Analisi, dicembre 2012 - Quello che sta succedendo nel mondo arabo, con questa tempesta inventata chiamata “Primavera araba”, non è indipendente dalle crisi economiche cicliche del Grande Capitale e dalle sue conseguenze sociali, politiche e istituzionali. La soluzione che il Capitale ha trovato per superare le sue crisi è sempre stata, nel corso dell’evoluzione storica, quella di conquistare sempre più spazi economici con la forza delle armi, se non con artifici sempre più sottili







Il popolo palestinese di fronte alle ambiguità del “mondo libero” e alla fellonia del “mondo arabo-monarchico”
Djerrad Amar

E’ da questa aggressione sanguinosa e incessante a Gaza contro i Palestinesi, un popolo spogliato della sua terra da una “Israele” fittizia, incrostata di un’ideologia colonialista e fascista, sostenuta, per fedeltà e somiglianza, da un Occidente dalla storia piena di contraddizioni, soprattutto di disumanizzazione, che deriva il risorgere se non la persistenza delle ideologie estremiste e nihiliste che provocano le ricorrenti rotture di equilibri che si manifestano con sofferenze e incertezze.

Quello che sta succedendo nel mondo arabo, con questa tempesta inventata chiamata “Primavera araba”, non è indipendente dalle crisi economiche cicliche del Grande Capitale e dalle sue conseguenze sociali, politiche e istituzionali. La soluzione che il Capitale ha trovato per superare le sue crisi è sempre stata, nel corso dell’evoluzione storica, quella di conquistare sempre più spazi economici con la forza delle armi, se non con artifici sempre più sottili. Così è passato dallo schiavismo al colonialismo, poi al neocolonialismo, per poi fare il cammino inverso in un tentativo di colonizzazione e Dio solo conosce il seguito. Mentre la scienza e la tecnologia cambiavano il mondo,  cambiavano contemporaneamente le loro strategie e le loro tattiche, gli strumenti e le procedure, ma sempre con gli stessi intenti e obiettivi privi di ideali, che non sono cambiati, anche se dissimulati da grossolani sofismi.
In questo gioco di divisione e dominazione del mondo, è stato imposto uno “Stato” finto, un corpo estraneo là dove le ricchezze petrolifere sono abbondanti, quasi contemporaneamente alla creazione di “Stati arabi” obbedienti, in forma di oligarchie ereditarie nelle quali è preponderante la potenza dei soldi: uno “Stato di Israele” senza fede né legge, al quale è stato affidato il ruolo di gendarme del Medio oriente, ed Emirati/reucci-obbedienti, devoti ai loro protettori che assicurano la perpetuità delle loro dinastie.

Dagli accordi segreti di Sykes-Picot del 1916  e la Dichiarazione Balfour del 1917 – che sfociò nella divisione della Palestina in due “Stati ebreo e arabo” nel 1947 – il mondo – soprattutto il Medio oriente - ha conosciuto un periodo di continua instabilità. L’insieme dei popoli arabi e mussulmani continuano a rifiutare questa ingiustizia, di ispirazione opportunista sionista, decisa sulla scia dello smantellamento dell’impero ottomano dopo la sua capitolazione.

La questione palestinese è rimasta poi il pomo della discordia tra un mondo occidentale, filoisraeliano e filosionista,
dalla storia sulfurea marchiata dall’immoralità e che non è mai guarito dalle sue velleità colonialiste, e un mondo anticolonialista e antimperialista, tra cui gli arabi che rifiutano questa egemonia inumana contraria alla morale e alla ragione. “Gli splendori e gli orrori di domani risiedono nelle decisioni illuminate o incaute dell’oggi” (Yves Breton).

