Inchiesta, aprile 2015 - La linea adottata dai governi è che è la catastrofe umanitaria è tutta colpa degli scafisti. Dimenticando deliberatamente che le condizioni catastrofiche di questi paesi sono il risultato diretto delle guerre e delle operazioni sovversive realizzate proprio dagli Stati uniti e dalle potenze europee (nella foto, la toccante immagine di una bambina annegata)



Mondialisation.ca, 23 aprile 2015 (trad. ossin)


Mentre si aggrava il bilancio dei naufraghi nel Mediterraneo, UE e USA preparano nuove azioni militari in Libia

Il nuovo nemico (inventato): gli scafisti

Martin Kreickenbaum


Le potenze europee e Washington rispondono al dramma delle centinaia di rifugiati dispersi nel Mediterraneo con l’intensificazione della politica criminale che è all’origine della catastrofe


La linea adottata dai governi e promossa dai media è che è la catastrofe umanitaria è tutta colpa degli scafisti, che approfittano delle tragedia libica, siriana e degli altri paesi della regione. Dimenticando deliberatamente che le condizioni catastrofiche di questi paesi sono il risultato diretto delle guerre e delle operazioni sovversive realizzate proprio dagli Stati uniti e dalle potenze europee.

Con una perfetta ipocrisia, i capi dei governi europei e i funzionari dell’UE versano lacrime di coccodrillo sulle vittime dei loro propri crimini di guerra.

I media non ricordano per niente le guerre cosiddette “umanitarie”, per la “democrazia” e per i “diritti dell’uomo”, promosse da Washington e dai suoi complici europei in Iraq, in Libia, in Siria e in Yemen, che hanno distrutto intere società, ucciso centinaia di migliaia di persone e lasciato una scia di caos e di sangue. Le statistiche dell’ONU mostrano che il flusso di migranti verso l’Europa, provenienti dall’Africa del Nord e dal Medio oriente attraverso il Mediterraneo, hanno registrato un’impennata a partire dal 2011, l’anno della guerra degli Stati Uniti e della NATO contro la Libia. Quella promossa dalla Francia e dalla Gran Bretagna, che ha rovesciato Muammar Gheddafi e si è conclusa col suo assassinio per mano delle forze islamiste legate ad Al Qaeda e al soldo di Washington e dei suoi alleati europei.

I criminali coinvolti nel traffico dei rifugiati libici, siriani, iracheni e di altri paesi che fuggono dagli orrori provocati dalle guerre imperialiste e da quelle di saccheggio, sono pesci piccoli a confronto dei responsabili dei governi, passati e presenti, come Barack Obama, Hillary Clinton, David Cameron e Nicolas Sarkozy, che sono politicamente e moralmente responsabili della morte di milioni di persone, ivi compresa quella dei rifugiati annegati nel Mediterraneo.

Nel corso di una riunione speciale dei ministri degli affari esteri e dell’interno dell’Unione Europea, a Lussemburgo lunedì, si sono discussi i piani per un nuovo intervento imperialista in Libia. I governi di Stati Uniti e Unione Europea cercano di ottenere il mandato delle Nazioni Unite per il dispiegamento di navi da guerra lungo la costa libica, allo scopo di distruggere le barche dei rifugiati e catturare gli scafisti. Riservatamente sono allo studio anche opzioni militari di più ampia portata, ivi compreso il sequestro di piattaforme petrolifere e raffinerie in Libia.

La riunione interministeriale è stata convocata dopo che, in meno di una settimana, erano annegati nel Mediterraneo almeno 1200 rifugiati dall’Africa del Nord e dal Medio Oriente, che cercavano asilo in Europa. Il numero di migranti morti mentre cercavano di raggiungere l’Europa, quest’anno, è aumentato a quasi 2000, quasi di cinquanta volte rispetto a quello dello stesso periodo dell’anno scorso.

“Spero che sia oggi che l’Europa prenda coscienza del fatto che non bisogna più ripetere promesse, senza agire”, ha dichiarato la rappresentante della politica estera dell’UE, Federica Mogherini.

Il piano in dieci punti adottato dai ministri europei, che dovrà essere approvato giovedì dai capi di Stato e di governo dell’UE, comporta una estensione delle operazioni di polizia e militari per bloccare l’arrivo dei rifugiati sulle coste europee. Il finanziamento della missione “Triton”, gestita dall’Agenzia europea delle frontiere Frontex, sarà raddoppiato, come anche il numero di navi a sua disposizione. Ciò consentirà di allargare la zona operativa, dalle coste italiane fino a quella della Libia e della Tunisia.

Nonostante i toni, imbastiti di retorica umanitaria, l’obiettivo principale dell’operazione non è il salvataggio dei rifugiati, ma la difesa della “fortezza Europa”.

