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Legge di criminalizzazione delle pratiche schiaviste
Al di là della libertà formale


Un progetto o una proposta di legge di criminalizzazione delle pratiche schiaviste sarà, come promesso dal Presidente della Repubblica e rivendicato da alcuni partiti politici, sottoposto all'Assemblea nazionale e al Senato nei mesi o nei giorni a venire. Che cosa prevederà? Che cosa sarà fatto perché non sia solo un'ennesima abolizione formale? Nel 2001, per la pressione dei partners occidentali della Mauritania e dei difensori dei diritti dell'uomo, il governo fece votare una legge che vietava la tratta di esseri umani. Il primo articolo di questa legge definiva la tratta come "il reclutamento di persone effettuato con la forza o il ricorso alla forza, alla minaccia o ad altre forme di costrizione, con rapimento, inganno, abuso di autorità o lo sfruttamento di una situazione di vulnerabilità o con l'offerta di denaro o di altri vantaggi per ottenere il consenso di una persona che abbia autorità su di un'altra a fine di sfruttamento". L'articolo 10 di questa legge punisce fino al massimo di 10 anni di lavori forzati i colpevoli di tratta di persone.
Nel marzo 2006, in occasione del seminario di studi sull'attuazione degli strumenti giuridici internazionali contro la tratta di persone, tenuto a Nouakchott, si è giunti alla conclusione che "la legge del 2003 non contiene la stessa definizione di tratta di persone contenuta nei trattati internazionali ratificati". Si è inoltre rilevato che "il legislatore nazionale omette, nella definizione di tratta, il passaggio concernente la schiavitù e le pratiche analoghe".

 


Nuova legge o emendamenti alla legge del 2003

Il legislatore della post-transizione vuole votare una nuova legge o aggiungere alla legge del 2003 una disposizione specifica per la schiavitù e le pratiche analoghe.
Il movimento Coscienza e Resistenza sembra propendere per la seconda soluzione (aggiunta del termine "schiavitù" alla legge del 2003).
Nel corso del seminario a Nouakchott, sono state rilevate altre insufficienze nella legge del 2003.
Essa "non punisce la complicità, il tentativo e l'organizzazione del delitto di tratta di persone, né contiene disposizioni dirette a proteggere le vittime ed i testimoni: misure di inserimento economico per le vittime e di protezione delle vittime e dei testimoni contro la promessa di denaro, o la minaccia di violenze o di altri mezzi di ritorsione". Nei casi di pratiche schiaviste portate davanti alla Giustizia, alcuni testimoni e perfino le stesse vittime, sottoposte a diverse forme di pressione, finiscono col ritrattare. Succede perfino che dichiarino di essere stati manipolati.
Le raccomnadazioni del seminario di Nouakchott vanno nella direzione indicata dai difensori dei diritti umani e della lotta contro la schiavitù. SOS Schiavo ha sempre denunciato le insufficienze di questa legge che criminalizza la tratta di persone senza mai menzionarne il nome. 

 

Pane, terre, scuole

Per sradicare le pratiche e le conseguenze della schiavitù, Ahmed Ould Daddah, giunto secondo alle elezioni presidenziali del marzo 2007, aveva proposto di promulgare una legislazione che definisse la pratica della schiavitù e precisasse le sanzioni conseguenti. La definizione usata dal legislatore mauritano sarà la stessa contenuta nel dizionario o terrà conto delle specificità del nostro paese? La pena prevista sarà superiore ai 10 anni di lavori forzati stabiliti dalla legge del 2003?
Nel programma di Ahmed Ould Daddah, figura anche una legge che punisca come delitto le parole ingiuriose rivolte in pubblico e che facciano riferimento alle origini di schiavo e tutta la produzione culturale o artistica che faccia l'apologia della schiavitù e delle pratiche assimilabili. Ci sono canzoni a connotazione schiavista che fanno parte del nostro patrimonio culturale e talvolta sono le stesse vittime ad intonarle.
Punire i colpevoli delle pratiche schiavistiche, probire le canzoni schiaviste, va tutto bene. Ma è sufficiente? Quello che veramente trattiene gli schiavi in condizione di cattività, sono le catene dell'ignoranza e della povertà. Perché la futura legge che criminalizza le pratiche schiaviste non sia solo un'ennesima abolizione formale, oltre alla libertà formale, dovrà offrire alle vittime del pane, delle scuole, delle case, delle terre... Altrimenti essi rischiano di ricadere nella condizione servile.

 

Discriminazioni positive

Ahmed Ould Daddah ha proposto nel suo programma "il varo di politiche specifiche dirette a sostenere sul piano economico, sociale e culturale  gli strati sociali vittime di queste pratiche, soprattutto attraverso una adeguata riforma fondiaria, lo sviluppo di microimprese, dei piccoli mestieri, della pesca artigianale oltre che attraverso programmi di scolarizzazione". All'ipotesi della riforma fondiaria, alcuni oppongono il carattere inalienabile del diritto di proprietà. Una soluzione alla Robert Mugabe creerebbe forti tensioni. Ma la democrazia serve proprio a correggere le ineguaglianze, soprattutto quelle più insopportabili. Il sostegno economico alle vittime delle pratiche schiaviste prevederà una politica di discriminazione positiva? Ci sarà da discutere prima di votare una legge sulla schiavitù.

Khalilou Diagana