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L’Expression, 27 novembre 2010

 

Il Parlamento europeo accusa il Marocco

di Mohamed Touati

 

Il governo marocchino ha difficoltà a ingoiare la pillola. Si tratta di una “risoluzione precipitosa, parziale, ingiusta e non obiettiva. Siamo molto dispiaciuti che il Parlamento europeo, del quale noi rispettiamo tutte le componenti in quanto espressione della volontà popolare europea, abbia dato ragione al Partito Popolare spagnolo, che si è impegnato in una campagna ostile e sfrenata contro il Marocco”, ha dichiarato il ministro marocchino della comunicazione durante un incontro con i giornalisti dopo una riunione del Consiglio dei ministri. Rabat ha le scarpe strette. “Ci auguriamo che il Parlamento europeo non si precipiti nel sostegno sconsiderato, ingiustificato e non obiettivo, ad un partito del quale è conosciuta l’obsoleta ispirazione colonialista”, ha aggiunto, con l’aria sorpresa, il portavoce del governo marocchino. La risoluzione votata giovedì dai deputati del Parlamento europeo costituisce un colpo duro per la diplomazia marocchina.  Un boccone amaro per il Potere marocchino. “Adesso c’è un certo numero di apprendisti stregoni che hanno fatto credere che l’Europa avesse tutta da guadagnare a mettere il Marocco in ginocchio. Il Marocco, popolo fiero e fiducioso in sé stesso, non si metterà mai in ginocchio”, ha dichiarato un po’ stizzito Khalid Naciri. Il Ministro marocchino della comunicazione ha suonato la carica contro il Partito Popolare spagnolo, accusato di condurre una campagna ostile e sfrenata contro il Marocco. “Perché il PP, durante la lunga notte franchista, non ha mai scritto una sola riga a favore del popolo saharawi? Quelli che credono di potere amputare il Marocco del suo Sahara, si sbagliano”, ha esclamato il portavoce del governo marocchino che dà l’impressione di dare il via alle ostilità. Cambiando repentinamente di tono e con meno aggressività, Khaled Nciri ha poi detto: “Il Regno del Marocco, che si è impegnato in un processo di democratizzazione irreversibile, è un paese rispettoso dei suoi vicini, sicuro di sé stesso e deciso a costruire una zona euro mediterranea di pace, di cooperazione e di stabilità”.

Ma non è per le sue parole che il Marocco è stato condannato, quanto piuttosto per i suoi comportamenti. Dopo aver passato al vaglio gli avvenimenti drammatici seguiti all’assalto, di una estrema brutalità, del “campo della libertà” da parte dell’esercito marocchino, il Parlamento europeo ha espresso la “sua profonda preoccupazione di fronte al netto deterioramento della situazione in Sahara Occidentale e condanna fermamente i violenti incidenti verificatesi nel campo di Gmeil Izik nel corso del suo smantellamento e nella città di Laayoune”. Dalla risoluzione 1920 adottata il 30 aprile 2010 che garantisce al popolo saharawi il diritto ad esprimersi sul suo avvenire attraverso un referendum di autodeterminazione, passando per  l’assassinio, il 24 ottobre scorso, di un adolescente di 14 anni, Nayem El-Garhi, abbattuto da un militare marocchino mentre cercava di raggiungere il campo situato nei pressi della città di Laayoune in compagnia di cinque compagni che sono stati feriti, fino al divieto di accesso della capitale occupata del Sahara Occidentale per i giornalisti e i deputati europei, tutto o quasi è stato esaminato.

La conclusione è stata implacabile. La risoluzione votata giovedì dal Parlamento di Strasburgo accusa il Potere marocchino. Cosa che ha spinto i parlamentari europei ad insistere “sulla necessità di invitare gli organi delle Nazioni Unite a proporre l’instaurazione di un meccanismo di controllo sul rispetto dei diritti umani nel Sahara Occidentale”. Una raccomandazione che è condivisa anche da Human Rights Watch (HWR), che ha chiesto al Marocco di avviare un’inchiesta sulle violenze e i maltrattamenti commessi dalla forze marocchine contro i Saharawi detenuti dopo l’assalto al campo di Gdeim Izik. “Le forze dell’ordine hanno brutalizzato sistematicamente le persone arrestate”.

Le autorità (marocchine) devono immediatamente porre fine alle violenze contri i prigionieri e aprire un’inchiesta indipendente”, sottolinea il comunicato dell’ONG statunitense. Il Makhzen sembra trovarsi tra l’incudine e il martello.