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The saker, 29 giugno 2018 (trad.ossin)
 
Nessuna Quinta colonna al Cremlino? Approfondiamo
the saker
 
Dopo la rinnovata nomina di Medvedev, e del suo governo più o meno rimaneggiato, l’opinione pubblica in Russia e all’estero si è divisa sulla interpretazione da dare a questo avvenimento, tra chi lo considera un buon segno di continuità e unità dei dirigenti russi, e chi lo vede come una conferma dell’esistenza di una Quinta colonna all’interno del Cremlino, che lavora contro il presidente russo cercando di imporre politiche neo liberali e filo occidentali al popolo russo
 
Vladimir Putin e Dmitrij Medvedev
 
Oggi voglio dire qualcosa su quanto sta succedendo in Russia, perché io credo che la politica estera russa continui a essere prevalentemente controllata da quelli che io definisco i « sovranisti euroasiatici » e che, per individuare le attività degli « integrazionisti atlantici », occorra invece guardare a quanto accade all’interno della stessa Russia.
 
La Quinta colonna russa e le sue operazioni tipiche
 
Prima di tutto vorrei cominciare col condividere con voi un breve video di uno degli analisti russi più sagaci , Rouslan Ostachko, che si domanda come mai una radio rabbiosamente filo-occidentale e rumorosamente anti-Putin, chiamata “Ekho Moskvy”, riesca non solo a sottarsi alla vigente legislazione russa, ma perfino a ottenere contributi dal gigante Gazprom, il cui pacchetto azionario di maggioranza appartiene allo Stato russo. Ekho Moskvy è anche talmente filo israeliana da guadagnarsi il soprannome di Ekho Matsy (Ekho Moskvy significa Eco di Mosca, mentre Ekho Matsy significa Eco del pane azzimo). Inutile dire che questa radio beneficia del sostegno indefettibile e totale dell’ambasciata USA. Non sarebbe esagerato dire che Ekho Moskvy è una scuola di giornalismo russofobo e che la maggior parte dei reporter liberisti filo occidentali che lavorano nei media russi hanno, in un modo o in un altro, lavorato per questo gruppo di propaganda. Nonostante questo o, più precisamente, a causa di ciò, Ekho Moskvy è già in bancarotta da un po’ di tempo, eppure continua ad esistere. Basta ascoltare le spiegazioni di Ostachko (cliccate sul comando impostazioni per generare i sottotitoli in inglese) :
 
 
Interessante, vero ? Il gigante di Stato Gazprom fa di tutto per mantenere Ekho Moskvy a galla, e al di sopra della legge. Infatti Gazprom finanzia Ekho Moskvy da anni ! Secondo Wikipedia, sempre iper politicamente corretta: « Nel 2005, l’Eco di Mosca era posseduto in maggioranza da Gazprom Media che detiene il 66% delle sue azioni ». Se il pacchetto di maggioranza di Gazprom appartiene allo Stato russo e Ekho Moskvy a Gazprom, questo non significa forse che Ekho Moskvy è essenzialmente finanziato dal Cremlino ? La realtà è anche peggio, come sottolinea Ostachko: Ekho Moskvy è il caso più visibile, ma esiste in Russia un certo numero di media filo occidentali che vengono finanziati, direttamente o indirettamente, dallo Stato Russo.
 
Consentitemi allora di rivolgervi una semplice domanda: davvero pensate che Ostachko sia meglio informato delle autorità russe, compreso lo stesso Putin ?
 
Ovviamente no ! E allora che succede ?
 
Prima di tentare di rispondere a questa domanda, guardiamo un altro articolo interessante che viene dalla Russia, intitolato « La riforma delle pensioni come strumento della Quinta colonna russa per rovesciare Putin » (titolo originale « A proposito di un sistema pensionistico equo ») di Mikhail Khazin tradotto da Ollie Richardson e Angelina Siard dal blog Stalker Zone (e postato qui e qui). Leggete l’articolo integralmente perché getta uno sguardo molto interessante su quanto il governo Medvedev ha fatto dopo essere stato rinominato. Ciò che qui voglio citare sono le conclusioni di Mikhail Khazine :
 
« In altri termini, tutta questa riforma è un autentico non senso, una farsa politica che mira a distruggere il rapporto di fiducia tra il popolo (la società) e le autorità. L’obiettivo specifico di tutto questo è di rovesciare Putin, secondo la consegna che i nostri liberisti hanno ricevuto dai loro principali partner del progetto globale ‘occidentale’. Ed è proprio così che dobbiamo considerare questa riforma. Essa non ha alcun rapporto con le riforme economiche – né buone, né cattive. Non è una riforma economica, ma un intrigo politico! Ed è da qui che dobbiamo partire ».
 
