La Liberté, 7 dicembre 2009

Editoriale di Mounir Boudjema

 

Il disastro di immagine del regime marocchino

 

Se il Re del Marocco crede che tutto gli sia permesso, è per la semplice ragione che i nordamericani gli hanno aperto il vaso di Pandora. Quando Hillary Clinton ha assicurato a Marrakech uno smisurato appoggio al piano di occupazione marocchino del Sahara Occidentale, probabilmente non si rendeva conto che avrebbe rotto gli equilibri nel Maghreb

 

 

E’ fragile, ostinata e libera. Aminatou Haidar, la militante saharawi sta facendo tremare le colonne di marmo del Palazzo reale di Rabat, Il Marocco la tratta con disprezzo, mentre il mondo si indigna, Anche Mohammed VI è ostinato ma rischia la testardaggine. Rifiutando l’ingresso ad Aminatou Haidar che doveva tornare nella sua terra natale. Laayoune, col pretesto che non accetta la nazionalità marocchina, rischia di mettersi contro l’opinione pubblica internazionale, anche la più tradizionalmente compiacente col Marocco.

Il regime di Mohammed VI funziona così, come quello di sui padre, Hassan II, sul filo della paranoia. Paranoia verso gli oppositori politici che, nel peggiore dei casi sono uccisi, magari solo perché non attraversano sulle strisce pedonali, o, nella migliore delle ipotesi, vengono gettati nel dimenticatoio delle galere marocchine. Il trattamento è talmente sperimentato da diventare addirittura una referenza, visto che perfino la CIA ha dato in subappalto gli islamisti arrestati alle mani esperte in tortura dei militari marocchini.

Ma bisogna prendersela col solo Mohammed VI, la cui insensatezza ha cominciato a creare problemi perfino in seno al “serraglio” marocchino? Assolutamente no. Perché egli non è il solo responsabile di questa catastrofe diplomatica, che ha fatto innervosire perfino i dirigenti spagnoli, pur considerati molto concilianti verso il padrone del Makhzen.

Se il re del Marocco crede che tutto gli sia permesso, è per la semplice ragione che i nordamericani gli hanno aperto il vaso di Pandora. Quando Hillary Clinton ha assicurato a Marrakech uno smisurato appoggio al piano di occupazione marocchino del Sahara Occidentale, probabilmente non si rendeva conto che avrebbe rotto gli equilibri nel Maghreb. Rabat ha avuto quello che voleva, un sostegno chairo degli Stati Uniti, a questo punto poteva mettere in campo l’artiglieria diplomatica e fare quello che voleva. Non è certo una donna ammalata e dimagrita per lo sciopero della fame in un aeroporto spagnolo che può far paura alla monarchia.

E tuttavia Rabat sta accumulando gli errori strategici. Per una roccia in mezzo al mare, Perijil, aveva stuzzicato la Spagna nella sua sovranità con le conseguenze umilianti che si sono viste. Per un timbro su un passaporto, Mohammed VI si sta assumendo la responsabilità, da solo di una delle peggiori crisi di immagine del Marocco. Come Moubarak che, per una partita di calcio, ha scatenato ostilità politiche non degne del suo paese, Mohammed VI è diventato in pochi giorni un monarca dittatore.  Resta da domandarsi quale mosca abbia pizzicato questi dirigenti arabi!

 



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