Afrique Asie, 10 ottobre 2014 (trad.ossin)



La risposta russa a una doppia dichiarazione di guerra

The French Saker


Ascoltando prima Prochenko, qualche giorno fa, poi Obama all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, impossibile nutrire ancora il minimo dubbio sul fatto che l’Impero anglo-sionista sia in guerra con la Russia. Però molti ritengono che la risposta russa a questo attacco sia insufficiente. Si riscontra anche l’esistenza di un flusso costante di accuse contro Putin, a proposito delle politica russa nei confronti della crisi ucraina. Quello che mi propongo qui di fare, è di offrire qualche informazione di base su Putin, i suoi doveri e le opzioni che ha di fronte


Il contesto: una doppia dichiarazione di guerra

Prima di tutto Putin non è stato certo eletto per essere il gendarme o il salvatore del mondo; è stato eletto semplicemente per essere presidente della Russia. Ciò sembra evidente e però c’è ancora tanta gente che considera Putin in qualche modo moralmente obbligato a fare qualcosa per proteggere la Siria, la Novorussia e ogni altra parte del mondo tormentata. Ma non è così. Certo la Russia è il leader de facto dei BRICS e dei paesi dell’OCS, e la Russia accetta questo ruolo, ma è dei suoi compatrioti che Putin ha l’obbligo morale e legale di prendersi cura per prima cosa.

In secondo luogo la Russia si trova attualmente nel mirino dell’Impero anglo-sionista, che non solo comprende tre potenze nucleari (Stati Uniti, Regno Unito e Francia), ma anche la forza militare più potente (Stati uniti e NATO) e le economie più importanti del mondo (Stati Uniti e Unione Europea). Penso che possiamo tutti convenire che la minaccia proveniente da un simile impero non sia per nulla trascurabile, e che la Russia abbia ogni ragione di essere estremamente prudente nel trattare la questione.


Dire peste e corna di Putin, ma sbagliare bersaglio

Attualmente, in modo sorprendente, molti di quelli che accusano Putin di essere un cacasotto, un venduto o un’ingenua Pollyanna (eroina del celebre romanzo per ragazzi di Eleanor H. Porter), affermano nello stesso tempo che l’Occidente sta preparando una guerra nucleare contro la Russia. Se davvero è così, se vi è davvero il rischio di una simile guerra, nucleare o meno, occorre porsi la questione se Putin non faccia esattamente quello che occorre, astenendosi dalle rudezze e non mostrandosi minaccioso. Alcuni diranno che l’Occidente vuole una guerra a tutti i costi, qualsiasi cosa Putin faccia. Molto bene, ma in tal caso guadagnare più tempo possibile prima dell’inevitabile non è proprio quello che conviene fare?

In terzo luogo, sulla questione dell’intervento degli Stati Uniti contro lo Stato Islamico (IS), molti commenti su questo blog hanno accusato Putin di pugnalare Assad alle spalle, perché la Russia ha appoggiato la risoluzione degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza. Che cosa avrebbe dovuto fare? Mandare l’aviazione russa a proteggere la frontiera siriana? E Assad? Avrebbe dovuto mandare la propria forza aerea ad attaccare per tentare di fermare gli Stati Uniti, o non piuttosto, come è stato, fare un’offerta: bombardate “loro”, non noi, ed io protesterò ma non farò nulla? E’ evidente che ha scelto questa seconda opzione.

Di fatto Putin e Assad hanno la medesima posizione: protestare contro il carattere unilaterale degli attacchi, esigere una risoluzione dell’ONU, e intanto guardare tranquillamente come lo zio Sam si rivolta contro il suo proprio figlio e tenta adesso di distruggerlo.

Vorrei aggiungere che Lavrov, assai logicamente, ha dichiarato che non esistono “terroristi buoni”. Egli sa che lo Stato Islamico (IS) non è null’altro se non la prosecuzione dell’insurrezione siriana creata dal nulla dagli Stati Uniti, essa stessa una continuazione dell’altra creatura statunitense chiamata Al Qaeda. Dal punto di vista russo, la scelta è semplice: cosa è meglio, che gli Stati Uniti usino la loro forza e i loro uomini per uccidere i wahhabiti folli o che lascino farlo ad Assad? E se lo Stato Islamico (IS) è vittorioso in Iraq, quanto passerebbe prima che attacchi la Cecenia? O la Crimea? O Tatarstan? Perché rischiare la morte di un solo soldato russo o siriano quando l’Air Force è pronta a fare il lavoro al loro posto?

Per quanto sia dolcemente ironico il fatto che gli Stati Uniti bombardino oggi la loro creatura, lasciamoli fare. Assad ne è stato perfino preventivamente informato, e ne è evidentemente felicissimo.

In fin dei conti, ONU o non ONU, gli Stati Uniti avevano già preso la decisione di bombardare lo Stato Islamico (IS). Che interesse vi sarebbe stato allora a bloccare una risoluzione dell’ONU che ha tutto di positivo? Sarebbe stato, per la Russia, agire contro i propri interessi. Questa risoluzione infatti può essere anche utilizzata dalla Russia per impedire che gli Stati Uniti e il Regno Unito fungano da retrovia per gli estremisti wahhabiti (la risoluzione lo vieta e stiamo parlando di una risoluzione obbligatoria del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, perché assunta nell’ambito delle disposizioni del capitolo VII).

