The Saker, 2 settembre 2015 (trad. ossin)


Degli interventi militari russi (e della loro assenza)
The Saker

Il mio recente articolo su un eventuale intervento militare russo nel conflitto siriano ha provocato, insieme ad alcune reazioni piuttosto ragionevoli, anche altre, queste piene di rabbia frustrazione, da parte di persone che appaiono fortemente contrariate dal fatto che la Russia non intende impegnarsi militarmente in Novorussia e in Siria. Giacché tali manifestazioni di rabbia vengono spesso riprese da altri blog e siti web che si definiscono filo-russi, credo che sia opportuno analizzare ancora una volta le ragioni di queste critiche

Cominciamo dunque dai fondamentali:


Il regime giuridico delle forze armate russe

La legge federale N61-F3 sulla difesa, capitolo IV, articolo 10 comma 2 spiega chiaramente che compito delle Forze armate russe è quello di “respingere qualsiasi aggressione contro la Russia, difendere l’integrità e l’inviolabilità del territorio della Federazione russa, e svolgere i compiti che vengono loro assegnate dai trattati internazionali della Federazione russa”. Tutto qui. Difendere il territorio della Russia o svolgere i compiti che derivino dai trattati ratificati. Sono le uniche funzioni delle Forze armate russe.

La Costituzione russa, capitolo IV, articolo 80, comma 2 stabilisce con chiarezza che “il Presidente della Federazione russa è il garante della Costituzione della Federazione russa, dei diritti e delle libertà dell’uomo e del cittadino”. Dispone altresì che il presidente debba “assumere le misure necessarie per proteggere la sovranità della Federazione russa, la sua indipendenza e la sovranità dello Stato, assicurare il funzionamento coordinato e l’interazione di tutti gli organi dello Stato”.

Ora, per un comune Statunitense abituato in media a, più o meno, una nuova guerra ogni anno, tutto ciò potrà sembrare sbalorditivo, ma la Federazione russa non ha assolutamente alcun desiderio di diventare un clone degli Stati Uniti e di partecipare a continue operazioni militari all’estero. Non solo questo, ma le leggi della Federazione russa lo vietano espressamente.

La Russia non è il gendarme del mondo, non dispone di una rete di basi (700 o 1000 a secondo della definizione di base che si voglia dare), ma solo di un esercito specificamente concepito per operare a meno di 1000 km dalla frontiera russa, e il presidente non dispone del mandato legale di usare le forze armate per risolvere le crisi estere.


Il mandato politico del presidente russo

Il potere reale di Putin non poggia su una legge scritta. Il suo potere reale sta nel fatto che egli può contare sul sostegno della stragrande maggioranza del popolo russo. Come è riuscito ad ottenere una tale popolarità? Non certo finanziando campagne di propaganda miliardarie o con promesse vuote. La popolarità di Putin è solo una diretta conseguenza del fatto che la sua opera è conforme alla volontà e alle aspirazioni del popolo russo.

Ancora una volta, per uno Statunitense che ha visto tutti i suoi presidenti, senza eccezione, tradire grossolanamente ogni promessa, e che è abituato a vedere entrare alla Casa Bianca personaggi che hanno il sostegno solo di una minoranza di Statunitensi, tutto ciò sembra sbalorditivo, ma in Russia il presidente gode veramente del sostegno popolare.

 

Miliziani ribelli del Donbass

 

E il fatto è che tutti i sondaggi dimostrano che la maggioranza del popolo russo è contraria ad un intervento manifesto russo in Donbass. E’ qualcosa che gli ultra patrioti da stadio ignorano puramente e semplicemente, ma è tuttavia un fatto. Ora, se la maggioranza dei Russi è contraria ad un intervento militare in Novorussia, quanti pensate che approverebbero un intervento militare russo in Siria?

Sembra banale, ma Putin è stato eletto dal popolo russo per difendere i suoi interessi. Non è stato eletto dal popolo della Novorussia o in Siria. Dunque la Russia non ha alcun obbligo verso nessuno, neanche solo un obbligo morale di aiutare. Quelli che sono contrariati dal fatto che la Russia non intervenga militarmente sembra che ritengano in qualche modo che essa deve o dovrebbe fare qualcosa, per il semplice fatto che è in grado di farla. Ma non è assolutamente vero. Anche se la Russia fosse in grado di intervenire militarmente in Novorussia (e può) o in Siria (e non può), questo non significa automaticamente che debba farlo.

Sì la Russia ha fornito il proprio aiuto in Novorussia e in Siria, non perché dovesse, ma per scelta. Questo aiuto però non significa automaticamente che l’impegno della Russia sia manifesto e che debba anche mandare soldati russi a combattere se necessario. D’altra parte quando mai si è visto un paese mandare dei soldati per aiutare la Russia e, se necessario, morire per lei?


