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El Pais – 2 dicembre 2010


Estorsione reale

I diplomatici USA raccontano casi concreti nei quali i consiglieri di Mohammed VI hanno chiesto tangenti per autorizzare dei progetti immobiliari

“L’influenza e gli interessi commerciali del re (Mohammed VI) e di alcuni suoi consiglieri “sono percepibili “in ogni grande progetto immobiliare in Marocco”. Il consigliere commerciale degli USA assegnato al Consolato di Casablanca è giunto a tale conclusione, nel dicembre dell’anno scorso, dopo averne parlato separatamente con dei rappresentanti del settore che avevano avuto a che fare con il Palazzo reale
In una nota segreta dell’11 dicembre dell’anno scorso, il consigliere commerciale fa i nomi delle sue fonti e racconta dettagliatamente la storia di un uomo d’affari che, per conto di un consorzio internazionale, intendeva investire 220 milioni di dollari (162 milioni di euro) in un progetto immobiliare. Per non arrecare danni alle fonti del consigliere, El Pais omette di fornire i nominativi dei suoi interlocutori e delle società menzionate nella nota USA.
L’uomo d’affari ottiene un permesso di costruire dal governatore della regione dove intendeva investire, ma poco dopo il Palazzo lo “incoraggerà vivamente” ad associarsi a lui per il tramite di una società appartenente alla famiglia reale. L’investitore respingerà la proposta e dovrà sopportare tre mesi di paralisi del progetto”.
Dopo poco la società appartenente al Palazzo reale proporrà allora all’uomo d’affari di organizzare per essa  una visita in un paese del Golfo Persico dove l’uomo d’affari ha diversi contatti, con l’obiettivo di favorire gli investimenti stranieri in Marocco. In cambio di un tale servizio, l’uomo d’affari avrebbe ottenuto di essere “il solo proprietario” del suo progetto immobiliare in Marocco. L’uomo d’affari accetta la proposta.

Corruzione

La delegazione marocchina che ha partecipato al viaggio in questo ricco paese del Golfo era diretta da uno dei più alti dirigenti di una società appartenente alla famiglia reale. Nel corso di una riunione con gli investitori del paese, questo dirigente ha spiegato loro che solo tre persone in Marocco sono abilitate ad assumere decisioni sui grandi investimenti immobiliari: Fouad Ali El Himma, grande amico del sovrano e leader del Prtito Authenticité et Modernité (PAM); Mounir Majidi, segretario particolare di Mohammed VI, ed il Re stesso. “Parlare con altre persone è una perdita di tempo”, ha detto loro. Il PAM è il partito che ha vinto le ultime elezioni municipali nel giugno 2009.
Dopo il rientro della delegazione in Marocco, la società appartenente al Palazzo ha ricevuto istruzioni dai suoi proprietari di mettere quasi completamente in opera l’accordo concluso con l’uomo d’affari che intendeva investire in Marocco. Chiedendogli solo una partecipazione del 5% nel suo progetto. “Il Palazzo sfrutta le complesse procedure dello Stato marocchino per fare pressione e chiedere tangenti nel settore immobiliare”, dichiara un celebre uomo d’affari al consigliere commerciale. “Anche se la corruzione è praticata fin dai tempi di Hassan II, essa ha assunto un carattere più istituzionale con il re Mohammed VI”.
Il consigliere considera affidabili queste informazioni nel suo rapporto. Esse trovano conferma nelle osservazioni di un ex ambasciatore USA in Marocco, “che continua ad avere strette relazioni con il Palazzo”. Questi confida al consigliere che alcuni parenti di Mohammed VI danno prova di una ingordigia vergognosa”. “tale fenomeno mina seriamente il buon governo che le autorità marocchine si sforzano di promuovere”, aggiunge.

Imprese spagnole

Anche Luis Planas, ambasciatore spagnolo a Rabat negli anni 2004-2006, riconosce le difficoltà che si incontrano per investire in Marocco, durante una colazione, nel marzo 2006, con Thomas Riley, suo omologo USA. Dopo aver parlato del lancio di una iniziativa spagnola del valore di 200 milioni di euro, per incoraggiare le piccole e medie imprese spagnole ad attraversare lo Stretto di Gibilterra, Planas commenta che essa potrebbe essere senz'altro utile, ma aggiunge: A causa della mancanza di trasparenza, il Marocco non è un paese facile per fare affari.
Il Consolato degli Stati Uniti a Casablanca  stato anch'esso vittima della corruzione, quando ha inteso acquistare un terreno per avere più spazio, in un tempo successivo alla nota inviata al Dipartimento di Stato nel marzo 2008. "Sono stati individuati più di trenta terreni, ma una ventina hanno dovuto essere eliminati dalla lista perché i venditori non erano disposti a venderli con un regolare contratto". "Altri non hanno voluto vendere perché aspettavano un'offerta più alta". "Tra quelli disposti a vendere, c'erano molti che chiedevano di essere pagati sotto banco".