L’Expression – 21 febbraio 2011

I Marocchini vogliono limitare il potere di Mohammed VI
di Mohamed Touati

Migliaia di marocchini hanno manifestato nelle città del regno per chiedere riforme politiche


I Marocchini sono stufi di essere sudditi! L’hanno gridato in faccia al loro sovrano. “Il popolo rifiuta una Costituzione fatta per gli schiavi! Abbasso l’autocrazia! Il re deve regnare e non governare!” hanno gridato i manifestanti. Le mura del Palazzo reale resteranno sorde e chiuse a queste rivendicazioni di portata storica? “E’ una manifestazione pacifica per chiedere delle riforme costituzionali, per la dignità del popolo, contro la corruzione e lo sperpero dei fondi pubblici”, ha dichiarato uno degli organizzatori della manifestazione, Moustapha Mouchtati, componente del gruppo “Baraka” (Abbastanza). Il profumo della rivoluzione del gelsomino si è sparso in tutto il Maghreb con diversa fortuna.
Il trono dello Sceriffato avrebbe voluto fare eccezione, ma non aveva fatto i conti con la determinazione e la foga della gioventù marocchina.
Un nuovo strumento è nato con internet, i giovani del Maghreb in particolare, e del mondo arabo in generale, ne hanno fatto un’arma temibile di contestazione che è riuscita ad abbattere due regimi autoritari nello spazio di qualche settimana: quello di Ben Ali in Tunisia e di Mubarak in Egitto. Quelli di Ali Abdallah Saleh in Yemen e di Muammar Gheddafi in Libia… vacillano.
“Il cyber-attivismo ha un ruolo importantissimo da giocare. I partiti politici sono superati. I nostri leader non capiscono più la gioventù”, dichiara Zohair Maadi, amministratore di uno dei gruppi Facebook (movimento 20 febbraio), per spiegare l’incomunicabilità che corre tra i leader politici e le rivendicazioni civili nei paesi arabi. Erano molti, moltissimi, a manifestare in tutto il Regno a mezzogiorno (di ieri).
Almeno 6000 manifestanti a Casablanca, 10.000 a Fes, 10.000 a Marrakech, 14.000 a Rabat… secondo i dati forniti dagli organizzatori.
Quali erano gli slogan più gridati? “Il re deve regnare e non governare”, o ancora: “Il popolo vuole una nuova Costituzione”.
“Meno poteri alla Monarchia”, si poteva leggere su altri cartelli. “Non abbiamo niente contro il re, ma vogliamo più giustizia e lavoro”, hanno dichiarato due giovani diplomati all’AFP. A Rabat i manifestanti gridavano: “Il popolo vuole il cambiamento”. Un grido straziante, che simboleggia la rivolta della gioventù marocchina, è stato raccolto dal sito del quotidiano Le Monde: “Manifesterò per la mia dignità, per una totale libertà di espressione e di pensiero. Protesterò contro la censura che soffoca gli spiriti imponendo loro delle linee rosse, protesterò contro una lampante apartheid sociale: scuole straniere e cliniche private per i ricchi, scuole-discariche sinistrate e ospizi per i poveri, manifesterò contro l’analfabetismo organizzato che fa sì che, 50 anni dopo l’indipendenza, la metà dei Marocchini siano ancora illetterati, marcerò contro la boria e la brutale arroganza degli apparatcik del regime e della nomenklatura, manifesterò perché così sentirò di tenere il mio destino nelle mani, sperando che sarà presto vero. Sono consapevole che non basterà una manifestazione, ma sono pronto per le altre. Vediamo finalmente la luce alla fine del tunnel”, ha scritto Khadidja.
“Quello che è successo in Tunisia e in Egitto ci pone oggi di fronte a un crocevia: o si avviano delle riforme urgenti conformi alle norme democratiche universali o si entra in una avventura pericolosa”, ha previsto il quotidiano Al Massa, che sfiora 100.000 copie di vendita al giorno. La storia ricorderà che il colpo di intimazione marocchino è stato dato un certo 20 febbraio 2011.         

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