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PROCESSO ALLA PRIMAVERA ARABA

Una delle prime manifestazioni della “primavera araba” è stata quella del campo di Gdeim Izik, nel territorio non autonomo del Sahara Occidentale.

Intorno alla metà del mese di ottobre 2010, circa settemila saharawi erigono un accampamento nella località di Gdeim Izik (a 12 km da Laayoune, la capitale del Sahara Occidentale), per protestare contro l’occupazione marocchina e per denunciare le “sistematiche” torture cui sono sottoposti i Saharawi, oltre che l’emarginazione della quale soffrono e le pessime condizioni di vita cui sono costretti. Si auto-esiliano così in questo accampamento, che ricorda i campi nei quali i loro fratelli separati vivono da trentacinque anni nel deserto algerino.

Le forze di occupazione marocchine circondano l’accampamento, recintandolo con filo spinato, impedendo (o rendendo più difficoltoso) l’approvvigionamento di cibo, acqua e medicinali, tanto che il 19 ottobre la Croce Rossa saharawi lancia un appello ai paesi donatori e a tutte le organizzazioni non governative per garantire “al più presto possibile assistenza umanitaria alle popolazioni saharawi installate nei campi dell’indipendenza”.
Altri campi intanto sorgono a Dakhla, Smara e negli altri centri del Sahara Occidentale, ma anche in territorio “marocchino”, per esempio a Sidi Ifni. Tutti hanno breve vita, immediatamente smantellati dalle autorità di sicurezza.

Solo oggi possiamo vedere in questa iniziativa una anticipazione dell’ondata di proteste sociali e politiche sfociata successivamente nelle cd. “primavere arabe”, come evidenziato tra l’altro da Noam Chomsky. Al momento dei fatti, però, in tanti rimangono stupiti da una simile novità.

Il governo marocchino reagisce in modo contraddittorio, in un primo tempo avvia una trattativa con gli occupanti del campo, preoccupandosi di precisare che si tratta di una protesta solo di carattere sociale che nulla ha a che vedere con le rivendicazioni di indipendenza. Poi, improvvisamente e senza preavviso, all’alba del giorno 8 novembre 2010, manda le forze speciali ad assaltare il campo, espellendo gli occupanti (che hanno oramai toccato il numero di quasi 20.000) e radendolo al suolo.

Seguono due giorni di sanguinosa guerriglia a Laayoune, all’esito della quale il governo marocchino annuncia un bilancio di una decina di morti e molti feriti, tutti (o quasi) tra i ranghi delle forze dell’ordine.

Si tratta delle uniche – sebbene inaffidabili – cifre disponibili, ciò a causa del totale embargo mediatico e informativo decretato dal governo di Rabat, realizzato attraverso l’espulsione di giornalisti e osservatori internazionali non graditi e l’arresto di centinaia di militanti saharawi.

Il governo marocchino, col sostegno complice di quello francese, si è anche fermamente opposto ad una inchiesta indipendente da parte di organismi internazionali sui fatti di quei giorni.



Il prossimo 24 ottobre 2012, innanzi il Tribunale militare di Salé (Rabat), comincerà finalmente – dopo alcuni rinvii -  il processo contro 24 imputati saharawi, detenuti da due anni e accusati di associazione per delinquere e di omicidi plurimi in danno delle forze dell’ordine. Gli imputati rischiano, secondo il codice penale marocchino, la pena di morte.

L’Osservatorio Internazionale per i diritti, in collaborazione con altre organizzazioni e con giuristi indipendenti, seguirà il processo assicurando la presenza di osservatori internazionali. Alla prima udienza parteciperanno il giudice Nicola Quatrano di Napoli e l’avvocato Roberta Bussolari del Foro di Modena. Si annuncia peraltro la presenza di numerosi altri osservatori, provenienti da Spagna, Francia, Belgio e altri paesi.

L’obiettivo è quello di assicurare, in fattiva collaborazione con la rete degli Osservatori Internazionali, un monitoraggio indipendente e imparziale sul rispetto dei diritti umani degli imputati e dei principi del giusto processo.


Le prime osservazioni sul processo:

- si tratta di un processo nel quale gli imputati sono accusati di plurimi omicidi, nei confronti di appartenenti alle forze dell’ordine, dei quali tuttavia nell’ordinanza di rinvio a giudizio non vengono nemmeno menzionati i nomi. L’unica perizia autoptica allegata agli atti è quella effettuata sul cadavere del caporale Aljatib Bint Ihalib

- il compendio accusatorio si fonda esclusivamente sulle confessioni degli imputati, rese in assenza del difensore e in stato di detenzione, all’interno dei locali della Polizia Giudiziaria in cui erano trattenuti in stato di arresto. Va peraltro sottolineato che diversi familiari degli accusati hanno denunciato torture e maltrattamenti nei confronti degli imputati.

- Solleva la massima preoccupazione il fatto che la pena massima prevista per i fatti contestati agli imputati sia la pena di morte.


In questa fase, tuttavia, intendiamo porre particolare attenzione sulle perplessità che scaturiscono dalle estensione della giurisdizione penale militare alle condotte dei civili. Ciò in relazione allo scarso riconoscimento, da parte delle corti militari, di garanzie procedurali fondamentali, così come rilevato anche dal Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, la Corte Americana per i Diritti dell’Uomo e la Corte Europea per i Diritti Umani. In particolare, come statuito a livello universale da parte del Comitato per i Diritti Umani dell’ONU, consentire ai tribunali militari di processare civili solleva seri dubbi in relazione ad un’equa, indipendente e imparziale amministrazione della giustizia.[1] Estendere pertanto la giurisdizione militare ai civili costituisce una violazione del diritto fondamentale di ogni individuo ad essere giudicato da un giudice precostituito per legge, che sia competente, imparziale ed indipendente.[2] Va evidenziato che la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ha, in diverse occasioni, ritenuto che un civile portato dinnanzi ad un tribunale penale militare, per presunti crimini commessi contro le forze armate, possa avere il legittimo timore che tale giurisdizione non sia imparziale ed indipendente. Questo vale anche nei casi in cui un tribunale sia composto, anche solo in parte, da giudici membri delle forze armate.

[1] Human Rights Committee, Administration of Justice, General Comment No 13 (UN Doc HRI/GEN/1/REV.1 (1984))

[2] Durand and Ugarte v Peru [2000] IACHR (16 August 2000), para 117.

Napoli-Bologna, 19 ottobre 2012

                                                                           
Osservatorio Internazionale
                                                                 




Appendice: L’ordinanza di rinvio a giudizio del Giudice Istruttore militare di Rabat


REGNO DEL MAROCCO
Direzione della Difesa Nazionale
Corte marziale permanente delle Forze Armate Reali di Rabat
Sezione penale – art. 78 del diritto militare

Il sottoscritto colonnello Mohamed el Baghali, giudice istruttore della Corte marziale permanente delle Forze Armate Reali del Marocco:

Riferimenti: informativa n. 10/369/3125 ispettore delle forze armate (nella regione del nord); richieste del procuratore del re nelle seguenti date 30/11/2010, 10/12/2010, 05/01/2011, 29/08/2011

1) Sfari Nama, civile, studente in diritto internazionale; nato l’8-8-1970 nella città di Tan Tan dai genitori Abdi Uold Sidi Ahmed e Mougaf Bint Mohamed Leibid; sposato e senza figli. Ha tre precedenti penali, l’ultima incriminazione risale al 2009 poiché ha aggredito un lavoratore ed è rimasto in carcere per quattro mesi. L’indirizzo è via Ait Lassan n.3, Tan Tan.

2) Banca Sheik, civile, disoccupato; nato nel 1989 in Assa dai genitori Cori Ben Boussaid e Mina  Brahim. Il suo indirizzo è quartiere El Hassnia vicino alla scuola media Saghia El Hamra a Layoun.

3) Mohamed Bourria, civile, lavora come commerciante; nato nel 1970 nella città di Layoun dai genitori Hassan  Hamed e Fatma  Mbarak. Sposato con due figli. Il suo indirizzo è quartiere Kutz, via Hamu Siani n. 316 a Layoun.

4) Layovi Mohamed, civile, disoccupato; nato nel 1955 a Layoun dai genitori defunti Salem  Hamad e Mbarka Hiaia. Celibe. Il suo indirizzo è via Lasam casa numero 6 a Layoun.

5) Taghi Ilmashdoufi, civile, occupato; nato il 3-11-1985 a Tan Tan. Celibe. L’indirizzo è Hai Illuhada n.1816 a Layoun.

6) Mohamed Bani, civile, occupato. Nato nel 1969 a Layoun dai genitori Hamin Ruj e Raguia Talmin. Sposato con sei figli. Non ha precedenti penali.