Perché il soldato russo è pronto a morire in guerra

Io ho tre figli e posso facilmente immaginare quello che i genitori di un ragazzo di – diciamo – Tula o Pskov sentirebbero se il loro figlio morisse in guerra in qualche parte della Siria. Ecco il teso del giuramento prestato dai soldati russi:

Io (nome completo) giuro solennemente fedeltà alla patria – la Federazione della Russia. Giuro di rispettare fedelmente la Costituzione della Federazione della Russia, di rispettare rigorosamente i regolamenti militari, gli ordini dei miei superiori e comandanti. Giuro di assolvere onorevolmente ai miei doveri militari, per difendere coraggiosamente la libertà, l’indipendenza e l’ordine costituzionale della Russia, il popolo e la patria”.

Non vi è alcuna menzione della Siria o di alcun altro paese, non è vero?

Quando l’Unione Sovietica ha invaso l’Afghanistan, i propagandisti sovietici sono ricorsi al furbo concetto di dovere internazionale, derivante da quello marxista di internazionalismo proletario. Ed è vero che la Costituzione sovietica (art. 28 e 30) così sanciva:

“La politica estera dell’Unione Sovietica mira a rafforzare le posizioni del socialismo mondiale, sostenere le lotte dei popoli per la liberazione nazionale e il progresso sociale (…). L’Unione Sovietica, nel quadro del sistema socialista mondiale e della comunità socialista, sviluppa e rafforza l’amicizia e la cooperazione, il reciproco aiuto amichevole con gli altri paesi socialisti sulla base dell’internazionalismo socialista”.

C’è gente probabilmente ancora nostalgica del buon tempo antico, quando l’Unione sovietica era impegnata nei conflitti in Asia, in Africa o in America Latina, ma io non sono certamente uno di loro, nemmeno la grande maggioranza dei Russi, che si ricorda esattamente il prezzo di sangue versato per una simile assurdità ideologica.

Ancora una volta, per una persona che viva negli Stati Uniti, dove è normale vedere dei messaggi di Veterans of Foreign Wars (veterani di guerre estere, come sei gli Stati Uniti avessero mai avuto un solo veterano di guerra interna nella memoria vivente!), in questo paese dove ognuno ha almeno un parente, un amico o un vicino che ha perso qualcuno della sua famiglia in Afghanistan, in Iraq o altrove – tutto questo può sembrare ridicolo. Ma per un Russo, non solo non è ridicolo, ma è anche sacro. Perché? Perché ciò significa che i loro figli o le loro figlie non rischiano la vita se non quando è la nazione russa ad essere attaccata. Ecco perché gli uomini della 6° compagnia a Ulus-Kert erano pronti a morire: perché lottavano per la loro patria, non per le rette scolastiche o per evitare la prigione o la disoccupazione, e nemmeno perché pensavano di dovere andare in giro per il mondo ad ammazzare gente troppo abbronzata.


Le trappole degli interventi militari limitati

Chiedetevi come di solito le guerre finiscono. Più precisamente, quante guerre conoscete nelle quali le due parti si sono accordate per porvi termine e per firmare un qualche tipo di trattato di pace. Il fatto è che la maggior parte della guerre finiscono con la vittoria di una parte e la sconfitta dell’altra. E ciò significa anche che, fin quando il più forte non è in grado di vincere il più debole, la guerra continuerà.

E’ esattamente quanto è accaduto nella guerra dell’Afghanistan, nella quale i Sovietici hanno facilmente invaso il paese e vinto i combattenti della libertà (che diventeranno più tardi Al Qaeda, grazie alla CIA e agli USA) ma non sono stati in grado di inseguirli fino in Pakistan o in Iran. In tal modo le forze anti sovietiche, benché più deboli, hanno potuto impedire ai Sovietici di vincere, semplicemente sopravvivendo, e perfino resistere con successo in certi luoghi (come nella valle del Panshir).

Questa è la mappa approssimativa del territorio attualmente controllato da Daech:

 


Come si vede, Daech è attualmente attiva in Siria e in Iraq, e sappiamo che ha anche fatto qualche incursione in Libano e in Egitto. Possiamo anche dirci certi che Daech potrebbe, se necessario, spingersi fino all’interno dell’Arabia saudita. In ogni caso, il territorio attualmente più o meno controllato da Daech o, per essere più precisi, il territorio nel quale Daech può operare è enorme. Dunque, in tali condizioni, come dovrebbe essere una vittoria? Tale da sradicare Daech da tutto il Medio Oriente, ovviamente. Abbiamo già visto cosa è accaduto quando l’esercito siriano ha messo praticamente in fuga Daech – Daech si è ritirata in Iraq, ecco tutto. Ed è bastato questo per rendere vana la vittoria dei Siriani.

Si può vincere Daech? Assolutamente. Ma solo se gli Anglosionisti la smetteranno con la loro crociata anti-sciita e lasceranno l’Iran, la Siria, Hezbollah e l’Iraq sbaragliare questi folli takfiri. Ma siccome ciò è assolutamente inaccettabile per gli Anglosionisti, la guerra proseguirà. Ed è in questo contesto che qualcuno vorrebbe che la Russia entri nel conflitto? E’ assurdo. Qualsiasi impegno della Russia, oltre ad essere legalmente dubbio e politicamente pericolosissimo per Putin, dovrebbe essere parziale o occulto. Nel primo caso sarebbe inutile, nel secondo estremamente pericoloso.