L’Organizzazione della Conferenza islamica (OCI), creata nel 1969, diventata “della cooperazione” nel giugno 2011 (certamente per abbattere la Siria che ha sospeso peraltro un mese e mezzo dopo), con 57 Stati membri che raggruppano più di 2,5 miliardi di mussulmani nel mondo (per cui uno degli obiettivi è di “sostenere la lotta del popolo palestinese e di aiutarlo a ottenere il riconoscimento dei suoi diritti ed ad ottenere, per via diplomatica, i territori rivendicati come loro”) e anche con la sua sessantina di Conferenze islamiche al vertice e una quarantina di Consigli dei Ministri dei ministri arabi, come la Lega detta degli “Stati arabi”, creata nel 1945 e che raggruppa 22 Stati arabi (il cui obiettivo è di “unificare la nazione araba, di difendere gli interessi degli Stati membri e di fronteggiare tutte le ingerenze delle potenze nella regione”), con la sua trentina si summit, 12 dei quali “di urgenza” dedicati alla Palestina, non hanno mai risolto il problema della colonizzazione della Palestina.  Sessanta anni di tergiversazioni per trovarsi con l’effetto inverso, con più colonie, più morti, più instabilità, più divisioni, più dominazione.

L’Occidente dei “lumi” che ha imposto la “libertà” e “l’uguaglianza” non vuole che gli altri popoli subiscano le stesse ingiustizie che egli ha subito. Ma questo diventa un pretesto per più iniquità e superiorità. Nietzsche vedeva già, nel “Declino dell’Occidente”, una decadenza frutto di una civiltà malata. “Si vuole la libertà finché non si ha il potere, ma quando si ha il potere, si vuole la supremazia”, affermava.

Gli Arabi che volevano l’Unione per imporre “una forza di proposizione e di impulso” si sono rivelati, col tempo, profondamente divisi, incapaci di una qualsiasi iniziativa, anche di pace. Peggio ancora, si servono oramai delle loro stesse “Organizzazioni” per danneggiare i loro membri a profitto di coloro che pretendono di combattere! Il colmo della perversione! Due visioni politiche antinomiche si confrontano. L’una “filo occidentale” guidata dall’asse monarchico, l’altra più “indipendentista” guidata dall’asse repubblicano. Di qui la loro putrefazione e la loro neutralizzazione.

Quindi la questione palestinese non può essere risolta dagli  Arabi. E’ diventato impossibile, perfino pericoloso, che si facciano carico del problema della colonizzazione della Palestina; almeno finché rimangano nell’attuale configurazione politica fondata sul tradimento e la vigliaccheria. Solo i Palestinesi uniti sono in grado di trovare una soluzione ai loro tormenti nel loro esclusivo interesse. Vedersi dettare le cose da alcuni Stati arabi, speculatori, opportunisti e corrotti, è una tattica perdente che porta al fallimento. La prova è nei sessanta anni passati senza una parvenza di pace! Perfino il progetto di un riconoscimento almeno “parziale” si è visto silurare da iniziative fatte in apparenza per la causa, ma che di fatto vanno nella direzione di rinviare alle calende greche la questione della Palestina e del suo popolo, attendendo forse il fatto compiuto, vale a dire quando tutto sarà finito.

Diversi regimi arabi vivono e si mantengono grazie a questo status quo sulla Palestina. Ricorreranno a tutti gli artifici, anche finanziari e politico-socio-religioso, perché il problema non si risolva. Molto di più si impegnano a combattere tutti gli Stati arabi, e non solo, dell’asse della resistenza al sionismo, fomentando le “rivoluzioni” dette “primavere arabe” che propugnano principi che sono agli antipodi dei fondamenti dei loro regimi! Le petro-monarchie del Golfo, soprattutto l’Arabia Saudita e il Qatar, sono la causa della disperazione del mondo arabo, della sua impotenza, a causa della loro fellonia, della loro corruzione della loro illegittimità.


La potenza di un paese si constata più dalla debolezza dell’avversario. E’ il caso di Israele, una entità di 7 milioni di abitanti (con un PIL di 245 miliardi di dollari), di fronte ad un mondo arabo composto da 24 paesi con 400 milioni di persone (con un PIL di 2,4 bilioni di dollari)! Un “mondo arabo” – fittizio perché pieno di contraddizioni, malasorte e disuguaglianze – inconciliabile. Un semplice esempio economico: il PIL dell’Arabia Saudita è di 560 miliardi di dollari (2011), Mauritania 4 miliardi. Un Qatariano si destreggia con un PIL individuale di 76.000 dollari mentre un Palestinese si arrangia con 1000 dollari e senza prospettive.


