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FTCR – Allarme


Situazione esplosiva sull’isola di LAMPEDUSA

La situazione dei migranti trattenuti nell’isola italiana di Lampedusa peggiora di giorno in giorno, fino a diventare molto preoccupante. Più di 1000 persone, tra cui circa 900 tunisini, sono imprigionati nel nuovo Centro di Soccorso e Prima Accoglienza, recentemente trasformato in Centro di identificazione e di espulsione. Questo Centro, il cui nuovo statuto consente di trattenervi i migranti per un periodo fino a 18 mesi, secondo la direttiva europea sul “ritorno”, e di procedere ad allontanamenti diretti, è fortemente contestato dalla popolazione di Lampedusa.
Essa ha manifestato in molte occasioni la sua opposizione al Centro di identificazione e di espulsione ed alle politiche di repressione dell’immigrazione, unendosi alle proteste dei migranti detenuti.

Le condizioni di detenzione di questi ultimi sono state denunciate dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (HCR), che ha manifestato la sua “crescente preoccupazione per la situazione umanitaria” dei migranti del centro, che si trova in una condizione di “estremo sovraffollamento”. “Centinaia di persone sono costrette a dormire al riparo solo di un telone di plastica” ha denunciato l’HCR, che sollecita le Autorità italiane a fare quanto è necessario per risolvere la difficile situazione umanitaria che si è creata a Lampedusa”: Tutte le organizzazioni non governative (Save The Children, Croce Rossa italiana) o intergovernative (OIM) presenti sono unanimi nella denuncia delle condizioni provocate dalla trasformazione dello statuto del Centro e delle sue conseguenze sull’accesso ai diritti garantiti ai migranti ed ai richiedenti asilo.

Le condizioni catastrofiche dell’imprigionamento dei migranti sull’isola, oltre al fatto che costituiscono una forma di trattamento insopportabile, impediscono ogni esame obiettivo ed imparziale delle loro situazioni secondo quanto previsto dalla legislazione italiana e dalle convenzioni internazionali.

Durante la notte di venerdì 6 febbraio, le tensioni dovute alle condizioni di detenzione ad alle minacce di espulsione in massa hanno avuto conseguenze drammatiche: almeno 11 migranti hanno tentato il suicidio inghiottendo lamette e bulloni. Uno ha tentato di impiccarsi. Le gravi condizioni dei loro organi vitali hanno obbligato le autorità a trasferirli nei servizi di urgenza dell’isola ed a trasportarne uno in elicottero all’ospedale di Palermo.

Tra i migranti giunti nell’isola ci sono molti richiedenti asilo. Sono in genere sistemati nel nuovo centro di accoglienza, ad eccezione dei nordafricani. Questi sembrano essere in effetti arbitrariamente esclusi dalle autorità dall’esercizio del diritto di asilo garantito a tutti dalle Convenzioni e dalle leggi internazionali. Tra loro almeno 35 tunisini originari della città di Redeyef, nella regione del bacino minerario di Gafsa sono trattenuti nel Centro di Identificazione ed Espulsione, che è riservato secondo quanto dichiarato dalle Autorità a coloro per i quali è assai probabile l’espulsione a breve scadenza. Ricordiamo che la regione in questione ha conosciuto un importante movimento popolare di protesta durante tutto l’anno 2008. Esso è stato duramente represso, attraverso centinaia di arresti e decine di casi di torture e maltrattamenti. Le parodie di processo, organizzate in questa occasione sono state denunciate da numerose organizzazione per la difesa dei diritti umani tunisine ed internazionali, insieme ai processi politici celebrati in violazione di tutte le norme nazionali ed internazionali. Questi processi hanno dispensato pene pesantissime che sono arrivate fino ad 8 anni di prigione in appello. Questi Tunisini hanno chiesto l’esame della loro richiesta di asilo, ebbene le condizioni della loro detenzione, come noi abbiamo potuto constatare, sono incompatibili con un esame sereno ed imparziale delle domande stesse.

La FTCR è ancora più allarmata dopo la vista della settimana scora del Ministro dell’Interno italiano Roberto Maroni. L’obiettivo del suo incontro col suo omologo tunisino Rafik Belhaj-Kacem è quello di organizzare espulsioni massicce di tunisini. Consapevoli dell’assenza di garanzie per i diritti dei migranti e dei rifugiati in Tunisia, la FTCR protesta contro questa cooperazione securitaria fatta a spese dei diritti e delle libertà dei migranti di una parte e dell’altra del Mediterraneo.

D’altra parte la presenza massiccia di quasi un migliaio di poliziotti e carabinieri in una piccola isola di sei mila abitanti contribuisce all’esacerbazione delle tensioni ; coniugata alla situazione assai tesa all’interno dei centri di detenzione, essa può diventare esplosiva. I rappresentanti della FTCR e dell’Istituto G:R:I:S:/ZG-prod. presenti in loco temono che possa provocare drammi molto gravi.

La FTCR lancia un appello al movimento democratico, ai difensori dei diritti umani e dei diritti dei migranti in Italia, in Europa e in tutta l’area del Mediterraneo per l'organizzazione di una campagna urgente di sostegno ai diritti dei migranti in Italia e a Lampedusa.

Chiede l’invio di missioni di osservazione e protezione dei migranti a Lampedusa.

Denuncia la recrudescenza inquietante dei discorsi politici  e mediatici a carattere xenofobo in Italia, e si preoccupa per la banalizzazione dei discorsi pubblici che richiamano gli inviti al linciaggio.

Infine la FTCR rende omaggio a tutta la popolazione di Lampedusa. Essa resiste magnificamente agli appelli all’odio e sa dare prova magnifica di solidarietà e di umanità, tanto più apprezzabile mentre anche i suoi diritti sono posti in pericolo dalla politica di militarizzazione dell’isola decisa dal Governo italiano.

Parigi, 7 febbraio 2009


Risoluzione votata all’unanimità dai delegati dell’Assemblea Generale della FTCR



Per contatti e informazioni a Lampedusa, contattare:
Omeyya Seddik (FTCR-G.R.I.S./Zones grises Productions)
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0033 (0)6 87757484