7) Sidi Abdiljalil Larosi, civile, disoccupato. Nato nel 1978 a Layoune dai genitori Kamel Mohamed  e Monina Cori. Sposato con due figli. Il suo indirizzo è via Assia n.150 Hat Ramla n.1 a Layoun. Non ha precedenti penali.

8) Abdallah Lehfaouni, civile, disoccupato. Nato nel 1974 a Layoune dai genitori Elouali Hamed e Helalia Bachir. Celibe. Il suo indirizzo è via El Gaid Naja n.183 Hai El Ueda n.2 a Layoun.

9) Mohamed el Bachir Butinkisa, civile, immigrato in Spagna. Nato nel 1975 a Layoun dai genitori Allal Larosi e Ohm El Mouminin Mohamed Lamin. Celibe. Il suo indirizzo è via Zanga Azamur Hai El Huada n.34 a Layoun.

10) Abba Sidi Abdallah, civile, disoccupato. Nato nel 1975 dai genitori Ahmed Sidi (defunto) e Mamia Mohamed Lamin. Celibe. Incensurato. Il suo indirizzo è Zenga Zaiu quartiere El Hagiari n. 18, Layoun.

11) Zaiu Sidi Abdaraman, civile, occupato. Nato l’11-1-1974 a Layoun dai genitori Sidi Salem  Sidi Halin e Fatma Abdallah. Separato con una figlia. Il suo indirizzo è Zenga n.18 Hai El Uhada n.2 numero della casa 33 a layoun. Incensurato.

12) Mohamed Lamin Hedi, civile, disoccupato. Nato nel 1980 a Layoun dai genitori Ahmed Salem Abdi e Mina Mohamed. Il suo indirizzo è Zenga Ualili n. 257 a Layoun. Celibe. Incensurato.

13) Abdallai Toubali, civile, disoccupato. Nato il 24-3-1980 a Layoun dai genitori Ahmed El Hafel e Omlahut Mohamed Alì. Celibe. Abita nel quartiere El Guz zenga El Harad n.10 a Layoun.

14) El Hassan Zaoui, civile, disoccupato. Nato il 10-01-1985 a Layoun dai genitori Bujuma El Majub e la defunta Fatma El Hussein. Sposato con due figli. Ha un antecedente penale. Il suo indirizzo è quartiere El Hagiri zenga Zauiet Sheik n.133, Layoun.

15) Doisch Dafi, civile, disoccupato. Nato il 5-11-1978 a Layoun dai genitori Sidi Dafi Hiaia defunto e Uallala Lassan. Sposato senza figli. Abita nel quartiere El Uada n.2 zenga Tansift n.3 a Layoun.

16) Lefghir Mohamed Mbarek, civile, disoccupato. Nato nel 1975 a Layoun dai genitori Alì Salem e Zeina Larosi. Il suo indirizzo è quartiere El Hajari zenga 17, numero di casa 3 a Layoun.

17) Brahim Ismahili, civile, lavoratore. Nato nel 1970 a Layoun dai genitori Sidi Ahmed Didi e Algalia Salek. E’ incensurato. Sposato con quattro figli. Abita in via Shrif El Idrisi n.140 a Layoun.

18) Lessen Dah, civile, disoccupato. Nato il 18-01-1987 dai genitori Mohamed Salem e Aklah Lebnet. Ha un precedente penale del 2007. L’indirizzo è 21 blok 03 zenga dueirat Hai El Huada, a Layoun.

19) Hadda El Bachir, civile, disoccupato. Nato il 26-10-1986 a Tan Tan. Celibe. L’indirizzo è Mojmuet El Huada N.737 a Layoun, ha un precedente penale del 2007.

20) Mohamed Talì, civile, disoccupato. Nato nel 1981 a Bohador dai genitori Leilifa Mohamed e Mitu Amdalla . ha due antecedenti penali. Il suo indirizzo è El Hidari n.16 a Bohador.

21) Lemjid Sidi Hamed, civile, occupato. Nato l’01-5-52 a Smara dai genitori Mohamed El Fargi e Ohmelain Abdeluadud. Celibe. Non ha precedenti penali. L’indirizzo è quartiere El Lajari zenga Bin Daha n.13 a Layoun.

22) Mohamed Huna Bubeit, civile, occupato. Nato il 24-10-1981 a Layoun dai genitori Abdil Uadud e Aisha Mohamed Najim. Sposato con un figlio, vive nel quartiere Guz zenga 14 n.4 a Layoun.

Sono detenuti nel carcere di Salé 2 tranne l’imputato  Layovi Mohamed che si trova in libertà temporanea e l’imputato Hassan Aleia, latitante. Saranno difesi dagli avvocati scelti dagli imputati stessi: Mohamed Lehib,  Areibri Vusei Lahamad , Fadel Leili, Mohamed Buhali, Adallai Sheluk tutti di Agadir ;  Nurdir Dalì, Melk Mintaki sono di Casablanca; Mustafà Jiaf di Rabat.

Sono accusati si associazione a delinquere finalizzata a commettere atti di violenza contro gli agenti della forza pubblica in servizio, fino all’omicidio (del quale sembra siano accusati il 4°, il 5°, il 6°, il 7°, l’8°, il 9°, il 10°, il 19° e il 20° imputato; e di aver partecipato agli atti di violenza contro la forza pubblica nell’esercizio delle proprie funzioni, violenza che si doveva spingere fino all’omicidio (tale accusa sembra riguardare il 1°, il 2°, il 3°, l’11°, il 12°, il 13°, il 14°, il 15°, il 16°, il 17°, il 18°, il 21°, il 23° e il 24° imputato), e di avere profanato un cadavere (il 9° e 10° imputato), sulla base degli articoli 293, 294 e 267 (paragrafo 5) e 129, 130 e 271 del codice penale, nonché dell’art. 7 del codice penale militare.


- Svolgimento dei fatti e risultanze dell’inchiesta della polizia giudiziaria


1) Riassunto dei fatti criminosi:
Sono state realizzate due inchieste, la n.327 e la n. 239, entrambe protocollate in data 8-11-2010, realizzate dal Centro giudiziario della Gendarmeria Reale di Layoune; ad esse hanno fatto seguito altre inchieste realizzate dal medesimo Centro e dalla Polizia Municipale, che hanno accertato quanto avvenuto l’8 novembre 2010 a Gdeim Izik. In questo accampamento, sorto in località Saguia el Hamra, gli imputati elencati più su, in accordo tra loro, hanno deciso in quell’8 novembre di sequestrare un considerevole numero di cittadini, la maggior parte dei quali erano anziani, donne e bambini.
Nella giornata menzionata, una volta che le forze nazionali sono intervenute per smantellare l’accampamento con l’obiettivo di liberare i sequestrati, gli imputati hanno attaccato la polizia usando armi bianche, bottiglie molotov e auto 4x4. Conseguenza di questa resistenza ostinata e volontaria,  alcuni poliziotti sono morti e alcuni appartenenti alle forze ausiliari, tra cui due gendarmi. Due degli indagati, Mohamed el Bachir Butinkisa e Abba Sidi Abdallah, hanno dato inoltre posto in essere atti di profanazione di un cadavere.


2) Dati degli  atti, indagini criminali e casi individuati dalla polizia giudiziaria:
in data 8-11-2010, quando la Gendarmeria Reale è venuta a conoscenza dei fatti di Gdeim Izik, sono stati mandate sul luogo alcune pattuglie del Centro della Gendarmeria Reale di Layoune. Questi sono arrivati circa alle 6.00 del mattino di quel giorno e hanno preso dei provvedimenti di cui si parla nella informativa n.327 del 8-11-2010. In questa risulta che i fatti di Gdeim Izik hanno causato la morte di otto poliziotti delle forze dell’ordine, 161 feriti e uno scomparso. E’ chiaro che quelli che hanno attaccato con violenza le forze armate intervenute che volevano liberare i sequestrati, hanno utilizzato la violenza direttamente e altri hanno incitato a essere violenti. Tra questi  Sfari Nama, Mohamed Bourria, Banca sheik, Bani Mohamed: essi sono stati imprigionati e interrogati lo stesso giorno. Nella tenda di Nama Sfari sono stati trovati dalla polizia giudiziari alcuni oggetti:
- 5000 euro in banconote da 100 euro
- 500 dirham (moneta marocchina) in banconote da 100 dirham
- 10.000 dollari americani in banconote da 100 dollari
- 300.000 dinar (moneta algerina) in banconote da 1000 dinar
- Due machete, il primo con il manico di ferro, il secondo con il manico in legno
- Una spada con manico di ferro e un coltello con manico di legno
 
