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Courrier International, 3 ottobre 2011


“Monsieur Sarkozy, il suo TGV è un racket”
Merouane Korso


Il re Mohammed VI e il presidente Nicolas Sarkozy hanno inaugurato a Tangeri i lavori del primo treno ad alta velocità arabo e maghrebino. Un progetto criticatissimo in un momento nel quale il paese fa fatica a far quadrare il proprio bilancio


Dopo una fabbrica Renault, la città dello Stretto (Tangeri) ospiterà anche il terminus del futuro treno ad alta velocità del Marocco.  Dovrà collegare a 320 km all’ora, a partire dal 2015, le città di Tangeri e Casablanca, la capitale economica del Regno, via Rabat (la capitale amministrativa). Costo del progetto: 1,8 miliardi di euro, con finanziamenti francesi e arabi, soprattutto francesi e kuwaitiani. Di fatto la metà sarà finanziata dalla Francia che ha accordato al Marocco un prestito di 920 milioni di euro,  basato su un contratto di 400 milioni di euro per la fabbricazione di convogli stipulato con Alstom, che stenta a trovare commesse in Europa.  Il Marocco da parte sua dovrà sborsare 3 miliardi di euro. Una volta consegnato, questo treno dovrebbe collegare Tangeri a Casablanca in due ore e dieci, al posto delle quattro ore e quarantacinque attuali. In seguito il treno dovrebbe essere prolungato verso Marrakech, poi Agadir, destinazioni esclusivamente “turistiche”.

I detrattori del progetto, avviato senza consultazioni né bandi di gara, si fanno sentire, e con scalpore. “Questo TGV è uno scandalo nelle attuali condizioni del Marocco”, si indigna l’economista Fouad Abdelmouni, mentre Karim Tazi, potente uomo d’affari di Casablanca, rileva che “il progetto è stato approvato e concesso nella più assoluta mancanza di trasparenza”. Il costo iniziale è stato rivisto diverse volte in aumento, e gli appalti sono stati assegnati senza alcuna asta. Secondo la stampa francese, la Germania si sarebbe risentita di essere stata estromessa dal progetto e avrebbe addirittura usato il suo veto per impedire il prestito della Banca europea di investimenti (BEI).

E in Marocco piovono le critiche. “Non è per niente certo che il paese abbia bisogno di un’opera simile”, ritiene Fouad Abdelmouni. Molti pensano che i Marocchini non avranno la possibilità di usare questo treno, il cui biglietto sarà fuori dalla loro portata (il tram di Rabat è stato un fallimento proprio a causa del prezzo del biglietto troppo alto). Per i detrattori di questo TGV, esso è stato concepito ad uso e consumo esclusivo dei turisti e non per i Marocchini. Vi sono altre priorità, come la lotta all’analfabetismo – che tocca un terzo della popolazione – la disoccupazione, la povertà”. Anche l’ex ministro delle Finanze, Mohamed Berrada, ammette che “si sarebbero potuti utilizzare questi soldi per creare posti di lavoro in un momento in cui i diplomati disoccupati manifestano ogni giorni davanti al Parlamento di Rabat per chiedere lavoro”.

“Monsieur Sarkozy, il suo TGV è un racket economico”, sostiene da parte sua con vigore il blogger Larbi. “L’ha compreso, Monsieur Sarkozy, questo TGV è una follia finanziaria, soprattutto per un paese come il Marocco. Impegna le finanze pubbliche marocchine con prezzi esorbitanti che lei stessa dovrebbe definire aberranti in questi tempi di crisi finanziaria, economica e sociale”, si inalbera il blogger in una lettera aperta a Nicolas Sarkozy. “All’epoca si parlava di un costo di lavori di costruzione e di acquisto di convogli stimato in due miliardi di euro. Alla fine sono diventati più di 3 miliardi di euro che i Marocchini dovranno sborsare per pagare Alstom, che è così caro al suo cuore, voi, che siete il suo salvatore, il SNCF e i diversi appaltatori francesi. Rapportato al PIL marocchino, è come se la Francia avesse deciso di costruire una linea di grande velocità a 58 miliardi di euro! E’ quello che lei definisce vivere al di sopra dei suoi mezzi…”