El Watan, 27 dicembre 2009


Vigilia della commemorazione della tragedia di Gaza: sei Palestinesi uccisi da Israele


Israele smuove cielo e terra per liberare il soldato Shalit, in favore del quale è stata lanciata una gigantesca campagna mondiale in questi giorni, per stampa filoisraeliana interposta


L’esercito di occupazione israeliano ha commemorato a modo suo il primo anniversario della guerra contro Gaza che ha provocato più di 1400 morti. Sei Palestinesi, tre in Cisgiordania e tre nella striscia di Gaza alla frontiera con Israele, sono stati freddamente assassinati ieri dai soldati di Barak. A dimostrazione che la pace resta un desiderio pietoso anche in queste feste di Natale e dell’Achoura, l’esercito israeliano ha appena ucciso il più gran numero di persone dalla guerra devastatrice contro Gaza, un anno fa. E per una volta i compagni del soldato Shalit hanno preso di mira allo stesso tempo i partigiani di Fatah e quelli di Hamas.
In Cisgiordania, tre militanti di Fatah (il partito del presidente palestinese Mahmoud Abbas) coinvolti, secondo l’esercito israeliano, nel recente assassinio di un colono israeliano, sono stati uccisi durante un’incursione dell’esercito israeliano a Nablus (nord). Nella striscia di Gaza, tre Palestinesi sono stati uccisi da tiri israeliani. Il che dimostra che Tel Aviv non fa distinzioni tra i compromessi di Mahnoud Abbas ed il “fino alla fine”di Khaled Mechaal. Ieri i soldati di Israele sono riusciti a riunire i fratelli nemici nel dolore. Lezione di realismo politico… Secondo fonti palestinesi, le vittime sono dei rottamai che raccoglievano ferraglie vicino alla recinzione che separa l’enclave palestinese da Israele. Un portavoce dell’esercito israeliano ha affermato invece che i tre uomini avevano tenuto un “comportamento sospetto” mentre si avvicinavano alla recinzione” in una zona dove l’esercito israeliano ha proibito l’accesso. Ghassan Abou Charkh (40 anni), Raid Al Surakji (40 anni) e Anan Subuh (31 anni) sono stati abbattuti nella città vecchia di Nablus da soldati in abiti civili, ieri, nella zona autonoma palestinese. Una donna è stata ferita.
 
Fatah e Hamas uniti nel dolore
I familiari hanno affermato che i Palestinesi sono stati abbattuti a sangue freddo, senza intimazione. Sono stati interrati ieri, alla presenza di migliaia di persone mentre era stato proclamato uno sciopero di 24 ore a Nablus. L’Autorità palestinese del presidente Abbas ha denunciato una “pericolosa escalation di violenza” da parte di Israele che, secondo il comunicato, compromette la sicurezza e la stabilità assicurate in questi ultimi due anni dai servizi di sicurezza palestinesi nei Territori occupati. Il movimento islamista palestinese Hamas, che controlla la striscia di Gaza, ha attribuito in un comunicato la responsabilità di questi morti alla occupazione israeliana, chiamando in causa l’Autorità palestinese e i suoi servizi di sicurezza, che accusa di cooperare con Israele.
“Sono i tre terroristi che hanno perpetrato giovedì scorso l’attentato con armi da fuoco che ha ucciso un Israeliano”, un colono di 45 anni nella stessa regione, ha dichiarato un portavoce militare israeliano. “In base a precise informazioni del Shin Beth (servizio interno di sicurezza), le nostre forze hanno circondato tre case a Nablus dove si erano trincerati e li hanno eliminati”, ha aggiunto.
Anan Subuh era un attivista delle Brigate dei martiri di Al Aqsa, un gruppo armato legato a Fatah ma praticamente autonomo, Gli altri due erano militanti di Fatah, secondo quanto dichiarato da un responsabile dei servizi di sicurezza palestinesi. Il portavoce dell’amministrazione militare israeliana, Peter Lerner, ha riconosciuto dal canto suo che i tre uomini non avevano aperto il fuoco, ma ha sottolineato che essi erano “armati e pericolosi”. Ma per l’esercito israeliano la vita di un Palestinese non conta poi molto, per poco che sia sospettato. I soldati di Barak hanno il grilletto talmente facile che possono far fuoco in qualsiasi momento contro qualsiasi Palestinese che non sia loro gradito.
Intanto Israele smuove cielo e terra per liberare il soldato Shalit in favore del quale è stata lanciata una gigantesca campagna mondiale, in questi giorni, per stampa filoisraeliana interposta. Domanda da uno shekel (unità di moneta israeliana, ndt): la vita di Shalit vale più di quella di queste sei vittime palestinesi? La domanda è rivolta anche ai media occidentali, dei quali pero riusciamo a indovinare facilmente la risposta. Eh sì, l’emozione non si è ancora mondializzata!

Hassan Moali


Torna alla home
Dichiarazione per la Privacy - Condizioni d'Uso - P.I. 95086110632 - Copyright (c) 2000-2024