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Tunisi, 5 dicembre 2008

Un nuovo processo contro ENNAHDHA per Sadok Chourou


Un comunicato dell’Associazione internazionale di sostegno ai prigionieri politici riferisce che, dopo essere stato arrestato mercoledì 3 dicembre, Sadok Chourou è stato presentato oggi venerdì alla Procura di Tunisi, che l’ha deferito, in stato di arresto, davanti alla 8° Camera correzionale per costituzione di organizzazione non riconosciuta.

Sadok Chourou, ex presidente del movimento ENNAHDHA (non riconosciuto) era stato posto in liberazione condizionale lo scorso novembre dopo più di 17 anni di prigione per attività legate al suo impegno politico. Il 21 novembre scorso la sua casa è stata perquisita ed egli è stato interrogato nella giornata. La famiglia contava di festeggiare la sua liberazione il giorno dopo, una festa cui la polizia ha impedito l’accesso da parte degli invitati, attraverso uno stretto controllo delle strade adiacenti.

Secondo il comunicato dell’AISPP questa volta il suo arresto è dovuto all’intervento del 1 dicembre 2008 nella trasmissione “Sans visas”, sul canale satellitare “AL HIWAR”. Gli ex prigionieri politici in Tunisia sono oggetto di un controllo poliziesco stretto e continuo. Sono spesso interrogati e minacciati di prigione, nel caso di contatti a carattere politico o associativo, o di dichiarazioni pubbliche diffuse all’estero.
Il giornale Jeune Afrique ha pubblicato nel suo numero del 13/29 novembre 2008 una inchiesta sulla loro situazione dal titolo “Cosa diventano gli islamisti liberati”. Il passaggio dell’articolo relativo a Ali Laaraiedh si commenta da solo a proposito di questa “libertà dal gusto amaro”.
Ali Laaraiedh, 53 anni, di formazione ingegnere, considerato il portavoce ufficiale di ENNAHDHA, ne sa qualche cosa. E’ stato liberato nel novembre 2004, sei mesi prima del fine pena, dopo quattordici anni e mezzo di prigione, di cui dodici e mezzo in isolamento totale. Questo intellettuale di aspetto esile, quasi fragile, con i suoi baffi e la voce posata, assomiglia al più ordinario padre di famiglia. Ma il suo sguardo sempre in agguato tradisce l’uomo braccato. Egli non ha, in linea di principio, né il diritto di parlare ai giornalisti, né di assistere alle riunioni politiche. La sua libertà ha un gusto amaro, quello del controllo amministrativo delle teorica durata di cinque anni, al quale i suoi giudici lo hanno sottoposto.

“Il controllo consiste prima di tutto nel recarsi ad ore fisse al posto di polizia del luogo di residenza, per firmare un registro, tutti i giorni per il primo anno. Il secondo anno l’obbligo viene ridotto ad una sola volta a settimana. Detto questo, si può essere convocati in qualsiasi momento. Io sono stato autorizzato una sola volta ad allontanarmi da Tunisi, per partecipare alle esequie di mia madre a Médenine. Ma la cosa più penosa sono le molestie ai visitatori. Tutti quelli che vengono a trovarmi sono interrogati, schedati, anche quando sono membri della famiglia. E’ dissuasivo. E quando esco, è la stessa cosa. Ho finito per rinunciare ad assistere alle riunioni familiari o ai matrimoni, tanto è sfiaccante. Io sono libero, ma sono un paria”

 

 

Tunisia. Il capo di un partito della sinistra candidato alle presidenziali del 2009

Ahmed Brahim, un oppositore tunisino di sinistra, capo del movimento Ettajdid (Rinascita, legale) ha annunciato mercoledì che sarà candidato alle presidenziali del 2009 a capo di una coalizione democratica in polemica col”pluralismo di facciata”. “La mia candidatura è stata approvata dalle istanze del mio partito e sarà ratificata dai nostri alleati per difendere la democrazia ed il pluralismo reali e non più di facciata”, a dichiarato nel corso di un’intervista all’Agenzia France Presse.

Ahmed Brahim, 62 anni, dirige dal 2007 il Movimento Ettajdid (3 seggi al Parlamento), erede dell’ex Partito comunista tunisino fondato nel 1920. La sua formazione capeggia una coalizione laica di sinistrache vuole fare da contrappeso all’opposizione composta dagli islamisti del partito Ennahdha (vietato). “Io sarò candidato e non farò la comparsa”, ha affermato Brahim, dandosi come obiettivo di “ridare credibilità al voto, per segnare una discontinuità con le precedenti elezioni”.
“Noi abbiamo una linea di opposizione ferma, noi vogliamo farci ascoltare e risanare un ambiente politico inquinato”, ha aggiunto, parlando di una “lotta per riuscire ad accedere ai media pubblici”. L’obiettivo consiste nel “misurare il peso delle forze democratiche, per difendere le conquiste moderniste” in Tunisia – ha detto, giudicando “non realista al momento” un’alternativa politica alla presidenza.

La sua candidatura è la 4° nei ranghi dell’opposizione, dopo quelle di Mohammed Bouchlha ed Ahmed Inoubli, rispettivamente capi del Partito dell’unità popolare (PUP) e dell’Unione democratica unionista (UDU), due formazioni parlamentari moderate. Più radicale, il Partito democratico progressista (PDP) ha deciso di mantenere il suo candidato, il fondatore dle partito Ahmed Nejib Chebbi, una candidatura incerta perché la legge impone a tutti i candidati di essere i capi delle rispettive formazioni, ciò che non è il suo caso.

Il presidente Zine El Abidine Ben Ali, candidato ad un quinto quintennato nel 2009, era stato rieletto nel 2004 con il 94,4% dei voti, davanti a tre concorrenti, di cui uno del Movimento Ettajdid (AFP, 3 dicembre 2008)