Dopo avere ispezionato tutte le tende dell’accampamento sono stati trovati:
- una spada di grandi dimensioni
- una spada di piccole dimensioni
- un’ascia
- un grande coltello
- quattro coltelli
- torce a forma di missile (?)
- due bandiere del fronte polisario
- uno striscione bianco con parole di solidarietà da parte della tribù Ait Bin Imrhan Sidi Ifni
- una targa con scritto “direzione generale per la sicurezza” (guardia del quartiere Kitla)
- un’altra targa con scritto “direzione generale per la sicurezza dell’accampamento” ( capoguardia della frontiera)
- cartellini con scritto “io manifesto”
- una spada con l’impugnatura di ferro e un coltello con impugnatura di ferro

Secondo le dichiarazioni delle persone catturate quel giorno:
Nama Sfari, ascoltato alle ore 15.00 dell’8-11-10, ha dichiarato di aver progettato e organizzato l’accampamento, compresa l’evacuazione di alcune famiglie da Laayoune e la loro sistemazione nell’accampamento. Il quale ultimo sarebbe stato organizzato per manifestare il disagio sociale e anche per creare una situazione di instabilità nella zona, che è sempre stata tranquilla. Egli, con l’aiuto di Lefghir Mohamed  Lefghir, avrebbe costruito l’accampamento di Gdeim Izik dopo due tentativi precedenti falliti.
 

Deposizione di Nama Sfari
Ha dichiarato che le rivendicazioni sociali fatte dalle persone manifestanti erano state accolte. Inoltre ha dichiarato di aver ricevuto una enorme somme di danaro dall’estero che sarebbe stato destinato a progetti di aiuto sociale nella regione. Invece esso è stato utilizzato per organizzare l’accampamento e finanziare le persone che lo hanno aiutato in questo lavoro di destabilizzazione della sicurezza nazionale, per terrorizzare le famiglie che avrebbero voluto rientrare a Laayoune. Questi fatti avrebbero dovuto dare all’opinione pubblica e a quella internazionale un’idea diversa di quella che si vive nella regione di Saghia Il Hamra (Layoune) che invece è una situazione di sicurezza e benessere. Per quanto riguarda le armi bianche che sono state trovate a sua disposizione, egli ha dichiarato di averle portate per distribuirle al personale di sicurezza dell’accampamento da utilizzare come strumenti di paura, intimidazione e di terrore nei confronti dei sequestrati che avrebbero voluto lasciare l’accampamento e tornare a Layoune; questo è quello che è stato notato quando la polizia è arrivata. L’imputato ha aggiunto anche di aver incaricato Mohamed Bourrial e Zaoui Lehsan, Dafi Daich e Toubali ed altri di aprire una trattativa con le autorità locali al solo scopo di guadagnare tempo, perché sapeva bene che le forze dell’ordine sarebbero intervenute per porre fine al sequestro di persone. Egli voleva lo scontro, la destabilizzazione della regione e fare propaganda.
Quanto alle persone che eseguivano i suoi ordini, ha dichiarato che erano Brahim Ismaili, Lfkir Mohamed Mbarek, Laarousi Abdeljalil, Ahmed Sbai e Hassan Dah, che hanno ricevuto l’ordine di attaccare le forze dell’ordine, di ucciderle e di distruggere il loro equipaggiamento con bottiglie Molotov e bombole di gas.
Ha infine dichiarato di non avere rimorsi e di essere pronto a ricominciare per raggiungere i propri obiettivi.


Deposizione di Banga Chaikh
Le dichiarazioni di Banga Cheikh alla Polizia Giudiziaria sono che, dopo che si era diffusa la notizia della realizzazione del campo, egli vi si è recato e qui ha fatto conoscenza con Bourial Mohamed. Si è reso conto che tutti avevano paura di Bourial, nel suo rulo di amministratore del campo insieme a Asfari Enaama, Zaoui Lehsen, Dafi Daich, Laarousi Abdeljalil (alias Lmgahimad), Toubali Abdellah, Lkhfaouni Abdelalh. Banga ha aggiunto di essere stato incaricato da Bourial Mohamed e Zaoui Lehsen di essere a capo di un gruppo di 17 persone che svolgessero funzioni di sorveglianza nei confronti degli accampati, e che lo stesso prendeva ordini da Bourial Mohamed per intimidire e reprimere chiunque, tra i residenti nel campo, intendesse disobbedire.
Egli ha precisato che, nella notte precedente l’8.11.2010, vale a dire la notte dell’intervento delle forze dell’ordine, Bourial Mohamed e Zaoui Lehsen hanno dichiarato lo stato d’allarme del campo e dato disposizioni ai loro dipendenti nel campo perché opponessero resistenza agli agenti delle forze dell’ordine, li uccidessero e distruggessero i loro equipaggiamenti. Ha aggiunto che il giorno dell’intervento lui e gli uomini del suo gruppo erano armati di coltelli, di machete, bottiglie di benzina e strumenti di comunicazione a distanza. Dopo avere ricevuto le istruzioni di Bourial Mohamed di attaccare gli agenti, essi hanno obbedito. Ha dichiarato che quel giorno aveva preso un grande coltello. Quanto a Laarousi Abdeljalil, egli dirigeva il campo e Naama Asfari era incaricato di distribuire il denaro.
 
Deposizione di Mohamed Bourial
Le dichiarazioni di Bourial alla Polizia Giudiziaria sono che, sulla base di un accordo preventivo tra lui e Asfari Ennama, quest’ultimo lo ha incaricato della gestione interna del campo ed anche di presiedere il comitato di dialogo con le autorità locali, composto da Zaoui Lehsen, Dafi Daich, Laarousi Abdeljalil e Toubali Abdella. Compito di questo comitato era di ingannare le famiglie che risiedevano nell’accampamento affinché esse tentassero di realizzare delle rivendicazioni sociali. Ha aggiunto che Asfari Enaama perseguiva l’obiettivo di mettere in pericolo la sicurezza del paese, al servizio di interessi stranieri e che il suo ruolo nel campo era di mobilitare i giovani emarginati, dando loro del denaro. Ha ancora aggiunto che, prima dell’intervento delle forze dell’ordine per smantellare il campo e liberare i sequestrati, Asfari Enaama aveva dato istruzione che fosse usata la violenza estrema contro gli elementi delle forze dell’ordine e di ucciderne il più possibile.  


Deposizione di Bani Mohamed
Ha dichiarato di essere stato tra i primi a recarsi al campo con sua madre e i tre fratelli. Venne incaricato della sicurezza in ragione della sua esperienza e preparazione militare nei campi di Tindouf. Venne informato degli obiettivi da Mohamed Bourial e posto sotto il comando di Cheik Banga. Il suo compito era di pattugliare il campo di notte e rapportare a Banga che a sua volta ne faceva rapporto a Bourial su tutto quanto accadeva, soprattutto il trasferimento delle persone che se ne volevano andare.
Il coordinamento tra i gruppi avveniva per talkie-walkie. Ha dichiarato di avere ricevuto ordini da Bourial al momento dell’intervento della forza pubblica per la mobilitazione generale, la distribuzione di armi bianche e l’invito a organizzare una forza di resistenza di fronte alla forza pubblica. Ordinò loro di intervenire con le armi per fare vittime tra gli elementi della forza pubblica, attaccando le loro vetture.
Il mattino Bani Mohamed ha dichiarato che lui e i suoi uomini minacciarono di morte gli abitanti che volevano abbandonare il campo. Attaccarono poi la forza pubblica, ferirono diversi uomini con una spada e investirono molti altri con la sua auto, credendo anche di averne ucciso uno. Un incidente meccanico la costrinse a fermarsi. Ha dichiarato che il suo superiore era Mohamed Bourial e che Naama Asfari era incaricato della gestione economica del campo.

Il giorno 8.11.2010 la direzione del Centro giudiziario e la Gendarmeria reale di El Ayoyn hanno verbalizzato le dichiarazioni du menzionate e quelle di Layoubi Mohamed e di Ittaqui Elmashdufi, inserendole nel fascicolo V329.
 

Deposizione di El Ayoubi Mohamed
Ha dichiarato di avere piantato la sua tenda una settimana prima della edificazione del campo. Ha aggiunto che, con l’aiuto di Cheik Banga che era il suo superiore, riceveva del denaro per creare disordine e insicurezza tra gli abitanti. Ha sottolineato che, nonostante le rivendicazioni fossero state accolte, egli era sollecitato dai responsabili a chiedere sempre di più e a seminare l’anarchia.
Il giorno 8 novembre, alle 7 del mattino, la forza pubblica diede l’ordine con gli altoparlanti di evacuare l’accampamento, egli affrontò la forza pubblica con armi bianche e lanci di pietre.
Con i 4x4 hanno provocato la morte di diversi agenti della forza pubblica.
Ma venne arrestato e condotto alla gendarmeria.