E’ strano osservare come, improvvisamente, una “primavera araba” scoppi quasi simultaneamente, nello spazio si meno di due anni, in diversi paesi arabi. Le “vere” rivolte, per cacciare i regimi vassalli all’occidente, spesso represse, si sono accompagnate a rivolte “fabbricate” negli Stati con regimi che sono ostili a Israele e all’egemonia occidentale, creando in questo modo, con la complicità dei media più diffusi, la più grande diversione, confusione e manipolazione! Le petro-monarchie del Golfo sono state le fornitrici di fondi, di carne da cannone e le guide nell’indottrinamento, con la religione, per imporre la ideologia retrograda wahabo-salafista. La Palestina è per loro niente altro se non un paravento che assicura la perennità della loro dinastia.

L’ultima aggressione contro Gaza è uno degli esempi, se non il più significativo, che mostra il vero volto, la putrefazione
di questo mondo arabo. Gli occidentali sosterranno ancora e sempre Israele, che è anche utile alle dittature arabe che se ne servono per sviare l’attenzione dei loro popoli nella direzione che desiderano, nonostante che i tormenti dei palestinesi restino loro imputabili a causa delle loro divisioni.

I tre morti israeliani contano più del centinaio di morti e delle migliaia di feriti palestinesi. Quando si uccidono dei bambini o delle donne, la stampa francese titola “Israele spara sugli uffici di Hamas”. Che degrado! Ogni volta che vi è uno scontro con Israele, si conclude con 1,2,3 morti israeliani contro centinaia di morti palestinesi e sono sempre quest’ultimi ad essere colpevoli per questo occidente depravato! Da quale parte è il terrore e il terrorismo? Non oseranno mai dire la verità per paura delle lobbie sioniste.

Appena gli israeliani si trovano in difficoltà o impantanati chiedono subito ai loro protettori occidentali, specialmente gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia, la Germania, di aiutarli. Ma le cose si sono evolute in peggio perché adesso sono gli Arabi che si incaricano di risolvere i problemi dei sionisti di Israele. Soprattutto dopo che hanno avuto la sorpresa di una risposta con missili sulle loro colonie, fino a Tel Aviv, creando il panico generale! Si impone dunque una nuova equazione.

Informazioni riportate da Al Manar riferiscono che sarebbe stata Israele a chiedere al fellone del Qatar di incaricare il fratello mussulmano Morsi di fare pressione sul suo omologo di Hamas per una tregua, Ma durante la visita del ministro Qandil i diversi gruppi della resistenza palestinese avrebbero rifiutato. Questo dimostra che Hamas non è il solo sulla scena. Assassinando un leader militare importante (Al Djaabari), e provocando in tal modo una escalation fino al conflitto armato (che avrebbe dovuto portare all’annientamento della causa palestinese), al contrario a farne le spese sono state le strategie sioniste! E’ successo che anche gli abitanti israeliani, e lo stesso Netanyahou, hanno passato la notte nei rifugi; gli edifici governativi sono stati colpiti dai missili, un F16 è stato abbattuto e i piloti sono dispersi, tutto questo da parte di una resistenza sotto embargo, anche alimentare, da un decennio.

Sarebbero stati dunque i nostri benefattori, fornitori di denaro e di logistica per i ribelli che distruggono la Siria, a precipitarsi al Cairo per fare pressione su Hamas e far cessare i tiri di missili. E tutto ciò, secondo alcuni analisti, per evitare dichiarazioni che avrebbero offuscato l’immagine del loro padrone da una parte, e per dare al loro amico israeliano una carta favorevole alla sua campagna elettorale, dall’altra, soprattutto l’accettazione da parte di Hamas di una tregua “senza condizioni”, “temendo una operazione terrestre dopo l’annientamento delle sue basi per il lancio dei missili”.