Ciononostante alcuni continuano a dire che Putin ha spinto Assad sotto l’autobus. A che punto di follia e di stupidità bisogna giungere per condividere queste idee sulla guerra o la politica? Se Putin avesse voluto gettare Assad sotto il bus, perché non l’ha fatto l’anno scorso?


Sincera frustrazione o disonestà intellettuale?

Resta che questa specie di nonsensi a proposito della Siria è addirittura superata dalle farneticazione che qualcuno pubblica sulla Novorussia. Ecco i miei preferiti. L’autore comincia col citarmi: “Questa guerra non è mai stata per la Novorussia né per l’Ucraina”.
Poi continua: “Si tratta di un’affermazione troppo vuota e troppo facile, come un tirarsi indietro. Si vuole veramente dire che le migliaia di persone uccise dai bombardamenti, le migliaia di giovani coscritti gettati in un tritacarne, le migliaia di case distrutte, più di 1 milione di persone trasformate in rifugiati… che NIENTE di tutto questo ha a che vedere con la Novorussia e l’Ucraina? Che si tratta solo della Russia? Sarebbe veramente bene che ci si astenesse dal fare dichiarazioni stupide come queste”.

L’unico problema è che non io non ho mai fatto una simile dichiarazione.

E’ evidente che io intendevo dire che PER L’IMPERO ANGLO-SIONISTA l’obiettivo non è mai stato né l’Ucraina né la Novorussia, ma di fare guerra alla Russia. Tutto ciò che la Russia ha fatto è di riconoscere questo fatto. Ancora una volta, l’espressione “Si vuole veramente dire” mostra chiaramente che l’autore si propone di distorcere il mio discorso, per poi denunciarmi con indignazione come qualcuno che non si preoccupa affatto dell’Ucraina e della Novorussia (il resto del commento è sulla stessa linea: denunce indignate di dichiarazioni che io non ho mai fatto e di conclusioni che io non ho mai tratto).

Sono oramai abituato a questo considerevole livello di disonestà da parte della folla di coloro che denigrano Putin e, a questo punto, lo considero niente più che un comportamento tipico.

C’è anche molta gente sinceramente sconcertata, frustrata e perfino delusa per l’apparente passività della Russia. Ecco un estratto di un messaggio che ho ricevuto stamattina: “Penso di avere davvero sperato che forse la Russia, la Cina e i BRICS avrebbero potuto costituire una controforza. Ciò che non riesco a capire è perché, nonostante tutta la demonizzazione da parte degli Stati Uniti e dell’Europa, la Russia non reagisce. Le sanzioni imposte dall’Occidente danneggiano la Russia e però i Russi continuano a vendere il loro petrolio in dollari e in euro, e si fanno in quattro per adattarsi all’Europa. Non capisco perché non dicono con nettezza: levate le sanzioni, o niente gas. Anche la Cina dice poco contro gli Stati Uniti, per quanto i Cinesi capiscano bene che, una volta indebolita la Russia, essi sono i prossimi sulla lista. E’ come per tutti i discorsi a proposito dell’abolizione delle sanzioni contro l’Iran, che sono grotteschi perché tutti sanno che Israele non permetterà mai che siano tolte. Allora perché la Russia e la Cina continuano a partecipare a questa mascherata? Talvolta mi chiedo se non siamo tutti personaggi il cui ruolo è stato già scritto, e se tutto questo non è solo una grande commedia, nella quale niente può davvero cambiare”.

L’autore di queste righe vede bene che la Russia e la Cina perseguono una politica simile, che sembra quella di un tentativo di tenere buoni gli Stati Uniti. Diversamente da quello di prima, qui l’autore è sincero e veramente afflitto. A mio avviso infatti vi sono tre fenomeni assai diversi che si manifestano contemporaneamente:

•    Una campagna organizzata di denigrazione di Putin, organizzata dai servizi governativi di Stati uniti e Regno Uniti specializzati nella manipolazione dei media sociali
•    Una campagna spontanea di denigrazione di Putin condotta da alcuni circoli nazional-bolscevichi russi (Limonov, Douguine e compagnia)
•    L’espressione di una sincera perplessità, di un’ansia e di una frustrazione da parte di persone oneste, per le quali l’attuale posizione russa sembra non avere alcun senso.

Il resto di questo articolo sarà interamente dedicato a tentare di spiegare la posizione russa a coloro che fanno parte del terzo gruppo (qualsiasi dialogo con quelli dei primi due non avendo semplicemente alcun senso).


Tentare di dare un senso ad una politica apparentemente illogica

Nell’introduzione ho detto che in corso vi è una guerra contro la Russia, non (non ancora?) una guerra calda, e non propriamente una guerra fredda come nel passato. In sostanza, ciò che gli Anglo-Sionisti stanno facendo è chiaro, e molti commentatori russi sono già pervenuti a questa conclusione: Gli Stati Uniti sono impegnati in una guerra contro la Russia nella quale sono pronti a battersi fino all’ultimo Ucraino. Cosicché il loro “successo” in questa guerra non potrebbe essere un risultato che può ottenersi in Ucraina, giacché, come ho già detto, non è l’Ucraina l’obiettivo di questa guerra. Per l’Impero il “successo” sarebbe uno specifico risultato ottenuto in Russia: vale a dire un cambiamento di regime. Vediamo in che modo l’Impero pensa di raggiungere questo risultato.

