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Afrique Asie.fr - 8 giugno 2011


La NATO e Nicolas Sarkozy al banco degli accusati
François Misser


La figlia del presidente libico, Aicha Khadafi, ha denunciato davanti alla Giustizia belga, il 7 giugno scorso, la NATO per crimini di guerra. Oggetto: il bombardamento aereo del 30 aprile, nel corso del quale sarebbero rimasti uccisi, secondo Tripoli, il figlio minore del colonnello Gheddafi, Seif Al Arab e tre dei nipotini del capo dello Stato. La denuncia si fonda sul fatto che obiettivo dell’azione è stato un edificio civile, ha spiegato uno dei rappresentanti della denunciante, l’avvocato francese Luc Brossollet. La risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha sì autorizzato la NATO a intervenire militarmente per proteggere i civili, ma non a prenderli come obiettivo, ha aggiunto il collega Jean-Charles Tchicaya. In altri termini, non è il mandato in sé ad essere sotto accusa, ma il modo in cui è stato eseguito.

Aicha Gheddafi è la madre di una delle vittime e la zia di altre due. Seif aveva due anni, Carthage due anni e Mastoura quattro mesi. L’azione davanti ai tribunali belgi viene avviata in nome della giurisdizione universale, che autorizza i procedimenti per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e crimini di genocidio a condizione che vi sia un qualche collegamento con il Belgio. Secondo gli avvocati tale condizione sarebbe doppiamente presente. Primo, perché la NATO ha sede a Bruxelles. Secondo, perché il Belgio è membro della coalizione che ha effettuato il raid aereo del 30 aprile che, secondo la denunciante, non sarebbe stato un errore ma un atto deliberato. Quando si fa osservare a Luc Brossollet che la NATO beneficia di immunità diplomatica, l’avvocato di Aicha Gheddafi risponde che è assurdo pensare che una qualsivoglia istituzione sia al di sopra della legge.

Questa azione è parallela a quella annunciata dagli avvocati Roland Dumas e Jacques Vergès contro il presidente Nicola Sarkozy dinanzi la Giustizia francese per la stessa ragione, ma che rischia di essere dichiarata irricevibile, secondo il professore di diritto internazionale a Paris 1, Hervé Ascensio. In virtù dell’art. 57 della Costituzione francese che stabilisce l’irresponsabilità del capo dello Stato in casi del genere. Per contro – afferma il giurista – la Corte penale internazionale è competente.