Che dire della fornitura di aerei?

Al contrario di quanto qualche commentatore ha scritto, la fornitura di sei MIG-31s potrebbe fare la differenza: sei MIG-31 significherebbe che il governo siriano potrebbe disporre di due aerei in azione di pattugliamento aereo da combattimento, di due pronti al decollo e di due impegnati in addestramento di routine. Inoltre due MIG-31 in azione sarebbero sufficienti per sorvegliare lo spazio aereo siriano e difenderlo contro ogni intrusione (il MIG-31 è come un piccolo AWACS perché dispone di un radar passivo a scansione elettronica di punta e di armi in grado di seguire dieci obiettivi simultaneamente, 4 dei quali a lunga distanza – fino a 200 km -). Il problema è che tutto questo non serve a niente contro Daech che non ha una forza aerea.

Qualcuno ha suggerito che i MIG-31 potrebbero servire a proteggere la Siria da un attacco di missili di crociera statunitensi. Per quanto sia vero che i MIG-31 sono in grado di intercettare missili di crociera lanciati a bassa altitudine, il problema è che ciascun MIG-31 non può trasportare più di 4-6 missili aria-aria. Così due MIG-31 in azione di pattugliamento non possono intercettare più di 12 missili da crociera al massimo, a meno che non si abbassino e comincino ad usare i cannoni da 23 mm. Giacché un eventuale attacco statunitense contro la Siria comporterebbe l’uso di molti più missili da crociera, è veramente molto poco quello che i MIG-31 sono in grado di fare. Una difesa molto più efficace potrebbe essere garantita dagli S-300 ed è questa la ragione per la quale Stati Uniti e Israele si sono opposti alla fornitura degli S-300 alla Siria.

Altri hanno suggerito che la Russia potrebbe fornire dei MIG-29. Scelta sbagliata. I MIG-29 sono eccellenti nel combattimento aereo, ma non altrettanto in operazione di appoggio alle operazioni di terra. Se devono servire a sostenere i combattimenti di terra siriani, allora i SU-24, e ancor più il SU-25, sarebbero molto più adatti. E tuttavia, che io sappia, nessuno ci ha pensato.


Come può essere aiutata la Siria?

Voglio prima di tutto ricordare a tutti che la Russia ha già da sola sventato un attacco USA alla Siria inviando simultaneamente una forza operativa navale al largo delle coste siriane (fornendo anche ai Siriani una veduta completa dello spazio aereo sulla e intorno alla Siria) e suggerendo brillantemente che la Siria si sbarazzasse del suo arsenale di armi chimiche perfettamente inutile. Cosa che ovviamente qualcuno ha considerato come un tradimento e una operazione di disarmo della Siria. La Russia può aiutare ancora la Siria con l’invio di materiale militare, di consiglieri, lo scambio di informazioni e, soprattutto, con la copertura politica.

Se le forze armate siriane si trovassero in seria difficoltà o il governo fosse minacciato, Hezbollah sarebbe il primo a intervenire (come ha già fatto), seguito dall’Iran (come avrebbe già fatto anche). Con Hezbollah e gli Iraniani in campo (questi ultimi probabilmente anch’essi con le uniformi di Hezbollah), non c’è bisogno di forze russe. Almeno non di truppe regolari.

Per quanto ne so, i Siriani non mancano di alcuni armamenti moderni, elettronici e ottici in particolare. Io penso che i Russi possano fornire questo tipo di armamenti, se necessario, attraverso l’Iran. Infine, siccome questa guerra dura da già da molti anni, ritengo che l’esercito siriano abbia delle difficoltà a procurarsi i pezzi di ricambio e le riparazioni. Anche in questo campo l’Iran può intervenire, con l’aiuto russo in caso di bisogno.


Conclusioni

Un intervento diretto russo in Siria sarebbe illegale, politicamente impossibile e praticamente inefficace. La Russia può fare molto di più nel suo ruolo di catena di sostegno Russia-Iran-Hezbollah per la Siria.

Quanto alla propaganda anglosionista sul risorgere di un piano dell’orso russo per invadere l’Europa, e a tutte le puerili richieste degli pseudo amici della Russia di interventi militari da parte di quest’ultima – basta ricordare che la Russia non ha assolutamente alcun obbligo o volontà di intervenire dappertutto. L’esempio degli Stati Uniti ha già dimostrato quanto sia costoso e inutile proclamarsi gendarme del mondo e utilizzare le forze militari per tentare di risolvere tutte le crisi del mondo. La Russia non è gli Stati Uniti e non è nemmeno il nemico degli Stati Uniti. Ciò che, a mio parere, è un’ottima cosa per tutti.

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