Il piano originale era semplice, del tipo di quelli dei neoconservatori USA: rovesciare Ianukovich, fare entrare l’Ucraina nell’Unione Europea e nella NATO, portare la NATO fino alla frontiera russa sul piano politico e collocarla militarmente in Crimea. Questo piano è fallito. La Russia ha incorporato la Crimea, e l’Ucraina è sprofondata in una guerra civile brutale che si accompagna ad una crisi economica fatale.
Allora i neoconservatori statunitensi hanno ripiegato sul piano B.

Il piano B è semplice: spingere la Russia a intervenire militarmente nel Donbass e usare questo come pretesto per una guerra fredda “versione 2” su larga scala, che creerebbe delle tensioni del tipo di quelle degli anni 1950 tra Est e Ovest, giustificherebbe in Occidente delle politiche ispirate dalla paura, e taglierebbe definitivamente i rapporti economici tra Russia e Unione Europea. Ma anche questo è fallito: la Russia non ha abboccato all’amo e, piuttosto che intervenire direttamente nel Donbass, ha avviato una operazione segreta per sostenere le forze antinaziste in Novorussia. Il piano russo ha funzionato, e le forze di repressione della Giunta di Kiev (FRJ) sono state severamente battute dalle forze armate novorusse (FAN), nonostante la minore potenza di fuoco di queste ultime e la loro carenza di blindati, di specialisti e di uomini (progressivamente l’aiuto segreto russo ha ribaltato la situazione).

A questo punto, la plutocrazia anglo-sionista si è veramente fatta prendere dal panico, improvvisamente realizzando che il suo piano stava fallendo e che non avrebbe potuto fare nulla per salvarlo (l’opzione militare essendo impossibile). Hanno tentato allora con le sanzioni economiche, ma ciò ha aiutato Putin ad avviare delle riforme che erano diventate oramai necessarie. Ma il peggio è che, ogni volta che l’Occidente si è aspettato che Putin facesse una certa cosa, egli ha fatto esattamente il contrario:

•    Nessuno si aspettava di vedere Putin usare la forza militare in Crimea, per una operazione lampo, che resterà nella storia come qualcosa di almeno altrettanto incredibile dell’operazione Strom-333
•     Tutti (me compreso) ci aspettavamo che Putin avrebbe inviato le truppe in Novorussia. E non lo ha fatto
•    Nessuno si aspettava contro-sanzioni russe che avrebbero colpito il settore agricolo dell’Unione Europea
•    Tutti si aspettavano delle rappresaglie di Putin contro l’ultima serie di sanzioni. E non lo ha fatto.

Vi è come un modello dietro tutto questo, ed è il fondamento di tutte le arti marziali: per prima cosa non segnalare le proprie intenzioni, in secondo luogo usare delle finte; in terzo luogo colpire dove e quando l’avversario non se lo aspetta.

Al contrario vi sono due cose profondamente radicate nella mentalità politica occidentale e che Putin non ha mai fatto: non minaccia mai e non prende mai posizione. Per esempio, mentre gli Stati Uniti sono sostanzialmente in guerra con la Russia, la Russia non avrà problemi a sostenere una risoluzione USA sullo Stato Islamico (IS), se le conviene. E i diplomatici russi parleranno dei “nostri partner statunitensi” o dei “nostri amici statunitensi”, mentre fanno da soli più di tutto il resto del pianeta insieme per far crollare l’Impero anglo-sionista.


Uno sguardo rapido sul bilancio di Putin

Come ho già scritto, al contrario di altri blogger e commentatori, io non sono né un veggente né un profeta, e non posso certo dire quel che Putin pensa o farà domani. Quello che posso dire è ciò che Purtin ha già fatto nel passato. Egli ha (senza pretendere di metterli in ordine):

•    Piegato l’oligarchia sostenuta dagli anglo-sionisti
•    Ottenuto un successo veramente miracoloso in Cecenia (un successo che nessuno – profeti compresi – aveva previsto)
•    Letteralmente resuscitato l’economia russa
•    Ricostruito le forze armate, le forze di sicurezza e l’Intelligence russa
•    Fortemente ridotto le capacità sovversive delle ONG straniere in Russia
•    Fatto per la de-dollarizzazione del pianeta più di chiunque altro
•    Fatto della Russia il leader incontestato sia dei BRICS che dell’OCS
•    Apertamente contestato il monopolio dell’informazione della macchina di propaganda occidentale (con progetti come Russia Today)
•    Fermato l’attacco imminente USA/NATO contro la Siria, con l’invio di un corpo di spedizione della Marina russa (che ha procurato alla Siria una copertura radar completa di tutta la regione)
•    Permesso ad Assad di vincere nella guerra civile siriana
•    Respinto apertamente il “modello di civiltà universale” dell’Occidente e si è schierato con un altro modello, fondato sulla religione e le tradizioni
•    Respinto apertamente il “nuovo ordine mondiale” unipolare sotto la guida degli Anglo-Sionisti e operato per la costruzione di un ordine mondiale multipolare
•    Sostenuto Assange (attraverso Russia Today) e protetto Snowden
•    Creato e promosso un nuovo modello di alleanza tra Cristianesimo e Islam, contestando così il paradigma dello “scontro di civiltà”
•    Cacciato gli Anglo-Sionisti da taluni punti chiave del Caucaso (Cecenia, Ossezia)
•     Cacciato gli Anglo-Sionisti da taluni punti chiave in Asia Centrale (base di Manas in Kirghizistan)
•    Assicurato alla Russia i mezzi per difendere i suoi interessi nella regione artica, ivi compresi i mezzi militari
•    Stabilito una alleanza strategia ad ampio spettro con la Cina, alleanza che è alla base sia dell’OCS che dei BRICS
•    Sta per ottenere il varo di leggi che impediranno ad interessi stranieri di controllare i media russi
•    Ha fornito all’Iran i mezzi per sviluppare un programma nucleare civile, di cui questo paese ha grande bisogno
•    Lavora con la Cina alla creazione di un sistema finanziario totalmente separato da quello attuale controllato dagli Anglo-Sionisti (che comprende soprattutto un commercio in rubli o in renminbi)
•      Ha riattivato il sostegno politico ed economico della Russia a Cuba, al Venezuela, alla Bolivia, all’Ecuador, al Brasile, al Nicaragua e all’Argentina
•     Sgonfiato efficacemente la rivoluzione colorata filo-USA in Russia
•    Organizzato il “Voentorg” (aiuto militare segreto) che ha armato le forze armate della Novorussia
•    Accolto centinaia di migliaia di rifugiati ucraini
•    Inviato un aiuto umanitario vitale del quale al Novorussia aveva assolutamente bisogno
•    Fornito alle forze armate della Novorussia un sostegno militare diretto per accrescerne la potenza di fuoco, e anche una copertura aera in certi punti chiave
•    Infine, e non è il meno importante, ha parlato apertamente della necessità per la Russia di ristabilire la propria sovranità, battendo la Quinta colonna filo-USA.

