Analisi, aprile 2013 - E’ morta Margaret Thatcher, sarebbe una buona notizia se non fosse tardiva. La ricordiamo, tra le altre nefandezze, come devastatrice delle comunità operaie inglesi, amica del dittatore sanguinario Augusto Pinochet, come assassina di Bobby Sands e altri nove militanti dell’IRA (nella foto, due vecchi malvissuti, Margaret Thatcher e il suo amico Augusto Pinochet)







La morte di Margaret Thatcher

E’ morta Margaret Thatcher, sarebbe una buona notizia se non fosse tardiva. La ricordiamo, tra le altre nefandezze, come devastatrice delle comunità operaie inglesi, amica del dittatore sanguinario Augusto Pinochet, come assassina di Bobby Sands e altri nove militanti dell’IRA






L’Humanité, 8 avrile 2013 (trad.ossin)



Morte di Margaret Thatcher: un garofano rosso per Bobby Sands


Era anche questo Margaret Thatcher: una Dama di ferro capace di lasciare morire in prigione, dopo sessantasei giorni di sciopero della fame, Bobby Sands, militante dell’IRA di 27 anni, appena eletto deputato alla Camera dei Comuni del Regno unito. Ricordo


Trentadue anni fa, il 5 maggio 1981, dopo sessantasei giorni di sciopero della fame, moriva Bobby Sands, in Irlanda del nord, nella prigione di Maze. Questa prigione, aperta nella ex base della Royal Air Force chiamata Long Kesh, fu prima di tutto un luogo di detenzione dove l’esercito inglese poteva detenere senza processo gli oppositori. Così, nel 1971, nel corso dell’operazione “Demetrius”, 450 uomini del quartiere cattolico di Belfast furono internati nel Blocco H, un edificio a forma di H, in condizioni molto dure. Bobby Sands aveva ventisette anni. Dopo di lui, nei giorni seguenti, morirono altri nove prigionieri politici che, seguendo il suo esempio, portarono fino al limite estremo la loro protesta.



La morte di Bobby Sands e dei suoi compagni provocò un’ondata di sommosse tra la  popolazione cattolica irlandese e i suoi funerali videro la partecipazione di 100.000 persone. In Francia, anche tra quelli che non condividevano la tattica e la strategia dell’IRA, la notizia suscitò un’emozione vivissima.


Figlio della classe operaia
Nato in una modesta famiglia di Newtownabbey, Bobby Sands aveva presto lasciato la scuola per diventare apprendista carrozziere. “Ero solo un figlio della classe operaia di un ghetto nazionalista, scrisse in uno dei suoi testi in prigione. Ma è stata la repressione che ha fatto nascere in me lo spirito rivoluzionario di libertà”. Nel 1972, a diciotto anni, si era unito all’IRA della quale era diventato militante. Lo stesso anno alcuni lealisti (protestanti leali alla Corona inglese) costrinsero la sua famiglia ad abbandonare la loro casa e spostarsi in un altro quartiere, Twinbrook, nell’ovest di Belfast. Una prima volta, nel 1972, Bobby venne condannato a quattro anni di prigione per detenzione di arma da fuoco. Qualche tempo dopo la sua liberazione, nel 1976 venne di nuovo arrestato, insieme a molti compagni, in un’auto, dopo un conflitto a fuoco con la polizia reale dell’Ulster e fu condannato a quattordici anni di prigione.


In prigione Bobby Sands diventò rapidamente ufficiale comandante dei membri dell’IRA e contribuì a rilanciare la lotta perché venisse loro riconosciuto lo statuto di prigionieri politici, perché venisse posto fine ai maltrattamenti (pestaggi e umiliazioni erano moneta corrente da parte dei guardiani), per il diritto di ricevere visite e il diritto di indossare abiti civili.

Di fronte al rifiuto categorico e ostinato opposto dalle autorità inglesi, i prigionieri avviarono prima quello che venne chiamato “Blanket protest”. Rifiutando di portare l’uniforme da detenuto, decisero di restare sempre nudi o avvolti in una coperta, nonostante il freddo che c’era nella prigione.


Dirty protest
Poi resero la loro protesta più dura. Fu il “Dirty protest” o il “No wash protest”, che consisté per i prigionieri nel rifiutare di lavarsi e addirittura nello spalmare i loro escrementi sui muri… Thatcher continuava a fare orecchi da mercante, decisero allora di cominciare, uno dopo l’altro, lo sciopero della fame in modo tale che, se uno di loro fosse morto, i suoi compagni avrebbero preso la staffetta. Ma la Dama di ferro non si fece piegare… Questa protesta suscitò una grande eco. (In tutti i tempi e in ogni latitudine il martirio è una forma di lotta. Evidentemente particolarmente efficace nei paesi dove sono forti i sentimenti religiosi – come ieri nell’Irlanda del nord e oggi nel mondo mussulmano – Ma questo vale anche per coloro che hanno fatto la scelta di Prometeo, questa “religione” o, comunque, questa fede nell’uomo che è il comunismo. E’ sufficiente pensare come esempi a Rosa Luxemburg o a Che Guevara…)


Prigioniero e candidato
Nell’aprile 1981, dopo la morte di uno dei loro deputati, i repubblicani presentarono il prigioniero di Long Kesh alle elezioni legislative suppletive. E Bobby Sands venne eletto. Fu la ragione che determinò il governo Thatcher a modificare la legge per impedire ai prigionieri di essere candidati. L’intransigenza di cui diede prova Margaret Thatcher durante lo sciopero della fame e il cinismo che manifestò in seguito (“Ha scelto di togliersi la vita, ha dichiarato. E’ una scelta che la sua organizzazione non lascia a molte delle sue vittime”) non furono minimamente scosse dall’emozione che provocò la sua morte.

Ma la determinazione di Bobby Sands e dei suoi compagni, in uno con la forza delle loro convinzioni, ebbero un ruolo molto importante nel movimento di simpatia che si formò. Per certi versi, Bobby Sands non era solo una vittima del sistema penitenziario inglese, ma un combattente di una causa da capire e condividere. “Non mi fermerò – aveva scritto – finché l’Irlanda non sarà diventata una repubblica indipendente e socialista”.  

Vinto in vita, Bobby Sands ha riportato nella morte una vittoria morale, diventando un martire della libertà.

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