Comunicato dell’AMDH

Un certo “Noam Nir”, un sionista israeliano residente nella città di Essaouira dove è titolare del ristorante “Al Baraka”ha presentato alla fine di luglio 2010 una denuncia per antisemitismo contro tre membri dell’Association Marocaine des Droits Humains (AMDH); in particolare la militante Samira Kinani, componente del Bureau Central dell’Associazione, e i militanti Fouad Jarid, membro della commission administrative dell’AMDH e dell’ufficio della sezione di Essaouira, e Houcine Boubkir, iscritto alla stessa sezione; gli ultimi due sono già stati sentiti il 5 e il 6 agosto dalla Polizia Giudiziaria locale, per ordine del Procuratore del Re presso il Tribunale di 1° istanza della città.
Questa denuncia è stata presentata subito dopo la visita turistica effettuata a Essaouira il 27 luglio da un centinaio di giovani, partecipanti al campo giovanile dell’AMDH, organizzato nella vicina città di Safi.
Durante questa visita, i giovani dell’AMDH hanno scandito slogan sui diritti umani in generale, particolarmente in Marocco, e non hanno mancato, come sempre, di gridare la loro solidarietà col popolo palestinese e denunciare il terrorismo sionista, manifestando inoltre la loro disapprovazione per la normalizzazione strisciante delle relazioni tra Marocco e Israele. Cosa che non è piaciuta al menzionato Noam Nir che si èmesso, al passaggio dei giovani davanti al suo ristorante, a filmarli in modo provocatorio.
Notiamo che il signor Noam Nir ha già in altra occasione manifestato la sua ostilità verso la sezione dell’AMDH di Essaouira quando la stessa, come tutte le altre 88 sezioni dell’Associazione, ha organizzato un sit-in di solidarietà con la Palestina il 29 marzo scorso, alla vigilia della Giornata della Terra; in questa occasione ha denunciato nei giornali israeliani, di cui è corrispondente, “l’antisemitismo dell’AMDH” e di tutto il popolo marocchino.
Tenuto conto di ciò, e di quanto conosciamo circa l’attività sioniste di Noam Nir, e certi della nostra identità di associazione per la difesa dei diritti umani nella loro accezione universale, l’Ufficio centrale dichiara:
1.    L’AMDH ha, fin dalla sua nascita nel 1979, difeso con fermezza i valori fondamentali (dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà e sacralità della vita) e i diritti umani universali, tra i quali quello all’autodeterminazione. Essa ha inoltre, in occasione del suo ultimo congresso (il nono, tenuto dal 20 al 23 maggio scorso), emendando il suo statuto, eretto “la lotta contro la mondializzazione liberista selvaggia, l’imperialismo quale nemico del diritto dei popoli all’autodeterminazione e il sionismo, in quanto movimento razzista, colonialista e aggressivo” al rango di lotta prioritaria e aperto la strada alla diretta difesa della laicità, considerata ormai dall’AMDH come “uno dei caratteri dello Stato di diritto”.
2.    L’AMDH è antisionista, contro il colonialismo israeliano, solidale con la giusta lotta del popolo palestinese per la liberazione del loro paese, il ritorno dei rifugiati, la sua autodeterminazione e l’edificazione di uno Stato democratico palestinese su tutto intero il territorio palestinese con Al Kods (Gerusalemme) come capitale. L’Associazione è anche contro il terrorismo di Stato israeliano e contro ogni normalizzazione dei rapporti con questo Stato aggressore che non fa altro che rafforzare la sua determinazione a commettere più crimini di guerra e contro l’umanità.
3.    Tutti i 12.000 membri dell’AMDH sono antisionisti, essi sono allo stesso tempo, per principio, contro l’antisemitismo e contro l’odio verso gli ebrei come tale, perché l’AMDH aderisce senza riserve ai valori universali dei diritti umani, difende la laicità e le libertà individuali, tra cui la libertà religiosa e di culto e quella di scegliere la propria religione o di non averne. Per ciò che concerne gli ebrei del nostro paese, la maggior parte dei quali è stata vittima della scelta del sionismo che li ha spinti ad abbandonare massicciamente il loro paese, noi abbiamo sempre difeso i loro diritti, fieri come andiamo del coraggio dei nostri fratelli ebrei marocchini che hanno resistito alla propaganda sionista e alcuni dei quali, come Abraham Serfaty, Sion Assidon, Edmon Amran El Maleh e Simon Levy, hanno saputo coniugare il loro antisionismo con una difesa conseguente della democrazia in Marocco. L’AMDH é stata inoltre tra le organizzazioni democratiche che si sono opposte, in occasione di manifestazioni di solidarietà con la Palestina, agli slogan anti-ebraici proferiti da gruppi di conservatori e integralisti. Tanto premesso, accusare di antisemitismo i membri dell’AMDH, e per soprammercato dei dirigenti, è un’infamia che dovrà costare cara al summenzionato Noam Nir, del quale dovrà essere rivelata e denunciata la reale missione.
4.    L’AMDH ritiene che la denuncia per antisemitismo , depositata dal summenzionato Noam Nir contro tre dei sui membri, non ha alcun fondamento né di carattere fattuale, né giuridico e la dichiara insussistente, soprattutto considerando che dare un qualche seguito a questa iniziativa sarebbe un errore politico e giudiziario grave ed un incoraggiamento per le attività sioniste in Marocco.
L’AMDH invita quindi le organizzazioni per i diritti umani, le forze democratiche e le forze vive del paese a denunciare questa iniziativa giudiziaria insidiosa e ad esigere ch’essa sia archiviata. Invita inoltre tutti i membri dell’ Associazione a mantenere la vigilanza ed a considerare che ogni processo contro i 3 membri oggetto di querela costituisce un processo contro l’organizzazione dell’AMDH tutta intera e contro tutti gli antisionisti difensori del popolo palestinese in Marocco.
Infine l’AMDH si rivolge ai difensori dei diritti umani e ai democratici all’estero per metterli in  guardia contro ogni confusione tra antisionismo e antisemitismo, che è alla base della querela di Noam Nir e che viene propagata, purtroppo con successo, dai sionisti al potere in Israele; tutti devono sapere che in Marocco c’è l’AMDH, tra gli altri, che è portatrice dei veri valori di democrazia e dei diritti umani e non i sionisti partigiani del terrorista Netanyahu e i suoi accoliti strangolatori e affamatori di Gaza e affondatori della carovana della libertà.