Dopo avere spiegato quello che sta davvero accadendo, Khazine continua e spiega chiaramente come una simile operazione sia possibile:
 
« Ora, riguardo ai media, dovrebbe essere chiaro che, alla fine degli anni 1990 e inizio anni 2000, praticamente tutti i media non liberisti sono morti. Completamente. E, naturalmente, praticamente tutti i giornalisti non liberisti sono spariti (rimane solo una qualche dozzina di dinosauri dell’epoca del socialismo). E i giovani usciti dalla facoltà di giornalismo sono in generale totalmente liberisti. Sono stati un po’ repressi nella metà degli anni 2000 ma, con l’arrivo di Medvedev alla carica di presidente, sono rifioriti. Ma poi è cominciato l’attacco dello Stato contro tutto ciò che non riflette ‘la politica del partito e del governo. E poi adesso ci sono molte pubblicazioni ‘patriottiche’ in Russia che si servono principalmente di giornalisti liberisti. Uno spettacolo incantevole. Questi giornalisti – in piena sintonia con le idee di Lenin, che pure non hanno mai letto, considerano loro compito principale sostenere il gruppo cui appartengono, quello dei liberisti-finanzieri, Nemtsov, Navalny e via di seguito, e di infangare il ‘sanguinario KayGeeBee’ (KGB) ! E si applicano a questo compito facendo in modo che, propagandando il più possibile le politiche del governo, irritano in modo ottimale la popolazione coinvolgendo personalmente Putin. Basta solo raccontare una storia irritante (come un vecchio morto mentre aspettava di essere trasportato al policlinico o in ospedale, o la sottrazione dei figli ad una famiglia numerosa, o un funzionario o un prete che hanno picchiato una donna incinta e/o giovani che posseggono auto di lusso), per dire  - non che questo è il risultato delle politiche liberiste del governo – ma che è colpa del presidente Putin, che ha nominato i ministri e gli agenti di polizia che incoraggiano simili eventi ».
 
Incredibile, no ? E’ un tentativo di rovesciare Putin e viene portato avanti dalla stampa (pseudo)patriottica. E Putin? Perché non fa niente? Khazine spiega :
 
« Certo il presidente ha delle responsabilità, prima di tutto perché sa bene che, se cominciasse a ripulire questa ‘stalla di Augia’, sarebbe costretto a versare del sangue, perché quelli non rinuncerebbero volontariamente ai loro privilegi. Ma la cosa più importante, l’essenza del problema, è che l’élite russa si è proposta oggi l’obiettivo politico di sopprimere Putin. Perché abbia deciso di farlo è una domanda interessante: se Putin stesso è un liberista nel suo animo, allora questo obiettivo sarebbe stupido e insensato, perfino suicida. Ma se non è liberista – è più corretto dire non liberista politicamente – allora certamente proporsi questo compito ha un senso. Ma allo stesso tempo, per ragioni di pura propaganda – perché la gente odia i liberista – è necessario affibbiargli l’etichetta di liberista politico ».
 
Ora colleghiamo tutti i punti: c’è una fazione filo-occidentale – in realtà controllata dall’Occidente – in seno al governo, che finanzia quelli che tentano di rovesciare Putin rendendolo impopolare tra il grande pubblico russo (che si oppone maggioritariamente alle politiche economiche ‘liberiste’, e che disprezza le élite liberiste russe), costringendolo continuamente a politiche economiche liberiste che, con tutta evidenza, egli non ama (si è dichiarato categoricamente contrario a tali politiche nel 2005), e i sedicenti ‘media patriottici’ fanno tutto questo. E Putin non può porre fine a tutto questo senza versare del sangue.
 