E la lista si allunga ancora e ancora. Quello che voglio dire che Putin si merita proprio l’odio degli Anglo-Sionisti, per la sua storia di lunga ed efficace lotta contro di loro. Dunque, a meno di pensare che Putin abbia improvvisamente cambiato idea e intenzioni, o che gli sino venute a mancare l’energia e il coraggio, io ritengo che la tesi di una brusca virata di 180° da parte sua è priva di senso. E d’altra parte la sua attuale politica è assolutamente coerente.


Alcuni imperativi che la Russia non può ignorare

Prima di tutto io penso che non si possa contestare che:

1.    La Russia deve vincere nella guerra che gli Anglo-Sionisti stanno facendo contro di lei. Quello che l’Impero vuole in Russia è un cambio di regime, seguito da una completa incorporazione del paese nella sfera di influenza occidentale, e anche uno smembramento probabile dell’integrità della Russia. Quella che viene minacciata dunque è la stessa esistenza delle civiltà russa.
2.    La Russia non sarà mai sicura con un regime russofobo neo-nazista al potere a Kiev. I mostri nazionalisti Ukie hanno dimostrato che è impossibile negoziare con loro (come si capisce dal loro costante richiamo alla utilizzazione di ipotetiche armi nucleari contro la Russia).
3.    Un cambio di regime a Kiev, seguito da una completa de-nazificazione è la sola strada che permetterà alla Russia di raggiungere i suoi obiettivi.

Ancora una volta, e a rischio che qualcuno male intenda e distorca le mie parole, devo ripetere qui che non è in gioco la Novorussia. Non è l’avvenire dell’Ucraina ad essere in gioco. La posta in gioco è un confronto planetario (è l’unica delle tesi di Douguine con la quale mi sento pienamente d’accordo). Il futuro del pianeta dipende dalla capacità dei paesi dei BRICS e dell’OCS a sostituirsi all’Impero anglo-sionista attraverso un ordine internazionale multipolare, ben diversi da quello presente. La Russia è un elemento cruciale e indispensabile in questo tentativo (senza la Russia esso sarebbe destinato al fallimento), e quel che farà in ucraina sarà decisivo per il suo avvenire. Quanto all’avvenire dell’Ucraina, esso dipende in gran parte da quanto accadrà in Novorussia, ma non solo. Paradossalmente la Novorussia è più importante per la Russia che per l’Ucraina. Ecco perché:

Per l’Ucraina, la Novorussia è persa. Per sempre. Nemmeno un’azione congiunta Putin-Obama potrebbe modificare questo dato. Gli Ukie lo sanno bene, ed è per questo che non fanno niente per guadagnarsi il cuore e lo spirito della popolazione locale. Al punto che, sono certo, la pretesa distruzione “casuale” e “deliberata” delle infrastrutture industriali, economiche, scientifiche e culturali della Novorussia è stato un atto intenzionale di vendetta rancorosa, simile a quello che gli Anglo-Sionisti fanno, uccidendo i civili ogni qualvolta non riescono a vincere le forze militari (vengono in mente gli esempi della Jugoslavia e del Libano). Certamente Mosca potrebbe forzare i leader novorussi a firmare un qualche documento di accettazione della sovranità di Kiev, ma sarebbe una finzione; è troppo tardi per questo. Se non de jure, almeno de facto la Novorussia non accetterà mai a tornare sotto la primazia del governo di Kiev, e tutti lo sanno, a Kiev, in Novorussia e in Russia.

A cosa potrebbe somigliare una indipendenza de facto ma non de jure?
Niente militari ucraini, niente Guardia nazionale, niente battaglioni di oligarchi o SBU (servizio segreto ucraino), una completa indipedenza economica, culturale, religiosa, linguistica ed educativa, dirigenti eletti localmente e media locali, ma tutto questo con bandiere ukie, nessuno statuto di indipendenza ufficiale, niente forze armate novorusse (saranno chiamate “forze di sicurezza regionale”, o qualcosa di simile, forse perfino “forze di polizia”) e niente moneta novorussa (anche se il rublo, col dollaro e l’euro, sarà utilizzato quotidianamente nella regione). Gli alti funzionari dovranno ricevere il gradimento di Kiev (e Kiev lo darà, sicuramente, per paura di rendere esplicita la sua debolezza). Si tratterà di un accomodamento temporaneo, transitorio e instabile, ma dovrebbe essere sufficiente a fornire a Kiev un modo di salvare la faccia.
 
