Stampa




TelQuel, 17/23 aprile 2010 n. 420


Moulay Taïeb Cherkaoui.  Dai salotti che contano al Ministero dell’Interno


Caso del commissario Tabit, campagna di moralizzazione, scandalo del CIH, processo del 16 maggio: tutti dossier gestiti da Moulay Taïeb Cherkaoui. Storia di un magistrato sconosciuto diventato ministro dell’interno


Da quando è stato nominato ministro dell’interno, il 4 gennaio 2010, Moulay Taïeb Cherkaoui  non ha avuto ancora il tempo di riprendere fiato.  Nei corridoi di quella che fu la residenza del generale Lyautey a Rabat, sede storica del ministero, si sente ripetere continuamente lo stesso commento: “Tenuto conto del ritmo di lavoro, il nuovo ministro deve rimpiangere la tranquillità del suo precedente incarico (presidente della Corte Suprema)”. In soli quattro mesi, infatti, l’ex magistrato ha infatti avuto modo di misurare tutta intera l’ampiezza e la complessità del compito. Non appena istallato, Cherkaoui ha dovuto fronteggiare le catastrofi provocate dalle intemperie in diverse regioni del paese, soprattutto nel Gharb.  Qualche settimana più tardi è crollato il minareto di una moschea di Meknès, provocando 41 morti. Il ministro è stato inviato d’urgenza sul posto, per la sua prima missione operativa. “Era quella che viene definita una missione a rischio, commenta un quadro del ministero. Cherkaoui doveva consolare una popolazione ancora sotto shock. Doveva avviare rapidamente l’inchiesta e gestire le operazioni di soccorso. E lui non aveva alcuna esperienza. Come magistrato era abituato a prendersi il suo tempo prima di decidere”.
Di ritorno a Rabat, il successore di Chakib Benmoussa ha dovuto occuparsi di un altro dossier, anch’esso delicato: il rimpasto dell’organigramma del ministero dell’interno. Occorreva nominare 31 wali e governatori. Al livello centrale si è assistito ad un ritorno della vecchia guardia in posti chiave, come il segretariato generale, la direzione degli Affari interni o quella delle Autonomie locali. Come capo di gabinetto, Taïeb Cherkaoui ha scelto un uomo di peso, Mohamed Saleh Tamek, ex wali di Dakhla e specialista del conflitto del Sahara. “Al contrario di Chakib Benmoussa – afferma una fonte del ministero - Taïeb Cherkaoui ha scelto persone esperte del ministero. Sa che ha bisogno di loro per gestire un dipartimento complesso. Ma ha anche tenuto a circondarsi di 3 o 4 collaboratori a lui vicini, che lo seguono fin dalla fine degli anni 1990”. Trovandosi, ha anche raddoppiato gli stipendi dei funzionari della Direction générale de la sûreté nationale (DGSN) e promulgato con dahir (decreto, ndt) reale lo statuto particolare degli agenti di polizia, che prevede aumenti salariali, il pagamento delle ore straordinarie e la creazione di una fondazione di opere sociali per il personale della DGSN. Una vera rivoluzione… “o piuttosto la baraka (espressione che indica l’energia divina o trasmessa da un maestro, ndt) di Sidi Bouâbid Charki (antenato di Taieb Cherkaoui)”, precisa con un mezzo sorriso un ispettore della Polizia giudiziaria a Rabat.
Ma l’euforia è durata poco. Qualche giorno più tardi Moulay Taïeb Cherkaoui si è trovato (ancora una volta) in prima linea nella vicenda degli “evangelisti di Aïn Leuh”. La loro espulsione dal territorio è avvenuta con atto amministrativo e non giudiziario, e solo un magistrato poteva fare ingoiare questa pillola.
Cherkaoui ha ricevuto i rappresentanti di tutte le autorità religiose operanti in Marocco. “Li ha ascoltati a lungo – racconta una fonte interna – e dopo la riunione non ha rilasciato alcuna dichiarazione alla stampa, preferendo che lo facessero i responsabili religiosi”.
Qualche giorno più tardi l’aliante di un emiro degli Emirati (27°fortuna mondiale) si è inabissato in un lago artificiale nella regione di Rabat. Gruppi di soccorso provenienti da quattro paesi (Emirati, Marocco, Francia e USA) hanno setacciato il fondo recuperando il corpo dopo cinque giorni di ricerche ininterrotte. Moulay Taïeb Cherkaoui ha supervisionato le operazioni da vicino. Ed è sempre lui che è stato designato dal re Mohammed VI per rappresentare il Regno ai funerali dell’emiro. “Non ha quasi chiuso occhio – confida un collaboratore – si trattava di un caso molto delicato. Gli Emirati sono grandi alleati del paese. Bisognava dunque lavorare sodo per ritrovare il corpo e inumarlo degnamente”. Ma anche in questa occasione Moulay Taïeb Cherkaoui ha brillato per la sua discrezione. Nessuna apparizione pubblica, nessuna dichiarazione alla stampa… il nuovo ministro dell’interno non è decisamente un comunicatore. Attidudine che non meraviglia un suo vecchio amico che ci dice: “Non ama i riflettori e sfugge le occasioni mondane. Per più di 40 anni ha lavorato nell’ombra, quasi sconosciuto al grande pubblico. Inoltre è stata educato alla maniera antica in una grande famiglia molto conservatrice”.