Ma supponiamo, per amor di discussione, che Putin sia veramente un liberista nell’animo e che creda al tipo di economia del « Washington Consensus ». Anche se fosse così, si rende certamente conto che il 92% dei Russi è contrario a tale sedicente « riforma ». E mentre il portavoce del presidente, Dmitri Peskov, ha dichiarato che Putin in persona non ha niente a che vedere con questo piano, la verità è che un simile processo nuoce anche alla sua immagine pubblica nei confronti del popolo russo e dei movimenti politici. Come conseguenza diretta di tali piani, il Partico comunista russo lancia oggi un referendum contro questo progetto, mentre il partito « Russia soltanto » raccoglie attualmente firme per le dimissioni del governo. Con tutta evidenza, una lotta politica di proporzioni gigantesche è in corso e l’opposizione  interna a Putin, tradizionalmente piuttosto incerta – parlo dei principali movimenti e partiti politici, non delle minuscole « ONG » sostenute dalla CIA e/o Soros – si trasforma adesso in una opposizione molto più determinata. Io l’avevo previsto circa un mese fa scrivendo che:
 
« E’ abbastanza chiaro per me che un nuovo tipo di opposizione russa si va formando lentamente. Per la verità c’è sempre stata – penso alle persone che hanno appoggiato Putin e la politica estera russa e che hanno detestato Medvedev e le politiche interne russe. Ora la voce di quelli che dicono che Putin è troppo morbido nella sua posizione verso l’Impero potrà solo rafforzarsi. Come anche le voci di quelli che parlano di un grado davvero tossico di nepotismo e di favoritismo al Cremlino (ancora una volta, Mutko ne è l’esempio perfetto). Finché tali accuse provenivano da rabbiosi liberisti filo-occidentali, avevano pochissimo peso, ma quando vengono da politici patriottici e perfino nazionalisti (Nikolaï Starikov per esempio), cominciano ad assumere un’altra dimensione. Per esempio, mentre il buffone di corte Jirinovskii e il suo partito LDPR hanno lealmente sostenuto Medvedev, i partiti comunista e ‘Russia soltanto’ non l’hanno fatto. Salvo che la tensione politica attorno a personaggi come Kudrin e Medvedev non si risolva (forse uno scandalo opportuno?), assisteremo probabilmente alla crescita di un vero movimento di opposizione in Russia, e non controllato dall’Impero. Sarà interessante vedere se la popolarità personale di Putin non comincerà a ridursi e cosa dovrà fare per reagire all’emergere di una così reale opposizione ».
 
Quelli che hanno negato con veemenza che vi fosse un problema di Quinta colonna al Cremlino avranno un doloroso risveglio quando si renderanno conto che, grazie all’azione di questi « liberisti », si sta formando una opposizione patriottica, non tanto contro Putin stesso, quanto contro la politica del governo Medvedev. E perché non contro Putin ?
 
Perché la maggioranza dei Russi sente istintivamente quanto sta accadendo e comprende, non solo le dinamiche anti-Putin in atto, ma anche come e perché questa situazione si è creata. Inoltre, contrariamente alla maggior parte degli Occidentali, la maggioranza dei Russi si ricorda che cosa è successo negli anni 1990.
 
Le radici storiche del problema (riassunto molto approssimativo)
 
Tutto è cominciato alla fine degli anni 1980, quando le élite sovietiche hanno realizzato che stavano perdendo il controllo e che bisognava fare qualcosa. Per riassumere veramente quello che hanno fatto, direi che hanno prima di tutto diviso il paese in 15 feudi individuali, guidati da gang/clan composti da queste élite sovietiche, poi si sono impossessati senza pietà di tutto quanto avesse un valore, sono diventati miliardari e hanno nascosto il loro denaro a Ovest. Essere favolosamente ricco in un paese completamente rovinato ha attribuito loro un potere politico fantastico e una influenza in grado di assicurare loro l’ulteriore sfruttamento di tutte le risorse del paese. La Russia stessa - e le quattrodici altre repubbliche ex sovietiche – hanno vissuto un incubo incredibile comparabile ad una grande guerra e, negli anni 1990, la Russia si è divisa in vari pezzi ancora più piccoli (Cecenia, Tatarstan, ecc.). All’epoca, la Russia metteva in esecuzione tutte le politiche economiche raccomandate da una miriade di « consiglieri » statunitensi (centinaia di loro avevano uffici nei locali di molti ministri chiave e di molte organizzazioni pubbliche, come oggi in Ucraina), adottava una Costituzione redatta da elementi filo-USA, e tutte le posizioni chiave nello Stato erano occupate da persone non definibili in altro modo se non come agenti occidentali. Al vertice, il presidente Eltsin era per lo più ubriaco mentre il paese veniva diretto da sette banchieri, i sedicenti « oligarchi » – sei dei quali ebrei – la « Semibankirshchina ».
 
