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COMUNICATO STAMPA

 

Napoli, 3 gennaio 2011

E’ fissata per il prossimo 7 gennaio 2011, dinanzi al Tribunale di 1° istanza di Ain Seba’a (Casablanca) la nuova udienza del processo contro i 7 militanti saharawi,  Brahim Dahane, Lachgare Degia, Ahmed Nassiri, Ali Salem Tamek, Yahdih Ettarrouzi Rachid Sghavar e Saleh Lebaihi, accusati di “attentato alla sicurezza interna dello Stato marocchino”, per avere pubblicamente reclamato il diritto del loro popolo a decidere del futuro del loro paese.

Non sarà dunque un processo ad atti di violenza o criminali, ma un processo ai diritti, primo tra tutti quello di autodeterminazione dei popoli, riconosciuto e sancito per il popolo saharawi da numerose risoluzioni dell’ONU.

Per questa ragione, Brahim Dahane, Ali Salem Tamek e Ahmed Naciri sono detenuti da oltre un anno.

Nel corso delle prime tre udienze (il 15 ottobre, il 5 novembre ed il 17 dicembre), il processo è stato rinviato a causa di disordini provocati da avvocati marocchini in toga, che hanno inscenato manifestazioni contro gli imputati, e vi sono state vere e proprie aggressioni contro i familiari e gli osservatori internazionali da parte di gruppi di civili marocchini, sotto l’occhio compiacente e benevolo delle forze dell’ordine.

Nei giorni seguenti, anche a seguito dei gravi scontri verificatisi a Laayoune, queste aggressioni fisiche contro i Saharawi in quanto popolo si sono intensificate, assumendo sempre di più il carattere di un regolamento dei conti interetnico.

Il sentimento di paura che grava in questi giorni sui Saharawi renderà probabilmente anche l’udienza del 7 gennaio un processo senza imputati e senza pubblico.

Un gruppo di osservatori italiani sarà a presente al processo di Casablanca. Si tratta di Nicola Quatrano, magistrato a Napoli, Francesco Marco de Martino, avvocato a Napoli, Luciano Capuano, procuratore legale a Napoli, Cinzia Terzi, militante associativa di Reggio Emilia, don Eugenio Morlini, sacerdote a Reggio Emilia.



All’esito della precedente udienza del 17 dicembre, gli osservatori presenti hanno diramato il seguente comunicato:

 

Oggi, 17 dicembre 2010, dinanzi il tribunale di prima istanza di Ain Seba’a (Casablanca) vi è stata l’udienza del processo a carico dei sette militanti saharawi Brahim Dahane, Ahmed Nassiri, Ali Salem Tamek, Lachgare Degia, Yahdih Ettarrouzi, Rachid Sghavar, Saleh Lebaihidi, i primi tre ancora detenuti dal giorno 8 ottobre 2009. Erano presenti i seguenti osservatori internazionali:


Francia (Aline Chanu avvocato - Parigi)

Italia (Maria Donatella Aschettino, Paola Russo, Nicola Quatrano – magistrati a Napoli; Bruno Larosa, Annalisa Senese – avvocati a Napoli; Alessia Alvino, Roberta Galeano, Giovanna Izzo – osservatori civili a Napoli)

Spagna (Dolores Travieso, Luis Mantrane, Rimma Arbesu, Ravel Ruiz, Victoria Rosell, Magdalena Such, José Revert, Francisco Serrano, Rosalia Perera, Antonio Mateos, Andres Marin)

Erano presenti inoltre osservatori svedesi e di altri paesi.


Il processo è stato rinviato al 7 gennaio 2011, e il Tribunale ha riservato la decisione sulla istanza di libertà provvisoria dei detenuti al prossimo 22 dicembre.

Anche l’udienza di oggi è stata caratterizzata da una forte tensione, come quelle che l’hanno preceduta del 15 ottobre e 5 novembre, quando – secondo gli osservatori che vi hanno partecipato – si sono verificate aggressioni contro gli imputati, i loro familiari, alcuni osservatori internazionali e due giornalisti spagnoli.


Nel corso dell’odierna udienza gli osservatori hanno potuto constatare:


1)           Le procedure di ingresso al Tribunale e, successivamente, in aula sono state particolarmente macchinose nei confronti degli osservatori internazionali (attese prolungate, controllo dei passaporti, perquisizioni, annotazione dei nomi), mentre sono state fluide per il resto del pubblico. All’ingresso del Tribunale vi erano diverse persone, delle quali si ignora la professione, che fotografavano gli osservatori. A questi ultimi è stato imposto di lasciare in deposito telefoni portatili, computer, macchine fotografiche e perfino innocui modem da computer, con modalità che ne rallentavano l’ingresso. Il resto del pubblico accedeva senza particolari problemi e alla gran parte veniva consentito di portare con sé il telefono portatile. Nel corso dell’udienza abbiamo potuto notare persone presumibilmente di cittadinanza marocchina, munite di vistose macchine fotografiche che scattavano foto senza problemi.


