaventose accuse di "scene strazianti di omicidi, torture e decapitazioni prodotte nel corso dell'attacco di Hamas del 7 ottobre".
 
 
Nel documento forse più inquietante presentato dal governo israeliano, i giornalisti hanno visto un video che mostrava “il cadavere di una donna parzialmente bruciato, con la testa mutilata… Il vestito della donna morta è tirato su fino alla vita e le sue mutande sono state abbassate”, secondo quanto riportato dal Times of Israel.
 
Daniel Amram, il blogger di notizie private più popolare in Israele, ha twittato il video del cadavere bruciato della donna, sostenendo che "è stata violentata e bruciata viva".
 
 
La giovane, infatti, sarebbe stata uccisa sul colpo da una potente esplosione. E sembrava che fosse stata rimossa dall'auto in cui era seduta – e che potrebbe appartenere a un rapitore di Gaza. Il veicolo è stato completamente distrutto e si trovava su un campo sterrato, come molti altri attaccati dagli elicotteri Apache. Era poco vestita e teneva le gambe divaricate.
 
Sebbene avesse partecipato al festival di musica elettronica Nova, dove molte donne partecipanti vestivano con abiti succinti e i suoi arti piegati erano tipici di un corpo che era stato seduto in un'auto dopo il rigor mortis, esperti e funzionari israeliani sostenevano che fosse stata violentata.
 
Ma le accuse di violenza sessuale si sono finora rivelate infondate. Il portavoce dell’esercito israeliano Mickey Edelstein ha insistito con i giornalisti durante la conferenza stampa del 23 ottobre che “abbiamo prove” di stupro, ma quando gli è stato chiesto di mostrare almeno una prova, ha detto al Times of Israel, “non possiamo condividerla”.
 
Questa giovane donna è stata l'ennesima vittima degli ordini di fuoco amico dell'esercito israeliano? Solo un'indagine indipendente può determinare la verità.
 
L'esercito israeliano uccide i prigionieri israeliani all'interno di Gaza e si lamenta del loro rilascio
 
All'interno di Gaza, dove sono tenuti in ostaggio circa 200 cittadini israeliani, non ci sono dubbi su chi stia uccidendo i prigionieri. Il 26 ottobre, l’ala armata di Hamas conosciuta come Brigate Al-Qassam ha annunciato che Israele aveva ucciso “quasi 50 prigionieri” in attacchi missilistici.
 
Se l'esercito israeliano avesse intenzionalmente preso di mira le aree in cui sapeva che erano tenuti prigionieri, le sue azioni sarebbero state coerenti con la Direttiva Hannibal. La procedura militare è stata istituita nel 1986 in seguito all’Accordo Jibril, un accordo che ha visto Israele scambiare 1150 prigionieri palestinesi con tre soldati israeliani. A seguito di una forte reazione politica, l’esercito israeliano ha redatto un ordine segreto sul campo per prevenire futuri rapimenti. L'operazione ha preso il nome dal generale cartaginese che scelse di avvelenarsi piuttosto che essere tenuto prigioniero dal nemico.
 
L’ultima esecuzione confermata della Direttiva Hannibal ha avuto luogo il 1° agosto 2014 a Rafah, Gaza, quando i combattenti di Hamas catturarono un ufficiale israeliano, il tenente Hadar Goldin, spingendo i militari a sganciare più di 2000 bombe, missili e proiettili sull’area, uccidendo il soldato insieme a oltre 100 civili palestinesi.
 
Indipendentemente dal fatto che Israele stia uccidendo intenzionalmente o meno i suoi cittadini prigionieri a Gaza, sta di fatto che si è dimostrato stranamente allergico al loro rilascio immediato. Il 22 ottobre, dopo aver rifiutato l’offerta di Hamas di rilasciare 50 ostaggi in cambio di carburante, Israele ha rifiutato l’offerta di Hamas di liberare Yocheved Lifshitz, un attivista pacifista israeliano di 85 anni, e la sua amica di 79 anni, Nurit Cooper.
 
Quando Israele acconsentì al loro rilascio il giorno dopo, il video ha mostrato Liftshitz che stringeva la mano a un militante di Hamas e intonava “Shalom” mentre lui la scortava fuori da Gaza. Nel corso di una conferenza stampa quello stesso giorno, ha raccontato del trattamento umano ricevuto dai suoi rapitori.
 
 
Lo spettacolo del rilascio di Lifshitz è stato considerato un disastro propagandistico dagli spinmeister del governo israeliano, con i funzionari che si lamentavano del fatto che permetterle di parlare pubblicamente era stato un grave “errore”.
 
Non meno scontento della sua liberazione è apparso l’esercito israeliano. Come ha riportato il Times of Israel, “L’esercito è preoccupato che ulteriori rilasci di ostaggi da parte di Hamas possano indurre la leadership politica a ritardare un’incursione di terra o addirittura a fermarla a metà”.
 
 
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