Fu a questo punto che i servizi di sicurezza russi riuscirono a trarre in inganno questi oligarchi facendo loro credere che Putin, laureato in Giurisprudenza e che aveva lavorato per il sindaco (ultra liberista) di San Pietroburgo, Anatolii Sobchack, era solo un piccolo burocrate che avrebbe ristabilito una parvenza di ordine senza presentare alcuna reale minaccia per gli oligarchi. Lo stratagemma funzionò, sebbene le élite del mondo degli affari pretendessero che il « loro » ragazzo, Medvedev, fosse alla guida del governo per proteggere i loro interessi. Trascurarono però due cose: Putin era un ufficiale davvero brillante del servizio più di élite del KGB, ed era un vero patriota. Inoltre la Costituzione, che era stata adottata per dare forza al regime di Eltsin, può essere adesso utilizzata da Putin. Ma più di ogni altra cosa, non hanno mai immaginato che un ragazzino con un vestito inadeguato si sarebbe trasformato in uno dei leader più popolari del pianeta. Come ho scritto varie volte, mentre la forza originaria di Putin si fonda sui servizi di sicurezza e sulle forze armate, e la sua autorità deriva dalla Costituzione, il suo potere reale viene all’immenso appoggio popolare del popolo russo, che per la prima volta da molto tempo sente che l’uomo al governo rappresenta davvero i suoi interessi.
 
Quindi Putin ha fatto quello che avrebbe potuto fare Donald Trump quando ha fatto ingresso alla Casa Bianca: ripulire la casa. Ha cominciato attaccando immediatamente gli oligarchi, ha posto fine alla Semibankirshchina, e ha arrestato le fughe massicce di denaro e di risorse fuori dalla Russia. Ha poi proceduto alla ricostruzione della « verticale del potere » (il controllo del Cremlino sul paese) e ha avviato la ricostruzione della Russia dalle fondamenta (regioni) fino al vertice. Ma, sebbene Putin abbia avuto grande successo, non poteva semplicemente combattere su tutti i fronti contemporaneamente e vincere.
 
A dire il vero, alla fine ha vinto quasi tutte le battaglie che aveva scelto di combattere, ma alcune battaglie semplicemente non poteva permettersele, non per mancanza di coraggio o di volontà da parte sua, ma perché la verità obiettiva è che Putin ha ereditato un sistema pessimo, interamente controllato da nemici assai pericolosi. Ricordate le parole di Khazine più sopra : « Se cominciasse a ripulire questa stalla di Augia, sarebbe allora costretto a versare del sangue, perché quelli non rinuncerebbero spontaneamente ai loro privilegi ». Quindi, secondo un suo proprio stile, ha fatto un certo numero di compromessi.
 
Per esempio, gli oligarchi che hanno accettato di tenersi fuori dalla politica russa e che, da un certo momento in poi, hanno pagato le tasse e rispettato in qualche modo la legge non sono stati arrestati o espropriati: quelli che hanno capito il messaggio sono stati autorizzati a continuare a lavorare come normali uomini d’affari (Oleg Deripaska) e quelli che non l’hanno capito sono stati arrestati o esiliati (Khodorkovski, Berezovski). Ma se guardiamo appena un poco più sotto di questi noti e famosi oligarchi, quel che si trova è una « palude » molto più profonda – per utilizzare l’espressione statunitense: tutta una classe di persone che ha fatto fortuna negli anni 1990, che è oggi estremamente influente e controlla la maggior parte dei posti chiave nell’economia, la finanza e gli affari, che odia e teme assolutamente Putin. Essi hanno anche loro agenti nelle forze armate e nei servizi di sicurezza giacché la loro arma preferita è, ovviamente, la corruzione e il traffico di influenza. E certamente hanno gente che rappresenta i loro interessi nel governo russo, praticamente più o meno tutto il « blocco economico » del governo Medvedev.
 
