L’Expression 7 gennaio 2009

Aggressione israeliana contro Gaza


Chi fermerà il massacro?



Quasi 635 palestinesi sono morti per i bombardamenti dell’esercito israeliano. Più di 160 erano bambini.

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa è in allarme. Il genocidio programmato dai responsabili dello Stato ebraico sembra inarrestabile. “Siamo estremamente preoccupati per il crescente numero di civili uccisi e feriti, e per il crescente numero di infrastrutture civili, tra le quali anche degli ospedali, colpiti nel corso delle operazioni militari israeliane”, ha dichiarato ai giornalisti il capo delle operazioni dell’organizzazione umanitaria internazionale con sede a Ginevra.
La popolazione di Gaza muore. Muore a fuoco lento. Drammaticamente, con un’efferatezza senza confini e senza limiti. Gli alti responsabili del Cicr (Comitato internazionale della Croce Rossa) lo dicono chiaro e tondo: “Non ho parole per dire fino a che punto, noi del Cicr siamo preoccupati e in ansia per la crisi di Gaza”, ha proseguito. E la macelleria non dà segno di fermarsi.
I sanguinari israeliani non hanno ancora versato abbastanza sangue palestinese. Sembrano iene assetate. Più cola il sangue, più ne vogliono versare. Sono caduti in una spirale di follia omicida inconsciamente ereditata dai campi di concentramento nazisti. Le immagini trasmesse dalle televisioni di tutto il mondo sono terribili. A ciclo continuo si vedono corpicini di bambini sfigurati, senza vita,  colpiti dagli obici. Israele ha dimostrato quanto possa essere inumano l’essere umano. La crudeltà di cui dà prova lo Stato ebraico può essere paragonato solo alla soluzione finale nazista. Il popolo palestinese di Gaza è minacciato dalla fame e dalla sete, quando non gli esplodono in faccia centinaia di obici.
Si mietono vittime senza fare distinzioni, donne, bambini, vecchi vengono massacrati. I loro corpi ridotti a brandelli. “Non ho dubbi- ha tenuto a sottolineare Pierre Krachenbuehel, capo delle operazioni del Cicr – che abbiamo a che fare con una crisi importante e totale in termini umanitari. La situazione per la popolazione di Gaza è traumatizzante ed ha raggiunto un punto estremo a causa di 10 giorni di combattimenti ininterrotti”. Da tutte le capitali del mondo si levano voci perché cessi una delle più grandi tragedie di questo secolo, che qualcuno definisce un crimine contro l’umanità. “Vediamo che vengono mirati dei bambini, dei vecchi e delle donne, e anche delle moschee,  e che non viene portato alcun soccorso sostanziale alla popolazione di Gaza”, ha fatto constatare nel corso di un’intervista al quotidiano francese L’Humanité lo scrittore algerino Yasmina Khadra.
I civili disarmati vengono inseguiti fino a quando vengono eliminati. L’esercito israeliano li bracca per ucciderli a freddo. Migliaia di Palestinesi tentano di fuggire dalle zone dei combattimenti.
Le loro case sono state distrutte, polverizzate dalle bombe dell’aviazione israeliana. Si rifugiano nelle scuole dell’ONU a Gaza.
L’esercito israeliano li ha presi come bersaglio. Cinque Palestinesi sono stati uccisi ieri nel corso dei bombardamenti contro due di queste scuole dell’ONU.
E’ una “tragedia orribile”ha detto il capo dell’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi Unrwa). Ciò che questo alto responsabile dell’ONU ha visto resterà probabilmente inciso nella sua memoria per sempre. “Sono scioccato per quello che ho visto e sentito. Abbiamo raggiunto uno stadio di inumanità visibile e scioccante per la natura delle ferite, la loro brutalità e la loro entità”, ha dichiarato Jhon Ging. “Quali ragioni possono giustificare una tale efferatezza? Nessuno ha il diritto di fare certe cose”, ha dichiarato da parte sua il Primo ministro turco Tayyip Erdogan.
Valutazioni che non vengono condivise dal Primo ministro israeliano, che ha respinto ogni ipotesi di cessate il fuoco. “Noi non possiamo accettare un compromesso che permetterebbe ad Hamas di riprendere nel giro di due mesi il lancio di razzi contro le città israeliane”, è stato il pretesto utilizzato da Ehud Olmert.
Nicolas Sarkozy, in missione nel Medio Oriente, ha fatto un buco nell’acqua nel tentativo di riportare alla ragione i responsabili israeliani. “Noi abbiamo bisogno di una tregua umanitaria di qualche giorno, è l’interesse di tutto il mondo”. Israele non ha voluto ascoltare il capo dello Stato francese. Ha scelto la lingua delle armi. 

 

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