Deposizione di Machdoufi Ettaki
Ha dichiarato di essersi recato anche lui al campo e di esservi rimasto una settimana circa. Con l’aiuto di Cheick Banga, ha ricevuto del danaro per provocare disordini e impedire alla gente di abbandonare il campo, nonostante le loro rivendicazioni fossero state accolte, e chiedere l’impossibile. Il giorno 8.11.2010, dopo che la forza pubblica aveva intimato lo sgombero del campo, egli ha attaccato con armi bianche e lanci di pietre la forza pubblica, facendo diverse vittime e molti danni materiali.  Ha detto di avere aggredito con armi bianche un agente della forza pubblica e di aver dato alle fiamme diverse vetture.


Deposizione di Laaroussi Abdeljalil
Il 13.11.2010 la polizia informava il Centro giudiziario della Gendarmeria di El Aioun dell’arresti di questi per la partecipazione ai fatti. Veniva llora trasferito al commissariato di El Aioun. La sua deposizione è inserita nel dossier n. 341 depositato nell’ufficio della polizia municipale.
Ha dichiarato di aver partecipato al campo fin dall’inizio e di aver ricevuto informazioni da Zani Lahsan e Mohamed Imbarak Alfaquir, Bubeit Mohammed Junna. Tutti sapevano che Naama Asfari era al vertice della piramide e possedeva i mezzi per soddisfare i loro bisogni. L’obiettivo era di condurre più gente possibile nel campo, di sorvegliarli attraverso un sistema di sicurezza molto rigido e di fare pressione sulle autorità per ottenere l’accoglimento delle loro rivendicazioni. Egli è stato scelto come capo della sicurezza in ragione delle sue eccezionali qualità fisiche ed aveva costituito le due seguenti unità: l’unità delle guardie di frontiera, che aveva come responsabile Abdalla Lifouni, e l’unità di pattugliamento speciale che aveva come capo El Bachir Buhengizza. Ha dichiarato altresì di essere stato agli ordini di Naama Asfari. La sua unità era composta da Zalu El Hassan, Mohamed Bourial, Daffi Deish, Abdala Toubali, Abdalla Lifauni, El Bachir Butengizza. Ha ricordato di avere ordinato a questi di essere assai rigorosi con gli abitanti del campo e che questi ultimi dovevano obbedire a Ennaama Asfari. Per raggiungere i propri obiettivi, egli ha distribuito armi bianche e coltelli.
Il giorno prima dell’intervento della polizia, Asfari e Bourial lo incitarono a difendere il campo e resistere alle forze dell’ordine. La mattina egli organizzò una catena umana per difendere l’accampamento appena sopraggiunsero le forze dell’ordine e Bourial diede l’ordine di attaccarle. Ha dichiarato di avere aggredito e ucciso un agente delle forze dell’ordine e di averne ferito diversi altri con la sua auto. Mentre stava per essere arrestato, abbandonò la sua auto e si diresse verso El Aioun. Mostratagli la foto dove si vede qualcuno aggredire un gendarme morente, ha identificato l’aggressore per El Bachir Buhenguizza, capo della pattuglia per la sicurezza speciale del campo.
Questa deposizione è conforme a quella già rilasciata da Abdeljalil Laaroussi alla polizia giudiziaria di El Aioun in data 8.11.2010
 

Deposizione di Abdulahi Lakfawmi, del 14.11.2010 rese alla Gendarmeria, Centro Giudiziario, rapporto n. 343
Questi ha dichiarato di avere ricevuto 500 dollari da Omar Bulsan perché aiutasse Naama Asfari a perseguire i suoi obiettivi, conducendo il maggior numero possibile di famiglie nel campo. Insieme a molte altre persone, tra cui Alfaquir Brahim Alismahili, Ahmed Suhbahi e Hassan Dah, girarono per le città del Sahara per convincere le famiglie a recarsi nel campo per ottenere dei benefici di carattere sociale. Furono poi costituite cellule e comitati di gestione per tenere sotto controllo il campo. Abdeljalil venne nominato direttore della sicurezza. E’ stato lui a sollecitarlo a lavorare ai suoi ordini nel settore della sicurezza. Ha dichiarato che, quando le autorità hanno risposto positivamente alle rivendicazioni, Naama Asfari, Mihamed Imbarek e Brahim Elismahili si intromisero consigliando il comitato di dialogo e il suo capo, Mohamed Bourial, di far fallire ogni tentativo di soluzione. Ha dichiarato di aver ricevuto l’ordine inderogabile di ricorrere alla violenza contro le forze dell’ordine, nel caso avessero tentato di liberare le persone sequestrate nel campo.
Il giorno 8.11.2010 verso le 6,30, furono raggiunti dalle intimazioni pacifiche di evacuazione del campo che indicavano la messa a disposizione di autobus per ricondurre la gente a El Ayoun. Insieme a Abdeljalil Lahuissi, diedero l’ordine dello scontro fino all’uccisione. Ha anche detto di avere impedito al sindaco di El Ayoun di entrare nel campo e di essere uno di quelli che impedivano alla gente di andarsene. Trattenne anche e interrogò per due ore un giornalista tunisino di Jeune Afrique, scattò delle foto di distruzione realizzate dalla forze dell’ordine grazie ad un apparecchio fotografico fornitogli da Omar Bulsan e postò queste foto sul web.
Ha aggiunto che gli uomini di cui Naama Asfari si fidava erano: Mohamed Bourial, Daffi Deish, Abdallah Toubali, Dah El Hassan. La sua deposizione coincide con quella fatta alla Polizia Giudiziaria di El Ayoun lo stesso giorno del suo arresto.
 

Deposizione di Sidi Abderahamane Zayou
Arrestato all’aeroporto Hassan I di El Ayoun dalla polizia giudiziaria, mentre tentava di lasciare il territorio nazionale, il 21.11.2010 e trasferito al Centro Giudiziario della Gendarmeria. Rapporto n. 355 del 21.11.2010.
Deve osservarsi che egli è stato il consigliere giuridico di Naama Asfari e in contatto con sostenitori esteri, tra cui Omar Boulsan che è il capo e risiede alle isole Canarie.
Essi organizzarono l’accampamento a El Ayoun per il trasferimento e l’istallazione delle famiglie per fare delle rivendicazioni, con l’obiettivo di creare il disordine e provocare l’anarchia, perturbare l’odine che regnava nella regione. Per far ciò si servirono di un gruppo eterogeneo di persone alcune delle quali disoccupate e altre con precedenti penali.
Dopo avere consultato Asfari Naama, quest’ultimo noleggiò delle auto per il trasferimento clandestino al quale presero parte, tra gli altri, Naama Asfari Abdel Lijfaunni e Hassan Dah. Questi ultimi si recarono a Boujada, Dakhla, Smara e Assa per convincere il maggior numero di famiglie di raggiungere l’accampamento facendo loro credere che si trattava di fare pressione sulle autorità locali per ottenere dei benefici sociali come case e posti di lavoro. La realizzazione del campo cominciò adottando le misure di precauzione e prevenzione necessarie.
Dopo che le autorità ebbero discusso col comitato di dialogo del campo per trovare una soluzione seria, Naama Asfari e Brunal Muhammed fecero di tutto per far fallire queste trattative, per guadagnare tempo e raggiungere i loro veri obiettivi anche se ciò avesse richiesto 5 anni.
Ha detto di essere venuto nell’accampamento e di avervi regolarmente dormito, in particolare la notte prima dell’intervento.
Verso le 6,30 del mattino del giorno 8.11.2010, dopo avere inteso l’ordine di evacuazione delle forze dell’ordine pubblico, Naama Asfari diede l’ordine stretto a tutti i gruppi di attaccare e resistere alle forze dell’ordine fino a ucciderne il maggior numero possibile; sia con le armi bianche, sia con le auto. Ha anche detto che l’idea di impedire al sindaco di entrare nel campo era stata sua e di Naama Asfari. Ha aggiunto di aver lavorato come consigliere di Naama Asfari e di aver cooperato nel sequestro di coloro che volevano andarsene durante l’intervento delle forze dell’ordine. Quando queste ultime intervennero, lui e Naama Asfari fecero pressione su tutti i responsabili dei gruppi e con tutti i mezzi perché si facesse resistenza.
Ha detto infine di essere stato contento di apprendere che vi erano state vittime e danni materiali tra le forze dell’ordine, e di aver deciso di lasciare il Marocco dall’aeroporto Hassan I verso Las Palmas per aspettare che tornasse la calma avendo paura di essere arrestato dopo quanto era successo.


