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TelQuel, n. 499, dicembre 2011


Islamisti, e dopo?
Karim Boukhari


In realtà è molto tempo che il PJD aveva già vinto. Ma la modernità non ha perso


Vi racconto l’ultima: se bevi, finisci la bottiglia; se fumi, svuota la ceneriera; se esci con una ragazza, ebbene corri a chiedere la sua mano al padre! Questa boutade la dice lunga sull’angoscia, per non dire la psicosi, che ha colpito parecchia gente la sera del 25 novembre. Il primo partito islamista ha vinto le elezioni e qualcuno non si è ancora ripreso. “Tutto e tutti (PAM, G8), ma non loro!”, “Aiuto, hanno vinto”, “Io non c’entro”, “E’ colpa di chi si è astenuto”. Andiamo, andiamo. Anche i Marziani sapevano, la dove si trovano, che la vittoria del PJD era quasi programmata. Doveva capitare e oggi, ecco che è successo, gli islamisti sono in affari. Come un’evidenza, come una fatalità. Bisogna fare le valige e fuggire da questo paese “islamista” (o in procinto di diventarlo) che è il Marocco? Ovviamente no.

Anche se ciò può sembrare sorprendente, provenendo da un anti-islamista, io sono convinto che il trionfo del PJD è la cosa migliore che potesse succederci in questo momento. E vi spiego molto semplicemente perché:  perché questo trionfo racconta esattamente quello che noi oggi siamo. E’ una copia conforme della nostra realtà. Eccoci di fronte a noi stessi a guardare quello che rifiutavamo di guardare da qualche tempo: un paese iper-conservatore nel quale la classe politica è dominata dal PJD e dove il popolo è pronto in maggioranza a “provare” la soluzione islamista. E poi la Tunisia, in quello che somiglia finalmente alle prime elezioni libere in un paese arabo-mussulmano, ha detto Sì il 23 ottobre scorso. E poi gli Stati Uniti e l’Europa chiudono ormai gli occhi e non dicono più No, pronti a “provare” anche loro. E poi Mohammed VI è stato anche lui obbligato a dire Sì a sua volta, malgrado gli sforzi inutili, talvolta patetici, dei suoi principali luogotenenti (chiaramente il G8 di Fouad Ali El Himma e Salaheddine Mezouar…) E poi, in fondo, il peggio non è tanto perdere di fronte ad un partito islamista, ma distruggere e manipolare la volontà di un popolo. E’ la trappola da evitare quando si abbia la volontà di rimettere tutto in chiaro e di ricostruire. L’Algeria del 1991 è là per ricordarcelo….

Noto a proposito qualcosa che mi fa particolarmente piacere: per moltissimo tempo ci hanno assicurato che gli elettori marocchini sono analfabeti, corruttibili, apolitici, senza fede né convinzioni, pronti a vendere i loro voti come un volgare venditore di montoni mette in mostra la sua mercanzia il giorno dell’Aid. Ebbene tutto ciò non ha loro impedito, il 25 novembre, di superare sé stessi per esprimere il loro desiderio, il loro bisogno, di sperimentare la soluzione islamista. Perché privarli? Perché truccare la loro volontà? Perché respingerla indefinitamente?

Adesso è utile ricordare che il PJD ha vinto le elezioni ma non il potere, perché questo resta essenzialmente nelle mani del re. Gli islamisti sono solo degli associati, dei partner, e bisogna sperare che si mostrino meno scialbi dei socialisti, degli istiqliliani o i tecnocrati che sono stati associati al potere sotto Mohammed VI, ma che di potere non hanno avuto altro se non il nome.

Ricordo inoltre che il PJD non ha ottenuto la maggioranza assoluta e che sarà costretto ad allearsi almeno a due partiti per formare un governo. Già frenati dal potere del re, gli islamisti saranno anche ostacolati dai due partiti che si assoceranno ad essi. Tutto ciò potrà diluire il loro potere e neutralizzarlo in ogni momento…
Termino aggiungendo ancora una nota, forse la più ottimista di tutte: la vittoria degli islamisti non frenerà né la contestazione di piazza (grazie al Movimento del 20 febbraio che non deve assolutamente allentare la pressione), né impedirà ai modernisti di esprimere le loro idee ed opinioni più di avanguardia. I Marocchini si affrancano. Imparano a vivere in un nuovo stato di cose: la libertà. Quella di premiare il conservatorismo latente della maggioranza, ma anche – vedrete – quella di dare libero corso alle innovazioni ed allo spirito di resistenza delle minoranze.

Il PJD ha vinto, ok, in realtà da molto tempo aveva già vinto. E non è stata la modernità a perdere, ma i vizi della politica e la manipolazione della volontà popolare. Coraggio, non ci spaventiamo!