Analisi, aprile 2015 - Gli attentati terroristi trasmettono un messaggio che si collega all’ideologia presentata nei manifesti jihadisti e che spesso è poco conosciuta in Occidente.Essi hanno sempre un significato simbolico che ha per obiettivo quello di spingere i combattenti a realizzare altre azioni (nella foto, le fiamme - dell'inferno - avvolgono il corpo del pilota giordano Muad Kasasbeah)


 

Cf2R (Centre Français de Recherche sur le Renseignement), 5 aprile 2015 (trad.ossin)


Il significato simbolico degli atti terroristi jihadisti

Marcin Styszynski (*)


La brutalità e la violenza degli atti terroristici, e le distruzioni che provocano, spesso ricercano un significato addizionale, o simbolico, che riesca ad esprimere particolari idee. Due esempi dimostrano che gli atti di terrore possono avere le motivazioni più diverse. Per esempio, nel 356 A.C., Erostrato, un operaio povero, dette fuoco al tempio di Artemide a Efeso perché cercava in tutti i modi una celebrità che non avrebbe potuto guadagnarsi altrimenti (1). Nel 1974 Samuel Joseph Bych, un disoccupato disperato e frustrato per la situazione economica degli Stati Uniti, tentò di assassinare il presidente Richard Nixon dirottando un aereo che voleva far schiantare sulla Casa Bianca a Washington. Il piano di Bych alla fine è fallito, perché è stato ucciso all’aeroporto, vicino alla porta dell’aereo (2). Questi due esempi dimostrano, però, che un atto terrorista permette di trasmettere al pubblico un messaggio simbolico. L’azione di Bych era motivata da preoccupazioni sociali ed economiche sincere. Per contro, l’azione di Erostrato era piuttosto egocentrica e megalomane, ma l’incendio del tempio di Efeso è restato nella storia come il primo atto simbolico del terrorismo.

Motivazioni e reazioni simili sono all’origine degli attentati terroristi attuali, sia che siano commessi da gruppi jihadisti affiliati ad Al Qaeda che dallo Stato Islamico.

Gli attentati si legano spesso alle idee e agli slogan pubblicati nei manifesti dei gruppi jihadisti. Essi condannano l’influenza militare, economica e culturale dell’Occidente nel mondo mussulmano, e gli islamisti radicali pensano che quest’ultimo dovrebbe tornare ai primi secoli dell’islam e applicare strettamente la sharia, la legge coranica. La propaganda jihadista afferma anche che questa influenza occidentale si apparenti ad una nuova crociata contro l’islam e che si accompagni alla persecuzione dei mussulmani nei paesi occidentali e ad interventi militari in paesi come l’Afghanistan, l’Iraq, la Somalia, il Mali o la Cecenia.

L’espressione di idee radicali è stata evidente in occasione degli attentati terroristi contro luoghi, persone e istituzioni che simboleggiano la dominazione dell’Occidente. L’attacco contro la nave militare statunitense USS Cole del 2000, in Yemen, gli attentati contro le ambasciate USA del 1998 a Nairobi, in Kenya, e a Dar es Salaam, in Tanzania, o gli atti terroristi dell’11 settembre 2001 a New York e a Washington.

Le immagini degli attacchi vengono sistematicamente utilizzate dalla propaganda jihadista che mette in primo piano le distruzioni e le fiamme simboleggianti le fiamme dell’inferno, come punizione per i peccati. L’inferno è variamente descritto nel Corano, che parla del fuoco ardente, chiamato jahim, quello fiammeggiante chiamato ladtha, quello forte che brucia chiamato sa’ir, il fuoco intenso per calore chiamato saqar, o il fuoco che annienta chiamato hatama (3). I nomi dimostrano che l’inferno è il luogo degli orrori, del dolore e dell’angoscia, destinato a quelli che rifiutano la sharia. I jihadisti tentano di realizzare una visione realista dell’inferno, che si ritrova nei loro attacchi terroristi e che li giustifica.