Deposizione di Mohamed Lamin Haddi
Arrestato intorno alle ore 22,30 del 20.11.2010 da una pattuglia notturna della polizia municipale di El Ayoun. Era ricercato dalla Gendarmeria per la sua partecipazione a Gdem Izik e trasferito al Centro Giudiziario della Gendarmeria di El Ayoun. Rapporto n. 353.
Nel corso della perquisizione gli sono stati trovati due telefoni mobili che sono stati sequestrati.
Nel corso della sua dichiarazione, ha riferito che il progetto di trasferire i Saharawi che vivono nella città di El Ayoun  ad un accampamento vicino è stato ideato da un gruppo a cui capo c’erano Naama Asfari e Mohammed Bourial; che il loro obiettivo era di creare il disordine, l’anarchia e l’insicurezza nelle zone dove vivono i Saharawi e di estendere questa situazione in tutto lo Stato. Mohammed Lemin Hedi fu, secondo lui, uno dei primi con cui Naama Asfari entrò in contatto e dice che gli illustrò i dettagli del piano spiegandogli che quanta più gente si fosse trasferita, tanto più potere di pressione avrebbero avuto nei confronti delle autorità in quanto, da un lato, ciò avrebbe facilitato il progetto di creare l’anarchia e, dall’altro, avrebbero potuto utilizzare le rivendicazioni sociali come copertura.
Dopo aver condotto un numero considerevole di persone nell’accampamento e dopo che Naama Asfari, Muhammed Bourial e Zani Abdenahman, che erano i tre veri promotori dell’accampamento, si sono associati con altri, tra cui Abdalla Lijfaunni, Abdeljalil Lahrussi, Alfaquir Muhammed Imbark, Brahim Alismahili, Zani Hassana, Abdalla Taubbali, Ahmed Assubahi e Bah Abdalla, essi proposero di formare delle pattuglie di sicurezza per il rigoroso mantenimento dell’ordine in un sistema piramidale capeggiato da Naama Asfari, Muhammed Bourial e Zani Sidi Abderrahman. Proposero anche di dividere l’accampamento di diversi settori per facilitarne il controllo e scelsero Abdeljalil Larussi come capo-pattuglia agli ordini di Asfari Naama  cosi come gli altri predetti. Il loro obiettivo era di assicurare il controllo totale sull’accampamento e i suoi abitanti e di coinvolgerli nel loro obiettivo di creare l’anarchia.
Dopo il tentativo delle autorità locali di evacuare l’accampamento in maniera pacifica e di dare una risposta alle rivendicazioni dei cittadini accogliendone qualcuna, cosa che spinse alcuni a decidere di tornarsene a casa, Naama Asfari e gli altri, su consiglio di Abderahman Zani, diedero l’allarme massimo e ordinarono di impedire ai cittadini di abbandonare il campo e, inoltre, di terrorizzarli e di minacciarli di farli prigionieri se necessario. Nel frattempo Naama Asfari incaricò Muhammed Lemin Heddi di spiare i movimenti della forza pubblica. Quest’ultimo già faceva rapporti quotidiani; sulla scorta di tali rapporti, Naama Asfari, Zani Abderraman, Muhammed Bourial e Abdeljalil Larussi elaborarono un poano di difesa in caso di intervento della forza pubblica.
Affinché Muhammed Lemin Heddi potesse adempiere alla sua missione nel miglior modo possibile ed eseguire gli ordini di Naama Asfari, fece ricorso anche ad un apparecchio fotografico donatogli dal predetto Naama, impegnandosi a spiare le forze dell’ordine. Tutte le foto erano direttamente inviate a Naama Asfari, che a sua volta le trasmetteva all’estero, e lui stesse ne faceva delle copie per il Web.
Quando Muhammed Lemin Heddi si accorse di movimenti anomali delle forze pubbliche, avvisò Naama Asfari e i suoi consiglieri e anche Abdeljalil Lahrussi, e venne dato l’allarme a tutto l’accampamento. La stessa notte Muhammed Lemin Heddi consegnò a tutte le guardie (dell’accampamento) delle bottiglie Molotov, alla cui preparazione aveva partecipato anche lui. All’alba, quando lo scontro era imminente, Muhammed Lemin Heddi dichiarò di volervi partecipare al fianco di Naama Asfari, ma quest’ultimo gli ordinò di trattenersi nelle linee di difesa del campo; egli non obbedì e monto su un’auto con degli sconosciuti. Quando si avvicinarono alla forza pubblica, disse all’autista di fronteggiarla, ma quest’ultimo accelerò violentemente. Ne investì alcuni fratturando loro le membra sotto le ruote; Muhammed Lemin Heddi era tra gli i passeggeri dell’auto. Poi si diressero verso El Ayoun, ed incendiò un autobus di proprietà dell’ufficio Sheriff del fosfato.


Deposizione di Abdallahi Toubali
Ricercato, si è consegnato al Centro Giudiziario della Gendarmeria di El Ayoun il 2.12.2010 intorno alle ore 20. Rapporto n. 376 – Stessa data – stessa fonte.
Si osserva che fu uno degli istigatori del campo di Gdeim Izik insieme a Naama Asfari e Muhammed Imbark Alfaquir.
Secondo la dichiarazione di Abdallah, dopo tre mesi di incontri per la sua preparazione, essi decisero il 24.9.2010 di recarsi al campo che si era formato a Bucràh, a 22 km da El Ayoune. Montarono tra 150 e 170 “jaimas” (tende), ma l’intervento delle autorità li indusse a rinunciare e attendere l’elaborazione di un piano meglio preparato.
Quando la situazione lo ha reso possibile, a Gdeim Izik il 10.10.2010, arrivarono con un gruppo di famiglie, in seguito a incontri fatti col cervello organizzatore Naama Asfari, che ne diede la gestione a diversi comitati, tra cui quelli della sicurezza e del dialogo.
La notte del 7.11.2010, quando si recò ferito a El Ayoun, accompagnato da Elhassan Zani e Limhid Ahmed, andò al pronto soccorso, poi tornò all’accampamento.  Qui seppe che stava per succedere qualcosa. Decise comunque di passarvi la notte. Quando la forza pubblica intimò pacificamente con altoparlante, verso le 6.30 del mattino, l’evacuazione del campo, le pattuglie ricevettero l’ordine di Naama Asfari di affrontare la forza pubblica e di resistere fino alla morte. Obbedienti, le pattuglie fecero ricorso ad armi bianche e ad auto per provocare il maggior numero possibile di vittime tra le forze dell’ordine.
Approfittando dell’occasione, dice di aver lanciato pietre e partecipato all’incendio di un autobus dell’ufficio Sheriff del fosfato. Ha anche spiegato di essere stato membro del comitato di dialogo sul quale gli agitatori fecero conto per raggiungere i loro obiettivi.


Deposizione di El Houssin Ezzaoui
Il 3.12.2010, verso le 10 del mattino, in virtù di un mandato dio arresto, è stato consegnato da elementi della sicurezza di El Ayoun al Centro Giudiziario della Gendarmeria della città. Rapporto n. 376.
Ha detto di essere stato membro del comitato di dialogo e di avere agito agli ordini di Muhammed Bourial. Ha riferito che durante l’intervento della forza pubblica per rompere il blocco del campo, Asfari Naama incitò a resistere, per infliggere tanto perdite umane che logistiche. Ha assicurato che, nel corso delle precedenti riunioni, aveva sempre insistito che fosse trattenuto il maggior numero possibile di persone per farne degli scudi umani, soprattutto donne e bambini. Insieme al comitato aveva pianificato che i membri della sicurezza dovessero essere forniti di armi bianche  per terrorizzare i cittadini e prepararsi al giorno in cui la forza pubblica sarebbe intervenuta.
Ha aggiunto che per indurre gli elementi della sicurezza a resistere alla forza pubblica, consegnò in contanti la somma di 30.000 dirham ad bdalla Ljifaunni e Siki Lahrussi perché fosse distribuita ai membri della sicurezza perché adempiessero al meglio ai loro doveri, Ha detto anche di aver ricevuto dette somme da Naama Asfari.


