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Tante scuse, ma...

24.11.2010 – ore 14.37
Buongiorno,
mi permetto di rivolgermi a lei a proposito dell’articolo che ha tratto da L’Expression del 11.11.2010 sugli avvenimenti di Laayoune in Marocco e che lei ha pubblicato sul sito.
Non le sembra vergognoso di non essersi preoccupato di verificare le sue fonti  che hanno deliberatamente utilizzato una foto falsa tratta da un giornale marocchino relativa ad un crimine commesso a Casablanca? D’altronde la stessa foto è stata stupidamente ripresa da diversi media spagnoli ed è stata poi oggetto di scuse ufficiali da parte dell’agenzia di stampa spagnola.
Da parte mia trovo francamente che il ruolo che lei cerca di giocare attraverso il suo sito non sia troppo onesto e che lei ha certamente una linea editoriale precisa che salta subito agli occhi quando si leggono i suoi articoli riguardanti il Marocco.
Io ero un suo lettore fedele, ma da oggi non è più il caso.
Infine, comportamenti del genere possono portarla in tribunale, perché quello che ha fatto si chiama semplicemente uso di notizie false e falsificazione della verità.
A buon intenditore
Rubis


Sull’uso di foto false, ahimé, l’ex lettore di Ossin ha ragione. Il sito ha pubblicato due foto, una che mostra dei bambini feriti



Ed un’altra che mostra dei cadaveri



Esse sono state effettivamente presentate come relative ai fatti di Gdeim izik e Laayoune, ma sono poi risultate essere state scattate in altri luoghi e in altre circostanze.
Come è potuto accadere? Per quanto ci riguarda è facile da spiegare: si tratta di foto pubblicate da tutti i giornali spagnoli e che, per questo, anche noi abbiamo ripreso.
Sul come ci possa essere cascata anche l’agenzia di stampa spagnola EFE, che le ha divulgate per prima, impazzano le interpretazioni. Si è trattato di un errore determinato dalla maligna propaganda del Polisario (secondo i marocchini). O una trappola tesa dai servizi marocchini per screditare una stampa nemica (come sostiene il Polisario)?

Chissà…
Noi, dal canto nostro, siamo pronti ad ammettere lo sbaglio, commesso del tutto in buona fede peraltro, ma pensiamo che questa vicenda non cambi per nulla la sostanza delle cose che sono accadute a Gdeim Izik e a Laayoune.
Abbiamo pubblicato molte altre foto e video che attestano la  violenza dell’intervento marocchino, sulla cui autenticità non vi è dubbio alcuno. E comunque, resta che in Sahara Occidentale vi sono un aggressore (il Marocco) e un aggredito (il popolo Saharawi).
A proposito… Laayoune è in Sahara Occidentale, non in Marocco.

Pubblichiamo di seguito un articolo tratto da Jeune Afrique, sulla vicenda delle foto.



Jeune Afrique – 21/27 novembre 2010

Da Gaza a Laayoune
di Nicolas Marmié

Destinata a illustrare la violenza delle forze di sicurezza marocchine durante l’evacuazione del campo di Gdeim Izik, la foto diffusa l’11 novembre dall’agenzia pubblica spagnola EFE era stata in realtà presa… in Palestina nel 2006

“Quale è la tua fonte?” “Internet!” Questa risposta, che meriterebbe uno zero sbarrato in tutte le scuole di giornalismo degne di questo nome, è tuttavia stata l’occasione di un nuovo psicodramma nelle complicate relazioni tra Rabat e Madrid. Perché, dopo le armi, le spie, i diplomatici e le organizzazioni non governative, l’interminabile conflitto del Sahara Occidentale si è spostato su un nuovo fronte: quello dei media. Mentre Laayoune, la capitale della provincia sotto amministrazione marocchina, si lecca le ferite dopo l’evacuazione forzata dal campo di Gdeim Izik, una foto di bambini feriti ha scatenato un inizio di crisi diplomatica tra i due regni. Diffuso l’11 novembre dal servizio foto dell’agenzia pubblica spagnola EFE,  questo scatto avrebbe dovuto illustrare la violenza delle forze di sicurezza marocchine. Solo qualche ora dopo la sua diffusione, la direzione dell’agenzia “annulla” il documento. Effettuata una verifica, non si tratta di bambini saharawi, ma di bambini palestinesi vittime di un raid dell’esercito israeliano a Gaza nel 2006. Mea culpa di EFE, che spiega di aver tratto l’immagine dal sito ispanofono saharathawra.com, favorevole alle tesi separatiste del Polisario, e di averla divulgata senza fare verifiche.
Ma il danno è fatto e, complici i tempi di chiusura per la stampa, i principali quotidiani spagnoli (El Pais, El Mundo, La Vanguardia) hanno pubblicato questa foto shock per denunciare la brutalità di Rabat nella gestione del conflitto. Il negoziatore palestinese Saeb Erekat, che si trovava in Marocco quando è stata riconosciuta questa incredibile cantonata dei media spagnoli, ha denunciato la “inaccettabile strumentalizzazione” della causa palestinese e un “atto di disinformazione destinato a colpire il Marocco”. Il Ministro marocchino della comunicazione, Khalid Naciri, ne ha immediatamente approfittato denunciando un “sistematico ricorso ad artifici fallaci, tecniche ignobili, manipolazioni abiette e montaggi immondi”.
La stampa scritta e audiovisiva marocchina, spesso disprezzata da quella spagnola per il suo appiattimento sulle tesi ufficiali, ha approfittato dell’occasione per regolare qualche conto sparando per diversi giorni contro il “dilettantismo” e la “propaganda” dei giornalisti spagnoli.
Durante tutto questo agitarsi mediatico, l’agenzia EFE ha mantenuto un profilo basso, e la sua direzione ha presentato ufficialmente le sue “scuse” alle autorità marocchine. “Siamo davvero desolati, abbiamo commesso un grave errore professionale, ma respingiamo ogni sospetto di manipolazione e neghiamo ogni intenzione di arrecare danno al Marocco”, ha dichiarato a Jeune Afrique Enrique Rubio, capo della sede EFE di Rabat.