Stampa




Tunisia: sentenza al processo dei “ribelli di Gafsa”

Gli avvocati della difesa hanno comunicato che, al termine di un processo maratona, la Corte di Appello di Gafsa, capoluogo della regione mineraria del sud ovest tunisino che è stata scossa nel 2008 da scioperi e manifestazioni, ha alleggerito mercoledì il verdetto pronunciato in prima istanza nei confronti della trentina di imputati, tra cui dei sindacalisti, coinvolti in questo movimento che non ha precedenti in Tunisia da 20 anni.
Gli imputati, ancora in stato di arresto, erano stati condannati, nel dicembre scorso, a pene tra i due anni di reclusione con pena sospesa, fino a dieci anni. Il portavoce del movimento, Adnane Hajji, ed un altro dirigente, Béchir Laabidi, che erano stati condannati alla massima pena, si sono visti ridurre la pena ad otto anni di reclusione. La Corte ha anche ridotto da dieci a sei anni la pena inflitta ad altri due imputati.
Altri dodici, condannati in primo grado a sei anni di reclusione, hanno beneficiato di una riduzione che ha portato le pene da quattro a due anni di reclusione. Il numero degli imputati  condannati in prima istanza a due anni di prigione con pena sospesa sono aumentati da sette a dodici, a richiesta della stessa Procura.
“E’ un processo vergognoso” ha denunciato l’avvocato Chokri Bélaid, che ha definito la sentenza “politica”. Secondo lui, “gli atti non contengono alcun argomento giuridico a sostegno delle accuse”. Gli imputati, chiamati “i ribelli di Gafsa” erano accusati di aver partecipato “ad un tentativo di aggressione a persone ed a beni”, di “ribellione armata” e di fabbricazione e detenzione di ordigni incendiari”.
Una “fonte giudiziaria” (governativa) riferisce di “un vero piano di azione” messo a punto dagli imputati, accusati di avere “minuziosamente preparato ed eseguito degli attacchi contro edifici pubblici e privati che sono stati saccheggiati, oltre a molti casi di attentati a proprietà altrui”. L’avvocato Mohamed Abbou ha riferito che, nel corso dell’interrogatorio di martedì, gli imputati hanno negato qualsiasi coinvolgimento negli atti di violenza, denunciando piuttosto le torture che avrebbero subito durante la carcerazione. La stessa fonte governativa contesta tale circostanza, sostenendo che “gli imputati sono detenuti in condizioni normali, che viene garantita la loro integrità fisica e morale e ricevono con regolarità le visite dei familiari e degli avvocati”.
Gli avvocati della difesa hanno chiesto il non luogo a procedere per i loro assistiti, sostenendo che “non facevano parte di una associazione a delinquere, ma hanno solo partecipato ad un movimento sociale che mirava ad un miglioramento delle loro condizioni”.
Presenti all’udienza molti osservatori stranieri, venuti dalla Francia, dall’Algeria e dal Marocco, tra cui un avvocato che rappresentava il Foro di Parigi e la Federazione internazionale dei diritti dell’uomo (FIDH). Erano presenti altresì due diplomatici della delegazione europea e dell’ambasciata degli Stati uniti.
I moti erano scoppiati nel gennaio 2008 con la pubblicazione dei risultati contestati di un concorso di reclutamento della Compagnia dei fosfati di Gafsa, principale datore di lavoro della regione, che soffre un elevato tasso di disoccupazione. Gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine hanno provocato la morte di tre persone e la calma è stata ristabilita solo dopo l’intervento dell’esercito.
(AP- 4.2.2009)





 

Appello per la liberazione immediata e senza condizioni dei dirigenti sindacali imprigionati

L’organizzazione per i diritti dell’uomo Amnesty International ha chiesto la liberazione dei tunisini condannati in appello il giorno prima per avere partecipato ad un movimento di contestazione sociale nel 2008 nella regione mineraria di Gafsa (sud-ovest). “Amnesty International chiede la liberazione immediata e senza condizioni dei responsabili sindacali e di tutti quelli che sono stati imprigionati per avere pacificamente esercitato il diritto ad esprimersi e riunirsi liberamente”, scrive in un comunicato l’organizzazione che ha sede a Londra.
Amnesty Internazionale ritiene “che il processo di appello sia stato caratterizzato dalla violazione di norme procedurali” e sottolinea che agli avvocati della difesa non è stato riconosciuto il diritto di chiamare testimoni e di controinterrogarli”. “Le richieste degli avvocati – aggiunge l’organizzazione – di sottoporre a visita medica i loro clienti per rilevare eventuali tracce di torture è stata respinta dal Tribunale”.
In un comunicato, la delegazione di osservatori sindacali stranieri in rappresentanza del sindacato SNAPAP (Algeria), CFDT, CGT, FSU e Solidaires (Francia) fa notare che “ascoltando i 33 imputati (5 dei 38 accusati erano stati assolti in primo grado), è stato possibile comprendere appieno  l’ingiustizia delle pene pronunciate in prima istanza”.
La delegazione ha sottolineato le irregolarità della procedura giudiziaria  che non ha tenuto in considerazione le prove presentate dagli accusati:
- Torture inflitte ad alcuni di loro
- Minacce nei confronti delle loro famiglie e degli amici
- Manipolazioni accertate da parte di pubblici funzionari e dei responsabili delle miniere
- Processi verbali degli accordi firmati, che attestano l’ambito legale nel quale i responsabili sindacali coinvolti hanno agito

“Questa udienza – osserva il comunicato pubblicato dopo il processo - conferma nuovamente le scelte del governo tunisino che utilizza il tema della sicurezza per tentare di mettere la museruola al movimento sociale ed alle giuste rivendicazioni espresse pacificamente dalla popolazione di Gafsa. Sono state messe in evidenza le molte falsificazioni di prove realizzate dalla polizia e dal ministero della giustizia”.

