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Tel Quel n. 439 – dal 18 al 24 settembre 2010

“Tutti corrotti, tranne il Re”
Editoriale di Ahmed R. Benchemsi

Giacché il Re può “fare tutto da solo” e “tutti i politici sono corrotti”… allora non solo la democrazia è inutile, ma è addirittura nociva

“Tutti i politici sono ladri. Che Dio preservi il nostro Re, abbiamo solo lui” (un abitante di Oujda, dopo la visita di Mohammed VI nella sua città, in luglio).
“Se il Re venisse qui, non avremmo più sete” (un abitante di Meknes, che manifestava a causa delle interruzioni nell’erogazione dell’acqua potabile che colpiscono la città da un mese).
“Il Re ci basta, i Marocchini non hanno bisogno di altri” (un abitante di Al Hoceima, dopo il siluramento reale di una serie di dirigenti locali, in agosto).

Arringhe di questo tipo, se ne sentono tutti i giorni, sempre più spesso, dovunque in Marocco. In occasione del suo primo discorso del trono, nel 1999, Mohammed VI aveva tuttavia affermato: “Io non ho la bacchetta magica”. 11 anni più tardi, il popolo è profondamente convinto del contrario. Con un piccolo adattamento: il Re forse non ha la bacchetta magica, ma ha sicuramente le forbici magiche – quelle con cui taglia i nastri degli innumerevoli progetti che inaugura ai quattro angoli del paese, sia che costino milioni che miliardi, e che sono in grado di trasformare radicalmente la vita di chi ne beneficerà. O almeno è questa la storiella con la quale la televisione ci bombarda tutte le sere da 11 anni. Il popolo ci crede tanto più volentieri dal momento che lo sfrenato attivismo reale contrasta col caos che, il più delle volte, caratterizza la gestione dei politici locali. E così il popolo conosce solo Sidna (il padrone nostro, ndt), idolatra solo lui e mette alla gogna tutti “gli altri”. Tanto più che Sidna punisce volentieri questi ultimi. Regolarmente vi sono dirigenti locali che sono brutalmente silurati per decisione reale (come è successo questa estate nel Nord), accusati di aver dilapidato fondi pubblici e/o di malversazioni, tra le acclamazioni della folla esultante. “Viva il Re, che lavora per il popolo e non ha pietà per i ladri!”
E’ vero che questo succedeva anche ai tempi di Hassan II. Ma non in modo così ricorrente e sistematico, e senza il battage mediatico di oggi. La mitologia del “Tutti corrotti, tranne Sua Maestà, il nostro Salvatore” è oggi profondamente scolpita nell’inconscio collettivo…  Essa è nondimeno certamente populista e ingannevole.
Vi sono senz’altro molti dirigenti locali corrotti. Ma gettarli in pasto all’opinione pubblica senza processo e in violazione di quel principio di giustizia elementare che è la presunzione di innocenza, e perfino senza che le stesse istanze statali di controllo abbiano mosso alcun rilievo… non è esattamente ciò che ci si attende da un leader che aspiri allo Stato di diritto e alla supremazia delle istituzioni.
Quanto ai progetti sociali che Mohammed VI inaugura a tutta forza, è certamente una cosa eccellente, nessuno può negarlo. Ma per ogni grande cantiere direttamente avviato dal Gabinetto reale e i suoi affluenti, molti altri progetti sociali sono stati avviati e realizzati da dirigenti locali onesti e competenti (ve ne sono, sì!) e/o da esponenti attivi della società civile. Tra quelli che Mohammed VI inaugura, la maggior parte rientra nella seconda categoria.  Ma quando si arriva all’inaugurazione, i riflettori sono puntati solo sul Re e i veri promotori sono relegati al rango di figuranti privi di interesse. Solo Sua Maestà è capace di essere un vettore di movimento, questo è il messaggio dei media ufficiali, in applicazione di direttive scrupolosamente dettate dal Palazzo. Sul piano della comunicazione, l’importante è che ogni sortita reale ottenga le conseguenze miracolose che ci si aspetta che abbia. Ogni giorno la sua sequenza – attendendo la successiva, prossimamente sul vostro schermo.
Comunicando questo messaggio, la monarchia crede di rafforzare la sua legittimità. E’ possibile, ma è soprattutto inutile, perché non ne ha più bisogno da molto tempo. C’è ancora qualcuno che contesta la monarchia in Marocco? Il problema è che questa estrema personalizzazione del potere produce un dannoso effetto collaterale: delegittima tutte le istituzioni, e svuota il principio di delega del potere che è il fondamento della democrazia. Peggio: spinge a credere che la democrazia sia un meccanismo nocivo perché il potere, quando viene delegato, lo sarà necessariamente a gente incompetente e disonesta. Conclusione: non sappiamo cosa farcene della democrazia, perché il Capo dello Stato può risolvere tutti i problemi da solo. Il dramma è che il popolo ha sposato questa conclusione con entusiasmo, immediatamente. Visto come stanno le cose, non resta più molto da sperare…