Stampa





Demain online, 14 maggio 2013 (trad. ossin)



Il dilemma del giudice marocchino
Mustapha Abid


Due giovani accusati di omosessualità sono comparsi ieri dinanzi il Tribunale di Temara, un borgo vicino alla capitale del Marocco, ma il processo, dopo una breve udienza, è stato rinviato al 20 maggio a richiesta dei loro avvocati che intendevano preparare le arringhe.

I due giovani, di 20 e 28 anni, sono stati arrestati all’inizio di maggio e chiusi nella prigione Zaki di Salé, insieme a islamisti, ladri e assassini. L’articolo 489 del codice penale commina la pena da sei mesi a tre anni di prigione per qualsiasi atto sessuale tra due persone dello stesso sesso.

Secondo l’AFP, il giudice ha assunto la sua decisione dopo avere scambiato qualche parola coi loro avvocati. Il giudice spera forse di ricevere qualche direttiva dalla cancelleria che gli dovrebbe dire se deve essere severo o clemente.

Perché anche con un ministro della giustizia islamista, Mustapha Ramid, giudicare dei fatti di omosessualità è un esercizio pericoloso in Marocco. I giudici hanno preso l’abitudine di essere prudenti e spesso sollecitano direttive prima di pronunciarsi. Come se si trattasse di un affare politico.

E’ che punire l’omosessualità in Marocco, un paese conosciuto per essere un’attraente destinazione turistica sessuale internazionale, a cagione di una certa disponibilità locale, appanna l’immagine di un regno tollerante e aperto.

I pedofili stranieri, colti con la mano sul di dietro di un giovane marocchino sono spesso accusati di omosessualità e espulsi rapidamente dal paese. Cosa che provoca confusione, agli occhi della popolazione marocchina, tra l’omosessualità, che non è un crimine fuori del Marocco, e pedofilia, che invece viene perseguita dovunque.

Povero giudice di Temara! Se sarà severo, i due giovani saranno considerati dei martiri dalla comunità omosessuale internazionale. Se si mostrerà clemente, rischia di irritare il barbuto Ramid.

Suspense !