Detto questo, io direi che Kiev e Mosca hanno entrambe interesse a mantenere la finzione di una Ucraina unita. Per Kiev è un modo di non sembrare totalmente sconfitta dai maledetti Moskal. E per la Russia?


Cosa fareste se foste al posto di Putin?

Ponetevi la seguente domanda: se voi foste Putin e il vostro obiettivo fosse un cambiamento di regime a Kiev, preferireste che la Novorussia facesse parte dell’Ucraina o no? Io direi che avere una Novorussia parte dell’Ucraina è di gran lunga la cosa migliore, per le seguenti ragioni:

•    Ciò farebbe di essa una componente, almeno ad un livello macro-economico, dei processi ucraini, come le elezioni nazionali e i media nazionali;
•    Permetterebbe di paragonare la sua situazione a quella del resto dell’Ucraina;
•    Renderebbe più facile pesare sul commercio, gli affari, i trasporti, ecc
•    Consentirebbe di creare un centro politico alternativo (senza nazisti) a Kiev;
•    Faciliterebbe la penetrazione degli interessi russi (di ogni genere) in Ucraina;
•    Impedisce di costruire un “muro” o una barriera tipo guerra fredda lungo una precisa linea geografica;
•    Smentirebbe l’accusa che la Russia vuole la divisione dell’Ucraina.

In altri termini, mantenere la Novorussia de jure, vale a dire teoricamente, come parte dell’Ucraina è il miglior modo di presentarsi come favorevole ai progetti anglo-sionisti, contemporaneamente indebolendo fortemente la giunta nazista al potere. In un recente articolo, ho descritto quel che mi pare consentito alla Russia fare, senza incorrere in gravi conseguenze:

1.    Opporsi politicamente al regime dovunque: all’ONU, nei media, nei confronti dell’opinione pubblica;
2.    Esprimere il proprio sostegno alla Novorussia e a tutte le opposizioni ucraine;
3.    Proseguire nella guerra dell’informazione (i media russi fanno un lavoro eccellente);
4.      Impedire che la Novorussia venga sconfitta (aiuto militare segreto);
5.    Mantenere senza pietà la pressione economica sull’Ucraina;
6.    Disturbare il più possibile “l’asse di benevolenza” degli Stati Uniti e della Unione Europea;
7.    Aiutare la Crimea e la Novorussia a diventare economicamente e finanziariamente prospere.

In altri termini, dare l’impressione di restare fuori, pure approfittando di ogni occasione per intervenire.


Quale è comunque l’alternativa?

Sento già i cori dei “patrioti dell’hurrà” indignati (è così che li si chiama in Russia) che mi accusano di vedere la Novorussia solo come uno strumento al servizio dei fini politici russi e di ignorare la morte e le sofferenze patite dal popolo della Novorussia. Ad essi rispondo semplicemente:

C’è qualcuno che crede seriamente che una Novorussia indipendente potrebbe vivere in pace e in sicurezza, senza un cambiamento del regime politico a Kiev? Se la Russia non può permettersi una giunta nazista al potere a Kiev, può permetterselo la Novorussia?
In generale i “patrioti dell’hurrà” si intendono bene su quel che occorre fare oggi, ma sono meno capaci di porsi delle prospettive a breve o lungo termine. Esattamente come quelli che credono che la Siria possa essere salvata dal semplice invio della forza aerea russa, i “patrioti dell’hurrà” credono che la crisi in Ucraina possa risolversi mandando i tank. Essi sono un perfetto esempio della mentalità cui faceva riferimento H.L.Mencken quando scriveva: “per ogni problema complesso, esiste una risposta chiara, semplice e sbagliata”.
La triste realtà è che la mentalità che si esprime dietro queste soluzioni “semplici” è sempre la stessa. Mai negoziare, mai compromessi, mai guardare a lungo termine, ma solo al futuro immediato e usare in ogni caso la forza.  

Ma qui i fatti sono: il blocco USA/NATO è potente, militarmente, economicamente e politicamente, e ha tutta la capacità di fare male alla Russia, soprattutto nei tempi lunghi. Inoltre, se quest’ultima sarebbe certamente in grado di vincere facilmente l’esercito ucraino, si tratterebbe di una “vittoria” poco significativa. All’esterno, essa provocherebbe un peggioramento forte del clima politico internazionale, mentre sul piano interno i Russi avrebbero ancora da eliminare i nazionalisti ucraini (che non sono tutti nazisti) con la forza. La Russia potrebbe farcela? Ancora una volta la risposta è Sì. Ma a che prezzo?

Un mio buon amico era colonnello nell’unità delle forze speciali del KGB chiamata “Kaskad” (poi ribattezzata “Vympel”). Un giorno mi ha raccontato come suo padre, anch’egli operatore speciale per il GRU, avesse combattuto contro gli insorgenti ucraini dalla fine della seconda guerra mondiale, dal 1945 fino al 1958: sono 13 anni! Sono stati necessari a Stalin e a Krushov 13 anni per riuscire a spezzare l’insorgenza nazionalista ucraina. C’è qualcuno che crede sinceramente che la Russia moderna dovrebbe ripetere questo tipo di politica e passare altri anni a braccare gli insorgenti ucraini?

