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Lakome, 24 gennaio 2013 (trad.ossin)



Rilievi della Corte dei Conti sull’attività della MAP
Giornalisti spioni alla MAP
Christophe Guguen

L’istituzione di controllo evidenzia nel suo rapporto 2011 la mancanza di obiettività e di indipendenza dell’agenzia di stampa ufficiale MAP. Nonostante l’evidenza, la direzione della MAP nega in blocco


La Corte dei Conti ha controllato la gestione della MAP nel periodo 2006 – 2010. Le sue osservazioni e raccomandazioni sono contenute nel rapporto 2011, pubblicato ieri. L’istituzione, presieduta da Driss Jettou, non si è limitata alla verifica dei bilanci contabili, ha anche esaminato il modo in cui la MAP svolge i suoi compiti.

La Corte evidenzia in primo luogo il problema della linea editoriale dell’agenzia, la cui tendenza alla disinformazione e alla propaganda è di pubblica notorietà dopo la nazionalizzazione voluta da Hassan II nel 1974. Un problema che ha radici nello statuto stesso, dal momento che l’agenzia è incaricata di svolgere due funzioni contradditorie: da un lato deve “ricercare, tanto in Marocco che all’estero, gli elementi di una informazione completa e obiettiva”. Ma nello stesso tempo “deve diffondere per conto dei pubblici poteri tutte le informazioni che questi ritengano di rendere pubbliche”.

Praticamente la MAP è condannata dal suo statuto ad una commistione di generi che rende impossibile qualsiasi trattamento obiettivo dell’informazione: di solito l’agenzia si accontenta di rilanciare i comunicati ufficiali (soprattutto quelli del ministero dell’interno), senza dare spazio a punti di vista diversi.

La Corte dei Conti spiega:

“Attraverso l’analisi della linea editoriale della MAP, si è constata una preponderanza delle informazioni ufficiali provenienti dalle istituzioni governative e dalle formazioni politiche. Questa situazione influenza la linea editoriale dell’Agenzia, che privilegia la raccolta di informazioni presso le istanze ufficiali a detrimento delle altre fonti”.
In un altro passaggio del rapporto, la Corte dettaglia la mancanza di obiettività dell’agenzia nella copertura degli avvenimenti (non rispetto della regola della polifonia, vale a dire far parlare tutti i protagonisti): “A titolo di esempio, questo principio non è stato osservato nella copertura di alcuni festival e del processo di revisione costituzionale”.


La MAP nega in blocco
La replica del direttore generale della MAP, Khalil Hachimi Idrissi è riportata nel rapporto. Egli afferma che “la MAP è equilibrata nei suoi dispacci e dà, sempre di più, la parola a tutte le componenti della società. Essa copra tutte le manifestazioni politiche, economiche, sociali, culturali e sportive, in assoluta obiettività, rispettando il principio di pluralità e diversità”.

A proposito degli esempi citati dalla Corte dei conti (festival e revisione della Costituzione), Khalil Hachimi Idrissi osa addirittura affermare che la MAP ha dato voce anche “a partiti politici che avevano annunciato il boicottaggio del referendum”. Si autocompiace: “E’ stata una vera novità, apprezzata dall’opinione pubblica e dagli osservatori”.

Nonostante le ricerche effettuate, Lakome non è riuscita a trovare nemmeno un dispaccio della MAP che riporti l’invito al boicottaggio del referendum del luglio 2011 (ogni aiuto da parte dei nostri lettori per trovarlo sarà il benvenuto).

E’ certo invece che gli stessi giornalisti della MAP hanno manifestato davanti alla sede dell’agenzia a Rabat nel marzo 2011 per reclamare l’indipendenza editoriale dell’agenzia. “Vogliamo un’agenzia di informazione e non un’agenzia di propaganda”, scandivano allora i manifestanti.