Gli attacchi dell’11 settembre e le immagini forti che li hanno accompagnati ha permesso la creazione di un apparato simbolico che ha ispirato e motivato i jihadisti nella preparazione di altri attentati simili. E’ così che deve interpretarsi l’attacco contro il consolato statunitense di Bengasi dell’11 settembre 2012, che ha provocato la morte di John Christopher Stevens, l’ambasciatore USA in Libia e di due agenti del servizio di sicurezza (4). Nonostante alcune rivendicazioni abbiano presentato l’attentato come una reazione all’uscita del film “L’innocenza dei Mussulmani” (5) che, secondo i Mussulmani, conteneva offese al profeta Maometto, la data dell’attacco era la commemorazione simbolica degli attentati del 2001 e costituiva un omaggio reso ai terroristi di New York e Washington.

Tuttavia il significato di diversi altri attentati è spesso più complicato da declinare perché i simboli che essi utilizzano si riferiscono a quella che i jihadisti chiamano “la politica ostile dell’Occidente contro il mondo mussulmano”, cui hanno deciso di rispondere con reazioni violente.

Per esempio, gli attentati di Londra del 2005 hanno colpito il simbolo della croce, che indica la moderna crociata di cui si sentono vittime.



 
Carta della metropolitana di Londra che mostra i luoghi degli attentati


Se si collegano i quattro punti dove i quattro terroristi hanno fatto esplodere le loro bombe, ne risulta il simbolo della croce. Sulla carta di Londra l’immagine è un po’ deformata, in quanto il quarto terrorista si è impaurito e non si è fatto saltare nel luogo stabilito – all’interno della linea sud del metro – ma in un bus, mentre i suoi tre compagni hanno percorso una strada diretta all’interno della metropolitana, e hanno commesso i loro atti a nord, a ovest e a est della capitale britannica (6).

Il simbolismo ha caratterizzato anche gli attentati di Madrid del 2004, quando diverse bombe sono esplose nei treni e nella stazione della capitale spagnola. Il governo ha subito attribuito gli attentati all’ETA, prima di capire che si trattava di un attacco islamista, solo quando è stata ritrovata una camionetta con sette detonatori a bordo e una cassetta audio con dei versetti del Corano che giustificavano l’attacco. Gli attentati erano, secondo i terroristi, una risposta alla partecipazione della Spagna all’operazione militare in Iraq e hanno direttamente provocato il ritiro delle truppe spagnole da quest’ultimo paese (7).

Questa rivendicazione, però, non convince affatto, soprattutto se si tiene conto dei manifesti pubblicati da Osama Bin Laden e Ayman Al-Zawahiri, che rivendicano la penisola iberica come terra d’islam – chiamata in arabo Al-Andalus, essa venne conquistata nel 711 e persa nel 1492 – e che propugnano la riconquista della regione. La Spagna faceva parte di una coalizione antiterrorista comprendente 48 paesi alleati agli Stati Uniti, e non costituiva dunque l’unico bersaglio per i jihadisti. Il riferimento storico a Al-Andalus appare così una motivazione più credibile per spiegare l’azione terrorista.

Un altro simbolo è quello del colore arancione delle uniformi degli ostaggi catturati dai gruppi estremisti. Il simbolo è stato usato per la prima volta durante la brutale esecuzione dello statunitense Nicholas Berg, decapitato nel 2004 da Abu Musab al-Zarqawi, il rappresentante di Al Qaeda in Iraq. L’uniforme arancione simboleggia la rappresaglia contro la persecuzione dei prigionieri jihadisti nelle prigioni di Abou Ghraib in Iraq o a Guantanamo. Essi vestivano questo tipo di tenuta arancione, che è stata poi scelta dallo Stato Islamico (IS) per le esecuzioni degli ostaggi nelle loro mani.



