Afrique Asie, 13 novembre 2012 (trad.Ossin)



Il Marocco si affida ai lobbysti USA
Sonia Baker

Quanto al “deficit” democratico, Rabat intende nasconderlo, offrendo una immagine pulita del Marocco attraverso le sue lobbie che, è il caso di dire, hanno molto lavoro da fare


In preda a gravi difficoltà interne, il Marocco si affida ai servizi dei lobbisti USA per riuscire a mantenere la sua “precaria stabilità interna”. Per ottenere questo risultato, il Palazzo si serve di The Moroccan-American Policy Council (Il Consiglio politico Marocco-Americano), avviato nel 2004, per informare l’opinione pubblica USA ed internazionale sugli sviluppi nazionali e strategici in Medio Oriente e in Africa del Nord. Pagandone i servizi, il paese di Mohammed VI è riuscito a ridisegnare la sua mission e a trarne profitto servendosi di tutti i mezzi per esercitare una influenza sul Congresso USA perché questo chiuda gli occhi sulla gestione interna del paese in termini di democrazie e libertà di espressione. Questo Consiglio assicura una specie di “protezione politica” per il Marocco nei confronti delle Grandi Potenze occidentali, come sottolinea la ONG Sun-Light Foundation. I componenti di questo Consiglio si sono già riuniti molte volte e hanno incontrato 123 senatori lo scorso febbraio. Questa lobbying ha permesso al Marocco di reprime “tranquillamente” il movimento del 23 febbraio, che chiede riforme profonde per la democrazia e la giustizia. Peraltro le molte proteste indette da questo movimento hanno subito tutte la stessa sorte, senza reazioni da parte della Casa Bianca o del Congresso. Questo Consiglio lavora esclusivamente per garantire la perpetuazione della monarchia in Marocco.  Con tutti i mezzi. Il governo marocchino ha sborsato 2,3 milioni di dollari nel 2010 per fare lobbying e altri servizi nei confronti delle agenzie USA capaci di influenza. Questo Consiglio si è assicurato i servizi di due grandi figure del lobbying negli Stati Uniti. Si tratta di Edward Gabriel, attuale direttore del centro, che è già stato ambasciatore in Marocco agli inizi degli anni 1980. Fatima Zohra Kurtz è anche considerata come un membro influente di questo Consiglio ed ha già lavorato come consigliere politico all’ambasciata del Marocco.
Afflitto come è da un abissale deficit di bilancio, il Marocco cerca da mesi di ottenere dei finanziamenti, soprattutto dall’Arabia Saudita e da altri paesi del Golfo.
Quanto al “deficit” democratico, Rabat conta di nasconderlo, offrendo una immagine pulita del Marocco attraverso le sue lobbie che, è il caso di dire, hanno molto lavoro da fare.

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