Se sono bastati dei semplici missili “fadjr5” a creare tanta agitazione in Israele, che cosa succederebbe se centinaia dei temibili missili iraniani, di alta tecnologia, si abbattessero sugli israeliani?
Incontestabilmente, il “Duomo di ferro” (lo scudo antimissile di Israele, ndt) si è dimostrata una impostura, una “pentola” e l’entità sionista sarà d’ora in avanti alla portata di tutti i missili della resistenza, un colosso dai piedi di argilla. E dire che questi banditi sionisti vogliono attaccare questo paese che può fare di loro un solo boccone, ivi compresi i reucci del Golfo!

Anche se la reazione limitata della resistenza palestinese non può far vacillare un regime fascista super armato sostenuto da tutto l’occidente, resta il fatto che i sionisti sono rimasti sorpresi dalla feroce reazione che ha messo a nudo la favola della loro invincibilità. Di qui la diversione della “Falsa vittoria di Hamas”.

Di fatto, ciò che si è ottenuto con l’accordo del Cairo è stato prima di tutto un diritto fondamentale che non dovrà essere elemento di negoziazione. Dov’è dunque questa vittoria quando ottenete il diritto di mangiare, di bere ecc, dopo esserne stati privati da un embargo illegale e inumano? E’ una delle tattiche ignobili dei sionisti che non hanno niente di umano se non l’apparenza. Essi ingannano il mondo mostrandosi virtuosi mentre non fanno altro che restituire, pressati, un diritto. E’ come autorizzare di indossare un pantalone a qualcuno che è stato denudato. Un commentatore illuminato paragona questo “accordo” del Cairo alla storia di Jeha (personaggio leggendario dei racconti e degli aneddoti del Maghreb):

Ad ogni assemblea della gente di un douar, c’era un contadino che continuava a disturbare con le sue continue lamentazioni sulle sue condizioni di vita e in particolare sulla piccolezza della sua capanna. Aveva un asino, un caprone, 2 capre e due montoni. Jeha conosciuto per la sua saggezza e le sue capacità di risolvere i problemi intervenne, promettendogli di risolvere il suo problema in 5 giorni, a condizione che rispettasse alla lettera le sue condizioni. La prima del primo giorno fu quella di mettere nella sua capanna tutti i suoi animali. Il contadino eseguì. Il giorno dopo si lamentò di aver vissuto l’inferno soprattutto a causa dell’asino. Jeha lo autorizzò per il secondo giorno a tenere fuori
l’asino. L’indomani egli si lamentò dell’odore del  caprone anche se “è meglio di ieri”. Jeha lo liberò del caprone. Il terzo giorno dichiarò di “cominciare a respirare”, e così fino a quando non venne liberato da tutti gli animali. L’ultimo giorno, il contadino affermò con sollievo “di aver passato la notte più tranquilla di tutta la mia vita”! Conclusione del commentatore: “credere che una riunione di due giorni tra i rappresentanti dei predatori sionisti e degli ipocriti possa dare un raggio di luce ai Palestinesi è un punto di vista”. Al di là del successo strategico, i palestinesi sanno meglio di chiunque altro che non hanno ottenuto ancora niente dei loro diritti fondamentali, che sono la loro terra, il loro diritto al ritorno.

La verità è che i Palestinesi avrebbero potuto risolvere il loro problema con Israele, solo se i loro consimili arabi, del Golfo in particolare, avessero avuto questa volontà. La stessa volontà e prontezza che ha fatto sì che la loro “Lega” si riunisse diverse volte in pochi mesi, addirittura 2 volte in 24 ore, per decidere una serie di sanzioni contro la Siria per far cadere il suo regime che si trova ad essere il nodo gordiano politico dei sionisti sulla Palestina, con l’Iran e Hezbollah.
Contro Israele basterebbe riunirsi una sola volta e prendere delle misure radicali, come minacciare l’Occidente con l’arma del petrolio (proposta dell’Iraq), per vedere, come per incanto, risolversi il problema definitivamente! Ma questo non rientra nei loro interessi…”strategici”.