Deposizione di Deish  Eddaf
Colpito da mandato di cattura – Arrestato il 4.12.2010 intorno alle ore 11.00 del mattino da elementi della Sécurité Municipale di El Ayoun. Consegnato al Centro Giudiziario della stessa città. Rapporto n. 379 – Stessa fonte.
12 Ha affermato di essere stato uno dei principali fondatori del campo Gdeim Izik, il cui obiettivo era di rivendicare dei diritti sociali e protestare contro le cattive condizioni dei cittadini saharawi poveri. A proposito della realizzazione di una rigida struttura di sicurezza nel campo, vi parteciparono Naama Asfari, che era in cima alla struttura piramidale che organizzava il campo, Zani Elhasan, Bourial Muhammed, Ismahili Ibrahim, Abdeljalil Lahrussi, Lijfaunni Abdalla, Assubahi Ahmed e Elbachir Butangizza.
Abdeljailil Lahrussi e Abdalla Lijfaunni selezionarono componenti e capi delle pattuglie di sicurezza.
La notte precedente all’intervento della forza pubblica, fu deciso collettivamente di dichiarare l’allarme massimo e Elhasan Zani insistette sulla necessità di resistere in modo brutale, con tutti i mezzi possibili, per evitare lo smantellamento del campo.
La mattina dell’8.11.2010, dopo avere inteso l’ordine di evacuazione, Elhassan Zani indossò un passamontagna per nascondere il capo e il volto e quando furono prossimi alla fanteria della forza pubblica, diede ordine agli autisti delle auto di prepararsi all’attacco, effettivamente diversi soldati furono investiti dalle auto. Ha detto anche di aver colpito con un’arma bianca un elemento della forza pubblica fino a farlo cadere a terra.

Il 5.12.2010, arresto da parte della Sécurité Municiplae di Dah Assana, Jadda Elbachir e Muhammed Attahil, tutti colpiti da mandato di cattura. Consegnati al Centro Giudiziario della Gendarmeria di El Ayoun. Rapporto n. 381 – Stesse fonti.
 

Deposizione di Hassan Dah
Conosciuto come adepta di organizzazioni impegnate a provocare il caos nelle regioni del sud. E’ anche tra i promotori della realizzazione del campo di Gdem Izik, strumento di aggravamento della tensione.
Quando il campo è stato realizzato, e messa in campo la sua struttura di sicurezza, Abdeljailil Lahroussi e Abdalla Lijfaunni decisero la formazione di pattuglie e ne selezionarono i capi tra quelli che avevano dei precedenti penali. Ha aggiunto che lui, Jadda Albachir e Muhammed Tahil per ordine diretto di Abdeljailil Lahrussi, prepararono delle bottiglie molotov e le custodirono in una “jaima”.
La notte precedente all’intervento della forza pubblica, fu ordinato loro di mantenersi i allerta e di assicurarsi che le bottiglie molotov fossero pronte.
Il mattino dell’8.11.2010, dopo avere inteso l’ingiunzione di evacuare il campo, cominciò a lanciare bottiglie molotov contro gli agenti della forza pubblica. Quando le munizioni finirono, lui, Jadda Albachir, Muhammed Talila e Abdeljailil Lahrussi montarono su una 4x4. Poi Lahrussi, guidato da altri, si mise a schiacciare gli agenti della forza pubblica uno dopo l’altro. Dei morti sono stati rinvenuti sul luogo ove vi fu questo scontro.
Della deposizione di Jadda Elbachir si osserva che essa coincide in garn parte con quella di Hassana Dah. Quella di Muhammed Talil coincide totalmente con quelle di Hassana Dah e Jadda Albachir.


Deposizione di Ahmed Assubahri
Arrestato dalla Sécurité Municipale di El Ayoun il 9.12.2010, in esecuzione di mandato di cattura. Consegnato al Centro Giudiziario della Gnedarmeria – Rapporto n. 386.
Ha dichiarato di essere tra coloro che avevano precedenti penali; è membro dell’associazione per la protezione dei prigionieri e dell’associazione per i diritti umani delle vittime saharawi di aggressione fisica.
13 Per ciò che concerne Gdeim Izik, ha affermato di avervi preso parte e ha manifestato il desiderio di ricominiciare. Ha detto anche che il vero obiettivo del campo non era quello reso pubblico, ma esso era la base di un piano concepito nei minimi dettagli per attentare alla sicurezza dello stato e alla sua immagine all’estero. Dice di essere stata una delle figure chiave per la realizzazione del progetto.
 Ha detto che, una volta instaurato il campo e creato il caos in vista della vittoria, Naama Asfari li convocò insieme ad altri che oramai potevano togliersi la maschera e rivelare ciò che davvero vi era dietro Gdeim Izik.
N.Asfari ordinò di rafforzare la resistenza e di fare discorsi che dessero coraggio alle guardie. Ha aggiunto che N. Asfari lo incontrò unitamente a Hassan Alera per convincerlo che lo scontro con la forza pubblica era necessaria per il successo del suo piano di anarchia. Lo incitò a tendere una imboscata alla forza pubblica per ucciderne gli elementi e impossessarsi delle loro armi per poi usarle, dicendogli che questo era il modo migliore di far fallire i negoziati con le autorità locali. La notte che ha preceduto l’intervento, obbedebdo agli ordini di Namma Asfari, Assubahri, insieme a Hassana Aleia, formò una pattuglia di sorveglianza notturna in tutto il campo; fu allora che comunicò a tutti i sorveglianti l’ordine di Naama di mantenere lo stato di allerta.
La mattina dell’intervento, e dopo aver ricevuto l’ordine di N. Asfari di impossessarsi delle armi e delle munizioni degli agenti della forza pubblica, Hassana Aleia e lui riuscirono a catturarne uno e ad ucciderlo. Durante lo scontro, la forza pubblica operò per distruggere le “jaima” (tende), ma incontrò una resistenza fortissima da parte dei guardiani del campo, che ricorsero anche alle auto per investire i poliziotti uccidendone molti. Allora, con Hassana Aleia e altri, approfittarono dell’occasione per trascinare in disparte, in un luogo sotto il controllo dei suoi compagni, 3 agenti della forza pubblica. Li perquisirono e, vedendo che non portavano armi, decisero di ucciderne uno che era ancora in vita.


Deposizione di Lemhid Sidi Ahmed
Ricercato, è stato arrestato il 25.12.2010 da agenti della Sécurité Municipale di El Ayoun e consegnato al Centro Giudiziario della Gendarmeria della stessa città. Rapporto n. 413
Ha detto che, dopo essere rientrato dalla Spagna il 4.11.2010 sbarcando all’aeroporto Mohammed V di Casablanca, consegnò una grossa somma di denaro a Naama Asfari il 7.11.2010, destinata a pagare quelli che avessero appoggiato l’idea di una concentrazione che offrisse maggiore resistenza alla forza pubblica e ricorresse alla violenza.
Alle 6,30 del mattino del giorno 8.11.2010, durante l’intervento, egli distribuì ai guardiani del campo delle armi bianche, bottiglie Molotov, bombole di gas, ordinando loro di fare il massimo di danni materiali e umani possibile tra gli agenti della forza pubblica. Questa dichiarazione coincide con quella di Muhammed Bubeit che afferrò una sbarra di ferro per colpire al capo un agente della forza pubblica che cadde. Ha aggiunto che il fratello di Bubeit ha filmato la scena; ha aggiunto di non essere pentito e di essere pronto a ricominciare.

Il 18.11.2010 il Centro Giudiziario della Gendarmeria DI El Ayoun apprendeva che Alfaquir Muhammed Imubarik e Ibrahim Alismahili erano detenuto a El Ayoun e li interrogava – Rapporto n. 349


Deposizione di Mohamed Embarek Lefkir
14 Assicura di essere stato uno dei pilastri della realizzazione di Gdeim Izik, idea venuta dall’estero per instaurare il caos e l’insicurezza in questa regione che era calma.
Una volta sorto il campo, egli fu uno degli organizzatori della struttura di sicurezza nella quale piazzarono delle persone con precedenti penali a capo delle pattuglie di sicurezza. Diedero ordini rigorosi a questi capi di esercitare una forma di dominazione del campo, per mantenervi i cittadini sotto pressione e sotto il loro comando.
La notte precedente all’intervento della forza pubblica, diedero l’allarme ai guardiani, ordinando loro di difendere il campo, scontrarsi con la forza pubblica utilizzando l’arsenale di armi bianche che avevano in precedenza distribuito. Ha assicurato anche che l’obiettivo di armare i guardiani era per realizzare il più gran numero possibile di vittime tra gli esponenti della forza pubblica.
La mattina dell’intervento, nonostante avessero inteso l’ingiunzione ad evacuare il campo delle autorità, crearono diversi fronti per resistere, utilizzando coltelli, machete e bombolette di gas.
Alfaquir assicura di essere stato uno degli organizzatori dell’operazione di concentrazione nel campo e di avere utilizzato personalmente delle armi bianche contro la forza pubblica. Aggiunge che tra quelli che si servirono delle auto per realizzare danni tra la forza pubblica vi erano Abdeljailil Lahrussi e Abdalla Lijfaunni.
Infine assicura che la notte prima dell’intervento, egli stesso dette l’ordine ai guardiani di non lasciare allontanare nessuno dal campo. E all’ora dell’attacco, egli personalmente colpì con un coltello diversi membri della forza pubblica.
 