In una lettera aperta, pubblicata dalla stampa, un giornalista della MAP spiegava la sua rabbia:

“Questa è una lettera aperta non solo ai dirigenti della MAP, ma anche a tutti coloro che si rattristano nel vedere un media pubblico sprofondare in una follia di censura e anacronismi. Vittima di un regime giuridico calibrato, durante gli anni di piombo, per farne uno strumento di propaganda, la MAP fa fatica oggi ad adattarsi ai nostri giorni e viene unanimemente denigrata, perfino dai suoi dipendenti.

La pressione popolare nata con il Movimento del 20 febbraio non è tuttavia riuscita a cambiare le cose.  Solo qualche giorno prima del referendum sulla costituzione (il 27 giugno 2011), il re ha nominato alla testa dell’agenzia Khalil Hachimi Idrissi, una delle “penne” più fedeli al regime.

Le autorità di tutela e la nuova direzione hanno aperto un grande cantiere di modernizzazione dell’agenzia (risorse umane, marketing, servizio commerciale) ma si sono ben guardati dal cambiarne lo statuto. Risultato: la disinformazione è ancora di attualità.

Nelle sue raccomandazioni, la Corte dei Conti chiede quindi alla MAP di “rivedere lo statuto di fondazione dell’agenzia per adeguarsi alle innovazioni del paesaggio mediatico e audiovisivo e di rivedere la composizione del Consiglio di Amministrazione per adattarlo all’evoluzione del paesaggio mediatico e alle sfide del momento”.

Il direttore della MAP ha risposto semplicemente: “Osservazioni prese in considerazione”. Il ministero dell’informazione è un po’ più generoso nei dettagli,  rendendo noto che nel piano legislativo del governo 2012-2016 è stato inserito un progetto di legge per modificare lo statuto della MAP:
 
La Corte menziona le famose “note di informazione”
Tra gli altri punti evidenziati dalla Corte dei conti: la carenza di produttività di alcuni corrispondenti della MAP, il cui budget totale annuale è prossimo ai 200 milioni di dirham nel 2010.

La Corte nota anche lo scarso numero di dispacci trasmessi da alcune sedi regionali e internazionali, addirittura “l’assenza di produzione giornalistica protrattasi per qualche mese”, come a Barcellona o a Smara. La Corte dei conti tiene peraltro a precisare di non avere preso in considerazione le “note di informazione”.

In che cosa consistono queste note? Le autorità di tutela non l’hanno mai spiegato ufficialmente. E nemmeno la Corte fornisce dettagli.

Si tratta di fatto di rapporti e resoconti realizzati dai giornalisti dell’agenzia ma che non sono destinati al pubblico. “Di norma tutte le note di informazione sono inoltrate al direttore generale che, secondo il suo giudizio e l’argomento trattato, le inoltra a chi di diritto”, spiega una fonte interna. “Questi info in ‘off’ sono destinati ad un pubblico selezionato, felice di ricevere un bollettino meteo che dia loro la temperatura sugli argomenti caldi. Tra questi happy few, si ritrova lo staff della DGED (servizi segreti), del ministero degli interni e degli affari esteri. Perfino il gabinetto reale per le vicende più delicate”, spiegava TelQuel nel 2010 in un dossier speciale.


“Giornalisti spie”
I rapporti esistenti tra MAP e servizi sono un segreto di Pulcinella. Ricordiamo soprattutto l’espulsione, alla fine del 2011, del direttore dell’agenzia dalla Mauritania. Qualche anno prima, nel 2008, era stata la giustizia spagnola a fare luce su questi rapporti.

Dopo un articolo di Ali Lmrabet intitolato “Un esercito di spie” e pubblicato sul quotidiano El Mundo, la MAP aveva denunciato il giornalista marocchino per diffamazione. Condannato in primo grado, Ali Lmrabet ha alla fine vinto in appello. La giustizia spagnola ha ritenuto che i legami tra la MAP e la DGED siano ”sufficientemente provati”.