Demain online, 10 ottobre 2011


L’assalto al giornale Akhbar Al Youm
Ali Lmrabet


Un banda di giovinastri che sbandieravano i ritratti del re e della sua famiglia ha assalito la settimana scorsa i locali del quotidiano arabofono Akhbar Al Youm. Questi “manifestanti”, certamente reclutati nelle strade della capitale economica del regno, e invitati a manifestare davanti al giornale in cambio di un biglietto di 100DH, hanno scandito slogan ostili al giornale, rimproverando il suo appoggio al movimento del 20 febbraio.

Tuttavia questo giornale non appoggia questo movimento e non ha mai preso posizione contro il regime o contro la monarchia. Al contrario. Dopo un momento  di esitazione, ha criticato i “febbraisti”, lodato la nuova costituzione concessa e cantato la gloria del regime in alcune prime pagine piuttosto plateali.

E’ forse il dramma che vive questo quotidiano. Talvolta vuole fare il suo lavoro di informazione rispettando un pochino le regole deontologiche della professione, e dunque cercando di informare su tutto; talvolta tenta, per non attirarsi i fulmini della polizia, di prendere le distanze dal Movimento del 20 febbraio, concedendo qualcosa al regime. Un giorno rampogna i diversi dissidenti marocchini, e un altro esalata la Monarchia e il suo grande Manitu.

In questi tempi incerti, questa posizione di “culo tra due sedie”, ci si perdoni l’espressione, non è accettabile dal Makhzen.
Per l’autocrazia che ci governa, la stampa deve scegliere il suo campo. Essa non deve fare il suo mestiere di informazione, deve solo  seguire il branco informativo che intende criminalizzare il Movimento del 20 febbraio. Secondo il Palazzo, i media privati devono fare una scelta tra le due estreme. Stare col regime o contro di lui. Non esiste un giusto mezzo. E tanto peggio per i neutrali, i menefreghisti, gli apolitici e gli incerti.

Da qui nasce l’attacco del quale si conoscono gli istigatori. Assaltare i locali di un giornale è un segno distintivo dei regimi autoritari, siano essi monarchie o repubbliche.  Segni,  comportamenti, volutamente ignorati da certuni in occidente, che continuano a credere che noi siamo un paese in via di democratizzazione. E tanto peggio per le migliaia di prigionieri politici, giornalisti e cantanti imprigionati, e le migliaia di vittime dei “servizi”.

A Demain, noi siamo per una libertà di informazione totale, col solo limite degli appelli al crimine e della diffamazione. Noi siamo solidali coi nostri colleghi di Akhbar Al Youm





Non è la prima volta che il giornale Akhbar Al Youm subisce i colpi della repressione poliziesca.
Il 28 settembre 2009, il quotidiano veniva
chiuso d'autorità dalla polizia per avere pubblicato la vignetta di un membro della famiglia reale.
Il processo che ne seguì portò alla
condanna del direttore, Taoufik Bouachrine, e del vignettista, Khalid Gueddar, alla pena di tre anni di prigione, pena sospesa.
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