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Menzogne, ecco la verità.
Lettera aperta di Aycha Kadhafi al popolo francese

Libia, venerdì 29 aprile 2011


Si è voluto far credere all’opinione pubblica internazionale che gli avvenimenti che colpiscono tragicamente il mio paese vedano opposti dei buoni democratici al regime instauratosi con la rivoluzione del settembre 1969. E’ a partire da questa falsa premessa che si è arrivati alle false conclusioni e alle menzogne più spudorate. Ciò che sta accadendo nel mio paese dal febbraio scorso non può essere paragonato a quanto è successo in Tunisia,  in Egitto, e adesso in Bahrein. In questi paesi dei giovani che aspirano alla libertà sono scesi in piazza per manifestare pacificamente la loro legittima richiesta di democrazia.
In Libia, all’inizio, nelle città dell’Est, si è trattato di una sollevazione armata, provocata da mercenari che hanno stretto un’alleanza tattica e strategica con le forze del male e dell’oscurantismo: i terroristi di Al Qaida, che percorrono in lungo e in largo il deserto e una buona parte dell’Africa da qualche anno. E’ l’alleanza tra i nostalgici della monarchia e gli attivisti dell’islamismo internazionale, che sono e fanno tutto il contrario di ciò che l’Islam prescrive.
Mustapha Abdeljalil, rivolgendosi all’opinione pubblica francese, parla della eroica lotta dei resistenti contro i “mercenari e pretoriani” al soldo del colonnello Gheddafi. Questo ex ministro della giustizia, che aveva dato dimostrazione di grande zelo nel corso del processo contro le infermiere bulgare e che aveva anche firmato la loro condanna a morte, prima che mio padre le liberasse su richiesta del presidente Sarkozy e di sua moglie, sa bene da quale parte c’è la resistenza e da quale i mercenari che hanno messo a ferro e fuoco il mio paese. Egli sa benissimo che la guerra che dolorosamente sconvolge la Libia è tra un esercito nazionale e leale e una banda di mercenari al soldo di Ben Laden e del suo agente di comunicazione e propaganda: lo Stato-televisione del Qatar. Chi è mercenario? Colui che difende l’integrità territoriale del suo paese o colui che chiede agli Stati stranieri di intervenire per collocarli al potere, a prezzo del disonore nazionale e di centinaia di vite libiche sacrificate?
La domanda che si pone il popolo libico, e che dovrebbe porsi anche il buon popolo francese è la seguente: che cosa è accaduto tra il mio paese e la Francia perché i governanti di quest’ultima abbiano deciso di attaccare la Libia, di uccidere dei militari e “collateralmente” dei civili, di distruggere le infrastrutture e quegli armamenti che recentemente abbiamo comprato proprio da loro e di offrire una copertura aerea ai ribelli armati e ad Al-Qaida? Perché la Francia si è precipitata in quello che per lei rischia di diventare un pantano, come l’Afghanistan per gli Stati Uniti, mentre con la Libia aveva ottimi rapporti, proficui rapporti economici e strategici, ivi compreso il programma di nucleare civile? E’ stato solo perché lo Stato-televisione del Qatar si è impegnato a pagare la parcella della prossima campagna presidenziale del signor Sarkozy? E’ nell’interesse della Francia, e anche di colui che vuole restarne il presidente, di legare il proprio futuro e il proprio onore ad una oligarchia petroliera che cerca da diversi anni di seminare zizzania nel mondo arabo e incoraggiare lo scontro di civiltà tra oriente e Occidente? Se l’oligarchia del Qatar è così tanto interessata alla libertà dei popoli e alla democrazia, perché non affranca essa per prima dalla schiavitù moderna le sue migliaia di operai stranieri e perché non si trasforma in monarchia costituzionale?
L’opinione pubblica francese sa o non sa che in tutte le crisi che hanno occupato le prime pagine dei giornali in questi ultimi anni, Al Jazeera ha tenuto un comportamento abietto. La questione del velo in Francia, la rivolta delle banlieue francesi, il discorso del Papa a Ratisbona, la rottura tra l’OLP e Hamas, l’attacco israeliano contro Gaza… A ogni crisi il Qatar, attraverso la voce del suo ministro degli Affari Esteri, Al Jazeera, non ha mai gettato acqua sul fuoco, ma lo ha piuttosto attizzato. Presto o tardi i Francesi si accorgeranno che i 6 milioni di mussulmani che vivono in Francia sono completamente drogati dal discorso integralista di questa televisione finanziata dall’oligarca del Qatar e alimentata dall’ideologia dei Fratelli mussulmani. Ben presto la Francia si renderà conto che il sinistro Qardaoui, che ha emanata una fatwa per uccidere mio padre, è il suo peggior nemico.
Tutti oggi sanno che tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza sulla crisi libica sono moralmente illegittime e giuridicamente illegali, non solo a causa della loro incompatibilità con la Carta delle Nazioni Unite, ma anche perché il ruolo del Consiglio di sicurezza è di intervenire sui conflitti tra gli Stati e non di ingerirsi negli affari interni di un paese. D’altro canto, perché il Consiglio di Sicurezza non interviene adesso per fermare le operazioni della NATO in Libia e proporre un’uscita politica e pacifica dalla crisi, che potrebbe risparmiare molte vite umane?
Ad oggi, nessun osservatore ha fornito prove che confermino il bombardamento da parte dell’aviazione libica di quartieri civili, quali Fachloum Souk el Jouma e Tajoura a Tripoli, così come continua a ripetere la propaganda dello Stato-televisione del Qatar, ripresa da centinaia di agenzie di stampa arabe e internazionali. A Bengasi i mercenari al soldo dei terroristi e di Mustapha Abdeljalil hanno liberato i detenuti della prigione di Alkouaifya, li hanno armati perché attacchino le forze dell’ordine e terrorizzino i cittadini. Se ciò che dico è falso, perché allora si impedisce ad alcuni organismi internazionali di fare una inchiesta su quanto accade in Libia? E infatti il mio paese ha chiesto alla Lega araba, all’Organizzazione delle Nazioni Unite e ad altre organizzazioni internazionali e regionali di inviare commissioni di inchiesta per accertare sul campo quanto sta accadendo. Perché queste richieste sono rimaste lettera morta? Più grave ancora, perché sono state esercitate forti pressioni sul “Comitato Supremo per la verità in Libia”, che è stato costituito dalla Unione africana, perché rinviasse la sua visita di osservazione e inchiesta in Libia? Chi ha paura della verità sulle atrocità commesse contro il popolo libico? I mercenari e i loro protettori occidentali o l’esercito nazionale libico?
Anche i giovani libici aspirano alla libertà, il popolo libico desidera ardentemente la democrazia, ma non a prezzo della perdita della loro sovranità su paese, ancor meno a prezzo della rinuncia alle loro ricchezze petrolifere. Il destino della Libia non sarà mai quello dell’Iraq e il neocolonialismo non ritornerà nel paese di Omar el-Mokhtar e di Gheddafi. Non è la figlia del colonnello a dirlo, ma una giovane madre pronta a battersi, come tutti i Libici, per l’integrità territoriale di una Libia sovrana, libera e democratica.


Dottoressa Aycha Kadhafi

- Segretario Generale dell’associazione Wouatasimou per le opere caritative
- Presidente onorario del MSPL (Movimento per l’amicizia e la cooperazione tra i popoli europei e la Libia), eletta presidente onorario il 1 settembre 2005 dopo la morte dell’ex presidente, il generale Jeannou Lacaze, deceduto il 1 ° agosto 2005