Sarebbe ben ingenuo chi si aspettasse dalle organizzazioni dette “arabe” o “islamiche” una qualsiasi presa di posizione contro Israele e quelli che la sostengono, finché vi sono Stati perfidi che perseguono i soli interessi personali; chi per accaparrare il potere (i fratelli mussulmani), chi per perpetuare le loro dinastie (i plutocrati del Golfo) chi, come un cavallo di Troia, sogna in ambito Nato, di diventare il nuovo Ottomano degli Arabi.

Tutti sono d’accordo con questo progetto “Nuovo Medio oriente” USA-sionista che dovrebbe togliere ogni potenza agli Arabi, polverizzandoli in piccoli Stati su base religiosa, settaria ed etnica per farne delle popolazioni amorfe e obbedienti. Siccome è la Palestina la questione nodale che li unisce, bisogna dunque annientarne ogni capacità di resistenza.
Bisogna interpretare la visita, autorizzata da Israele, dello sceicco del Qatar più come un tentativo allettante di corrompere la resistenza armata, per convincerla ad abbandonare la lotta dei loro padri, che un atto di beneficenza mirante a sostenere una causa e a ricostruire una città martire. Non è curioso che, proprio all’indomani di questa visita, Israele abbia assassinato un importante responsabile della resistenza “recalcitrante”?


La lezione da trarne è che niente paga di più della lotta armata contro un colonizzatore, contando sulle proprie forze, unite, con l’aiuto di amici sicuri. E’ penoso, costoso, lungo, ma la vittoria è certa. Gli esempi nel mondo non mancano. Resta confermato che queste due perfide petro-monarchie costituiscano il maggiore ostacolo degli arabo-mussulmani che occorrerà, con tutti i mezzi, ridimensionare, perché continuano ad indebolire la larga colazione anti sionista volendola semplificare come una colazione sunnita inattiva, per sotterrare definitivamente la lotta di un popolo per uno Stato vitale.


I Palestinesi, permanenti vittime delle atrocità di un “Israele” invischiato nelle contraddizioni di una ideologia colonialista e fascista – con la benedizione dell’Occidente e di taluni Stati arabi, senza che venga loro riconosciuto il diritto a difendersi, eccoli sfidare da soli e con le armi il loro aguzzino, mettendone a nudo, irrimediabilmente, la vulnerabilità. Per farlo, non avevano bisogno dell’avallo della Lega Araba o del suo sostegno. Essi hanno contato sulle loro sole forze, sostenuti dai loro amici… non arabi. Non resta dunque agli arabi, ancora fedeli, ai mussulmani sensati e ai paesi che amano la pace e la libertà che sconfiggere questi scellerati per neutralizzarli, per sempre, con la loro funesta ideologia.

Bisogna credere che il sionismo sia giunto al punto nodale della sua evoluzione storica e che occorra sfruttare la situazione per farne un momento di rottura. Il mondo è sufficientemente convinto di trovarsi di fronte ad un governo israeliano ipocrita, paranoico e usurpatore pilotato da banditi senza origini e virtù, sotto la tutela di lobbie influenti dotate di mezzi notevoli e immorali.

L’offensiva deve, a nostro avviso, svilupparsi in tre direzioni: economico, politico e mediatico:

- Legare gli interessi economici degli USA-sionisti e di taluni paesi europei alla soluzione definitiva e giusta del problema palestinese. Far seguire ad ogni fatto negativo delle conseguenze economiche. L’arma decisiva è quella del petrolio/gas, come si è dimostrato nel passato.

- L’azione politica deve passare per la rifondazione delle istituzioni arabe, i raggruppamenti regionali di interessi comuni, integrandovi l’Iran. L’offensiva diplomatica deve avere di mira la riorganizzazione delle istanze ed organismi internazionali che si caratterizzano per la loro parzialità, nonché il miglioramento delle politiche interne al fine di eliminare ogni pretesto sulla questione dei diritti umani.