Rabat, 14 agosto 2010
L'Ufficio Centrale dell'AMDH






Canale di Sicilia - mercoledì 15 settembre 2010

Infiltrazioni israeliane tra i movimenti amazigh marocchini
di Mahmoud Ma'rouf

Studio israeliano scommette su attivisti amazigh per promuovere un clima di normalizzazione in Marocco

Rabat – Al Quds al Arabi

Lo Stato ebraico scommette sugli attivisti amazigh marocchini per promuovere un clima di tatbi' [تطبيع, normalizzazione delle relazioni politiche e commerciali, ndt] tra arabi ed israeliani. Dopo essere riuscito ad infiltrarsi in quegli ambienti che reclamano pubblicamente un ritorno alla normalità  alcuni di questi hanno chiesto un'alleanza israelo-amazigh in funzione anti-araba .

In tal senso ultimamente hanno tentato di far prendere a gruppi di sedicenti amazigh le parti dell'ex soldato israeliano Noam Nir, proprietario di un ristorante ad Essaouira, il quale aveva accusato di antisemitismo alcuni militanti del gruppo marocchino per i diritti umani, rei di aver scandito in città slogan di condanna dell'entità sionista e di sostegno al popolo palestinese.

Ma i  [reali] militanti amazigh hanno risposto al difensore del sionismo Noam Nir pubblicando una serie di dichiarazioni che sottolineano il loro sostegno agli attivisti per i diritti umani ed al popolo palestinese contro il sionismo.