Sorprende davvero che queste persone abbiano anche i loro rappresentanti stipendiati all’interno dei media russi, ivi compresi i media detti « filo-russi » o « patriottici » ? Io ho dato l’allarme su questo aspetto almeno fin dal 2015.
 
Esattamente come in Occidente, in Russia i media dipendono prima di tutto dai soldi. I grandi interessi finanziari sono abilissimi a utilizzare i media per promuovere la loro agenda, negare o nascondere certi argomenti concentrando l’attenzione su altri. E’ per questo che spesso vedete i media russi sostenere le politiche dell’OMC/Banca Mondiale/FMI/ecc., senza mai criticare Israele o, Dio non voglia, i propagandisti filo-israeliani delle televisioni mainstream (Vladimir Soloviev, Evgenii Satanovsky, Iakov Kedmi, Avigdor Eskine e molti altri). Sono gli stessi media che criticherebbero volentieri l’Iran e Hezbollah ma non si chiederanno mai perché i principali canali televisivi russi diffondano quotidianamente propaganda filo-israeliana.
 
E, naturalmente, ripetono tutti lo stesso ritornello: « non esiste una Quinta colonna in Russia ! Assolutamente ! Per nulla ! ».
 
Non diversamente dai media di impresa negli USA, che negano l’esistenza di uno Stato profondo o una lobbie israeliana nel paese.
 
E però molta gente (la maggior parte ?), negli USA e in Russia, capisce a un livello quasi istintivo che le si mente e che, in realtà, è posta sotto il dominio di un potere ostile.
 
Le opzioni di Putin e gli esiti possibili
 
Purtroppo, negli Stati Uniti, Trump si è dimostrato un autentico disastro che ha ceduto su tutti i fronti alle esigenze dei neocon. In Russia, la situazione è molto più complessa. Fino ad oggi, Putin ha molto abilmente evitato di associarsi agli integrazionisti atlantici. Inoltre le peggiori crisi dell’ultimo decennio sono state tutte legate a questioni di politica estera e queste sono sempre controllate dai sovranisti euroasiatici. Infine, se il governo russo ha chiaramente commesso degli errori o promosso politiche impopolari – come la riforma sanitaria ad esempio – ha anche registrato indiscutibili successi. Quanto a Putin, egli continua a consolidare il suo potere e ha progressivamente epurato alcuni degli individui più noti. In teoria, Putin potrebbe probabilmente fare arrestare la maggior parte degli integrazionisti atlantici per corruzione ma, a meno di impegnarsi in una purga massiccia e sanguinosa, non può sbarazzarsi di tutta una classe sociale che non è solo ampia, ma anche potente.
 
Alcuni dei miei contatti in Russia si aspettavano una purga di integrazionisti atlantici subito dopo le elezioni. La logica che avrebbe dovuto sorreggerla era « quando è troppo, è troppo ! » e, dopo un forte mandato popolare per Putin, quest’ultimo avrebbe finalmente rimosso Medvedev e la sua banda dal Cremlino, sostituendoli con patrioti popolari. Come si sa, questo non è successo. Ma se questo programma di riforma delle pensioni continuerà a suscitare proteste o se dovesse scoppiare una importante guerra in Medio Oriente o in Ucraina, allora le forze filo-occidentali del Cremlino subiranno forti pressioni perché cedano il controllo del paese ai sovranisti euroasiatici.
 
Putin è un uomo estremamente paziente e, almeno fino ad oggi, ha vinto la maggior parte delle sue battaglie, se non tutte. Io non credo che vi sia qualcuno che possa predire con certezza come andrà a finire, ma quel che è certo è che è inutile tentare di capire la Russia senza essere coscienti dei conflitti interni e dei gruppi di interesse che si contendono il potere. Nella sua storia millenaria, i nemici interni sono sempre stati per la Russia più pericolosi di quelli stranieri. E’ difficile che questo cambi in futuro.