Un chrif (nobile, ndt) ben nato
Nato nel 1949 a Bejaâd, Moulay Taïeb Cherkaoui discende da chorfa (plurale di chrif, o chérif) molto influenti nella regione. Suo padre, Moulay Abdelaziz, è un ricco proprietario terriero. Sua madre, una Idrissi, viene dalla piccola borghesia fassia (di Fès, ndt). Agli inizi degli anni 1950, la famiglia si trasferisce a Casablanca, dove il piccolo Taïeb passa quasi tutta la sua giovinezza. “Avrebbe potuto fare studi sommari e poi occuparsi degli affari di famiglia – racconta un amico – Ma il padre non ha voluto. Voleva che suo figlio facesse studi importanti e che occupasse un posto prestigioso nell’apparato dello Stato”.
Alla Facoltà di diritto di Casablanca,  Taïeb Cherkaoui  passa quasi inosservato. “Non si poteva mai capire cosa gli frullasse in testa. Era poco loquace e raramente si confidava con qualcuno”, ricorda un compagno di studi. Sul piano politico il giovane  Taïeb è vicino ai militanti di sinistra, colonna portante dell’UNEM (Union nationale des étudiants du Maroc). “Ma non ha mai aderito ad alcun gruppo organizzato – precisa un ex militante marxista – Era visibilmente sedotto dalle idee di sinistra, ma manteneva le distanze, manifestando delle riserve quanto agli obiettivi e ai metodi del movimento”.  Appartenere ad una famiglia agiata e religiosa era di impedimento ad una adesione più profonda alle organizzazioni di sinistra? “Può darsi risponde l’ex militante – ma non è stata l’unica ragione. Prova ne sia il fatto che suo fratello aveva aderito all’Organizzazione 23 marzo, allontanandosene tuttavia quando sono cominciati gli arresti e le sparizioni forzate”. Quasi contemporaneamente lo zio di Moulay Taïeb Cherkaoui sposa Lalla Malika, sorella del re Hassan II. Una preziosa alleanza che permette alla famiglia di acquisire maggior peso e potere.
Agli inizi degli anni 1970, quindi, Moulay Taïeb Cherkaoui è un giovane laureato in diritto, ben nato e (già) con solidi appoggi in seno al makhzen (sistema di potere monarchico, ndt).  Viene assegnato alla Procura di Casablanca dove muove i suoi primi passi come aggiunto del procuratore del Re. Anche lì il giovane magistrato riesce a non farsi notare. “Non ha fatto mai nulla per mettersi in mostra – testimonia un giudice che è stato suo collega a quei tempi – Ha avuto una carriera normale ed ha tenuto soprattutto a proseguire gli studi superiori”.
Infatti, parallelamente alla carriera professionale, Taïeb Cherkaoui acquisisce un diploma di specializzazione in sociologia all’Università di Bordeaux, seguito da un diploma di studi superiori in scienze giuridiche all’Università Hassan II di Casablanca. E’ a metà degli anni 1980 che il giovane magistrato assume il suo primo incarico dir responsabilità con la nomina a Procuratore del Re di El Jadida. “Ha sempre goduto di un’ottima reputazione – osserva un avvocato casablanchese – Viene considerato onesto, pio e generoso. E’ sempre stato austero e severo, senza mai essere malevolo né autoritario”.
