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Le blog de Gilles Munier, 3 giugno 2011


Bernard Henri-Levy, fattorino di Israele a Bengasi


A Gerusalemme (occupata), il 2 giugno scorso, Bernard-Henri Levy (BHL) ha tradito il segreto annunciando di aver trasmesso un  messaggio del Consiglio nazionale di transizione (CNT) a Benyamin Netanyahou, nel quale si diceva che la Libia avrebbe stabilito delle “normali relazioni con Israele” (1), se la rivoluzione avesse vinto (vedi:
http://www.ossin.org/libia/benjamin-netanyahu-bernard-henri-levy-israele.html)


Una base israeliana alla frontiera algerina?
Si sa che ad ogni suo viaggio in Cirenaica (Est della Libia), BHL si adopera a convincere il CNT sull’interesse di stabilire rapporti con Tel Aviv e non esita, secondo le sue dichiarazioni, a evocare la grandezza di Israele davanti a dei ribelli perplessi (2). Alcuni dirigenti dei ribelli si sono lasciati convincere perché la presenza di consiglieri militari israeliani a Bengasi – ebrei di origine libica o maghrebina, dicono – ha finito col fare rumore. Il documento equivoco, consegnato al governo libico da un ufficiale del servizio informazioni ucraino, secondo cui il CNT accetterebbe l’istallazione di una base militare israeliana nel Djebel Akhdar per minacciare l’Algeria (3) – non smentito dai ribelli – può essere oggi considerato come un invito discreto.
Si può immaginare la costernazione – addirittura il panico – dei capi dell’insurrezione che non si aspettavano che la loro decisione di allacciare relazioni con Israele sarebbe trapelata in questo modo. Abdel Hafiz Ghoga, vice presidente del CNT, ha subito smentito di avere affidato alcun incarico all’attivista filo-israeliano.  Troppo tardi, il guaio era ormai fatto nell’opinione pubblica araba. I promotori dell’iniziativa si scherniscono. Il loro obiettivo era quello di convincere gli Stati che non hanno riconosciuto il CNT a causa della presenza di AlQaida in Cirenaica. Israele- dicono- non accetterebbe le proposte dei ribelli se l’influenza degli jihadisti fosse così importante come sostengono gli specialisti.


Prendere l’Egitto a tenaglia
In visita ufficiale in Israele, Alain Juppé, ministro francese degli affari esteri, ha inghiottito un nuovo rospo apprendendo che il portavoce di Benyamin Netanyahou aveva confermato le dichiarazioni di BHL, il suo vivace rivale sulla scena libica. Il Primo Ministro israeliano che non perdona alla Francia di voler riconoscere la Palestina nelle frontiere del 1967, si è preso il maligno piacere di ringraziare Nicolas Sarkozy per l’intervento militare francese in Libia. Secondo Netanyahou, il rovesciamento del colonnello Muammar Gheddafi permetterebbe ad Israele un più facile approvvigionamento di petrolio – una materia prima di cui soffre crudelmente la mancanza – e il vantaggio di tenere l’Egitto in una tenaglia in caso di conflitto.


(1) Libye : BHL confie un message à Netanyahou (Europe 1 – 2/6/11)
http://www.europe1.fr/International/Libye-BHL-confie-un-message-a-Netanyahou-570017/


(2) Scènes de la vie dans la Libye libre, par Bernard-Henri Lévy (Le Point -13/3/11)


(3) Une base militaire israélienne en Libye près des frontières avec l’Algérie (Ennahar Online – 19/5/11)
http://ennaharonline.com/fr/news/7455.html



Precisazioni necessarie : secondo questo documento, la base israeliana avrebbe come obiettivo l’Algeria. Il Djebel al-Akhdar (la Montagna verde) non è situata vicino alla frontiera algerina, ma all’est della Libia. Le vestige dell’antica città greca di Cirene – che ha dato il nome di Cirenaica – si trovano in una delle sue valli.