D’altronde, se gli insorgenti ucraini hanno avuto la possibilità di combattere contro il regime sovietico di Stalin e Krushov per non meno di 13 anni dopo la fine della guerra, come si spiega che non c’è traccia di resistenza anti-nazista nelle province di Zaporižžja, Dnipropetrovs'k o Kharkiv? Sì, Lugansk e Donetsk si sono sollevate e hanno preso le armi, con molto successo; ma il resto dell’Ucraina? Se foste Putin, sareste sicuri che liberando le città in questione, le forze russe sarebbero accolte altrettanto bene di come è accaduto in Crimea?

E però i “patrioti dell’hurrà” continuano a spingere per un più importante intervento della Russia al fianco delle forze novorusse contro le forze ukie. Non è forse giunto il momento di cominciare a chiederci a chi profitterebbe tutto questo?

E’ un vecchio trucco della CIA quello di servirsi dei media sociali e della blogsfera per spingere all’estremismo nazionalista in Russia. Un patriota e giornalista russo assai noto e rispettato, Maksim Shevchenko, aveva organizzato una piccola equipe per scovare gli indirizzi IP di alcuni dei contributori radicali più influenti nell’internet russo, che fossero organizzazioni, siti web, blog o anche solo pagine personali. Si è scoperta che la maggior parte di essi avevano sede negli Stati Uniti, in Canada o a Israele. Sorpresa, sorpresa. O forse non del tutto.

Per gli Anglo-Sionisti, sostenere gli estremisti e nazionalisti arrabbiati in Russia è una cosa perfettamente sensata. Sia che riescano ad influenzare l’opinione pubblica, sia che almeno riescano a denigrare il regime.
(…)
Nel frattempo, non solo Putin non ha venduto niente, pugnalato, barattato o altrimenti abbandonato la Novorussia, ma si è visto al contrario che Poroshenko fa fatica a restare al potere e che il Banderastan sta sparendo (…)


Ma che cosa fare degli oligarchi?

Ho già affrontato questo tema in un precedente articolo, ma credo che sia necessario qui ritornarvi; e la prima cosa che mi sembra cruciale capire nel contesto russo, come in quello ucraino, è che gli oligarchi sono una realtà della vita. Questo non vuol dire che la loro presenza sia una buona cosa, solo che Putin e Poroshenko, e chiunque altro d’altronde, insomma: chiunque tenterà di fare qualsiasi cosa da quelle parti dovrà tenere conto degli oligarchi. La grande differenza è che, mentre a Kiev un regime controllato dagli oligarchi è stato sostituito da un regime di oligarchi, in Russia l’oligarchia è solo capace di influenzare il Cremlino, non di controllarlo. L’esempio di Khodorkovsky o Evtushenko dimostrano che il Cremlino può distruggere un oligarca in caso di bisogno, e talvolta l’ha fatto.

Resta però che una cosa è attaccare uno o due oligarchi, altra cosa è escluderli dal gioco ucraino: questa seconda ipotesi è semplicemente impossibile. Quindi, per Putin, qualsiasi strategia dovrà tenere conto della presenza e, per essere chiari, del potere degli oligarchi ucraini e dei loro omologhi russi. Putin sa che gli oligarchi sono leali solo verso se stessi, e che il loro solo “paese” è quello dove hanno i loro beni. Essendo Putin un ex ufficiale della Intelligence estera del KGB, si trova in posizione di vantaggio, perché ne conosce la psicologia e sa come manipolarli. Qualsiasi agente della Intelligence sa che la gente può essere manipolata attraverso un numero limitato di approcci: l’ideologia, l’ego, il risentimento, il sesso, uno scheletro nell’armadio e, ovviamente, il denaro. Dal punto di vista di Putin, Rinat Akkhmetov, per esempio, è un ragazzo che aveva l’abitudine di dare lavoro a qualcosa come 200.000 persone nel Donbass, qualcuno che può fare avanzare le cose e la cui lealtà verso Kiev e l’Ucraina è solo apparenza: egli è fedele solo al suo denaro. Così Putin non ha alcun bisogno di amare o rispettare Akhmetov – e infatti la maggior parte degli ufficiali della Intelligence provano solo un sovrano disprezzo per questo tipo di persone – ma ciò significa che, per Putin, Akhmetov è una persona con cui è assolutamente indispensabile parlare, del quale occorre analizzare le scelte, e una persona che si dovrà eventualmente utilizzare per raggiungere l’obiettivo strategico nazionale russo nel Donbass.

L’ho già scritto più volte su questo sito: i Russi parlano coi loro nemici. Con un sorriso amichevole. Ciò è ancora più vero per un ex ufficiale della Intelligence, formato a comunicare sempre, a sorridere, a mostrarsi accattivante e comprensivo. Per Putin, Akhmetov non è né un amico né un alleato, ma un personaggio potente che può essere manipolato a vantaggio della Russia. Ciò che voglio spiegare qui è che:

Circolano molte voci a proposito di negoziati segreti tra Rinat Akhmetov e diversi responsabili russi. Alcuni dicono che vi sia coinvolto anche Khodakovsky, altri menzionano Sourkov. Io non ho alcun dubbio che tali negoziati siano effettivamente in corso.
(…)
Tutto ciò che intendo dire è che negoziati tra il Cremlino e gli oligarchi locali ukie sono altrettanto logici e inevitabili come lo furono i contatti degli Statunitensi con la mafia italiana prima che le forze armate degli Stati Uniti sbarcassero in Italia.