Il comunicato si conclude sottolineando che “Il rifiuto del giudice di prevedere una nuova udienza per permettere agli avvocati di preparare le loro arringhe sulla base dei nuovi elementi introdotti dagli accusati conferma il diniego di democrazia. Mette in evidenzia l’ingerenza del potere in questo processo, il cui verdetto è stato pronunciato dopo solo 24 ore dall’inizio”.

Il Partito socialista francese ha, dal canto suo, denunciato “Questa parodia di giustizia, che ha dispensato pene severe, non è riuscita a delegittimare una lotta sociale a tutela della dignità dei minatori e delle loro famiglie, né a far dimenticare le atrocità di una polizia politica che usa la violenza, e addirittura la tortura, come metodo operativo”.
Il partito chiede alle autorità tunisine “la liberazione dei detenuti di Gafsa, cui non è stato garantito un processo equo, e di assicurare i diritti politici e sociali ai cittadini tunisini, tra cui il diritto ad un  processo equo, la libertà di stampa, la libertà di espressione, l’organizzazione di elezioni democratiche, in questo anno di elezioni presidenziali, e chiede al presidente Sarkozy di pronunciarsi su questo processo e di contribuire alla liberazione dei detenuti ed alla cessazione delle pratiche di tortura nelle prigioni tunisine.

L’elenco dei detenuti e delle pene, pubblicato sul giornale Le Temps del 5 febbraio:

 

 Nome - Primo grado  - Appello
 
1 Adnène Hajji - 10 anni e 1 mese -  8 anni
 
2  Béchir Laabidi - 10 anni e 1 mese - 8 anni
 
3  Taïeb Ben Othman - 10 anni e 1 mese - 6 anni
 
4  Adel Jiaar - 10 anni e 1 mese -  6 anni
 
5  Tarek Halaïmi - 10 anni e 1 mese - 6 anni
 
6  Maher Fejraoui - 10 anni e 1 mese - 10 anni e 1 mese
 
7  Hassen Ben Abdallah - 10 anni e 1 mese - 10 anni e 1 mese
 
8  Ridha Amaïdi - 2 anni e 1 mese - 2 anni con pena sospesa
 
9  Abid Klaïfi - 6 anni e 1 mese - 2 anni con pena sospesa
 
10  Hédi Boussallahi -  4 anni e 1 mese - 3 anni
 
11  Mdhaffar Laabidi - 6 anni e 1 mese - 3 anni
 
12  Ghanem Chraïti - 6 anni e 1 mese -  3 anni
 
13  Haroun Helimi -  6 anni e 1 mese  -  4 anni
 
14  Boubaker Ben Boubaker - 4 anni e 1 mese - 3 anni
 
15  Sami Ben Ahmed alias Amaïdi - 6 anni e 1 mese -  4 anni
 
16  Fayçal Ben Amor - 6 anni e 1 mese -  4 anni
 
17  Abdessalem Helali - 6 anni e 1 mese -  4 anni
 
18  Ridha Ezzeddine -  6 anni e 1 mese -  4 anni
 
19  Fehim Boukaddous - 6 anni - 6 anni
 
20  Hafnaoui Ben Othman -  4 anni - 3 anni
 
21  Mahmoud Raddadi -  4 anni - 3 anni
 
22  Thameur Maghzaoui - 2 anni e 1 mese - 2 anni con pena sospesa
 
23  Issam Fejraoui - 2 anni e 1 mese - 2 anni con pena sospesa
 
24  Mohieddine Charbibe - 2 anni -  2 anni 
 
25  Rachid Abdaoui - 6 anni e 1 mese -  4 anni
 
26  Mouadh Ahmadi - 2 anni con pena sospesa - 2 anni con pena sospesa
 
27  Abdellah Fejraoui - 2 anni con pena sospesa -  2 anni con pena sospesa
 
28  Mohamed Beldi - 2 anni con pena sospesa - 2 anni con pena sospesa
 
29  Radhouane Bouzaïane - 2 anni con pena sospesa - 2 anni con pena sospesa
 
30  Makrem Majdi - 2 anni con pena sospesa - 2 anni con pena sospesa
 

31  Othman Ben Othman - 2 anni con pena sospesa  - 2 anni con pena sospesa
 

32  Mohamed Helali -  2 anni con pena sospesa - 2 anni con pena sospesa
 
33  Mohsen Amaïdi - 2 anni con pena sospesa - 2 anni con pena sospesa
 
34  Boujemaâ Chraïti - non luogo a procedere - 2 anni con pena sospesa
    

35  Lazhar Abdelmalek - non luogo a procedere - 2 anni con pena sospesa    
 

36  Ismaïl Jawhari - non luogo a procedere - 2 anni con pena sospesa      
 
 37  Habib Khedir - non luogo a procedere -  2 anni con pena sospesa 
 
 38  Ali jedidi - non luogo a procedere - 2 anni con pena sospesa