La vera svolta nella sua carriera si avrà nel 1992. Dopo più di 20 anni di buoni e leali servizi, viene nominato Procuratore Generale di Casablanca. E’ l’anno in cui scoppia lo scandalo dei video pornografici girati dal commissario Tabit. A 43 anni, Taïeb Cherkaoui capisce che si tratta del caso della sua vita. “Per gestire questo processo, lo Stato aveva bisogno di un procuratore senza etichette politiche. Un uomo di esperienza e affidabile capace di chiudere il caso con il minimo di danni collaterali”, ricorda un avvocato che ha seguito il processo da vicino. A causa della qualità del principale imputato (un commissario di polizia), l’inchiesta è  affidata alla gendarmeria reale. Furioso, Driss Basri segue lo svolgimento del processo da spettatore pronto a cogliere il minimo passo falso di Cherkaoui.
All’apertura del processo, quest’ultimo trasforma il tribunale in una vera e propria fortezza. Il locale dove sono custoditi i video viene sorvegliato in permanenza da militari super armati.  L’ingresso al Tribunale rigorosamente riservato agli avvocati e ai loro clienti. “Tutti venivano sistematicamente perquisiti per ordine del Procuratore Generale”, racconta un giovane avvocato. Per la prima volta dall’inizio della sua carriera,  Moulay Taïeb Cherkaoui è l’interlocutore diretto dei pezzi grossi di Rabat. I suoi contatti con il ministro della giustizia, i consiglieri del re o gli alti gradi dell’esercito sono quasi quotidiani. “E’ normale – spiega un ex presidente dell’ordine degli avvocati – Nel caso Tabit c’erano delle linee rosse da non oltrepassare, suscettibilità tra gendarmi e polizia da governare, un’opinione pubblica sovreccitata che bisognava calmare e, soprattutto, delle alte personalità le cui responsabilità bisognava a tutti i costi insabbiare”. Le conclusioni dell’inchiesta inchiodano dunque il commissario pornografo, ma tacciono sul coinvolgimento di altre alte personalità. La sentenza finale è pesante. Tabit viene sacrificato e condannato alla pena capitale. Verrà eseguita solo qualche mese più tardi. La pagina è voltata.
E siccome un grande processo non arriva mai solo,  Taïeb Cherkaoui si ritrova qualche anno più tardi al centro di un nuovo caso anch’esso clamoroso: quello della famosa campagna di moralizzazione.
Questa volta sotto il controllo diretto di Driss Basri, decine di uomini d’affari sono sommariamente giudicati e messi in prigione. Obiettivo: offrire una risposta alle lagnanze delle istituzioni finanziarie internazionali, dando l’impressione di punire qualche uomo d’affari disonesto. Ma molto presto l’operazione si trasforma in una caccia alle streghe. Siamo nel 1996. Il Tribunale di Casablanca funziona a tutto regime, con più di 1000 processi da trattare. E ancora una volta è Moulay Taïeb Cherkaoui (diventato una vera star) che deve occuparsi di tutto. “Quando il Re ha incaricato Basri di dirigere le operazioni, questi ha consegnato il suo rapporto da cui emergeva che Casablanca era il centro della rete del contrabbando, dal momento che è lì che si concentrano le grosse fortune”, ha spiegato qualche tempo dopo il ministro della giustizia dell’epoca, Abderrahmane Amalou, in un intervista accordata a TelQuel. “Come Procuratore Generale, Cherkaoui doveva dunque eseguire gli ordini e dare esecuzione alle consegne del governo. Lo ha fatto senza storcere il naso. A Casablanca, come nel resto del paese, molte persone hanno perso tutti i loro beni”, ricorda un avvocato del Foro di Casablanca. Moulay Taïeb Cherkaoui considera questo come un episodio oscuro della sua carriera professionale? “Dentro di lui – afferma un amico di lunga data – deve aver pensato che la congiuntura dell’epoca rendeva necessari  simili comportamenti e che Hassan II doveva avere le sue ragioni”.