Ma vi è una Quinta colonna in Russia?

Sì, certamente. Prima di tutto, ed è la più importante, la si trova all’interno dello stesso governo Medvedev e all’interno stesso della amministrazione presidenziale. Occorre sempre tenere presente che Putin è stato sostenuto da due forze contrapposte: i servizi segreti e il grande capitale. E anche se egli ha molto ridotto l’influenza del “grande capitale” (quelli che io chiamo gli “integrazionisti atlantici”), essi restano tuttavia sempre là, ma si mostrano più moderati, più prudenti e meno arroganti di quanto non lo fossero durante la presidenza Medvedev. Il grande cambiamento di questi ultimi anni è che il conflitto tra i patrioti (i “sovranisti” euroasiatici) e la Quinta colonna si è fatto trasparente, ma non è certo terminato. E non bisogna mai sottovalutare questa gente: hanno molto potere, molti soldi, e una fantastica capacità di corrompere, minacciare, screditare, sabotare, mascherare, diffamare, ecc. Sono anche molto intelligenti, possono ingaggiare i migliori professionisti in tutti i campi, e sanno molto bene montare terribili campagne politiche.
(…)
Un altro problema è che, benché questi ragazzi facciano oggettivamente il gioco della CIA, non vi è alcuna prova di ciò. Come mi ha detto un amico informato: la maggior parte delle cospirazioni sono di fatto delle collusioni, e queste ultime sono assai difficili da provare. Peraltro la comunanza di interessi tra la CIA degli Stati Uniti e gli oligarchi russi e ucraini è talmente evidente da essere innegabile.


Il vero pericolo per la Russia

Abbiamo dunque ora un quadro completo. Ancora una volta, Putin deve fronteggiare contemporaneamente:

•    Una campagna di manipolazione psicologica (ciò che si chiama campagna PsyOp) strategica, diretta dagli Stati Uniti, dal Regno Unito ed altri, che combina la demonizzazione di Putin da parte dei grandi media, alla campagna nei media sociali che tendono a screditarlo per la sua passività e la sua incapacità di dare risposte appropriate all’Occidente;
•    Un gruppo, piccolo ma dalla forte voce, composto (per lo più) da nazionalisti bolscevichi (Limonov, Douguine e compagnia) che hanno trovato nella causa novorussa una occasione perfetta per denigrare Putin, rimproverandogli di non condividere la loro ideologia e le loro “soluzioni” “chiare, semplici e sbagliate”;
•    Una rete di potenti oligarchi che vogliono approfittare dell’occasione offerta dall’azione dei due primi gruppi per promuovere i loro personalissimi interessi;
•    Una Quinta colonna per la quale tutto quanto detto in precedenza rappresenta una fantastica opportunità per indebolire i sovranisti euroasiatici;
•    Un sentimento di disillusione da parte di molta gente onesta, che pensa che la Russia si stia comportando come un punching-ball esclusivamente passivo;
•    Una maggioranza schiacciante di persone in Novorussia che vuole una completa indipendenza (de facto e de jure) da Kiev ed è sinceramente convinta che i negoziati con Kiev siano il preludio ad un tradimento degli interessi novorussi da parte della Russia;
•    La realtà obiettiva che gli interessi russi e novorussi non coincidono;
•    La realtà obiettiva che l’Impero anglo-sionista è ancora potentissimo e anche potenzialmente pericoloso.

E’ difficilissimo per Putin cercare di equilibrare queste forze facendole convergere con l’interesse strategico della Russia. Io direi che non vi è semplicemente altra soluzione, se non quella di tenere separate la politica ufficiale (quello che si dichiara) della Russia e le sue vere azioni. L’aiuto segreto alla Novorussia - il Voentorg – ne è un esempio, ma solo un esempio limitato perché quello che alla Russia occorre adesso è di andare al di là delle sole azioni concrete: deve sembrare fare qualcosa mentre fa esattamente il contrario.

E’, a questo punto, nell’interesse strategico della Russia fare finta di:

1.    Appoggiare una soluzione negoziata per ricostituire una Ucraina unitaria non allineata, con delle autonomie regionali estese, ma nello stesso tempo opporsi politicamente al regime dovunque possibile: all’ONU, nei media, dinanzi all’opinione pubblica, ecc, contemporaneamente sostenendo la Novorussia e ogni forma di opposizione ucraina;
2.    Fornire agli oligarchi russi e ucraini una ragione per, se non sostenere, almeno non opporsi ad una tale soluzione (per esempio: non nazionalizzando le proprietà di Akhmetov nel Donbass), ma nello stesso tempo fare in modo di mantenere alta la propria “potenza di fuoco” (letteralmente) per mantenere l’oligarchia in questione sotto controllo;
3.    Negoziare con l’Unione Europea sulla effettiva realizzazione dell’accordo di associazione dell’Ucraina con la UE, ma nello stesso tempo aiutare l’Ucraina a commettere un suicidio economico, facendo in modo che ne subisca le conseguenze in termini di strangolamento dell’economia, per impedire al regime di rimettersi in piedi;
4.    Negoziare con la UE e la giunta di Kiev sulle forniture di gas, ma nello stesso tempo assicurarsi che il regime paghi tanto da ritrovarsi “distrutto”;
5.    Mostrarsi, nelle linee generali, non conflittuale e non bellicoso nei confronti degli Stati Uniti, ma nello stesso tempo fare tutto il possibile per creare tensioni tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea;
6.    Sembrare, nelle linee generali, disponibile e disposto a fare affari con l’Impero anglo-sionista, ma nello stesso tempo lavorare alla costruzione di un sistema mondiale che non sia incentrato né sugli Stati Uniti né sul dollaro.

