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Dalla prigione di Inezgan, 21 ottobre 2008



La nostra detenzione è la prova flagrante della demagogia che si nasconde dietro il nuovo concetto di potere e la parola d’ordine della “nuova era”.Tutte le chiacchiere e gli applausi che celebrano il sedicente miglioramento delle istituzioni penitenziarie e del loro ruolo eucativo e risocializzante sono solo discorsi vuoti e menzogne, a paragone della realtà delle condizioni di vita dei detenuti politici e di diritto comune nella prigione di Inezgane.
Per ciò che concerne le celle, ve ne sono di due tipi:
- Le celle della vecchia sezione chiamata “caserma” sono sette, di una supericie di 6 metri x 8 metri, con all’interno una latrina e una doccia di 1 mq ciascuna e un muretto vicino alla porta, che noi utilizziamo come cucina, sul quale poggiamo un fornellino elettrico per la preparazione dei pasti.  Ciò significa che ai prigionieri – che sono circa 86 per cella – non restano che 40 mq disponibili.  I prigionieri sono dunque costretti a stare raggomitolati tutta la giornata (20 ore su 24), e la cosa provoca dolori alle articolazioni soprattutto quelle del ginocchio. Il passeggio dura solo due ore la mattina, dalle 9 alle 11, e due ore nel pomeriggio, dalle 14.30 alle 16.30.
- Le celle del nuovo padiglione che si chiama “quartiere” hanno una superficie di 7 metri per 5 con una latrina di 1 mq. Vi sono ammucchiati 68 prigionieri.
- C’è anche un’altra cella che di infermeria ha solo il nome, dove su 24 mq sono allineati 24 letti sovrapposti… e dono vi sono 28 prigionieri, diabetici, asmatici, tubercolotici, sotto dialisi, malati di reumatismi o di AIDS.
- Il padiglione dei minorenni, chiamato “Bebè”, comprende 6 celle di meno di 35 mq dove sono ammucchiati più di 400 prigionieri dai 5 ai 17 anni.
- Una cella è riservata agli omosessuali, chiusa da una porta in ferro e con una piccola finestra  con le grate: sembra una segreta e si trova effettivamente vicina a tre altri bugigattoli, che sono celle senza alcuna apertura che l’amministrazione utilizza come celle di punizione per i prigionieri che non obbediscono o secondo l’umore del  personale amministrativo o il suo desiderio di vendetta. E’ quello che è accaduto al detenuto politico Mohamed Hafid Iazza. Coloro che sono rinchiusi in questi tre bugigattoli e nella cella riservata agli omosessuali  sono continuamente oggetto di insulti, provocazioni, prese in giro e umiliazioni da parte dei guardiani e degli altri detenuti.
- C’è anche un’altra cella destinata ai folli e ai malati di mente che si trova anch’essa vicino ai bugigattoli. Vi sono 40 reclusi.
- Infine c’è il padiglione delle donne che sono 45, ripartite in due celle, più un’altra riseravata alle donne incinta.
- Vi sono 4 servizi, ciascuno dotato di 6 docce di acqua fredda. Essi sono del tutto insufficienti e costringono i detenuti o a fare la doccia fredda o a non farla affatto. Vi sono dunque 1400 prigionieri per 4 servizi di docce, peraltro uyilizzabili solo per un’ora durante il passeggio. La maggior parte dei detenuti soffre di malattie della pelle, conseguenza del sudore, dell’assenza di docce e di igiene e delle infezioni.
La prigione di Iznegane è nota come una delle peggiori in Marocco. Non ha un solo medico malgrado la deplorevole situazione sanitaria. Così Hassan Talbi è arrivato ad una situazione critica per colpa delle negligenze dell’amministrazione penitenziaria. Un medico, raccattato alla prigione di Ait Melloul, viene una volta alla settimana, benevolmente, il mercoledì.
Questa situazione contraddice le dichiarazioni del Ministro della Salute, Yasmina Baddou, secondo la quale il suo ministero si sarebbe impegnato per il miglioramento della medicina penitenziaria, laddove una prigione di 1400 detenuti non dispone nemmeno di un medico.
Di fronte alla propagazione delle malattie ed all’assenza di cure, il ricovero in ospedale avviene solo per raccomandazione e corruzione.  Lo stesso vale per le visite.
Non c’è una biblioteca, né palestre, né alcuna altra attività di svago. La giornata dei prigionieri passa tra il mangiare e il dormire e nel consumo di droghe che sono vendute liberamente e in grande quantità sotto gli occhi dei responsabili, a causa della presenza di un boss della droga che monopolizza il commercio nella prigione. Come si dice, creare il bisogno è creata l’offerta e la domanda, ed il sovraffollamento dei prigionieri costituisce un mercato propizio ad ogni tipo di commercio, a partire dal “capo cella”, fino al personale amministrativo: il prezzo di un posto in una cella varia a seconda del padiglione e dell’ubicazione.
La vita quotidiana del prigioniero è fatta di repressione, ingiustizia e le peggiori forme di discriminazione. La legge che regna nella prigione di Inezgane è quella del più forte e del più violento.
E’ in questo inferno che sono rinchiusi i prigionieri politici. Seguiranno altri rapporti dettagliati a proposito dei “servizi” della prigione, per svelare il livello di violenza che regna nella prigione e illustrare compiutamente la “nuova era”.

Brahim Barha