Arresti nel corso di una manifestazione nella città mineraria di Gafsa

AP – 13.12.2008

Sabato si è appreso da fonti governative che le forze dell’ordine tunisine hanno arrestato venerdì diversi manifestanti a Gafsa, in occasione del processo contro i dirigenti del movimento di protesta sociale che ha scosso questa regione mineraria del sud ovest all’inizio dell’anno.

“Alcune persone hanno tentato di turbare l’ordine pubblico con assembramenti anarchici sulla pubblica via. Essi sono stati dispersi e alcuni sono stati fermati”, ha aggiunto la medesima fonte, senza precisare il numero delle persone arrestate.

Una fonte dell’opposizione ha invece parlato di “scontri tra forze dell’ordine e giovani manifestanti nella città di Redeyef”, un’altra città della regione.

I manifestanti, “che scandivano slogan per denunciare le pene severe inflitte a Adnane Hajji (il portavoce del movimento) ed i suoi compagni, sono stati dispersi con l’uso di bombe lacrimogeni”, ha precisato il Partito democratico progressista (PDP), una formazione dell’opposizione legale.

Al termine di un movimentato processo, sei dirigenti del movimento di contestazione sociale sono stati condannati a 10 anni di prigione ferma, 27 imputati hanno preso da due anni di reclusione con pena sospesa, fino a sei anni di reclusione, mentre altri sei sono stati scarcerati.

Erano stati processati, tra l’altro, per “partecipazione ad un accordo criminale tendente a preparare e commettere attentati contro persone e beni, turbamento dell’ordine pubblico e ribellione armata”.

L’agitazione nel bacino minerario di Gafsa, città situata a 350 km da Tunisi, è cominciata il gennaio scorso con un programma di rivendicazioni sociali legate soprattutto al caro-vita, alla disoccupazione, al nepotismo.

In seguito il governo ha promosso misure dirette a migliorare la situazione, avviare progetti e creare posti di lavoro.



Arrestati a Redeyef diversi familiari dei condannati

Diversi arresti sono stati effettuati soprattutto tra i familiari dei condannati, ammanettati a casa loro questo sabato 13.12.2008, verso le 2,30 del mattino. Ci sono stati comunicati sette nomi:

- Amor Hlimi (professore di filosofia, handicappato) e Moussa Hlimi, fratelli di Tarak e Haroun Hlimi, condannati rispettivamente a 10 anni e 6 anni di prigione dal Tribunale di gafsa l’11.12.2008.
- Othman Ben Othman, fratello di taieb Ben Othman, condannato a 10 anni
- Kais Majdi, abdallah Fajraoui, Naceur e Lahmadi Amaidi.

La lista non è ancora completa.



Scontri tra giovani e forze di polizia a Redeyef: numerosi arresti.



All’indomani del processo-farsa, nel corso del quale sono state comminate pene severe contro gli animatori del movimento del bacino minerario, a Redeyef vi sono stati altri scontri tra giovani e forze di polizia.

Gli scontri sono scoppiati ieri sera, verso le 20,30, nel quartiere Houmet Essouk, e si sono poi estesi al quartiere Annezla, prima di propagarsi a tutta la città, interamente rastrellata dalle forze dell’ordine.

Questa mattina presto, tra le 2,30 e le 4,00, la polizia ha effettuato numerosi arresti a titolo di  rappresaglia, perquisendo numerose abitazioni, sfondando le porte e aggredendo la popolazione.

Le ultime notizie da Redeyef parlano di 23 arresti, soprattutto tra i giovani da poco liberati ed i familiari degli animatori del movimento, condannati giovedì scorso a pene che giungono fino a 10 anni ed un mese di prigione.