Magistrato della nuova era

La ricompensa non tarda a venire. Il 1998 segna l’avvento del primo governo di Alternanza, guidato da Abderrahmane Youssoufi. Nel paese spira un vento di apertura e di ottimismo. Omar Azziman, ex ministro per i Diritti dell’uomo, eredita il ministero della giustizia. Tutto un simbolo! E’ in questo momento  (1977) che Moulay Taïeb Cherkaoui accede alla guida della direzione degli Affari penali e della Grazia, senza dubbio una delle più potenti del ministero della giustizia.
A 48 anni, l’ex Procuratore del Re di Casablanca diventa, di fatto, il capo di tutti i Procuratori del paese. “In realtà egli era il vero ministro della giustizia – dice un quadro del ministero – Era lui che gestiva i grandi dossier politici, economici o della sicurezza. A causa della sua lunga esperienza operativa, egli conosceva la macchina del ministero dell’interno. Nessun dettaglio gli sfuggiva. Inoltre ha avuto sempre a che fare con ministri dotati di un’esperienza meno ampia della sua, come Omar Azziman e poi Mohamed Bouzoubaâ”. A partire da questo momento, inoltre, Moulay Taïeb Cherkaoui diventa un pilastro fondamentale del sistema giudiziario marocchino. E più dei suoi appoggi familiari, egli acquista la fiducia e il rispetto della nuova classe dirigente che circonda ormai il re Mohammed VI.
Diventa anche un interlocutore privilegiato di un altro uomo che non ama i riflettori: Fouad Ali El Himma, segretario di Stato, poi ministro dell’Interno. Insieme gestiscono i grandi dossier della nuova era. Lotta contro il traffico di droga, libertà di espressione e criminalità economica. “E’ stato per esempio Cherkaoui che ha personalmente studiato il dossier CIH prima di trasmetterlo alla Corte speciale di giustizia”, ricorda la nostra fonte.
Agli inizi degli anni 2000, Moulay Taïeb Cherkaoui, che resta sconosciuto al grande pubblico, viene presentato come l’occhio del Palazzo al Ministero della Giustizia. Dava istruzioni ai procuratori? Dettava loro ordini in relazione ai grandi processi? “Era il suo ruolo ufficiale – risponde un avvocato di Rabat accennando un largo sorriso – Come direttore degli Affar penali, aveva pieno potere di orientare le decisioni dei diversi Procuratori relativamente ai processi più importanti. Dopo tutto era lui che decideva la politica penale nazionale”. Non si tratta di un grave attentato alla indipendenza della Giustizia? “Il Procuratore rappresenta lo Stato, non è mai stato indipendente. Teoricamente l’ultima parola spetta al Giudice, che deve decidere in scienza e coscienza. Il problema è che non ci sono molti giudici disposti a contrariare il direttore degli affari penali”, conclude il nostro avvocato.
Dal lato della Commissione delle Grazie, che Cherkaoui presiede, la situazione non è affatto più brillante. “Si tratta di una direzione corrotta e prona alle pressioni dei potenti”, esclama un ex componente della Commissione. “Cherkaoui non si è mai fatto illusioni: sapeva di non poter controllare tutto. Si è quindi accontentato, ed è già molto, di informatizzare le procedure di selezione, in modo da rendere le decisioni un po’ più trasparenti”, prosegue.
Tra i suoi ex collaboratori, il magistrato di ferro lascia stranamente un’impressione di coraggio e… di umanità. “Andava sempre oltre, rispetto agli altri membri della Commissione. Quando questi ultimi proponevano una riduzione di pena di sei mesi, lui patrocinava un anno o più”, racconta l’ex componente della Commissione.
Il 16 maggio 2003 il Marocco è scosso da attentati terroristici di rara violenza, Lo Stato risponde incriminando migliaia di persone. Come durante la campagna di moralizzazione del 1996, i processi sono sommari. Le pene assai pesanti e  giungono fino alla pena capitale per una decina di detenuti.  E, come nel 1996, Moulay Taïeb Cherkaoui è in prima linea. Trasmette un messaggio di fermezza ai procuratori incaricati delle indagini di terrorismo e spinge per l’approvazione della famosa legge antiterrorismo. Qualche anno più tardi è paradossalmente proprio lui che insiste perché i detenuti della Salafia possano, a loro volta, beneficiare della grazia reale. Schizofrenia? “Non proprio – spiega un collaboratore – E’ un servitore dello Stato che non arretra davanti a niente, quando si tratta di difendere i grandi interessi del paese. E tuttavia è anche un uomo di gran cuore che sa restare umano, nonostante la sua rigidità e la sua intransigenza”.
Nel 2006 lo smantellamento della cellula guidata da Hassan Khattab, che comprendeva anche dei militari in servizio, provoca la sospensione dei processi di grazia per i detenuti islamisti. Moulay Taïeb Cherkaoui non si scompone. L’11 marzo 2007 Abdelfatah Raydi (ex-prigioniero salfista) fa esplodere la sua cintura esplosiva in un cyber café di Sidi Moumen. Lo shock è terribile. Lo Stato gira definitivamente le spalle alle migliaia di barbuti che marciscono nelle diverse prigioni del paese. “E’ un grossolano errore – dichiara un militante associativo – Raydi si è lasciato esplodere perché non l’hanno lasciato in pace dopo la sua scarcerazione. D’altra parte lo Stato non ha serbato rancore nei confronti di Moulay Taïeb Cherkaoui”.  Anzi, Mohammed VI l’ha promosso qualche giorno più tardi.