Deposizione di Brahim Ismahili
Dice di avere anche lui incontrato quelli che avevano precedenti e che era nel campo fin dall’inizio. Aggiunge che quando l’accampamento si è ingrandito, Naama Asfari li riunì per decidere di formare delle pattuglie con armi bianche, coltelli, bottiglie di sostanze infiammabili e bombole di gas butano, moltre che dei talkie-walkie. Distribuirono anche dei cartellini di riconoscimento ai mebri della sicurezza. Diedero loro l’ordine rigoroso di battersi fino alla morte.
 

Deposizione di Bubeit Muhammed Juna
Ricercato – Arrestato dalla polizia municipale di El Ayoun il 15.8.2011, poi trasferito al Centro Giudiziario della Gendarmeria della stessa città – Rapporto n. 262.
Dice di essere stato anche lui reclutato da Muhammed Bourial per formare il campo di Gdeim Izik. All’arrivo dei primi cittadini, una volta realizzate le principali strutture dell’accampamento, venne scelto dal comitato di organizzazione come responsabile della sicurezza. Tuttavia quando il campo si ingrandì questa responsabilità tornò nelle mani di Abdeljailil Lahrussi, del quale diventò consigliere.
Dopo il fallimento voluto dei negoziati con le autorità, si resero conto che la forza pubblica avrebbe potuto intervenire in qualsiasi momento, per questo decisero lo stato di allerta. Naama Asfari li incaricò di mantenere altro il morale tra i guardiani, in caso di intervento.
Quanto alla notte che ha preceduto l’intervento, la sua dichiarazione coincide esattamente con quella di Muhammed Alfaquir. Precisa che la mattina dell’intervento egli sostenne la sua idea di utilizzare le auto contro la forza pubblica per arrecare danni.
15 Montò su di un’auto, ordinò all’autista di avventarsi contro gli agenti, provocando effettivamente numerosi feriti. Aggiunge di essere sceso dall’auto, di essersi avvicinato a uno dei feriti e di averlo finito.

Occorre notare che la deposizione di Muhammed Juna Bubeit coincide in gran parte con quella precedentemente resa alla Polizia Giudiziaria della Surété Municipale di El Ayoun.


II/ FATTI NUOVI NELL’INCHIESTA
Nel corso della 1° deposizione davanti al sottoscritto, gli accusati Asfari Naama, Muhammed Bourial e Itaqui Elmashduffi hanno contestato gli addebiti.
Naama Asfari ha aggiunto che l’ufficiale di polizia giudiziaria che ha verbalizzato la sua deposizione, gli ha fatto firmare un verbale che pensa che effettivamente contenga le sue dichiarazioni.
Lo stesso i 2 accusati Banka Sheik e Muhammed Bourial hanno detto di avere deposto innanzi all’ufficiale di polizia giudiziaria senza alcun tipo di costrizione. Per altro Itaqui Elmashduffi ha affermato che la sua precedente deposizione era pura verità.
Tuttavia i deu accusati Muhammed Bani e Muhammed Alaiwi, nel corso della 1° udienza, si sono limitati a contestare gli addebiti senza null’altro aggiungere.
Ugualmente, nel corso della 1° udienza, l’accusato Abdeljailil Lahrussi, soprannominato “Lemkaimat”, ha contestato gli addebiti, aggiungendo che la Polizia Giudiziaria aveva verbalizzato le sue dichiarazioni e che lui le aveva firmate.
Nel corso della 1° udienza, Abdalla Lijfauni ha assicurato che l’8.11.2010, quando la forza pubblica ha smantellato Gdeim Izik, fu tra coloro che presero parte agli scontri contro coloro che facevano il loro dovere; che ha lanciato delle pietre senza sapere se abbia provocato delle ferite.
Nel corso della 1° udienza Butangizza Muhammed Elbachir si è limitato a contestare gli addebiti, così come anche Obaha Sidi Abdalla. Ma quest’ultimo ha affermato di aver deposto davanti alla Polizia Giudiziaria.
I 2 accusati Abderrahman Zani e Muhammed Lemin Heddi hanno contestato gli addebiti nel corsod ella prima parte del loro interrogatorio. Nello stesso tempo Muhammed Lemin Heddi ha dichiarato di essere stato interrogato da elementi della Gendarmeria e che lui aveva risposto di sua spontanea volontà.
Nel corso della prima udienza, gli accusati Abdalla Atoubali, Elhassana Zani e Adufi Deish hanno contestato gli addebiti, ma Abdalla Atoubali ha affermato di avere detto la verità all’ufficiale di polizia giudiziaria che lo aveva interrogato. Elhassana Zani ha aggiunto di essere stato interrogato dalla Gendarmeria e di avere reso la sua deposizione senza alcuna pressione e alcuna costrizione.
Tuttavia, dopo la ritrattazione degli accusati Hassana Dah, Muhammed Ittahalil e Ahmed Isubani nel corso della 1° udienza, Hassana Dah e Muhammed Ittahalil hanno aggiunto di avere reso l’interrogatorio alla Gendarmeria, senza alcuna costrizione, il secondo, e di sua spontanea volontà, il primo. L’accusato Ahmed Isabahi ha anche aggiunto di essere stato interrogato dalla Gendarmeria, di aver reso la sua deposizione e di averne firmato il verbale.
L’accusato Muhammed Alfaquir Mubarik, nel corso dell’interrogatorio, dopo avere inizialmente contestato gli addebiti, ha però dichiarato di essere stato interrogato dalla Gendarmeria nel corso della detenzione e di aver reso la sua deposizione senza alcuna pressione o coercizione, poi firmato il relativo verbale redatto dinanzi a lui. Ha aggiunto di essere stato a Gdeim Izik ma di avere abbandonato il campo il mattino dell’8.11.2010 verso le 7.30.

16 Nel corso della prima udienza, Ibrahim Alismahili e Muhammed Juna Bubeit hanno contestato gli addebiti. Ma Ibrahim Alismahili ha aggiunto, alla presenza del difensore, che egli è stato arrestato il 9.11.2010, presentato dinanzi al Tribunale locale dove venne convalidato il suo arresto e  venne trasferito alla prigione di El Ayoun. Alcuni gendarmi si recarono ad interrogarlo ed egli ha firmato il relativo verbale senza prendere conoscenza del suo contenuto.
Nonostante ciò, nel corso di un interrogatorio dettagliato, i predetti accusati hanno tutti insistito nel contestare gli addebiti, ma allo stesso tempo hanno confermato il contenuto delle loro prime deposizioni.
 

III/ CONCLUSIONI
Emerge chiaramente dal contenuto delle dichiarazioni degli accusati che Naama Asfari ha confermato la maggior parte delle sue dichiarazioni, ammettendo di aver consegnato armi bianche, bottiglie molotov ecc alle guardie selezionate da Abdeljailil Lahrussi e ad altre persone che vantavano precedenti penali; diede loro degli ordini formali di intervenire con forza e violenza contro gli agenti della forza pubblica per fare quante più vittime possibile.
Nel corso della prima udienza il predetto accusato ha contestato gli addebiti, ma ha confermato di essere stato interrogato dalla Polizia Giudiziaria sui fatti e di aver firmato il relativo verbale.
Emerge dalla deposizione di Banka Sheik, nel corso dell’interrogatorio reso alla PG, che egli era il capo di un gruppo di 17 persone il cui compito era di raccogliere informazioni su quanto avveniva nel campo e di eseguire gli ordini di Bourial; tali ordini riguardavano l’impedire che la gente del campo se ne andasse. Afferma di aver resistito con la violenza alla forza pubblica, servendosi di un coltello. Dichiara anche che la sicurezza del campo era affidata alla responsabilità di Abdeljailil Lahrussi.
Il predetto accusato, benché abbia in un primo mento ritrattato, ha tuttavia assicurato che la deposizione resa alla PG non è stata frutto né di pressioni né di costrizioni.
Dalle dichiarazioni rese da Muhammed Bourial nel corso del suo interrogatorio, si evince che il vero obiettivo di Gdeim Izik era di sprofondare la regione del sud nell’instabilità, estendere il caos, colpire la sicurezza della zona per darne una falsa immagine. Egli ha affermato di essere stato uno degli istigatori della realizzazione dell’accampamento, formando diversi comitati, tra cui quello di dialogo con le autorità, del quale era presidente. Ha reclutato anche un gruppo di persone con precedenti penali per terrorizzare quelli che avrebbero voluto abbandonare il campo e per scontrarsi con la forza pubblica. Durante l’intervento della forza pubblica, egli diede l’ordine di fare il massimo possibile di danni.
 Nel corso della prima udienza, benché abbia contestato gli addebiti, ha ammesso tuttavia di aver reso una dichiarazione preliminare senza alcuna costrizione.
Dalle dichiarazioni rese da Muhammed Alaiwi alla PG emerge che lo stesso venne reclutato da Banka Sheik per unirsi al gruppo incaricato di seminare il caos nella regione attentando alla sicurezza. Dice di avere opposto una forte resistenza all’intervento della forza pubblica, di averla attaccata con lanci di pietre, usato armi bianche ed auto per provocare danni umani e materiali. Afferma di avere investito un agente della forza pubblica con un’auto.
Muhammed Alaiwi, durante la prima udienza, si è limitato a contestare gli addebiti, senza denunciare di aver subito alcuna pressione o maltrattamento durante l’interrogatorio.

