TelQuel n. 429 – giugno 2010

Chi vuole la pelle dell’AMDH?
di Zoé Deback

Alti rappresentanti dello Stato si sono lanciati nei giorni scorsi in attacchi concentrici contro l’AMDH, dopo le conclusioni del suo 9° congresso. Eccone le ragioni

A credere al Primo Ministro, l’AMDH (Association marocaine des droits humains) avrebbe recentemente radicalizzato le sue posizioni sul Sahara, ottenuto un trionfo all’ambasciata algerina e perfino ricevuto un messaggio di felicitazioni da parte del Polisario! Naturalmente Abbas Al Fassi, indirizzandosi all’11° congresso della Gioventù dell’Istiqal, il 5 giugno, non si è arrischiato a fare nomi… I nomi li ha fatti Driss Radi tre giorni più tardi: dinanzi alla seconda Camera del Parlamento, il presidente del gruppo parlamentare “Rassemblement constitutionnel unifié” (UC-RNI) ha letto un manifesto che attacca direttamente l’AMDH. Il presidente della seduta, contro ogni previsione, ha anche accettato di interrompere i lavori per due minuti, in segno di protesta contro le “manovre” dell’associazione.

Disinformazione e manipolazione
La cosa più sorprendente è che questo scandalo non si fonda su alcuna informazione verificata. Gli autori del testo si sono visibilmente impappinati nel menzionare l’8° congresso (era il 9°), tenuto “il 19 aprile 2010” (invece del 20 maggio: una confusione con la data del congresso del 2007). Infatti Driss Radi ha soprattutto ricamato sui temi ben conosciuti dell’”attacco ai principi sacri del Marocco: Dio, la Patria, il Re”, delle “manovre dirette dall’estero” e dei “traditori che vogliono seminare zizzania”… Un solo passaggio evoca un fatto concreto: “Come possono dichiarare alla radio la loro volontà di diventare presidenti della repubblica marocchina?”. Ed è una allusione alla boutade del cineasta Hicham Ayouch (il 31 maggio su Radio Mars)… che non ha alcun rapporto con l’AMDH! Errore grossolano o manipolazione deliberata?
“L’AMDH non ha subito attacchi di tale gravità dagli anni 1980, s’indigna Abdelhamid Amine, vice-presidente dell’associazione. I parlamentari farebbero meglio a interrompere i loro lavori per allertare l’opinione pubblica sui drammi sociali del Marocco o sulle violazioni del diritti umani!”
Di fronte al tiro concentrico degli attacchi contro l’AMDH, non ci si può sottrarre alla domanda: chi disturba, in che cosa, e perché adesso?
“L’Associazione ha sempre dato fastidio, ma il Potere è incapace di attaccarla direttamente, dati i suoi riconoscimenti internazionali – afferma la presidente Khadija Ryadi – Allora preferisce screditarla agli occhi dell’opinione pubblica”.

Escalation sul Sahara
Detto questo, i temi su cui si sono concentrati gli attacchi contro l’AMDH riflettono le principali divergenze esistenti in seno all’associazione e visibilissime dopo l’ultimo congresso. Come spiega Ryadi: “Prima, tutte le strategie elettorali si giocavano intorno alla rivendicazione ufficiale della amazighité (cultura berbera, ndt), discussa per venti anni. Attualmente è il tema del Sahara che si affaccia sempre nelle fasi elettorali più delicate”.
Che cosa è successo realmente al congresso, a proposito di questo tema delicato? A dire il vero, niente di più dell’eterno confronto tra i componenti della corrente più a sinistra dell’AMDH (La voie démocratique- Annahj) e quelli appartenenti a partiti “a destra della sinistra” (PADS e PSU), minoritari negli organi decisionali. Per la prima volta questi ultimi hanno chiesto di iscrivere tra i principi dell’associazione la marocchinità del Sahara. Questa proposta, alla fine non accettata dal congresso, ha avuto il carattere di una provocazione. Molti congressisti sono così intervenuti per difendere il diritto all’autodeterminazione dei Saharawi, cosa che non costituisce certamente una novità. “La nostra posizione ufficiale, apolitica, non è cambiata di una virgola dal congresso del 2007”, spiega Samira Kinani, membro dell’ufficio centrale. Anzi, quella famosa formula consensuale, elaborata dieci anni fa e che chiedeva “una soluzione democratica del conflitto”, è un passo indietro rispetto alla dichiarazione finale del 5° congresso del 1998, che reclamava “l’organizzazione di un referendum nel Sahara”.

Laicità demonizzata
L’atro tema sensibile affrontato dall’AMDH da qualche anno è quello relativo alle libertà individuali, che riconducono tutte al tema della laicità. Espressione ampiamente demonizzata dai detrattori dell’associazione, che la confondono spesso con quella di ateismo. “Sono anni che noi difendiamo il principio di uguaglianza ereditaria, il diritto delle donne a sposare un non mussulmano, l’abolizione della pena di morte e anche la separazione tra politica e religione nella Costituzione – ricorda Khadija Ryadi – Si tratta dei principi fondamentali di uno Stato laico”. In parole povere, il 9° congresso ha solo chiamato le cose col loro nome, introducendo l’espressione “laico” nei testi, come criterio di uno Stato di diritto.
Samira Kinani, come molti militanti, vede le cose molto più semplicemente: “Se l’AMDH dà fastidio, non è a causa delle sue posizioni – che d’altra parte nessuno si cura di leggere – ma a causa delle sue lotte quotidiane!”E infatti sono tanti i casi denunciati dall’organizzazione nella sola settima appena trascorsa: arresti di studenti a Marrakech e di operai che manifestavano contro la chiusura della loro fabbrica a Casablanca, la repressione di un sit-in di cittadini privati delle loro terre a Missour e la condanna a diversi mesi di prigione di lavoratori licenziati a Khouribga. Come scrivono gli autori di una petizione messa in rete, firmata da numerose personalità marocchine: “E’ perché dà fastidio, per questo l’AMDH è importante. Essa osa mettere il dito nella piaga!”.




Messa a punto. Che cosa è successo veramente

Si è letto (e ascoltato) di tutto a proposito di questo oramai famoso 9° congresso. I componenti dell’AMDH mettono i puntini sulle “i”:
•    La posizione dell’AMDH sul Sahara è sempre stata la stessa: “Il congresso deplora che questo conflitto si trascini da decenni, con tutto ciò che ne consegue in termini di vittime, spreco delle risorse economiche e di ostacoli alla realizzazione dell’unità del Maghreb. (…) L’AMDH auspica una soluzione democratica al conflitto del Sahara e si oppone a tutte le violazioni che vengano realizzate, qualsiasi sia la loro origine”.
•    L’AMDH non ha ricevuto alcuna lettera di felicitazioni da parte del Polisario, né in occasione di questo congresso, né in tutta la storia dell’associazione.
•    L’ambasciatore algerino non ha affatto ricevuto una particolare accoglienza. D’altronde da mesi non c’è alcun ambasciatore in carica. L’incaricato di affari era presente, invitato al pari di tutti gli altri diplomatici presenti in Marocco.
•    Nessun aderente ha lasciato l’AMDH per protestare contro il modo in cui si svolgeva il congresso. Al contrario, una cinquantina di congressisti (PADS o PSU) si sono ritirati dalle elezioni della commissione amministrativa per protestare contro la loro “emarginazione”.





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