Improvvisamente, il ministero degli interni….
Il figlio di Bejaâd sale nella gerarchia giudiziaria del paese e diventa Procuratore Generale presso la Corte Suprema, la più alta giurisdizione del paese. “Dopo la sua nomina al Ministero della giustizia, tutti sapevano che soltanto il Re avrebbe potuto cacciarlo. E tuttavia nel cambio non é andato a perdere.  Alla Corte Suprema aveva certamente meno potere, ma un prestigio assai maggiore”, assicura un magistrato di Casablanca. Qualche mese più tardi, Taïeb Cherkaoui è promosso presidente della Corte Suprema, al posto di Driss Dahak, diventato segretario generale del governo. E’ il jackpot, il coronamento di una carriera makhzeniana (da makhzen, sistema di potere reale – ndt -) assai ricca. “Come presidente della Corte Suprema – spiega un avvocato – era anche presidente del Consiglio di reggenza e componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Interviene dunque nella nomina di tutti i responsabili giudiziari del regno. E’ un posto costituzionale e protocollare della massima importanza”. L’udienza reale si svolge a Tetouan, quasi in famiglia. Il re è infatti accompagnato per la prima volta dal principe ereditario Moulay El Hassan. Sulla foto ufficiale, Mohammed VI e Moulay Taïeb Cherkaoui appaiono distesi e sorridenti, segno di una buona intesa tra loro.  “La carriera di Moulay Taïeb Cherkaoui avrebbe ben potuto fermarsi qui. A 59 anni, presiedere la Corte Suprema è il massimo nella carriera di un procuratore del re. Ma Mohammed VI aveva verosimilmente altri piani per il suo uomo di fiducia”, sottolinea un avvocato di Rabat. Come spesso è accaduto dopo il 2007, Moulay Taïeb Cherkaoui ha avuto appena il tempo di installarsi nel suo nuovo ufficio, che è stato chiamato ad altre funzioni. “Tutti lo aspettavano alla Giustizia per sostituire Abdelouhaed Radi, ma la sua nomina al ministero dell’interno ha preso in contropiede il microcosmo politico”, dichiara un osservatore.
Al ministero più importante vi sono diversi dossier che lo attendono, Prima di tutto la questione del Sahara. “Il Corcas non serve più a niente e il Marocco teme un voltafaccia del nuovo emissario ONU”, segnala un osservatore. “Bisogna dunque decidere sulla strada da seguire per l’applicazione del piano di autonomia e vigilare operativamente sul rispetto dei diritti dell’uomo, in modo da non alimentare la macchina propagandistica del Polisario”, aggiunge. Un altro dossier prioritario è quello della regionalizzazione. “L’operazione impone una nuova ripartizione amministrativa, la fissazione di nuove prerogative per le regioni ed un diverso rapporto con l’amministrazione centrale – spiega un esperto di scienze politiche – In un primo tempo tutto questo dovrà passare attraverso l’approvazione di nuove leggi. Il contributo di Cherkaoui potrà essere assai importante”. Salvo sorprese reali, Moulay Taïeb Cherkaoui dovrà gestire anche le legislative del 2012. Elezioni a rischio, perché bisognerà riconciliare i Marocchini con le urne, riformare l’attuale codice elettorale e decidere sull’eterna questione della riforma costituzionale. Durante le elezioni bisogna attendersi una lotta serrata tra il PAM e il PJD. L’arbitro sarà all’altezza di questo programma esplosivo?



Le date più importanti

 1949. Nascita a Bejaâd.
1972. Aggiunto del Procuratore del Re al Tribunale di Casablanca.
1986. Procuratore del Re al Tribunale di prima istanza di El Jadida.
1992. Procuratore generale alla Corte d’Appello di Casablanca. Si occupa del caso Tabit.
1996. Campagna di moralizzazione.  E’ un’altra volta in prima linea.
1997. Direttore degli Affari penali e della grazia al ministero della giustizia.
2007. Procuratore generale presso la Corte Suprema.
2008. Primo presidente della Corte Suprema.
2010. Ministro dell’Interno.