Tra le persone arrestate:

-Ahmed Ben Ahmed e Nasreddine Ben Ahmed, fratelli di Sami Ben Ahmed (più conosciuto col nome di Sami Amaidi), condannato a 6 anni di prigione. Essi sono stati arrestati in casa. La polizia vi si è introdotta terrorizzando, insultando ed aggredendo i membri della famiglia, compreso la madre. Ahmed Ben Ahmed è stato strappato dal letto, nonostante fosse sofferente e fosse fasciato in varie parti del corpo, in seguito e un incidente.
- Moussa Hlaimi e Amor Hlaimi, entrambi insegnati, fratelli di Tarek Hlaimi e Haroun Hlaimi, appena condannati rispettivamente a dieci anni e sei anni di prigione.
-Othmane Ben Othmane, condannato giovedì scorso a due anni di prigione con pena sospesa. Dopo avere sfondato la porta della sua abitazione, la polizia lo ha arrestato, davanti alla madre sofferente ed in procinto di essere trasportata in ospedale.
-Mohammed Beldi, condannato a due anni di prigione con pena sospesa giovedì scorso.
-Jihad Molki, condannato a dieci mesi di prigione poi liberato la vigilia del 7 novembre 2008
-Haikel Guitni



Fonte: POCT


 



Tunisia: una sentenza senza processo

L’Observatoire pour la protection des défenseurs des droits de l’homme, un programma congiunto della Fédération internationale des ligues des droits de l’Homme (FIDH) e dell’Organisation mondiale contre la torture (OMCT) condanna fermamente il processo-farsa nella vicenda detta “dei 38 di Gafsa”


L’11 dicembre 2008, la Chambre criminelle del Tribunale di prima istanza di Gafsa ha pronunciato sentenza contro 38 imputati, dirigenti di un movimento di protesta sociale che scuote il bacino minerario dal gennaio 2008
Questo movimento è stato represso violentemente dalle Autorità tunisine: 3 manifestanti sono stati uccisi, più di 200 sono stati incriminati e già sottoposti a processi che hanno violato i più elementari diritti di difesa, decine di persone sono state vittime di violenze da parte delle forze di polizia. Quest’ultimo processo vede imputati i dirigenti del movimento, incriminati di “partecipazione ad un accordo criminale diretto a commettere attentati contro persone e beni, ribellione armata commessa da più di 10 persone e turbativa dell’ordine pubblico”.

33 imputati sono stati condannati a pene che vanno dai due anni con la sospensione condizionale a dodici anni di prigione. Cinque persone sono state assolte. Questo processo, che era cominciato il 4 dicembre 2008, poi rinviato all’11 dicembre 2008, non ha rispettato i diritti della difesa. La sentenza è stata emessa senza procedere all’interrogatorio degli imputati e non consentendo alla difesa di svolgere le arringhe.

Il presidente della Chambre criminelle ha rifiutato di citare i testi della difesa, di contestare agli imputati le prove a carico raccolte dalla polizia e poste a fondamento delle accuse, di nominare un perito medico per esaminare le accuse di torture rivolte dagli imputati alle forze di polizia. Gli avvocati della difesa hanno contestato questa decisione e si sono opposti all’audizione degli imputati prima che le questioni preliminari da loro proposte fossero discusse in udienza. L’udienza è stata sospesa verso le 11.30. Verso le 19.15 una folla di poliziotti ha circondato e invaso il Palazzo di giustizia.

Infine, alle 22,30, al termine di quasi 12 ore di sospensione, tre giudici su cinque hanno preso posto nella sala d’udienza. Interrotto durante la lettura del dispositivo, il Presidente del tribunale ha allora invitato gli avvocati a prenderne conoscenza rivolgendosi al cancelliere.
L’avvocato Antoine Aussedat, osservatore incaricato dall’Observatoire, dal Reseau Euro-méditerranéen des droits de l’Homme e dalla Camera penale di Parigi, ha assistito al processo. All’esito ha dichiarato che “sarebbe ridicolo e indecente usare la parola GIUSTIZIA, anche se accostata a quella di PARODIA, per descrivere l’udienza dell’11 dicembre 2008”

L’Observatoire esprime preoccupazione per queste condanne e ritiene che esse mirino solo a sanzionare la libertà di riunione pacifica e le attività di difesa dei diritti dell’uomo dei dirigenti del movimento di Gafsa.

Preoccupato dalla repressione quasi sistematica da parte delle autorità tunisine di tutte le persone che promuovono e difendono i diritti dell’uomo, l’Observatoire le invita a porre fine ad ogni atto di repressione verso tutti i difensori dei diritti dell’uomo, di uniformarsi alle disposizioni della Dichiarazione sui difensori dei diritti dell’uomo, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 9 dicembre 1998 e, più in generale, di uniformarsi alle disposizioni della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ed agli accordi regionali ed internazionali relativi ai diritti dell’uomo ratificati dalla Tunisia. 


 

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