17 Emerge dalla deposizione di Ittaqui Elmashduffi alla PG che egli ha colpito un agente della forza pubblica con un grande coltello.
Nel corso della prima udienza egli ha negato l’addebito e anche affermato che il contenuto della sua deposizione alla PG era pura verità.
Emerge dalla deposizione di Muhammed Bani alla PG che egli ha investito un agente della forza pubblica con un’auto, istigato da Muhammed Bourial.
Il predetto accusato ha contestato l’addebito nel corso della prima udienza ma allo stesso tempo ha negato di aver subito pressioni durante l’interrogatorio.
Si deduce dalla dichiarazione di Sidi Abdeljilil Lahrussi alla PG che egli era responsabile della sicurezza del campo, che ha anche ferito un agente della forza pubblica con la sua auto, che ha assistito all’uccisione di un gendarme con un coltello da parte di Elbachir Boutanguizza.
Benché abbia negato nel corso del 1° interrogatorio, ha però confermato di averlo dichiarato alla PG e che la sua deposizione è stata verbalizzata e firmata.
Si deduce dalla deposizione di Abdalla Ljifauni verbalizzata dalla PG che egli ha agito in esecuzione di un piano precedente nell’investire con un’auto un agente della forza pubblica. Afferma altresì di aver sequestrato un gruppo di persone tra cui un giornalista di Jeune Afrique.
Nel corso della prima udienza, il 2.11.2010, quando la forza pubblica è avanzata per evacuare Gdeim Izik, fu uno di coloro che la affrontarono nel corso delle loro funzioni, affermando di avere lanciato delle pietre contro di essa senza sapere se essa abbiano colpito qualcuno. Ha aggiunto che un agente della PG ha verbalizzato la sua deposizione e che egli ha firmato il verbale….

Le pagine seguenti riproducono le varie deposizioni fino al paragrafo 20 con la deposizione finale di Ibrahim Alishmahili che si trova a pag. 20 del testo originale.
Il testo (ultimo paragrafo a pag. 20) conclude:

Benché gli accusati abbiano contestato gli addebiti durante l’interrogatorio particolareggiato, tali ritrattazioni non si fondano su dati reali perché esse sono contraddette dalle loro stesse deposizioni rese alla PG e inidonee a smentire queste ultime giacché  la maggior parte degli accusati afferma di averle rese senza alcun tipo di costrizione, in particolare: (segue la lista dei nomi) Muhammed Ittahil
E’ sufficientemente provato che gli accusati precedentemente citati si erano accordati per sequestrate dei cittadini come mezzo di pressione sulle autorità locali, che avevo convenuto di aggredire, picchiandoli, ferendoli e perfino uccidendoli, gli agenti della forza pubblica nel caso essa fosse intervenuta per forzare il blocco realizzato dagli accusati.
Tali fatti configurano il crimine di associazione per delinquere armata ex artt. 293 e 294 del codice penale.
E’ sufficientemente privato che i predetti accusati, al momento dell’intervento della forza pubblica per liberare il campo, in cui si trovavano soprattutto vecchi, donne e bambini, agirono agli ordini di Naama Asfari e del suo gruppo. Hanno opposto una resistenza brutale alla forza pubblica ricorrendo all’uso di armi bianche…
Ciò facendo, … la partecipazione degli accusati realizza il delitto ex artt. 267 (parag. 500), 129 e 130 del Codice Penale.

21 Gli accusati Muhammed Elbachir Butanguizza e Sidi Abdalla Obaha, oltre ad aver commesso i delitti di costituzione di associazione per delinquere e di resistenza alla forza pubblica nell’esercizio delle sue funzioni con conseguenti omicidi, hanno commesso anche atti di profanazione di cadavere, ex art. 271 del Codice penale.
Gli accusati si sono resi altresì responsabili di altri delitti che non sono di competenza della giurisdizione militare, in ordine ai quali deve applicarsi l’art. 7 del codice militare in caso di disastro.
Sulla base delle informazioni raccolte e più su citate, sussiste un quadro probatorio sufficiente in ordine alla commissione di tutti i delitti contestati. Risultano rispettati i termini procedurali.
 
Attese le dichiarazioni degli accusati….
Attese le prove materiali….
Attese le decisioni di fine inchiesta del 2.11.2010
Letta la richiesta del Procuratore del Re presso il Tribunale, compresa l’ultima del 2.11.2010 di tradurre gli accusati innanzi la Corte Marziale permanente delle Forze Armate, perché vengano giudicati per i delitti loro contestati
Sulla scorta dei certificati di decesso delle vittime del campo di Gdeim Izik, i cui originali sono allegati al presente fascicolo
Sulla scorta sulla perizia autoptica realizzata sul defunto Aljatib Bint Ihalib – n. 01/967 – Caporale della 6° pattuglia di fanteria.
Visto il capitolo n. 76 della legge militare

Concludiamo
Trasferimento del dossier dei 24 accusati, la cui identità è già stata menzionata, al Tribunale Militare…, perché vi siano giudicati per i crimini di costituzione di una associazione per delinquere, uso della violenza contro agenti della forza pubblica nell’esercizio delle loro funzioni, fatti che hanno provocato la morte, per quanto riguarda gli accusati n. 4, 5, 6, ,7, 8, 9, 10, 19, 20, 21, 22 e 23; e per quanto riguarda gli accusati n. 1, 2, 3, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 21, 22, 23 e 24; per ciò che concerne la profanazione di un cadavere per gli accusati n.9 e 10 – tutto ciò in relazione agli articoli 293, 294 e 267 (paragr. 500) e 129, 130 e 161 del codice penale, in applicazione dell’art. 7 del codice militare.

Firme

La difesa è stata informata della decisione

Depositato a Rabat il giovedì 6 “Deligda” 1432 (anno lunare mussulmano) che corrisponde al 3 novembre 2011
Il giudice istruttore, colonnello Mohammed Elbagal




- Art. 293 codice penale – Ogni associazione o accordo, qualsiasi sia la sua durata e il numero dei componenti, formata o realizzato al fine di preparare o commettere delitti contro la persona o le proprietà, configura il crimine di associazione per delinquere che si consuma col solo fatto della risoluzione ad agire assunta in comune.
- Art. 294 codice penale – E’ punito con la reclusione da cinque a dieci anni chiunque faccia parte dell’associazione o dell’accordo definiti nell’articolo precedente.
La reclusione è da dieci a venti anni per i dirigenti dell’associazione o dell’accordo o per coloro che vi hanno comunque svolto ruoli di comando.
- Art. 267 codice penale – E’ punito con la reclusione da tre mesi a due anni chiunque commetta violenze o vie di fatto nei confronti di un magistrato, un funzionario pubblico, un comandante o un agente della forza pubblica nell’esercizio delle loro funzioni o in occasione di esse.
Quando le violenze comportano versamento di sangue, ferite o malattie, o sono commesse con premeditazione o agguato, ovvero contro un magistrato o un giudice popolare di una corte o di un tribunale, la reclusione è da due a cinque anni.
Quando le violenze procurano mutilazioni, amputazioni, privazioni dell’uso di un arto, cecità, perdita di un occhio o altra infermità permanente, la pena è la reclusione da dieci a venti anni.
Quando le violenze provocano la morte, senza intenzione di procurarla, la pena è la reclusione da venti a trenta anni.
Quando le violenze provocano la morte, con l’intenzione di infliggerla, la pena è la morte.
Al colpevole, condannato ad una pena detentiva, può inoltre essere applicata la sanzione del divieto di soggiorno per una durata da due a cinque anni.
 

Gli articoli 129, 130 e 161 del codice penale riguardano il concorso di persone nel reato e il regime della aggravanti e delle attenuanti.