Sufismo. La Confraternita di Cherkawa
Oltre ad essere un grand commis di Stato, Moulay Taïeb Cherkaoui dispone di solidi appoggi nella zaouia (confraternita, ndt) Charkaouia, una delle più influenti del Regno. Situata nella regione di Bejaâd, deve il suo nome ad un eminente soufi (un maestro del sufismo, ndt), discendente diretto del califfo Omar Ibn Al Khattab: Sidi Bouabid Charki, fondatore della città nel Xv° secolo. Diventata una tappa spirituale imprescindibile tra Marrakech e Fès,  Bejaâd accoglie ogni anno un moussem (festa religiosa che consente anche traffici e commerci, ndt) che attira pellegrini dai quattro angoli del paese.
Senza mai intervenire in modo diretto (né troppo visibile), Moulay Taïeb Cherkaoui  tiene d’occhio la prestigiosa zaouia dei suoi antenati grazie ai numerosi membri della sua famiglia rimasti in zona. Secondo le ultime notizie, è suo cugino e cognato (Abderrahmane) che é stato designato per gestire gli affari quotidiani della comunità. In previsione del pellegrinaggio del 2010, ha già avviato grandi lavori di restauro. E le spese saranno in gran parte pagate dal… palazzo reale. “La nostra zaouia riceve buona parte dei doni reali riservati ai chorfa di questo paese” si inorgoglisce un cugino del ministro dell’interno, senza però arrivare a rivelare l’ammontare di tali doni.



Connessioni. Famiglia, ti amo…
Grazie al matrimonio di suo zio paterno con la sorella di Hassan II, Moulay Taïeb Cherkaoui è entrato a far parte della famiglia reale. “All’indomani dell’indipendenza – racconta un ex giornalista – Hassan II ha maritato in un solo colpo tre sorelle. Due dei nuovi mariti provenivano dalle grandi famiglie (Mohamed Cherkaoui e Hassan Yaakoubi). Il terzo era Ahmed Osman, compagno di studi di Hassan II e futuro Primo Ministro”.  Anche oggi la famigliola dell’attuale ministro dell’interno non passa inosservata. Suo fratello, professore universitario, si è fatto recentemente notare grazie ad un lavoro sule “poste in gioco strategiche del conflitto del Sahara”. Un saggio che gli ha permesso di essere inserito nella famosa Commissione reale per la regionalizzazione (grande cantiere di Taïeb Cherkaoui). Suo figlio è diventato da qualche anno un volto noto della capitale economica. Anch’egli ha fatto studi giudici, ma ha optato per la libera professione di avvocato. “E’ un brillante giurista, ma se il suo studio è sommerso dai dossier di grandi imprese e di privati ricchi, si deve anche al posto occupato da suo padre, ancora ieri la più alta autorità giudiziaria del paese”, dice un avvocato di Casablanca. Ultima connessione familiare da evidenziare, quella che orami unisce il clan Akhannouch alla famiglia degli Cherkaoui, Uno dei nipoti del ricchissimo industriale si è infatti recentemente sposato con la figlia di Moulay Taïeb Cherkaoui. E non è certamente finita qui….



Origini. Il clan di Bejaâd
Febbraio 2010, nella cittadina di Bejaâd. Come ogni anno i notabili della città organizzano una serata di madih (festa religiosa, ndt) per celebrare la nascita del profeta. Salvo che, contrariamente agli anni precedenti, la cerimonia non viene celebrata a casa degli Cherkaoui, ma in quella della famiglia di Mohamed Yassine Mansouir, potente capo della DGED (servizio di informazioni per la sicurezza esterna). “I due uomini vanno molto d’accordo. Sono nati entrambi a Bejaâd e appartengono a famiglie di ulema o chérif rispettate da tutti”, afferma una fonte locale. Oggi d’altronde una buona parte dell’apparato di sicurezza marocchino proviene da questa regione arretrata del regno. Oltre a Cherkaoui e Mansouri, vi sono anche Charki Draiss, nato a qualche decina di chilometri da Bejaâd (a Beni Amir nella regione di Beni Mellal), e… Amir Peretz, ex ministro israeliano. Ma attenzione: anche nel clan di Bejaâd vi sono delle animosità tra i suoi membri. Lahbib Malki, dirigente dell’USFP (partito socialista, ndt) è considerato per esempio come un rivale (nemico?) degli Cherkaoui. “L’animosità tra le due famiglie è cresciuta quando Malki ha battuto Mohamed  Cherkaoui, cognato di Hassan II, alle comunali del 1997. Ma le loro relazioni si sono relativamente acquietate in seguito”, afferma la nostra fonte locale.