Un moderno studio israeliano, pubblicato dal cento Moshe Dayan dell'università di Tel Aviv alla fine di agosto, rivela i progetti israeliani per entrare nel movimento amazigh ed i suoi investimenti per accelerare il processo di tatbi' nei Paesi membri dell'Unione del Maghreb Arabo. Lo studio avverte che il più grande ostacolo alla normalizzazione nella regione è rappresentato fondamentalmente dai movimenti islamici e nazionalisti, i quali premono sui regimi dell'area affinché si arresti il cammino di regolarizzazione dei rapporti con Israele. La strategia israeliana per far fronte alla sfida è di scommettere sulle componenti non arabe per contrapporre al messaggio dei movimenti islamici e nazionalisti un messaggio differente.

Lo studio suggerisce quattro punti fondamentali ai fini del progetto: rompere i legami con la cultura arabo-islamica, aderire al modello occidentale e difenderne i valori, concentrarsi sulle reali problematiche interne ed infine abbandonare l'idea di ostilità nei confronti di Israele, idea radicata nel patrimonio storico e culturale, a vantaggio di un concetto di prossimità tra Israele e gli Amazigh.

Gli attivisti amazigh hanno visitato lo Stato ebraico il quale ha compiuto degli sforzi affinché rinunciassero all'ostilità nei loro confronti e spingessero per una normalizzazione dei rapporti nella regione, così come ha annunciato la formazione di associazioni di amicizia e fratellanza tra amazigh ed ebrei ad Agadir e ad al-Hoceima.

Lo studio ha rivelato nuovi dati sul cammino di normalizzazione dei rapporti tra Israele ed i Paesi del Maghreb Arabo ed ha sottolineato che il Marocco, nonostante la guerra del Libano, la guerra di Gaza ed il successivo attacco alla Freedom Flotilla, continua a mantenere relazioni economiche e commerciali con Israele. Sono stati individuati gli ambiti nei quali è attivo uno scambio economico  israelo-marocchino ed essi risiedono nella cooperazione alla sicurezza, nell'acqua, nella tecnologia per l'energia solare e per l'informazione e nel turismo. E' stata segnalata la presenza di grandi progressi per quanto riguarda la regolarizzazione del turismo, accertando il fatto che il Marocco sta traendo grandi profitti da questo settore.

Lo studio ritiene che il conflitto per quanto riguarda la questione del Sahara ostacoli il processo di normalizzazione israeliana in Algeria. Ha preso in esame il fatto che la lobby israeliana a Washington preme per l'abolizione degli aiuti destinati al Marocco, così come preme per sostenere la posizione del Marocco in Sahara al fine di accelerare il processo di tatbi' ed estenderlo ad altre aree. Lo studio ha raccomandato la necessità che Israele trovi una soluzione alla questione del Sahara in modo da ridurre le critiche mossegli dall'Algeria per via del suo appoggio al Marocco.

Il giornale marocchino “At-tajdid” ha affermato che le posizioni internazionali sono numerose e divergenti, tuttavia concordano sull'importanza della carta amazigh per rafforzare l'influenza straniera, le politiche di intrusione ed i legami con le posizioni dei poteri forti.

Il giornale espone “gli elementi del progetto israeliano di entrare come parte dell'equazione dopo che in passato lo si era mantenuto nascosto; la scommessa del progetto sul ruolo del discorso amazigh in funzione di contrasto agli arabi e ai musulmani in Marocco e la presenza di due attori civili amazigh disponibili ad avviare il tatbi'”. Suggerisce inoltre che “il fenomeno di normalizzazione da parte amazigh è un fenomeno marginale e superficiale che non differisce dagli altri tipi di normalizzazione che interessano diverse strutture ed elementi della società marocchina, causati da una dose di eccitazione connaturata ai berberi”.

Il giornale dice anche dell'altro, che il discorso israeliano scavalca la verità storica e la realtà marocchina, che riflette una profonda ignoranza delle posizioni reali degli amazigh, che hanno trafficato per vendere un'immagine irreale della propensione amazigh al tatbi' e renderli l'anello debole attraverso il quale estendere il fenomeno al Marocco, che le basi di questa visione si fondano su dichiarazioni ed comportamenti di una minoranza decisamente marginale la quale non ha legittimità di rappresentanza né può parlare a nome degli amazigh.

Tale scommessa è una scommessa persa, in fin dei conti non sarà questa la carta vincente nella guerra psicologica israeliana contro la regione.


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