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Afrik.com 22 ottobre 2010

La pena di morte in Marocco: aspettando che il Re decida...
di Adil B.

L’abolizione della pena di morte è oggetto di dibattito in Marocco da diversi anni. I tribunali marocchini continuano a pronunciare condanne capitali* ma non vi è stata alcuna esecuzione dal 1993. Da allora il Regno osserva una moratoria di fatto. Inoltre il re Mohammed VI ha graziato in diverse occasioni dei condannati a morte che si sono visti trasformare la pena in ergastolo

Ogni anno, all’avvicinarsi della Giornata mondiale contro la pena di morte, il dibattito riprende con forza. Ma ogni anno il Marocco delude la comunità internazionale perché sembra sempre pronto a decidere l’abolizione totale, ma non ha mai il coraggio di farlo.  Le aspettative della comunità internazionale si capiscono, in quanto il Marocco è il solo paese arabo-mussulmano candidato all’abolizione e viene considerato come la locomotiva regionale in materia di rispetto dei diritti umani. In effetti l’abolizione della pena di morte in Marocco non dovrebbe lasciare indifferenti gli altri paesi della regione, soprattutto la Tunisia, il cui modello è simile a quello del Marocco. I Tunisini, che sono stati precursori in materia di diritti della donna, avrebbero difficoltà a mantenere una simile contraddizione. In Algeria, che accusa notevoli ritardi in materia di rispetto dei diritti dell’uomo, l’abolizione della pena di morte in Marocco permetterebbe di aprire finalmente il dibattito, non certo per convinzione, ma semplicemente perché tutto quello che accade in Marocco interessa necessariamente questo paese. Nei paesi del Golfo, come l’Arabia Saudita dove l’esecuzione pubblica con la sciabola rappresenta ancora un’attrazione popolare, non c’è alcuna speranza che un giorno questo dibattito diventi di attualità. Ma la Giordania guarderebbe senza dubbio con attenzione all’esperienza marocchina.
Tra l’altro il Marocco ha ratificato il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, la Convenzione sui diritti dell’Infanzia, la Convenzione contro la Tortura e i trattamenti e le punizioni crudeli, inumane o degradanti, e ha firmato lo Statuto della Corte Penale Internazionale (che vieta il ricorso alla pena di morte). Ciò significa che, mantenendo la pena di morte,  il Marocco si ritrova in una condizione di illegalità in relazione ai suoi impegni internazionali.
Quest’anno la pressione sul Marocco perché abolisca la pena di morte è cresciuta. Infatti, in un comunicato, l’Unione Europea ha chiesto a questo paese di abolire la pena di morte, rilevando che “una tale decisione sarebbe la dimostrazione dei valori condivisi con l’Unione europea che costituiscono la base dello sviluppo delle sue relazioni con il Marocco, nell’ambito dello statuto avanzato”. L’appello non poteva essere più chiaro e ha rafforzato le posizioni degli abolizionisti marocchini, soprattutto quando si sa fino a che punto il Marocco è sensibile alle raccomandazioni del suo primo partner.
Sul piano interno, la persistenza della pena di morte rappresenta una aberrazione giuridica e una contraddizione flagrante coi discorsi ufficiali a proposito del rispetto dei diritti dell’uomo, la riforma penale e il reinserimento dei detenuti.
Nel 2005 il ministro marocchino della Giustizia, pur pronunciandosi in favore dell’abolizione, dichiarava che la società marocchina non è ancora pronta a fare questo passo. Aveva per questo preconizzato un’abolizione per tappe. Da allora il paesaggio sociale marocchino si è trasformato e i marocchini sono maturati. Si assiste all’emergere di una classe media, ad una significativa riduzione dell’analfabetismo e al consolidamento dello Stato di diritto. Oggi la società marocchina è maggioritariamente favorevole all’abolizione della pena di morte. Una adesione che riflette questo mutamento.
La resistenza alla abolizione della pena di morte è al momento portata avanti dagli islamisti, soprattutto il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD), che si attengono ad una interpretazione che risulta particolarmente oltraggiosa e diffamatoria per l’islam. Secondo loro, la pena di morte sarebbe conforme ai precetti dell’islam che rappresentano uno dei fondamenti della legislazione marocchina. Curiosamente questi islamisti sembrano essere assenti dal dibattito pubblico attuale sul tema.  Sapendo quanto siano mediatizzate le posizioni degli islamisti, questa assenza potrebbe essere interpretata come sintomo di un mutamento di posizioni, ciò che comporta che ogni ulteriore rinvio supplementare dell’abolizione non possa che essere attribuito all’inerzia e all’autocensura dei politici. Nel passato, certe discussioni a proposito di soggetti sensibili, come la Moudawana (il nuovo codice della famiglia), hanno richiesto molti anni prima che il Re vi ponesse fine. Mantenendo la pena di morte, in un contesto pur favorevole alla sua abolizione, i marocchini si ritrovano, una volta di più, ad essere ostaggi di politici che crogiolano nella sterilità del dibattito e si compiacciono di immeschinire il proprio ruolo aspettando che il Re decida al loro posto.

*L'articolo 16 del Codice Penale marocchino prevede la pena di morte per fucilazione in caso di omicidlio aggravato, tortura, rapina a mano armata, incendio criminale, tradimento diserzione e, infine, attentato alla vita del Re.