2)           La polizia ha tentato di impedire l’ingresso in aula di Chbari Abdelmoumene, giornalista marocchino, membro della segreteria della Voie Démocratique (il partito della sinistra radicale marocchina), noto per le sue posizioni a favore dell’autodeterminazione del popolo saharawi.


3)           Va segnalato che due osservatori (Luciano Capuano e Louis Ndong) non hanno potuto partecipare all’udienza, perché il tassista si è rifiutato di accompagnarli al Tribunale.


4)           L’aula di udienza era affollatissima, con una presenza di oltre ottanta avvocati (che non avevano niente a che vedere con l’udienza), che hanno occupato tutta la parte anteriore dell’aula, la maggior parte in piedi, impedendo agli osservatori di poter seguire il processo. Tutti i posti a sedere erano occupati da civili marocchini. Va segnalato che agli osservatori è stato impedito l’ingresso prima delle 13.30, ma a quell’ora l’aula era già completamente occupata da avvocati e civili marocchini, molti dei quali esibivano bandiere del Marocco e foto del Re Mohammed VI.


5)           Tra il pubblico non vi era nessun saharawi, ed erano anche assenti gli imputati a piede libero. Da notizie apprese dagli avvocati della difesa, essi erano impauriti a causa delle aggressioni subite nel corso delle due precedenti udienze.


6)           Gli osservatori sono stati fatti oggetto di intimidazioni insulti da parte del pubblico e di alcuni avvocati marocchini (“bastardi”, “prezzolati dell’Algeria”, “che cosa sei venuto a farw?”) e i poliziotti presenti, cui è stato richiesto di identificare gli aggressori per poterli querelare, si sono rifiutati di farlo. L’avvocato francese Aline Chanu è stata schiaffeggiata, l’osservatore spagnolo (avv. Andres Marin) è stato spintonato, picchiato e gli è stata strappata la camicia, l’osservatrice italiana Alessia Alvino ha ricevuto uno sputo in faccia. L’interprete saharawi del gruppo degli osservatori spagnoli, Hamdi Mebarki, è stato aggredito e successivamente, in serata, è stato fermato dalla Polizia e condotto in Commissariato.


7)           Gli avvocati che difendevano gli imputati sono stati oggetto di intimidazioni. Essi erano relegati in una posizione molto arretrata rispetto al banco dei giudici, per la presenza di molti altri avvocati, non impegnati nel processo, che impedivano loro di avvicinarsi. Mustapha  Errachidi,  avvocato marocchino e difensore degli imputati, è stato insultato dai colleghi, che lo hanno chiamato “traditore”.


8)           Alcuni passaggi delle arringhe difensive sono state accompagnate da grida del pubblico, come anche l’ingresso in aula degli imputati detenuti. Alla sospensione dell’udienza, quasi tutto il pubblico è uscito dall’aula scandendo slogan patriottici e brandendo bandiere marocchine e foto del Re.


9)           Solo a questo punto, quando il Tribunale è rientrato per discutere della richiesta di libertà provvisoria per gli imputati, l’udienza si è svolta in una situazione di relativa calma, e gli osservatori che sono potuti restare in aula sono stati in grado di osservare e di ascoltare tutte le parti.


In conclusione gli osservatori rilevano che l’udienza odierna è stata caratterizzata:


-             Da una costante situazione di intimidazione nei confronti degli imputati, dei loro difensori, degli osservatori internazionali e, indirettamente, anche del collegio giudicante.


-             Dall’assenza degli imputati a piede libero e di tutti i loro familiari e amici saharawi (i soli realisticamente interessati a questo, peraltro affollatissimo, processo), come conseguenza delle intimidazioni denunciate nel corso delle precedenti udienze. Inoltre è stata proprio la forzata assenza degli imputati a piede libero ad essere utilizzata dal Pubblico Ministero come dimostrazione della necessità di mantenere in carcere gli imputati detenuti.


-             Date queste premesse (e, a prescindere da ogni altra questione), gli osservatori internazionali non ritengono possibile che il processo possa svolgersi secondo i canoni universalmente riconosciuti per un “processo equo”.


Casablanca, 17 dicembre 2010


Aline Chanu, Maria Donatella Aschettino, Nicola Quatrano, Paola Russo, Bruno Larosa, Annalisa Senese, Luciano Capuano, Alessia  Alvino, Roberta Galeano, Giovanna Izzo, Louis Ndong