 “La ricerca e il salvataggio, da soli, non sono una panacea”, ha dichiarato il ministro tedesco dell’interno, Thomas de Maizière. “Se ci si limita ad organizzare solo la ricerca e il salvataggio, i criminali che imbarcano i rifugiati non faranno altro che spedire ancora più battelli”.

Ciò che essenzialmente ha proposto lunedì il commissario dell’UE per la Migrazione, la Giustizia e gli Affari Interni, Dimitris Avramopoulos, è di promuovere “uno sforzo sistematico per braccare e distruggere le navi usate dagli scafisti”. Il modello cui ci si ispira è l’Operazione “Atalanta”, nell’ambito della quale le forze navali danno la caccia ai battelli gonfiabili dei contrabbandieri al largo delle coste somale e distruggono i loro accampamenti a terra.

Benché non sia stato divulgato alcun dettaglio sulle operazioni militari previste, Mogherini ha fatto sapere che l’UE cercherebbe di ottenere un mandato del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per distruggere le navi dei rifugiati lungo le spiagge libiche e i porti del paese.

Il Primo Ministro britannico David Cameron, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il Primo Ministro italiano Matteo Renzi si sono felicitati della decisione di accordare alla lotta contro il traffico dei rifugiati una priorità nell’agenda europea. Il governo britannico si è rifiutato di fornire risorse per l’aiuto e il salvataggio dei rifugiati ma, nello stesso tempo, il primo ministro Cameron ha ribadito la volontà di Londra di appoggiare l’azione militare. “Dobbiamo prendere severi provvedimenti contro i terribili scafisti che costituiscono l’essenza del problema”, ha dichiarato.

Il giornale britannico “The Guardian” ha citato alcuni capi militari che hanno fornito un quadro sommario delle operazioni allo studio. Il comandante Graham Edmonds ha evocato la possibilità di un blocco navale congiunto da parte delle forze navali europee e statunitensi.

Ha dichiarato in proposito: “E’ un dovere l’aiuto da offrire alle persone in difficoltà. E’ il diritto marittimo internazionale. Non si può lasciare la gente affogare. Si può tuttavia imporre un blocco navale e così impedire a queste navi di venire”.

Ha aggiunto che potrebbe essere coinvolta nell’operazione anche la 6° Flotta USA. “Gli Statunitensi hanno mantenuto uno stretto silenzio – ha detto – ma se si trovano in acque internazionali, può occuparsene la Sesta Flotta”.

L’ex leader dei liberal democratici della Gran Bretagna, Paddy Ashdown, ha chiesto di adottare una “nuova strategia” per lottare contro gli scafisti, che comprenda anche l’utilizzazione di “Forze speciali di interdizione per distruggere i battelli prima che lascino il porto”.




Il primo ministro italiano, Matteo Renzi



Per quanto il Primo Ministro italiano Matteo Renzi abbia dichiarato che un intervento militare diretto in Libia non è attualmente all’ordine del giorno, ha però dichiarato questa settimana che, “tra le opzioni, vi è anche un attacco contro le gang della morte, un attacco contro gli scafisti”.

E’ un po’ che ambienti militar affaristici e governativi italiani premono per un’azione militare nella loro ex colonia libica. Secondo l’agenzia Reuters, dei piani dettagliati per un intervento militare assai più ampio sono stati già messi a punto dall’ufficio del capo della politica estera dell’UE, Mogherini. Una portavoce di Mogherini ha dichiarato che gli Stati dell’UE stanno avanzando proposte in vista dell’uso di risorse militari della UE, per creare un governo libico unitario.

Si discute anche l’utilizzo di soldati europei per mettere in sicurezza le istallazioni petrolifere della Libia. Una operazione della UE si concentrerebbe su Tripoli ma potrebbe, secondo Reuters, “intervenire anche ‘nell’arco petrolifero’, per consentire alle imprese internazionali di riprendere le operazioni”.

La produzione di petrolio in Libia è calata del 50% dopo la guerra della NATO del 2011. Nel dicembre scorso, i più grandi terminal petroliferi del paese, Es Sider e Ras Lanouf, sono stati chiusi a causa di combattimenti tra milizie locali.

La leadership tedesca, che non ha partecipato alla guerra della NATO contro la Libia nel 2011, propende adesso per una partecipazione tedesca a qualsiasi azione militare per assicurarsi una parte del bottino. Nel corso di una recente intervista, il ministro degli affari esteri Frank-Walter Steinneier ha affermato la necessità di “rafforzare la stabilità in Libia” e di “eliminare finalmente le organizzazioni degli scafisti”.   


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