- L’azione mediatica è fondamentale per contrastare la loro propaganda. Deve essere fatta in inglese, spagnolo e francese e deve mirare a demistificare il sionismo svelandone il vero volto, vale a dire una ideologia coloniale disumana che sopravvive solo con l’aggressione e la menzogna. Deve riuscire a raggiungere l’opinione pubblica occidentale che influisce sulle decisioni politiche.

Ogni cosa ha i suoi limiti. I limiti delle malefatte e del ricatto degli Stati sono i loro propri interessi che possono essere compromessi dagli eccessi di colui che viene protetto.


La Palestina è stata appena ammessa all’ONU, come Stato osservatore non membro, con 138 voti a favore, 9 contro e 41 astensioni (tra cui 5 paesi africani). Un’altra importante vittoria. Un incubo per i sionisti di Israele ed USA. Qualche giorno prima era ancora inimmaginabile che dei missili palestinesi si sarebbero abbattuti alle porte di Tel Aviv, dimostrando che oramai nessuna città sarà al sicuro in caso di aggressione. La Siria, Hezbollah e l’Iran (insieme ad altri) restano , riaffermandolo ad ogni occasione, il loro sostegno potente e incondizionato. Gli Stati del Golfo, soprattutto le petro-monarchie saudita  e del Qatar restano i soli Stati all’origine delle disgrazie arabe, a causa della loro fellonia che impedisce ogni evoluzione ed emancipazione. I delegati del Qatar e dell’Arabia Saudita, che hanno mostrato la loro “indignazione” davanti ai crimini dell’esercito israeliano nel corso dell’ultima riunione dei ministri degli affari esteri della “Lega Araba”,   hanno fatto una commedia.  E’ stato durante la riunione del 13 novembre 2012 al Cairo che il Ministro degli Affari Esteri tunisino, niente meno genero di Ghannouchi, ha risposto in questo modo al suo omologo algerino – che si era rivolto al ministro del Qatar chiedendogli “soluzioni concrete nel sostegno di Gaza” – come un ignorante : “In cinquanta anni che cosa ha dunque fatto l’Algeria per la causa palestinese?”. Mal gliene ha incolto, ha ricevuto la folgorante risposta che segue: “A chi si domanda dove fosse l’Algeria, risponderò che noi non abbiamo da espellere un ambasciatore sionista che non si sogna nemmeno di mettere piede a casa nostra. Dobbiamo forse per esempio cessare di esportare il nostro gas allo Stato sionista? Dobbiamo forse espellere le basi USA e quelle della NATO dal nostro territorio dove abbiamo giurato che non metteranno mai piede? Diteci che cosa dobbiamo fare, partire alla jihad contro Israele? E’ la cosa più facile per un algerino libero, ma dovete garantirci il vostro non tradimento, assicurarci che non ci pugnalerete alle spalle come sempre… garantiteci l’apertura delle vostre frontiere e noi… Noi siamo stati educati all’odio per il sionismo e voi siete stati educati al tradimento” (Secondo Tunisie-Secret).


La completa rimozione del blocco di Gaza è una esigenza non negoziabile e indiscutibile! Che cosa è questo mondo che chiude gli occhi su una immoralità e una illegalità imposta da un’accozzaglia di ladri, colonialisti, senza origine e mercenari, contro un popolo a casa sua, che difende solo la sua terra e la sua dignità? Altrimenti occorre sciogliere tutte queste istituzioni dette “internazionali”, ritirandovisi al più presto, in quanto complici di una ideologia che semina il disordine e la desolazione dovunque si introduca.

Spetta imperativamente al Mondo dell’equità e della libertà di rispondere per estirpare, senza timore, questo “accesso purulento” del pianeta, condannato dalla ragione e dalla storia. Lo avevano fatto per i sistemi e le ideologie che mirano alla dominazione e all’oppressione dell’uomo, perché non per il sionismo, che occorre urgentemente gettare nella spazzatura della storia!

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