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Belaali.over-blog.com – 14 gennaio 2011

Che la scintilla tunisina incendi tutto il mondo arabo!
Mohammed Belaali

Più di quattro settimane di rivolte popolari, l’esercito spara colpi veri contro la folla, decine di morti, coprifuoco, sparizioni ed esecuzioni di sindacalisti, blogger arrestati ecc... Si tratta di fatti che non accadono né a Cuba né in Venezuela, né in Bolivia, né in Cina, né in Iran, ma… in Tunisia! I paesi europei, la Francia di Sarkozy in testa, solitamente pronti a interferire nelle vicende iraniane o ivoriane, per esempio, si sono questa volta accontentati di qualche comunicato dopo settimane di silenzio complice: “La Tunisia si trova di fronte a problemi economici e sociali. Solo il dialogo permetterà ai Tunisini di superarli”, recitava sommessamente un comunicato del ministero francese degli affari esteri.

Che differenza tra la violenta propaganda lanciata contro l’Iran nella primavera del 2009, in occasione delle elezioni presidenziali, e la piattezza delle dichiarazioni ufficiali a proposito della rivolta del popolo tunisino. Bastava all’epoca leggere i titoli dei giornali e guardare le immagini diffuse a ciclo continuo dalle televisioni USA ed europee per rendersi conto dell’odio che l’imperialismo nutre per la Repubblica islamica dell’Iran. La rivolta del popolo tunisino, invece, merita solo disprezzo e silenzio. Perché “la Tunisia è un paese amico, noi siamo molto attenti a quanto sta accadendo ed estremamente preoccupati (…) E tuttavia la Francia non deve interferire negli affari interni tunisini”, dichiarava Luc Chatel su Radio-Classique e i-Télé.

E mentre cinicamente si appellava al dovere di non ingerenza negli affari interni degli altri paesi, il governo francese, attraverso il suo ministro degli affari esteri, Michèle Alliot-Marie, è arrivato fino al punto di offrire ai governi tunisino e algerino la propria collaborazione in materia di sicurezza e mantenimento dell’ordine: “Proponiamo che l’esperienza riconosciuta nel mondo intero alle nostre forze di sicurezza sia messa a disposizione per risolvere questo tipo di problemi di sicurezza. E per tale motivo che proponiamo ai due paesi (Algeria e Tunisia), nell’ambito della nostra cooperazione, di intervenire affinché siano garantiti sia il diritto di manifestare che la sicurezza” (
http://www.rue89.com/2011/01/12/lin...).
Il fatto è che la Francia è uno dei primi investitori stranieri in Tunisia, e occupa anche il primo posto quanto al numero di imprese istallate in questo paese (1200 imprese). Si posso citare a caso Lacoste, Valeo, Sagem, Danone, Sanofi-Aventis, Fram, Accor, Club Med, BNP-Paribas, Société générale, Groupe Caisse d’épargne, ecc (
http://www.ambassadedefrance-tn.org/f...)

Bisogna dunque, a tutti i costi, salvare Ben Ali e la sua dittatura. Ma la borghesia francese teme soprattutto la vittoria del popolo tunisino e la nascita in Maghreb di una vera democrazia che sia d’esempio a tutti i popoli del mondo arabo che sono governati oggi da regimi anacronistici sostenuti, finanziati e armati dall’imperialismo USA e il suo cagnolino europeo.

Le borghesie occidentali, che si vantano continuamente di volere espandere la democrazia nel mondo, non fanno altro in realtà che sostenere, direttamente o indirettamente, delle dittature e impediscono in tal modo ogni progresso sul cammino della democrazia e del progresso sociale. Tutta la storia dell’imperialismo non è altro che un sostegno continuo ai regimi più feroci, quando questi non sono direttamente istallati da esso.

Sarebbe difficile e noioso redigere una lista esaustiva di queste dittature, tanto esse sono numerose. Citiamo comunque le più conosciute e le più terribili: Augusto Pinochet in Cile, Videla in Argentina, Somoza in Nicaragua, Soharto in Indonesia, Marcos nelle Filippine, Musharraf in Pakistan, lo Scià Reza Pahlavi in Iran, Hosni Moubarak in Egitto, Omar e Ali Bongo in Gabon, ecc. ecc. Il sostegno indefettibile delle borghesie occidentali ai regimi più sanguinosi è una costante della storia del capitalismo.

La rivolta del popolo tunisino oggi, il suo coraggio e la sua determinazione ad affrontare uno dei regimi più repressivi, indica la strada da seguire a tutti gli oppressi, non solo del Maghreb ma di tutto il mondo arabo!
Le masse popolari arabe hanno troppo sofferto di questa complicità oggettiva delle loro borghesie corrotte fino al midollo e della borghesia occidentale che li mantiene nella dipendenza e nella miseria. Il mondo arabo oggi è una vera e propria bomba pronta ad esplodere in qualsiasi momento.

A lungo sfruttate, emarginate, umiliate, le masse popolari arabe rialzano lentamente la testa e cercano di uscire dalla lunga notte nella quale sono piombate.

Lavoratori, progressisti e democratici europei, è nostro dovere sostenere il popolo tunisino nella sua lotta contro un regime di altri tempi. La sua vittoria laggiù, in quella regione del mondo arabo, è anche la nostra qui in Europa!