Il simbolo dell’uniforme arancione degli ostaggi detenuti da Al Qaeda e dall’ISIS


L’impiego di simboli particolari è diventato popolarissimo nella propaganda dello Stato Islamico e del suo leader Abu Bakr al-Bagdadi, soprattutto nell’ambito delle ultime esecuzioni di ostaggi. Dopo il massacro di 21 Copti egiziani uccisi su una spiaggia in Libia, nel febbraio 2015, l’ISIS ha chiarito che si era trattato di una vendetta per l’uccisione di Osama Bin Laden, il cui corpo era stato gettato in mare senza rispetto per la sepoltura mussulmana (8). Le immagini del sangue che colava sulla sabbia della spiaggia libica simboleggia il parallelo tra i due fatti.

Allo stesso modo l’esecuzione di un pilota giordano selvaggiamente bruciato in una gabbia è stato giustificato con argomentazioni teologiche e giuridiche, secondo cui il pilota aveva attaccato delle città e dei villaggi utilizzando bombe incendiarie, cosicché meritava una pena dello stesso tipo.

Occorre anche sottolineare che, a causa di una ridotta capacità operativa, militare e finanziaria, i jihadisti non sono più in grado di commettere attentati spettacolari; si sono dunque concentrati sui bersagli cosiddetti “molli”, facili da colpire, come agenti di polizia e elementi delle forze di sicurezza, simboli della laicità e della libertà o istituzioni multiculturali. I recenti attacchi in Europa contro poliziotti, giornalisti o Ebrei dimostrano l’assunto. Inoltre, i jihadisti prendono a bersaglio i simboli “molli” del dominio occidentale in Medio Oriente o in Africa. Ciò è evidente nell’attacco contro il centro commerciale Westgate a Nairobi (Kenya) del 2013 o nei frequenti attentati contro hotel o ristoranti in Somalia. Bisogna anche considerare il recente attentato contro l’hotel Corinthia a Tripoli, la capitale libica, del gennaio 2015, che ha provocato 9 morti tra gli stranieri, o l’ultimo attentato mortale contro il museo Bardo a Tunisi.


Conclusioni

Le ricerche dimostrano che gli attentati terroristi trasmettono un messaggio che si collega all’ideologia presentata nei manifesti jihadisti e che spesso è poco conosciuta in Occidente. Gli attacchi hanno tutti un significato simbolico che ha per obiettivo quello di spingere i combattenti a realizzare altre azioni.

Il carattere simbolico degli attentati è diventato più forte con l’indebolimento delle capacità operative, militari e finanziarie dei jihadisti. I più recenti attentati dell’ISIS contro obiettivi “molli” (ristoranti, hotel, centri culturali e commerciali, redazioni o rappresentanti di comunità religiose) anch’essi dimostrano che questa pratica va crescendo e che rischia di aggravare i rischi per la sicurezza in tutto il mondo.


(*)Assistant Professor, Faculty of Arabic and Islamic Studies
Chair of Asian Studies, Adam Mickiewicz University in Poznan (Poland).
 

Note:

    [1] http://www.universalis.fr/encyclopedie/erostrate/

    [2] http://www.todayifoundout.com/index.php/2012/02/this-day-in-history-samuel-byck-hijacks-an-airliner-with-the-intent-of-flying-it-into-the-white-house-to-kill-president-nixon/

    [3] http://www.islamreligion.com/fr/articles/344/

    [4] http://www.jeuneafrique.com/Article/ARTJAWEB20120912113303/

    [5] http://www.lemonde.fr/afrique/article/2012/09/12/l-innocence-des-musulmans-le-film-qui-a-mis-le-feu-aux-poudres_1758964_3212.html

    [6] http://news.bbc.co.uk/2/shared/spl/hi/uk/05/london_blasts/what_happened/html/

    [7] http://www.terrorisme.net/p/article_202.shtml

    [8] http://www.slate.fr/story/37733/enterrement-tradition-islamique


 

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