Come si vede, tutto questo va ben al di là di un normale programma di azioni segrete. Si tratta di un programma estremamente complesso, stratificato, finalizzato ad ottenere in Ucraina il più importante obiettivo per la Russia (un cambio di regime ed una de-nazificazione), pur inibendo per quanto possibile i tentativi anglo-sionisti di ricreare una crisi Est-Ovest grave e durevole, nella quale l’UE sarebbe essenzialmente alleata degli Stati Uniti.


Conclusione: una chiave di lettura della politica russa?

La maggior parte di noi è abituata a pensare in termini di categorie di super potenze. Dopo tutto, i presidenti statunitensi, da Reagan a Obama, ci hanno tutti propinato un regime di grandi dichiarazioni, di operazioni militari pressoché costanti seguite da riunioni di informazioni del Pentagono, di minacce, di sanzioni, di boicottaggi, ecc. Io direi che questo è da sempre il marchio della “diplomazia” occidentale, dalle crociate fino all’ultima campagna di bombardamenti contro lo Stato Islamico (IS),

La Russia e la Cina hanno una tradizione diametralmente opposta. Per esempio, sul piano metodologico, Lavrov ripete sempre lo stesso principio: “noi vogliamo trasformare i nostri nemici in neutrali, vogliamo cambiare i neutrali in partner, e vogliamo fare in modo che i partner diventino nostri amici”. Il ruolo della diplomazia russa non è di preparare la guerra, ma di evitarla. Sì la Russia combatterà, ma solo dopo che la diplomazia avrà fallito. Se, per gli Stati Uniti, la diplomazia è solo un modo di formulare minacce, per la Russia è essenzialmente uno strumento per disinnescarle.

Non stupisce dunque affatto che la diplomazia statunitense sia tanto primitiva da confinare col comico. Dopo tutto non vi è bisogno di molte sofisticazioni per dire: “Conformatevi ai nostri bisogni, sennò…”. Qualsiasi delinquentello di strada ne sarebbe capace. I diplomatici russi assomigliano molto di più a degli specialisti di eliminazione degli esplosivi o ad ufficiali dello sminamento: devono mostrarsi estremamente pazienti, attentissimi e pienamente concentrati. Ma, e questa è la cosa più importante, essi non possono permettere a nessuno di costringerli ad affrettarsi, per paura che esploda tutto.

La Russia è pienamente cosciente del fatto che l’Impero anglo-sionista è in guerra con lei e del fatto che la resa non è più un’opzione auspicabile (supponendo che lo sia mai stata). La Russia capisce anche che essa non è una vera super potenza e, ancor meno, un impero. La Russia è solo un paese molto potente che cerca di privare l’Impero delle sue zanne senza scatenare uno scontro frontale. In Ucraina, la Russia non vede altra soluzione, se non un cambio di regime a Kiev. Per ottenerlo, la Russia preferirà sempre una soluzione negoziata ad una ottenuta con la forza; peraltro, se nessun altra scelta le viene lasciata, ricorrerà alla forza. In altri termini: l’obiettivo finale a lungo termine della Russia è di sconfiggere l’Impero anglo-sionista. Il suo obiettivo a medio termine è di creare le condizioni per un cambio di regime a Kiev. Quello a breve termine di impedire alla Giunta di invadere la Novorussia. Il metodo preferito dalla Russia per raggiungere questi obiettivi è il negoziato con tutte le parti coinvolte. E una condizione sine qua non per raggiungere questi obiettivi attraverso il negoziato è di impedire all’Impero di creare una crisi continentale acuta (all’inverso, “lo stato profondo” imperiale comprende perfettamente tutto questo, di qui la doppia dichiarazione di guerra di Obama e di Poroshenko).

Finché si tengano a mente questi principi di base, gli apparenti zigzag, le contraddizioni e la passività delle politiche russe risulteranno comprensibili.

Resta aperta la domanda se la Russia riuscirà a realizzare i suoi obiettivi. In teoria una attacco vincente della giunta contro la Novorussia potrebbe costringere la Russia a intervenire. Vi è però sempre la possibilità di un’altra operazione “sotto false bandiere”, forse qualcosa di nucleare. Io penso che la politica russa è sana e, tenuto conto di tutte le attuali circostanze, sia la migliore tra tutte quelle possibili. Il resto solo il tempo ce lo dirà.

Mi spiace di avere avuto bisogno di più di 6400 parole per spiegare tutto questo, ma in una società dove la maggior parte dei “pensieri” vengono espressi in forma di “tweet” e la maggior parte delle analisi attraverso messaggi su Facebook, era un compito arduo tentare di fare luce su quello che sta per diventare un diluvio di malintesi e di false idee, tutte aggravate dalla manipolazione operata dai media sociali. Io penso che 60.000 parole sarebbero più adatte a questo compito, perché è molto più facile lanciare un semplice slogan breve e semplice, che spiegare perché non si sia d’accordo con le ipotesi e le implicazioni dello slogan stesso. Spero che almeno quelli tra voi che sono sinceramente turbati dalla posizione apparentemente illogica della Russia possano adesso collegare tra loro i punti e meglio districarsi nel senso di tutto ciò, Cordialmente a tutti  



 

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