Analisi, settembre 2012 - “L’innocenza dei mussulmani” è stato recuperato e promosso con sottotitoli da alcuni salafisti estremisti – gli adepti radicali di un movimento islamico sostenuto da tempo dall’Arabia Saudita. Si tratta di un film mal fatto e che aveva fatto fiasco su Youtube, fino a quando il presentatore egiziano di una emittente salafista, Sheikh Khaled Abdullah, non lo ha proposto ai telespettatori l’8 settembre (nella foto, Sheikh Khaled Abdullah)






Avaaz.org, 20 septembre 2012 (trad. Ossin)



Chi ha paura della « rabbia dei mussulmani » ?
Équipe Avaaz


La prima pagina di un magazine USA illustra perfettamente il messaggio ripetuto dai media in questi ultimi 15 giorni: il mondo mussulmano si sarebbe acceso di rabbia anti-occidentale per reazione ad un film islamafobono, e orde di manifestanti violenti ci minaccerebbero tutti… Ma è l’unica verità? I cittadini e i social network reagiscono e il sito in inglese Gawker ha appena pubblicato una satira mordente di questo battage mediatico, accompagnandola con immagini che fanno la parodia della “rabbia mussulmana”


Sette informazioni sulla “rabbia mussulmana” che forse ignorate:
Come tutti, anche i mussulmani giudicano i 13 minuti del video islamafobono “L’innocenza dei mussulmani” volgari e insultanti. Le proteste, che si sono rapidamente moltiplicate, sono soprattutto esasperate dal neo-colonialismo degli Stati Uniti e dalla politica estera occidentale in Medio oriente. Ciò non toglie che la sensibilità dei credenti sia stata anche colpita nel vivo dalle rappresentazioni del profeta Maometto, tuttavia l’informazione mediatica ha spesso trascurato alcune informazioni importanti:


1. Si stima che solo dallo 0,001% al 0,007% del miliardo e mezzo di mussulmani nel mondo abbia partecipato alle proteste contro il film – vale a dire una infima percentuale dei cittadini che hanno manifestato durante la Primavera araba.

2. La grande maggioranza dei manifestanti era pacifica. Gli attacchi contro le ambasciate straniere sono state quasi tutte organizzate o sostenute da alcuni esponenti del movimento salafista, un gruppo islamista radicale che ha come obiettivo principale quello di infangare la reputazione dei gruppi islamisti moderati più popolari.

3. I leader degli Stati Uniti e della Libia sono in disaccordo sulla questione se l’assassinio dell’ambasciatore USA fosse stato progettato in coincidenza dell’11 settembre, nel qual caso la sua morte non dovrebbe porsi in relazione col film.

4. Salvo che nel corso degli attacchi dei gruppi radicali in Libia e in Afghanistan, un rapporto pubblicato il 20 settembre calcola in zero il numero delle morti durante le altre manifestazioni.

5. Quasi tutti gli alti dirigenti mussulmani e occidentali hanno condannato il film, e quasi tutti i responsabili mussulmani e occidentali hanno condannato le violenze perpetrate come reazione al film.

6. La visita del Papa in Libano ha coinciso col massimo della tensione. Ciononostante i dirigenti del partito Hezbollah hanno voluto assistere al suo sermone, e  non hanno protestato contro il video fino alla sua partenza, invitando alla tolleranza religiosa. Sì, è stato molto positivo quanto è accaduto.

7. Dopo l’assalto all’ambasciata USA a Bengasi, alcuni cittadini comuni sono scesi in piazza a Bengasi e a Tripoli muniti di cartelli, spesso in inglese, per scusarsi e dire che questa violenza non rappresenta né la loro identità né la loro religione.

Aggiungete a ciò tutti i reportage e gli articoli importanti che non sono stati pubblicati la settimana scorsa per lasciare spazio sulle prime pagine ai mussulmani “arrabbiati”, e soffiare così sul fuoco demagogico dello “scontro di civiltà”. In Russia decine di migliaia di manifestanti hanno sfilato nelle strade di Mosca contro il presidente Vladimir Putin. Centinaia di migliaia di Portoghesi e di Spagnoli si sono indignati durante le loro manifestazioni contro l’austerità; e più di un milione di Catalani hanno manifestato per l’indipendenza.


Non una “rabbia mussulmana”, ma una strategia salafista
“L’innocenza dei mussulmani” è stato recuperato e promosso con sottotitoli da alcuni salafisti estremisti – gli adepti radicali di un movimento islamico sostenuto da tempo dall’Arabia Saudita. Si tratta di un film mal fatto e che aveva fatto fiasco su Youtube, fino a quando il presentatore egiziano di una emittente salafista, Sheikh Khaled Abdullah, non lo ha proposto ai telespettatori l’8 settembre. La maggior parte dei mussulmani insultati hanno ignorato il film o protestato pacificamente, al contrario dei salafisti che, riconoscibili per la loro famosa bandiera nera, hanno istigato le manifestazioni più aggressive nel corso delle quali sono state attaccate le ambasciate. I capi del partito salafista egiziano hanno partecipato alle manifestazioni e all’invasione dell’ambasciata USA al Cairo.

Al pari dei partiti di estrema destra in Europa o nelle Americhe, la strategia dei salafisti è quella di sedurre l’opinione pubblica approfittando delle occasioni per aizzare la rabbia dei radicali e demonizzando gli oppositori ideologici. E’ un approccio identico a quello del pastore statunitense islamofobo Terry Jones (lo stesso che ha promosso il film in Occidente) e di altri estremisti occidentali. Comunque sia, i moderati sono assai più numerosi (e di gran lunga!) degli estremisti, sia nelle società occidentali che in quelle mussulmane. Uno dei dirigenti dei Fratelli Mussulmani in Egitto (ben più potenti e  popolari dei loro oppositori salafisti egiziani) ha scritto sul New York Times: “Noi non abbiamo considerato il governo o il popolo statunitense come responsabile degli atti isolati che hanno violato le leggi che proteggono la libertà di espressione”.


Che cosa hanno detto i media seri
Molti giornalisti e ricercatori hanno analizzato le manifestazioni per cercare di approfondirne le ragioni. Tra loro Hisham Matar, che ha descritto l’atmosfera di tristezza a Bengasi dopo l’attentato contro l’ambasciatore, Barnaby Phillips, ed ha esplorato il tema di come i conservatori islamisti hanno manipolato il film a proprio vantaggio, o ancora Cedric Baylocq, ricercatore e giornalista indipendente, che si è sforzato di sgombrare il campo dalle generalizzazioni e dagli stereotipi diffusi in Occidente e nel “mondo mussulmano”. Quanto a Odon Vallet, specialista francese delle religioni, ha analizzato le ragioni che rendono molti mussulmani assai sensibili alle caricature dell’islam.

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